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Autore: keepsakeEFP    27/01/2015    5 recensioni
Emma è una ragazza di povere origini presa a servizio nella tenuta della nobile famiglia Jones. Killian è un nobile arruolato nella marina militare di sua maestà, ma quando farà ritorno troverà ad attenderlo molto più di quello che aveva lasciato. L'amore proibito tra la serva e il suo padrone dovrà farsi strada tra intrighi, tradimenti, congiure e pregiudizi sociali.
Liberamente ispirato alla serie Tv Elisa di Rivombrosa.
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Dal testo:
« Voi siete… » cominciò titubante, terrorizzata all’idea di essersi solamente illusa, ma il ragazzo l’anticipò.
« Conte Killian Jones. » disse con orgoglio inchinandosi di fronte a lei e lasciandola alquanto esterrefatta.
« Ai vostri ordini. » aggiunse guardandola in un modo così intenso da farle venire i brividi.
Killian le sfiorò le dita, sicuramente intenzionato a farle il baciamano, ma prima che potesse riuscirci la ragazza le aveva già allontanate per tirar su gli angoli della gonna e fare una piccola riverenza.
« Onorata. » affermò raggiante e con gli occhi luccicanti.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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>> Capitolo 5 <<

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Per una migliore resa del capitolo vi suggerisco di cominciare a far partire questa musica quando vedrete gli asterischi rossi.
Quando compariranno nuovamente vorrà dire che la musica non sarà più necessaria ^_^

Buona lettura!

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Era una fredda giornata autunnale. Il sole era coperto da giganteschi nuvoloni e il vento pungente si insinuava tra le foglie degli alberi, staccandole e facendole fluttuare lentamente verso il suolo. Emma si trovava nel giardino della tenuta, era seduta a terra con la schiena poggiata alla base dell’enorme quercia solitaria, gli occhi chiusi e un libro tra le mani. Di fronte a lei vi era la tomba del conte Jones, che era stata costruita non appena avevano ricevuto quella funesta raccomandata. Il monumento funebre era stato innalzato proprio sotto l’albero più bello del giardino. Sul granito immacolato vi era inciso un nome a chiare lettere e una data, insieme ad una frase commemorativa.

 

LIAM JONES
1741 – 1769
COMANDANTE DELLA FLOTTA DI SUA MAESTA’ RE MARCO XIV
FIGLIO E FRATELLO AMOREVOLE, ESEMPIO DI CORAGGIO E LEALTA’


