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Autore: MishaLaMezzElfa    26/01/2015    1 recensioni
Kasumi, dopo aver sconfitto la DOATEC, è costretta a fuggire dal villaggio in cui era nata e cresciuta, perchè bollata come traditrice.
Dietro a questo, però, c'è molto di più: Kasumi, poco prima di scappare, ha avuto un forte legame sentimentale con Ryu, grande amico del fratello di Kasumi, Hayate.
Da qui prende avvio la videnda.
Questa è la prima FanFiction che scrivo...Siate clementi, ma non troppo!
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Tomonobu Itagaki ; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Molte volte Shinji aveva immaginato come potesse essere la sua famiglia riunita: da bambino, e ogni tanto anche ora, fantasticava su quell’uomo tanto favoleggiato da sua madre, stava ore ad ammirare il dipinto che lo rappresentava nel piccolo studio di Kasumi, aspettandosi di vederlo varcare la porta di ingresso e corrergli incontro per poter giocare con lui.
Aveva immaginato per anni l’incontro con quell’uomo e, adesso che lo aveva conosciuto, era sì felice ma in fondo a quella gioia si nascondeva una punta d’amarezza: il padre che aveva immaginato come un eroe senza macchia e senza paura non era altri che un comune uomo, per nulla interessato a lui.
L’espressione di Shinji in quel momento tradiva il suo dolore e l’immensa fatica derivante da quel disperato viaggio nel vago tentativo di salvare Hina: i tre si stavano muovendo il più velocemente possibile, sfruttando le tecniche ninja di corsa e salto, pratiche alle quali era stato introdotto anche Shinji grazie a sua madre ma, com’era facile immaginare, il ragazzo era tecnicamente inferiore e fisicamente meno preparato rispetto agli altri due.
 Il fiato del ragazzo si fece più corto e la vista iniziò ad annebbiarsi leggermente: sentì una mano posarsi delicatamente sulla sua spalla destra per indurlo a rallentare, si voltò e vide il volto preoccupato di sua madre.
< Shinji, tesoro,  ti senti male? > .
Il ragazzo non rispose, si limitò a fare un leggero cenno d’assenso con il capo: temeva che se avesse pronunciato anche un solo ‘si’ sarebbe collassato a terra senza fiato.
La donna fece cenno a Ryu di fermarsi, fece sedere il ragazzo sul ramo dove si trovavano e gli si sedette accanto, estraendo una fiasca d’acqua della sacca che teneva legata in vita: la offrì al giovane e lo osservò bere lentamente.
< Va meglio ora? > . Domandò lei con tono più disteso.
Shinji non rispose immediatamente, si limitò a osservare il padre che lo fissavo con un’espressione indecifrabile.
< Temevo che sarebbe accaduto. Non hai il fisico per questo viaggio, stiamo rallentando. > . Il tono di Ryu era asciutto.
Kasumi si voltò repentinamente verso il ninja, il volto deformato da un’espressione carica di risentimento, poi, velocemente come si era girata, tornò a dedicarsi al figlio.
< Non gli dare retta, sei stato davvero bravo: hai resistito per quasi un intero pomeriggio di viaggio. Guarda, sta già calando il sole. > Sussurrò la donna indicandogli il sole che lentamente stava tramontando, tingendo d’arancio il cielo e rendendo tutto più luminoso.
< Grazie. > . Mormorò il ragazzo posando la testa sulla spalla della madre per nascondere il volto carico di vergogna e le lacrime che stavano iniziando a rigargli il viso.
Kasumi gli cinse il capo con le braccia e lo consolò, conscia dell’enorme dolore che Ryu, e anche lei indirettamente, gli aveva inflitto: suo figlio, il suo unico prezioso figlio, così desideroso dell’approvazione del padre, stava piangendo nascondendosi fra le sue braccia per evitare di essere denigrato ancor più dall’uomo.
