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Autore: Born to smile    27/01/2015    4 recensioni
Summer Lawrence ha tutto dalla vita. Ville, vestiti, piscine. Le manca solo la cosa che più desidera.
A Zayn Malik non manca nulla. Ragazze, droga, divertimento. Però sente spesso un vuoto nel petto.
La bellezza dell’innocenza si nasconde dietro un sorriso malizioso. Lei l’ha persa, lui non l’ha mai avuta.
Cos’è l’amore in un mondo così gelido? Vittoria? Guerra?
Per loro è solo un salto nel vuoto.
Segreti, sbagli. Sesso, divertimento. Amore.
Una lotta contro se stessi, dalla quale non si esce vivi. Per lo meno non del tutto.
Insieme? Fino all’ultimo respiro.
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=B9H_4OxDcMA
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“Guardare il mondo da un piedistallo è sempre piacevole. Puoi avere tutto ciò che desideri: macchine, piscine, vestiti. Il problema è quando non ci bastano più, quando il cuore smette di battere e non ci scorre più sangue nelle vene. Ma se incontri una persona che ti salva, che ti fa sentire viva, non fartela scappare piccola Sammy. Non rifiutare l’amore.”
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15. I’m here.
 
Se un'onda gigante dovesse cadere, e cadere su tutti noi
Allora spero che ci sarà qualcuno lì che potrà riportarmi da te
Se mi sarà possibile, allora lo farò
Andrò ovunque tu andrai, che sia in alto o verso il basso,
Andrò ovunque tu andrai.
Wherever You Will Go. The Calling.

- Summer, Summer aspetta. Dove vai?

La bionda non si voltò nemmeno a guardare.
Ormai aveva imparato a riconoscere quella voce.
Salì in macchina senza curarsi del ragazzo che le correva dietro e mise in moto; ma qualcuno si sedette al posto di guida prima che potesse partire.

- Cosa vuoi?
Si girò verso Maximilian che la guardava con gli occhi impauriti e la bocca semi aperta. Gli ci volle qualche secondo per cercare le parole, poi scosse la testa.
- Mi dispiace così tanto Sam, io… io non volevo mentirti, non so nemmeno perché l’ho fatto.
- Una scusa grandiosa, adesso puoi anche andare. – disse, stringendo il volante e guardando la strada.
- Summer, io non sono quel tipo di persona, posso dimostrartelo. – tentò mettendo una mano sulla sua.
Nonostante la sue sembianze perennemente imbarazzate, non tolse la mano quando Sam lo guardò truce, al contrario la strinse sempre di più.
- Quando ti vedevo insieme a mia cugina, passavo l’intera serata a fissarti, tu non avevi mai nemmeno sprecato uno sguardo per me. Non volevo che perdessi interesse nei miei confronti.
- Di cosa stai parlando?
Lo sguardo di Summer era confuso e la faccia del ragazzo sempre più seria. Sospirò.
- Che non ho mai avuto il coraggi di parlarti ma adesso sono qui e voglio semplicemente sentirti dire che verrai con me ovunque ti porterò.
- Ma cosa stai dicendo Max?
- Non puoi sopportare questo dolore, non importa quanto tu sia forte. Domani iniziano le vacanze di autunno, vieni con me, andiamo via da qui.

Zayn guardò il cielo per un momento.
Quel giorno era grigio come il suo cuore, scuro e malinconico, colorato soltanto di quel grigio così simile agli occhi di Summer.
Si sentì egoista a pensarla in quel momento, ma non poteva farne a meno mai, nemmeno quando la sua migliore amica era morta.
Si accese una sigaretta portandola alla bocca, poi si accorse che qualcuno si era seduto sulla panchina accanto a lui.
Passò la sigaretta a Niall, poi aspirò un altro tiro.