Emma ripensò a quel tremendo giorno. La notizia era arrivata nel pomeriggio, durante un burrascoso acquazzone. La contessa si era sentita male non appena aveva letto che il suo primogenito era morto in un assalto provocato da qualcuno ancora ignoto. Avevano dovuto chiamare il dottor Whale per una visita d’urgenza, ma per fortuna il suo cuore malato aveva retto. Si era trattato di un miracolo, così aveva detto il medico.
Era passato esattamente un mese da quel giorno infausto, un mese in cui il secondo figlio, Killian, era completamente sparito. Non aveva fatto ritorno alla tenuta e nessuno aveva ricevuto sue notizie. La contessa Cora aveva avuto il netto presagio che fosse capitato qualcosa anche a lui, ma le lettere spedite da William avevano dissipato ogni suo dubbio. Il conte era semplicemente distrutto, nel corpo e nell’anima. Regina si era offerta di andare a cercarlo per riportarlo a casa, ma sua madre le aveva consigliato di lasciar perdere. La decisione spettava a lui, e a lui soltanto.
Emma restò vicina alla contessa come non aveva mai fatto, cercando di alleggerire il peso che la signora portava nel cuore. Si ricordò della lettera che aveva scritto e le venne da chiedersi se il defunto conte l’avesse mai letta. Un giorno si era ritrovata a scribacchiarla senza pensarci e in un batter d’occhio l’aveva già consegnata a William affinché la recapitasse. Inutile dire che se ne era subito pentita. Se Regina l’avesse scoperta si sarebbe ritrovata in guai molto grossi. Non poteva neanche entrare nella stanza del conte, figuriamoci scrivergli.
Quel giorno la contessa le aveva permesso di prendersi un giorno di riposo. Nonostante l’inverno fosse ormai alle porte decise di uscire a passeggiare nel bellissimo giardino della tenuta e fu proprio allora che, senza neanche accorgersene, si ritrovò ai piedi dell’enorme quercia. La tomba di Liam Jones era lì di fronte a lei e le venne naturale sederglisi di fronte, come se avesse appena incontrato un vecchio amico con cui chiacchierare.
Chiuse il libro che stava leggendo e lo adagiò sul terreno al suo fianco. Fissò le enormi lettere che componevano il suo nome e d’improvviso la colse un senso di malinconia.
« Vi starete chiedendo chi io sia. » cominciò mantenendo lo sguardo basso, come se volesse mostrare rispetto.
« Non c’è molto da dire, in effetti. Sono solo una povera ragazza al servizio della contessa. Non so se abbiate mai sentito parlare di me, ma io ho sicuramente sentito parlare di voi. Da vostra madre. »
Sorrise nel ricordare quanto la contessa lodasse i suoi due figli ogni volta che ne aveva l’occasione.
« Sapete… mi ha parlato così tanto di voi che mi sembra quasi di conoscervi. Hearthford è sempre stata la mia casa, da che ne ho memoria. Ma mai mi era capitato di affezionarmi così tanto a delle persone che non fossero la mia famiglia. La contessa Cora, Henry, Granny… e avrei voluto conoscere anche voi, e vostro fratello. »
Gli occhi verdi cominciarono ad inumidirsi e nemmeno lei seppe spiegarsi il perché. Sbatté le palpebre un paio di volte e si asciugò in fretta una lacrima traditrice che aveva preso a scivolarle giù lungo la guancia prima che potesse trasformarsi in qualcosa di più doloroso.
« Avervi scritto quella lettera è stato un enorme sbaglio, me ne rendo conto solo adesso. Ma avrei tanto voluto che vostra madre vi vedesse almeno un’ultima volta, l’avreste fatta davvero felice, credetemi. »
Si perse sulle ultime parole, scoppiando in singhiozzi. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma esternare ciò che provava l’aveva resa talmente fragile da risultare irriconoscibile persino a sé stessa. L’affetto che provava per la contessa era smisurato. Sapere che aveva perduto qualcuno di così caro aveva ferito anche lei, più di quanto credesse. Si alzò in piedi e prese un bel respiro cercando di calmarsi.
« Mi dispiace che dobbiate stare qui ad ascoltare i lamenti di una sconosciuta… di una serva. »
Il nitrito ravvicinato di un cavallo la fece sussultare. Si voltò, e nel farlo i lunghi capelli biondi le fluttuarono intorno, così come il mantello dai ricami dorati regalatole dalla stessa contessa per il suo compleanno. I suoi occhi, ancora luccicanti a causa delle lacrime, incontrarono la bellissima figura di un cavallo nero come la notte. Non fece in tempo a capire la situazione che l’animale si era già alzato sulle zampe posteriori, sovrastandola. In preda al panico fece un passo indietro, ma inciampò in una radice che fuoriusciva dal terreno. La ragazza cadde a terra, ma non smise di indietreggiare.
« Oooh, buono bello! »
Quell’ordine e le redini tirate furono in grado di far retrocedere l’animale e di farlo voltare, rivelandone il cavaliere. Emma osservò il giovane mentre smontava di sella, ma non seppe spiegarsi quello che accadde dopo. Tutto quello che riuscì a fare fu rimanere immobile ad osservare i suoi occhi, azzurri come il mare. E lui sembrò fare lo stesso.