Il ninja guardò per pochi istanti i due e si sentì così dannatamente distante da quella realtà che il petto iniziò a dolergli e finì per accovacciarsi a qualche ramo di distanza dalla donna che più amava al mondo e da suo figlio, figlio che aveva appena fatto piangere: a quel pensiero si sentì una persona orribile: come aveva potuto criticare così Shinji?
Provò a dirsi che era stata colpa della preoccupazione e, almeno in piccola parte, era davvero così: Ryu aveva il terrore che non riuscissero a salvare Kasumi ma questa non era una buona scusa per prendersela con il ragazzo.
< Madre, credi che Ryu-Sama mi odi? > .  Domandò Shinji con tono sommesso , il volto ancora nascosto fra le braccia della donna; lei emise un lieve sospiro e lo strinse più forte.
< Non dire così tesoro, è solo che non si è ancora abituato alla tua presenza ed è molto teso per la faccenda di Hinata, non è certo colpa tua. > .
Il ragazzo tirò su con il naso e il senso di colpa di Ryu si fece più intenso.
Rimasero così, in silenzio: i due ninja a contemplare il tramonto ed il ragazzo a piangere sottovoce per un dolore che non era in grado di sopportare nonostante i suoi diciassette anni.


< Non dovevi sgridarlo così! Shinji è estremamente sensibile e tu lo hai offeso! > . Kasumi stava discutendo a voce sommessa con Ryu.
< Ha diciassette anni! Per quanto possa essere sensibile dovrebbe essere in grado di gestire le sue emozioni! > .
< Lui non è come te… Lui non è come noi! È cresciuto in mezzo all’amore e al rispetto, non nell’indifferenza come siamo cresciuti noi! > . Kasumi era esasperata: Ryu non era in grado di capire le enormi differenze fra lui e Shinji.
< Lo so! Credi che non lo abbia capito? È solo che sono estremamente preoccupato: se non riusciamo ad arrivare in tempo cosa accadrà? Cosa farà Shinji senza di te? Cosa farò io? Credi che sia disposto a perderti proprio ora che ti ho ritrovata? > . Il tono del ninja era a metà tra la disperazione e l’ira più oscura e profonda.
Kasumi sorrise e carezzò la guancia dell’uomo: < Sono certa che se io sparissi in questo preciso istante tu accoglieresti Shinji nella tua vita e lo ameresti come farei io. In realtà tu gli vuoi già molto bene, solo che non sei in grado di ammetterlo. > . Il sorriso di lei si allargò e il ninja si strofinò contro la mano della donna per prolungare il contatto con lei, godendosi quel breve frammento d’intimità; in un istante l’abbracciò, stringendola a sé come se non volesse più lasciarla andare.
< Non fare così Ryu. Andrà tutto bene. Riusciremo a risolvere questa situazione. > . Sussurrò lei posando delicatamente il capo sull’ampio petto dell’uomo.
< Così saremo finalmente una vera famiglia. > . Aggiunse lui chiudendo gli occhi: Kasumi poteva sentire il suo battito regolare attraverso il leggero tessuto color della notte; rimasero in quella posizione per diversi minuti, gli occhi socchiusi di Shinji puntati su di loro per qualche istante poi, velocemente come si era destato dal sonno, si riaddormentò con la sensazione di essere un po’ più leggero.
 
 
Si svegliò di soprassalto, senza più sentire il solido terreno sotto ai suoi piedi: era sorretto da due solide braccia e si trovava in movimento.
Spalancò gli occhi, i sensi completamenti all’erta e tentò di mettere a fuoco la situazione: stava certamente correndo, di questo era certo poiché il paesaggio scorreva velocemente accanto a lui, e, di ciò era altrettanto certo, non erano le sue gambe che stavano muovendosi: due forti braccia scendevano lungo i fianchi del giovane, impedendogli di scivolare a terra, mentre le cosce erano sostenute da robuste mani.
Shinji si rese conto che qualcuno se lo era caricato sulla schiena e lo stava portando da qualche parte: in un istante il panico ebbe il sopravvento sul giovane, che iniziò a dimenarsi.