- Pazzesco vero? – domandò il biondino sospirando.
- Cosa? – chiese senza distogliere gli occhi dal cielo.
Guardare il viso malinconico del biondino sarebbe servito soltanto a farlo crollare di più.
- Come tutto possa finire in così poco tempo. – scosse la testa ed i suoi occhi si riempirono di lacrime. – Quanto ci avrà messo Can ad uccidersi? Un minuto? Due? Basta davvero così poco per rovinare tutto.
Zayn annuì, porgendo di nuovo la sigaretta all’amico. Aveva più bisogno di lui di rilassarsi.
- Decidiamo noi in quanto rovinare tutto, può volerci la vita o anche un secondo, ma noi scegliamo se raccogliere i pezzi o lasciarli a terra.
- Tu cosa hai deciso, Zayn?
Niall si asciugò una lacrima silenziosa e costrinse l’amico a guardarlo. I suoi occhi celesti erano pieni di senso di colpa. Il moro scosse la testa confuso, così Niall riprese a parlare.
- Cosa hai deciso di fare della tua vita? Raccoglierai i pezzi o la lascerai allo sbaraglio? Non so tu, ma io mi sento in dovere verso Candys e verso Hope di rialzarmi nonostante il peso di tutto questo.
- Abbiamo tutti questo dovere, insieme ci rialzeremo.
- Allora perché ho l’impressione che tu stia sprofondando sempre più giù?
- Niall è complicato.
- Tutto è complicato, ma l’hai detto tu, sta a noi scegliere. Scegli di fare l’uomo, il duro che hai sempre fatto vedere agli altri. Corri da lei, raccogli i pezzi.
- Ma non…
- Risparmiamela Zayn. Voi siete così uguali, lei ha la stessa paura che hai tu, forse ancora più forte. La sta uccidendo. Salvala Zayn, salvala come non ho saputo fare io con Candys. Corri da lei e non avere più paura. Salvala.

Era strano il discorso che gli aveva fatto Niall.
Colmo di dolore e allo stesso tempo speranza.
Fatto sta che adesso era sulla sua moto, spinta al massimo della velocità, con il vento tra i capelli e in testa un solo nome.
Summer.
Quanto era passato dalla sera del Met? Quattro giorni? Cinque?
Non importava, la ferita nel petto era ancora aperta e sanguinante, sarebbero potuti passare anni.
In più il moro era quasi del tutto sicuro che solo una persona sarebbe riuscita a curarlo.
La persona dalla quale stava correndo.
Saltò tutti i semafori e gli stop, come se stesse facendo una corsa contro il tempo, ed in effetti era così.
Summer era così imprevedibile che se sarebbe arrivato un minuto più tardi avrebbe rovinato tutto.
Quella volta sarebbe arrivato in tempo?
Scese dalla moto senza nemmeno spegnerla e mise il cavalletto così velocemente che per poco non cadde. Suonò alla porta con il fiatone e dopo pochi secondi si ritrovò davanti alla faccia piangente di Marie.

- Zayn è successo qualcosa? – domandò.
- Ho bisogno di parlare con Summer, subito. – la sua voce era affannosa e per un certo verso implorante.
Marie aggrottò le sopracciglia e prese un bigliettino dalla tasca.
- Agnese dice che è venuta qui con un ragazzo ed ha fatto la valigia. Mi ha lasciato questo.
Zayn aprì il biglietto così velocemente che quasi lo strappò, con un nodo in gola che per poco non gli tolse il respiro.
Scusa mamma ma ho bisogno di andare via da qui. Tutto fa troppo male. Non cercarmi, tornerò prima della fine della vacanze. Sam.”
Guardò Marie con gli occhi spalancati poi lasciò cadere il biglietto a terra e scappò rimontando in sella.
Un ragazzo, era andata via con un ragazzo.
Nel cervello i suoi neuroni si ribellarono, portandolo ad andare ancora più veloce di prima ed a sbandare leggermente.
Una macchina dietro di lui suonò e lo riportò per un minimo alla realtà.
Cos’era diventato? Cosa stava diventando?
Uno di quei rammolliti che corrono dietro alle ragazze, oltretutto una ragazza come Summer.
L’aveva detto anche lei che poteva averla quando voleva, quindi perché preoccuparsi?
Forse perché la voleva sempre.
Ma quel giorno Summer fece uno degli errori più grandi.
Ferire il suo orgoglio, ed un Malik ferito non porta a nulla di buono.
Suonò al campanello della villetta verde attendendo impaziente che qualcuno venisse ad aprirgli.