 

***




Mentre smontava da cavallo Killian cercò di contenere un’imprecazione. Appena varcato il cancello della tenuta l’animale si era di nuovo imbestialito ed era partito in quarta verso una direzione ignota. Per fortuna era riuscito a fermarlo, o avrebbe investito la persona che ora si trovava a terra. Fece per raggiungerla, ma quando la guardò potette giurare di aver perso la sensibilità non solo alla mano, ma anche ad entrambe le gambe.
Si bloccò sul posto e deglutì vistosamente. Si perse negli occhi meravigliosi della ragazza, che lo stava osservando a sua volta con lo stesso sguardo. Continuò a fissarla incantato squadrandola da capo a piedi, incredulo che al mondo potesse esistere una creatura talmente bella e delicata. I capelli biondi pieni di boccoli, la pelle bianca come la neve, le labbra rosee e due smeraldi al posto degli occhi. Sembrava una venere scesa in terra.
« Perdonatemi, siete ferita? » le domandò in stato di trance non appena notò il fremito che le attraversò le labbra.
Emma sembrò risvegliarsi solo quando udì la voce rauca del giovane. Fece per alzarsi, ma Killian la anticipò porgendole la mano sana per aiutarla a rimettersi in piedi. L’afferrò titubante, ma appena le loro dita si sfiorarono entrambi provarono una strana sensazione, un brivido che li scosse nel profondo. La ragazza mostrò un sorriso che lo abbagliò letteralmente, e il Capitano non poté fare altro che sorriderle a sua volta, sempre con quell’espressione estasiata sul volto. La tirò su ed Emma si ritrovò ad osservare il volto del giovane da vicino, molto vicino.
« No, sto bene. E’ veramente bellissimo. » rispose la ragazza guadagnandosi un’occhiata dubbiosa da parte del giovane. Lei gli lasciò la mano, che era ancora intrecciata a quella di lui, e si allontanò un po’, tanto per non sentire il suo fiato sul volto.
« Il cavallo intendo. » aggiunse frettolosamente quando si rese conto della gaffe appena fatta. Si voltò per osservare il destriero alle sue spalle, mentre il moro non poté fare altro che continuare a fissarla. La bionda ritornò a guardarlo, e si ritrovò a sperare: una cosa a cui aveva smesso di dare credito da ormai molto tempo.
« Voi siete… » cominciò titubante, terrorizzata all’idea di essersi solamente illusa, ma il ragazzo l’anticipò.
« Conte Killian Jones. » disse con orgoglio inchinandosi di fronte a lei e lasciandola alquanto esterrefatta.
« Ai vostri ordini. » aggiunse guardandola in un modo così intenso da farle venire i brividi.
Killian le sfiorò le dita, sicuramente intenzionato a farle il baciamano, ma prima che potesse riuscirci la ragazza le aveva già allontanate per tirar su gli angoli della gonna e fare una piccola riverenza.
« Onorata. » affermò raggiante e con gli occhi luccicanti.
Killian non poté che porsi delle domande di fronte alla felicità dimostrata dalla ragazza non appena le aveva rivelato il suo nome.
« Noi… ci conosciamo? » le chiese non riuscendo a capire come avesse potuto dimenticare una simile meraviglia.
Emma scosse la testa, anche se avrebbe tanto voluto poter fare il contrario.
« No, ma vostra madre Cora mi ha parlato molto di voi. »
« Mia madre? » domandò il conte provando una strana sensazione nell’udire il nome della donna che non vedeva da ben dieci anni.
« Sarà felicissima del vostro ritorno. Vi abbiamo aspettato tanto. »