< Cosa diavolo stai facendo ragazzo? > Una voce familiare giunse alle orecchie del ragazzo.
< Padre? >
< Chi altri potrebbe portare il tuo dolce peso sulle proprie spalle, tua madre forse? >
< Ryu, non essere così brusco! > La voce di Kasumi giunse melodiosa alle orecchie dei due: Shinji si voltò verso destra e vide la donna voltata verso di lui che sorrideva dolcemente.
< Ben svegliato tesoro. > Disse lei con gioia.
L’espressione di Shinji era sempre più sorpresa: < Madre? Cosa succede? >
< Eri estremamente provato dopo lo sforzo di ieri e ho creduto più saggio non farti affaticare ulteriormente. > Rispose Ryu con tono neutro.
Il giovane voltò bruscamente il capo in avanti, andando a squadrare la nuca di Ryu.
< Mi dispiace. > Sussurrò tristemente Shinji.
< Per quale motivo? > Il tono del padre era sinceramente sorpreso.
< Sono solo un peso e vi rallento: sono così inutile che mi state portando sulle vostre spalle padre, mi vergogno di me stesso. Anzi, se ora potesse mettermi giù- >
< No > Lo interruppe secco Ryu.
< Ma… >
< Non sei un peso, in tutti i sensi. L’unico a doversi scusare sono io: ieri ti ho aggredito senza alcun motivo: non avrei dovuto sfogare su di te  la mia frustrazione e agitazione. In realtà credo tu sia stato bravissimo e, nonostante tu non sia un ninja, te le sei cavata egregiamente. > Ci fu un istante di pausa. < Mi dispiace figliolo. >
Shinji rimase senza parole: nel suo cuore un’improvvisa gioia scacciò il senso di colpa ce lo aveva attanagliato fino a quell’istante.
Suo padre, Ryu, lo stoico ed impassibile ninja, gli aveva appena chiesto perdono.
< Grazie. > Fu solo in grado di sussurrare.
Passarono alcuni minuti prima che Shinji riuscisse a parlare nuovamente ad un tono normale.
< Padre, mettetemi a terra, non voglio gravare ancora su di voi. >
< No. > Rispose semplicemente il più grande.
< Ma vi farà certamente male la schiena! >
< Non sottovalutarmi ragazzino: ho trasportato persone ben più pesanti di te. >    
Shinji si ammutolì, pensando a come ribattere.
< Inoltre… > il tono di Ryu era appena sussurrato, come se volesse farsi sentire solo da lui < …Voglio recuperare i diciassette anni in cui non ho potuto stringerti fra le mie braccia. > Aveva mormorato quelle parole tutte d’un fiato.
Shinji si stupì, poi posò il capo sull’ampia schiena del padre, tendano di nascondere gli occhi lucidi di commozione.
A Kasumi non sfuggì quello scambio di battute ma si limitò a sorride, sinceramente felice.
 
< Finalmente siamo giunti a destinazione! > Esclamò Kasumi entusiasta osservando i due uomini.
Si trovavano di fronte all’entrata del villaggio che ospitava al suo interno il tempio del sole.
Shinji con un balzo saltò a terra: < Grazie padre. È stato un onore essere trasportato da voi. >
Il tono esageratamente educato e leggermente imbarazzato scatenarono una potente risata in Ryu: il figlio e Kasumi lo osservarono incuriositi e con leggero smarrimento.
< Ryu? Cosa c’è di così divertente? > Chiese la donna.
< Shinji, ti prego, smettila: apprezzo l’educazione e il rispetto che dimostri nei miei confronti ma sono tuo padre e voglio che mi parli con tranquillità, senza timore e, soprattutto, senza tutta questa formalità. Pensi di esserne in grado? >
La richiesta lasciò gli altri due sconvolti ma Shinji ribatté prontamente: < Credo, credo di si… papà. > Sorrise timidamente.