- Zayn cosa ci fai qui?
Roxane aveva la stessa faccia confusa di Marie, solo con qualche anno in meno e chilo di trucco in più. Doveva avere proprio un brutto aspetto, per fare quell’effetto a tutti.
- Sei da sola?
La ragazza comprese al volo e spalancò la porta con un sorriso malizioso.
Zayn si avventò su di lei senza pensarci cercando un’unica cosa, che andava aldilà dal sesso.
Sollievo per il suo animo ferito.

Quel giorno Liam era disteso sul suo letto, lo stereo acceso al massimo e la finestra chiusa.
Quando qualcuno bussò alla porta sbuffò pesantemente, chiudendo gli occhi infastidito.

- Mamma è tutto ok, ho detto che non ho tempo per…
- Non hai tempo nemmeno per me?
Summer spuntò da dietro la porta con un sorriso smagliante. Se non ci fosse stata la luce proveniente dal corridoio, Liam avrebbe faticato a vederla dato il buio che c’era nella sua stanza.
Scattò in piedi e corse ad abbracciarla.

- Dio Sam! Si può sapere dove sei stata tutto questo tempo?
- Avevo bisogno di staccare un po’ da tutto. – sorrise debolmente al brutto ricordo, poi tornò allegra ed aprì la grande finestra. Liam socchiuse gli occhi alla luce forte.
- Quando sei tornata?
- Esattamente due minuti fa, mi mancavi Payne.
- Anche tu Sammy. – sorrise e la riabbracciò, poi si distesero entrambi sul letto.
- Allora, che mi sono persa? – domandò mettendosi su un fianco e appoggiando la testa sulla mano. Liam scosse la testa.
- Non abbiamo fatto praticamente nulla, solo gli allenamenti di football.
- A proposito di football, sta sera c’è la partita?
- Certo ed ovviamente verrai al fare il tifo.
- Non poteva mancare la vostra tifosa numero uno.

Lo stadio della scuola era gremito.
Quella sera c’era una delle partite più attese dell’anno: i Giants, la squadra dei ragazzi, contro i Titans, squadra di un’altra prestigiosa scuola della città, l’unica che potesse minimamente competere con la loro.
I Giants vincevano da anni ormai, ma quell’anno girava voce che gli avversari avessero trovato un nuovo quarterback, perciò la fibrillazione era alle stelle, ma lo sarebbe stata comunque.
Giganti contro Titani era la partita dell’anno che apriva la stagione e la chiudeva.
Quel giorno Beverly e Summer si vestirono di rosso e nero, i colori della squadra, non solo perché sapevano quanto facesse piacere ai ragazzi, anche perché ogni anno Candys le costringeva a farlo.
Portarono con loro anche Hope, perciò salutarono i ragazzi presto per evitare la calca sulle tribune.
Sam aveva avuto la possibilità di salutare tutti, tutti tranne Zayn.
Non rispondeva al cellulare e non si era fatto vedere in giro, Summer non sapeva nemmeno perché la cosa la agitava così tanto, ma quando lo vide entrare in campo si sentì sollevata.
Non lo vedeva da solo una settimana, ma le sembrava un’eternità.

-
Malik ti rendi conto di che ore sono?
Alla sua entrata in campo, il coach iniziò a sbraitare andandogli incontro. Ma ormai c’erano tutti abituati, così nessuno ci fece caso.
Zayn non era il massimo in puntualità, ma il signor Benson non sembrava accettarlo.