Lo sguardo di Killian si fece improvvisamente assente non appena focalizzò la sua attenzione oltre le spalle della ragazza. Il sorriso di Emma si spense nel vedere il suo repentino cambio di espressione, e per fugare ogni dubbio si voltò seguendo la linea visiva del giovane. E capì.
Stava guardando la tomba, il nome del fratello perduto torreggiava sul granito ruvido e freddo. Emma non poté fare altro che sospirare mestamente e tornare ad osservare il conte, che ora non era più concentrato su di lei, ma sul suo dolore.
« Le mie più sincere condoglianze, conte. »
Killian si sforzò di stirare le labbra in un debole sorriso per farle capire che aveva apprezzato le sue parole. Fece un passo in avanti avvicinandosi alla tomba, accarezzandone con la mano l’estremità.
« Dev’essere stato un ottimo Comandante… e un bravo fratello. » disse la ragazza titubante, chiedendosi se stesse osando troppo nel parlare in modo così confidenziale al suo padrone.
« Il migliore di tutti. » rispose il conte alzando poi lo sguardo verso di lei.
« E come tutti i migliori se n’è andato troppo presto. » aggiunse con la malinconia negli occhi. Ci fu un momento in cui entrambi non seppero cosa dire, ma i loro sguardi bastarono a riempire il silenzio di quei pochi attimi.
Il cielo era diventato bianco, l’aria fredda e ghiacciata. Emma cominciò a pentirsi di non aver indossato abiti più pesanti. Aveva camminato molto quella mattina e per raggiungere la tenuta ci avrebbe messo come minimo un quarto d’ora.
« Allora, vogliamo andare? » disse improvvisamente il conte afferrando le redini del cavallo, che nel frattempo si era calmato grazie alle foglie secche con cui aveva banchettato.
« Come? » domandò Emma convinta di aver sentito male, ma il giovane le si avvicinò prendendola alla sprovvista. Le afferrò la mano e la trascinò vicino alla groppa del cavallo.
« Non vi permetterò di diventare un ghiacciolo, non prima di avermi scortato da mia madre. Ora vi darò una spinta, non abbiate paura. »
Prima che la ragazza potesse dire qualcosa il conte le era già alle spalle.
Il contatto con i suoi pettorali la fece sussultare, ma si sorprese ancora di più quando lui l’afferrò per la vita stringendole il corpetto. Per un attimo le mancò il respiro, ma al Capitano non gli ci volle molto per sollevarla e sistemarla sulla sella.
La mano ustionata era un impedimento, ma perlomeno l’aveva ancora attaccata al braccio. Riusciva ad afferrare gli oggetti, ma non se ne rendeva conto. Nonostante tutto aveva imparato a conviverci, accettando l’idea di aver perso una parte del suo corpo, benché quest’ultima fosse ancora lì, sotto i suoi occhi.
« Io non ho affatto paura. » ribatté con forza la ragazza guadagnandosi un sorriso sghembo da parte dell’uomo.
« Ne sono più che sicuro, tesoro. » rispose l’uomo aggrappandosi al dorso dell’animale, poi si diede una spinta e si sistemò dietro di lei.
Una volta in sella Killian le passò le braccia intorno alle spalle per poter afferrare le redini, ed Emma si sentì stranamente a suo agio.
Nel frattempo i primi fiocchi di neve avevano cominciato a scendere giù dal cielo. L’inverno era alle porte e quei soffici petali bianchi ne erano la conferma. Roger cominciò a galoppare verso casa trasportando un peso piuttosto particolare. In quel momento non c’era niente che potesse nuocere a nessuno dei due, erano esattamente dove avrebbero voluto essere. Uno accanto all’altro.