< Bravo figliolo! > Esclamò l’altro contento.
< Ryu! Io passo diciassette anni ad insegnare a nostro figlio l’educazione ninja e tu in due minuti distruggi il mio accurato lavoro? Sei senza cuore! > S‘intromise Kasumi ridendo.
Il ninja azzerò la distanza tra lui e la donna e la strinse fra le braccia: < Mi dispiace. Come posso farmi perdonare? >
Chiese lui con un sorriso sghembo sul volto poi la baciò, posando castamente le labbra su quelle di lei per pochi istanti.
Shinji distolse lo sguardo imbarazzato ma felice: finalmente sentiva la propria famiglia completa.
< Andiamo? > Chiese ai due mentre ancora dava loro le spalle.
< Andiamo. > Risposero entrambi con tono risoluto.
 
In pochi minuti si trovarono al cospetto del tempio del sole: ad accoglierli un giovane monaco di circa trent’anni.
< Buona giornata a voi, gentili visitatori. Siete qui per pregare la Dea Amaterasu? > Aveva una voce gentile ed un caldo sorriso sul volto.
< In verità siamo qui per il ciondolo del sole. > Rispose Ryu, andando immediatamente al sodo: non aveva voglia di fare giochetti e girare intorno alla verità: avevano pochissimo tempo, un solo giorno, per risvegliare Hina e salvare Kasumi e non intendeva sprecare minuti preziosi per ingraziarsi l’uomo.
L’espressione del religioso mutò repentinamente, divenendo dura: assottigliò le labbra e strinse gli occhi, poi parlò: < Per quale motivo? >
< è una storia lunga. >
< Provate a riassumerla onorevole ospite. >
Fu Kasumi a spiegare la situazione, intromettendosi fra i due uomini: espose in modo chiaro la vicenda, poi attese un cenno del monaco.
Passarono alcuni minuti di tensione e silenzio, poi il religioso parlò: < Posso darvi il ciondolo, ma ad una condizione: dovete dimostrarvi degni di poterlo portare. >
< Questo cosa comporta? Dobbiamo fare un’offerta al tempio? Volete un altro ciondolo? Cosa…? > Il fiume di parole di Ryu venne interrotto dall’altro uomo: < No. Il ciondolo non può essere assolutamente sostituito con altri né tantomeno comprato con del denaro. Tu non sei degno. >
Ryu si risentì a quelle parole ma non aggiunse nulla, limitandosi ad osservarlo con malcelata ostilità.
< Sacerdotessa del tempio dell’acqua > Il religioso si rivolse a Kasumi < deve dimostrarmi il suo valore combattendo. >
La osservò impassibile.
< Se la sente sacerdotessa? >
Kasumi annuì.
L’uomo fece schioccare due dita e dal retro del tempio comparve un ragazzino che stringeva fra le braccia due spade di bambù.
Ryu e Shinji vennero fatti indietreggiare dallo stesso ragazzino e a terra venne tracciato un cerchio.
< Se riuscirà a battermi il ciondolo sarà vostro. In caso contrario dovrete tornarvene al mani vuote. >
< Perché non può semplicemente prestarcelo? Lo riporteremo appena risvegliata Hinata! > Tentò di mediare Ryu.
< Non è possibile: il ciondolo sceglie il proprio portatore. Solo chi davvero valoroso e puro di cuore è degno di tenerlo con sé: in mano ad un vile non è null’altro che un bel pendaglio. > Spiegò con tono neutro, poi tornò a guardare Kasumi.
< Sono pronta. >
Assunsero le posizioni di combattimento e diedero inizio alla battaglia.
 
 
ANGOLO DI MISHA
Dopo degli anni –davvero credo sia passato più di un anno- sono tornata con il nuovo capitolo di questa travagliata –in tutti i sensi- fan fiction.
Non c’è molto da dire, se non che il capitolo mi piace e spero di ricevere qualche commento/opinione.
A presto!
 
  
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