- L’importante è che sono qui, giusto? – alzò le spalle stringendo tra le mani il casco protettivo.
- Non mi serve a nulla un quarterback con i muscoli freddi e la testa per aria. – disse l’uomo, lanciandogli una bottiglia di quello che doveva essere gatorade.
- L’ho mai delusa? – domandò ancora ridacchiando leggermente.
- Ti conviene non iniziare da sta sera. – quasi lo minacciò avvicinandosi a lui. Gli strinse le spalle indicando un ragazzo. – Lo vedi quello? È il nuovo arrivato di cui tanto si parla, voglio che gli state addosso come segugi. Dobbiamo fargli il culo.
- Si fidi coach. – il ragazzo gli fece l’occhiolino e l’uomo si allontanò sorridendo.
Poteva farlo arrabbiare quanto voleva, ma gli avrebbe sempre voluto un bene particolare.
- Malik, pensavamo ti fossi rintanato in un angolino a piangere spaventato. – rise Jonas Fallingam, il capitano della squadra avversaria, avvicinandosi al ragazzo.
Zayn sorrise. Era ormai una routine che ad ogni partita si avvicinasse a stuzzicarlo, il che non faceva altro che divertirlo, soprattutto quando a fine partita ripensava alle sua minacce dopo la vittoria.
- Non confondiamo i ruoli, quello sarai tu una volta che vi avremmo fatto il culo, di nuovo. – sorrise beffardo.
- Dovresti sapere che quest’anno abbiamo un asso nella manica. – la sua faccia compiaciuta non fece che divertire ancora di più il moro.
- Dovresti sapere che a noi non servono assi nella manica, Fallingam.
- Ci vediamo in campo, Malik.
Si voltò raggiungendo la sua squadra e lo stesso fece il moro. Gli occhi gli andarono sugli spalti, dove i suoi compagni gridavano a gran voce il nome della loro squadra, non li avrebbe delusi.
Fu in quel momento che si soffermò a guardare una ragazza dai capelli biondi che stringeva una bimba paffutella e con la faccia disegnata di nero e rosso.
Non appena vide che Zayn la guardava sorrise e mosse la mano di Hope come a salutarlo, Zayn ricambiò il gesto velocemente e poi si voltò.
Faceva male vederla, nonostante fosse passata una settimana.
L’arbitro fischiò, indicando che la partita stava per avere inizio. Tutta la squadra si mise accanto a Zayn ed insieme formarono un cerchio.

- Ho visto il nuovo arrivato, è un tipo piazzato, non sarà molto veloce, placcatelo alle gambe, voglio la sinistra libera.
- Ne sei sicuro? – domandò Liam, il moro annuì.
- Facciamogli il culo.

La partita finì come ogni anno, i Giants vinsero nonostante il nuovo quarterback e le minacce di Fallingam, e tutta la squadra portò in trionfo Zayn sulle spalle, come sempre.
Beverly e Summer urlarono e cantarono sugli spalti mentre Hope rideva insieme a loro.
I genitori dei ragazzi ridevano compiaciuti dei proprio figli e tutti erano allegri e pronti a festeggiare alla casa in periferia di Harry.
Le ragazze raggiunsero gli amici fuori dallo spogliatoio congratulandosi per la vittoria, tutti uscirono tranne Zayn.

- Niall, dov’è Zayn? – Sam si avvicinò al biondino che stava giocando con Hope fuori dagli spogliatoi.
- È ancora dentro, va da lui.
Summer annuì ed entrò nello spogliatoio. La luce era soffusa, c’era ancora vapore ed il rumore di una doccia aperta.
- Zayn?
Summer fece qualche passo incerta, andando verso le docce. Si sentiva in un film dell’orrore.
La doccia si chiuse, ma ancora del moro nessuna traccia.
Sam si guardò intorno.

- Zayn? Dove sei?
- Mi cercavi?
Il ragazzo spuntò dietro le sue spalle in una coltre di vapore, bagnato e gocciolante, con addosso solo l’asciugamano.
Sam fece un salto indietro dallo spavento e si dovette tenere al braccio del moro per non cadere a terra. La sua pelle era caldissima.

- Io… non uscivi e sono venuta a cercarti. – inghiottì il groppo che si sentiva in gola con fatica, poi si costrinse a non guardare il suo corpo bagnato.
Si era quasi dimenticata dell’effetto che le faceva.
Il ragazzo la guardò poco convinto e le lasciò il braccio.