 

***



Il cavallo percorse lo spiazzale adiacente all’ingresso della tenuta di Hearthford. Erano tutti lì, i suoi servitori. Alcuni erano cresciuti, altri erano proprio come se li ricordava. La prima cosa che vide fu l’anziana Granny che scendeva di corsa le scale e non poté fare altro che sorridere, divertito ed emozionato allo stesso tempo. La vecchia signora era stata la sua levatrice, sua e di suo fratello. Li aveva allattati, li aveva visti crescere e infine andare via. Con la cuffia in testa, i capelli bianchi e gli occhi celesti come il cielo, Granny si diresse verso il suo padrone con le braccia spalancate dopo che quest’ultimo scese da cavallo con un unico e preciso slancio.
« Non posso crederci. Killian! » urlò l’anziana mentre il Conte l’afferrava per le braccia e la faceva volteggiare insieme a lui.
« Sono io Granny, sono tornato! » le disse continuando a sorriderle come un bambino. Dopo una serie di giravolte la signora si portò le mani alla testa, ma non smise mai di sorridere al suo giovane padrone.
« Oh Signore. Ma guardatevi, siete diventato un uomo. » gli disse osservandolo in volto.
« E anche bello e dannatamente affascinante. Dì la verità. » disse lui facendole l’occhiolino.
Un sonoro sbuffo seguì quell’autocompiacimento, che non fece altro che far ridere ancora di più il giovane Capitano. Granny ridiventò improvvisamente seria e afferrò il volto di Killian con entrambe le mani.
« Mi dispiace tanto. »
Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Killian si irrigidì conservando tuttavia lo sguardo amorevole per la sua badante. Annuì lievemente, sconfitto e rassegnato di fronte alla verità.
« Padrone. »
Neal sopraggiunse in quel momento insieme ad un’altra ragazza della servitù dalla pelle scura, i capelli neri e gli occhi sottili. Il Conte si voltò verso di lui e per un attimo si guardarono senza dire una parola. Neal fece un passo in avanti e stirò le labbra in un sorriso appena accennato.
« Siete tornato. » disse incredulo.
Killian rimase a fissarlo cercando di sovrapporre l’immagine dell’uomo con quella del bambino dei suoi ricordi.
« Neal. » disse avvicinandosi lentamente.
Dieci anni erano veramente tanti, ma non avrebbe mai potuto dimenticare i giorni passati con lui. Da bambini avevano giocato sempre insieme e Killian lo aveva coperto molte volte per evitare che il ragazzo ricevesse delle punizioni da parte del Conte, suo padre. Lo stalliere restò senza parole quando gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla.
« Mi sei mancato tanto amico. Sono felice di vederti. »
Neal rispose con un sorriso sincero e pieno di gratitudine. Aveva aspettato quel giorno da quando il Conte era partito per arruolarsi nella marina. A quel tempo Killian aveva soltanto diciassette anni, ma qualcosa lo aveva convinto a partire e a non ritornare più ad Hearthford. Ma ora eccolo lì, di fronte a lui, con la stessa indole di tanto tempo fa.
Lo sguardo di Killian si focalizzò sul cavallo dietro allo stalliere e sulla ragazza che era rimasta in sella a godersi quella stupenda rimpatriata.
« Scusatemi. » disse congedandosi dai membri della servitù che gli si erano riuniti attorno.
« Ma devo vedere mia madre. »
Si avviò verso il cavallo e sotto gli occhi di tutti tese una mano alla bionda, che ancora una volta l’afferrò con titubanza. Killian le avvolse nuovamente la vita con un braccio e la fece scivolare delicatamente verso il basso. Emma si aggrappò alle spalle del nobile e una volta a terra recise immediatamente il contatto, sollevò gli occhi e ritrovò il volto del padrone a pochi centimetri di distanza dal suo. Il modo in cui la guardava la convinse a dirigere lo sguardo altrove, e fu allora che si accorse delle occhiate incredule da parte della servitù.
Granny aveva uno sguardo apprensivo, il volto di Neal era indecifrabile e la ragazza dietro di lui sembrò volerla incenerire.
« Prego Signora, fatemi strada. »
Il Conte accompagnò quella richiesta con un gesto della mano che la invitava a precederlo su per le scale. Emma assentì debolmente, consapevole di avere tutti gli occhi puntati su di sé e con un po’ di riluttanza cominciò a guidare il suo padrone verso le stanze della Contessa.

 

 

***



Non appena ebbe messo piede in casa la nostalgia lo colpì dritto al cuore. Si guardò intorno mentre seguiva la ragazza bionda lungo il corridoio, quel corridoio che lo aveva visto correre all’impazzata tra una camera e l’altra quando era solo un ragazzino. Si pentì di non aver preso prima quella decisione, di aver aspettato così tanto a ritornare ad Hearthford, la sua casa. Ma c’erano ancora delle questioni in sospeso, e lui non aveva dimenticato la promessa fatta a sé stesso.
Emma passò davanti alle stanze della contessa Regina e di suo marito, ma non si fermò poiché i due nobili erano via a causa di un viaggio nella Capitale. Anche Henry era andato con loro, quindi l’unica persona a cui il conte avrebbe potuto rendere i suoi omaggi si trovava alla fine del corridoio.
Per raggiungere l’alloggio della contessa occorreva attraversare una porta vetrata. Emma allungò la mano per abbassare la maniglia, ma il conte la intercettò aprendo la porta prima di lei, invitandola poi ad entrare con una gentilezza quasi disarmante. La ragazza era sempre più perplessa riguardo allo strano comportamento nei suoi riguardi, ma per il momento aveva deciso di non preoccuparsene. Ciò che importava davvero era che la sua padrona avrebbe ben presto ritrovato una delle cose che più in assoluto le erano mancate.
Emma entrò nella stanza e si avvicinò al letto della contessa mentre Killian restò sulla soglia, immobile e con il fiato sospeso.
« Signora, qualcuno è venuto a farvi visita. » le disse cercando di nascondere l’emozione che le stava facendo brillare gli occhi.
« Di chi si tratta cara? »
Cora guardò con estrema curiosità la sua dama di compagnia e ripose il libro che stava leggendo sul comodino al fianco del letto. Emma si fece da parte per permettere al conte di fare un passo in avanti, così da entrare nel campo visivo della madre. Quando i piccoli occhi di quest’ultima si posarono sulla figura di suo figlio non riuscì a contenere un gemito di sorpresa. Si portò le mani davanti alla bocca spalancata e gli occhi le si inumidirono.
« Killian! » sussurrò protendendo le mani verso di lui.
« Madre! »
Il ragazzo si buttò letteralmente tra le sue braccia, che lo strinsero così forte da fargli mancare il respiro.
« Non riesco a credere che sia veramente tu. » gli disse la signora cullandolo in un dolce abbraccio.
« Va tutto bene madre, non dovete più preoccuparvi. Sono qui. » la rassicurò il giovane allontanandosi un po’ da lei per poterle guardare il volto. Cora gli accarezzò la cicatrice sulla guancia e Killian chiuse gli occhi tornando con la mente al giorno in cui se l’era procurata. La Contessa avvertì il dolore del figlio e di conseguenza capì a cosa stava pensando.
« Liam sarebbe così contento di vederci insieme. »
« Lo so. Lui voleva che ritornassi da voi, ancora prima di… »
Venne zittito dal tocco gentile di Cora sulle sue labbra, che allo stesso tempo lo convinse a riaprire gli occhi.
« Non c’è bisogno di ricordare ciò che è accaduto. L’importante è che tu sia tornato, figlio mio. »
Killian sorrise, grato alla madre per avergli risparmiato l’ennesimo colpo al cuore nel ricordare ciò che avrebbe tanto voluto dimenticare.
Emma si lasciò sfuggire una lacrima solitaria. La ragazza esitava tra il pianto ed il sorriso, indecisa se cedere o meno ad una delle due parti. Alla fine decise di ritirarsi per concedere loro un po’ di privacy. Si avviò verso la porta richiudendosela alle spalle, tirò un sospiro di sollievo e si avviò verso le cucine dove la aspettava Granny e il resto della servitù.





Angolo Autrice
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Ed ecco il fatidico primo incontro. Spero di averlo reso bene, avrò letto quella parte una decina di volte come minimo perché ci tenevo a descrivere perfettamente la scena che avevo in testa e spero di esserci riuscita. Killian sembra già provare qualcosa per la nostra bella Emma, ma sarà davvero così facile? :D
Per chi fosse interessato ho cambiato tutti i banner dei precedenti capitoli... quelli di prima non mi piacevano e quindi ho deciso di farne altri in uno stile un po' più carino xD
Ringrazio tutti quelli che leggono, seguono e mettono tra le preferite. Come vi dico sempre per me è una gioia vedere che la storia vi piace! Ringrazio in particolar modo chi mi lascia sempre un commentino con il suo parere, non sapete quanto mi faccia piacere e mi aiuti a migliorare sempre di più ^-^
A presto e al prossimo capitolo, che arriverà sicuramente entro la prossima settimana. Un bacione!

Keepsaker
   
 
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