- Come mai sei venuta proprio tu?
Deciso ad infierire, gli diede le spalle ed andò verso il suo armadietto.
Sam fece una faccia tra lo stupito e l’infastidito. E quel comportamento del cazzo a cosa era dovuto?

- La cosa ti dà fastidio? – domandò seccata, Zayn continuò a darle le spalle, tirando fuori i vestiti dall’armadietto.
- Mi stupisce più che altro. – lasciò cadere a terra l’asciugamano con totale nonchalance e s’infilò le mutande.
Il suo tono imperturbabile fece andare ancora di più fuori di testa Summer. Sospirò pesantemente un’altra volta, cercando di calmarsi il più possibile, prima di schiaffeggiarlo senza ritegno.
- Non ci vediamo da un po’, scusa se sono venuta a salutarti. – sbottò.
- T’interessa davvero? – rise, ma nella sua risata non c’era nulla di allegro. Prese una busta dal suo armadietto e gliela porse. – Oppure sei venuta per queste?
Sam prese la busta sconcertata e la aprì, trovandoci dentro per prima cosa un biglietto.
Fossi in te starei attento alla tua donna, sempre se si può definire tale. X.
Tre foto scivolarono a terra. Ritraevano lei e Maximilian nella casa dei suoi genitori al lago, mentre ridevano, scherzavano e si baciavano.

- Io non…
- Vuoi farmi credere che non centri nulla? Sapevo quanto fossi subdola, ma non pensavo fino a questo punto. – gli strappò di mano la busta e raccolse le foto quasi del tutto rovinate.
Non osava immaginare cosa avesse fatto una volta ricevute quelle foto. Aveva distrutto qualcosa? Picchiato qualcuno?
Gli strappi evidenti sulle foto non lasciavano dubbi.

- Zayn ti giuro che non centro, io non volevo che tu…
- Risparmiamela, ok? Tanto non m’interessa più nulla.
Le ci vollero un paio di secondi per capire bene quella frase.
Non m’interessa più nulla.
Era forse la cosa più brutta che le avessero mai detto, in più detta da Zayn, era peggio di qualsiasi dolore fisico.
Cercò di parlare, ma le parole non uscivano, gli vorticavano in testa soltanto le ultime che aveva detto lui.
Si avvicinò e gli prese il viso tra le mani. Era ancora leggermente bagnato, ma non le interessava.
I suoi occhi si spostavano su tutto, tranne che in quelli di lei. La stava evitando, evitava il suo sguardo.
Forse se lo meritava, ma in quel momento non riusciva ad accettarlo. Doveva fare qualcosa, subito.

- Dio Zayn, guardami. – gli stinse le guance e questa volta per lui non ci fu via di fuga.
I suoi occhi erano bellissimi anche quella sera, ma erano cupi e scuri. Non erano gli occhi a cui era abituata, lei rivoleva quegli occhi.
- Non centro niente con tutto questo e ti giuro che appena troverò chi è stato la pagherà, per tutto.
Zayn vacillò un secondo nei suoi occhi, poi a guardare le sue labbra.
- Chi è quello? – domandò.
- Non credo che tu…
- State insieme. – arrivò alla conclusione che gli parve più giusta ed il viso sconsolato di lei gli tolse ogni dubbio.
La scansò velocemente e richiuse la busta nell’armadietto, infilandosi la maglia.
- Senti non importa, avevi ragione quella sera al Met, meglio se stiamo lontani il più possibile.
Scosse la testa ed uscì, lasciandola lì ancora nella stessa posizione, con il suo odore e la luce soffusa.
Da sola.

Aspettò quanto bastò per non incrociare Zayn uscendo.
Non voleva vederlo, sentirlo o qualsiasi altra cosa.
Voleva soltanto continuare a stare da sola in quello spogliatoio, ma sapeva che non poteva.
Come al solito, doveva nascondersi dietro un sorriso.
Chissà con quante ragazze era stato Zayn durante la sua assenza, ma non poteva biasimarlo, lei era con Max.
Nuovamente le parve che qualsiasi scelta avesse preso da quel momento in poi fosse tremendamente sbagliata.
Se era così che Zayn si era sentito quella sera al Met, avrebbe fatto meglio a soccombere all’istante. Non voleva che lui soffrisse, per di più per causa sua, non lo meritava.
Il freddo era pungente quella sera e di fronte gli spogliatoi non c’era ormai nessuno.
Fece giusto in tempo a fare un passo che si sentì bloccata da due mani grosse e robuste. Un’altra mano le coprì la bocca, evitando che potesse emettere qualsiasi suono.
Per dieci secondi non capì nulla, cercò di divincolarsi ma fu del tutto inutile. Quando le mani furono sostituite da nastro isolante ed un camioncino partì iniziò a sentire un senso di panico, finché una luce si accese e le mostrò il volto dei suoi rapitori.

- Fallingam? – chiese, trattenendo a stento una risata.
La rivalità tra le squadre andava più che bene, ma adesso si andava ad esagerare.
Accanto a lui, tre suoi compagni di squadra guardavano il capitano ridendo, mentre un quarto guidava il camioncino della loro scuola.
Improvvisamente il panico scomparve, poi si ricordò che i suoi amici li avrebbero quasi ammazzati una volta scoperto tutto.
Sperò perlomeno che non gli rompessero nulla.

- Cosa ci trovi da ridere, puttanella? – rispose nervoso, guardando fuori dal finestrino.
- Non sei un rapitore molto credibile, tesoro. – lo prese in giro lei. – Adesso puoi anche slegarmi. – continuò, strattonando le corde e il nastro che la legavano.
- Te lo puoi scordare dolcezza, prima ci divertiamo un po’. – sorrise maligno, facendo venire il vomito alla bionda, che però non fece vacillare il suo sguardo.
Il ragazzo le mise una mano sulla coscia e poi la baciò forzatamente, finché Sam non gli morse la lingua.
- Brutta stronza. – sbraitò il ragazzo, sputando a terra del sangue.
- Così impari a toccarmi con quelle luride mani! – urlò lei, cercando nuovamente di divincolarsi.
- Adesso ci divertiamo ragazzi. – rise ancora, come se ogni provocazione della bionda lo portasse a fare sempre peggio.
Prese il cellulare dalla tasca di Sam e sfogliò la rubrica cercando un numero. Sorrise appena lo trovò e mise il vivavoce.
Prontamente un suo compagno di squadra mise un pezzo di nastro anche sulla sua bocca, per evitare che parlasse.

- Il tuo amichetto si pentirà di tutto. – ridacchiò ancora, mettendosi di fronte a lei.
- Summer? Dove cazzo sei?
La voce di Zayn era burbera ed incazzata. Summer si mosse facendo sbattere la sedia sulla quale era seduta, mugugnando qualcosa d’incomprensibile.
- Sam? Che succede? – adesso il suo tono era decisamente più basso e spaventato. Fallingam rise divertito dalla situazione.
- Rivuoi indietro la tua puttanella amico? – camuffò un po’ la voce per non essere riconosciuto, ridendo con gli amici che gli stavano intorno.
- Chi cazzo sei figlio di puttana? – sbottò il moro dall’altro capo del telefono. Qualcosa andò in frantumi e ciò non fece che divertire ancora di più i ragazzi.
- Ti sei messo contro la gente sbagliata. – continuò il tipo accanto a Fallingam. Sembravano divertirsi tutti tranne Zayn.
- Dimmi chi sei e giuro che vengo a strapparti le interiora. – ringhiò.
I suoi rapitori risero e dopo uno strattone più forte Sam riuscì a liberarsi le mani.
Studiò bene la situazione prima di agire, mentre i ragazzi erano troppo distratti a stuzzicare Zayn. Quando il furgoncino si fermò davanti alla loro scuola, con un movimento fulmineo si cacciò lo scotch dalle labbra.

- Zayn! Fallingam, palestra. – urlò, sperando che il moro capisse il suo messaggio in codice.
Fu l’unica cosa che riuscì a dire. Uno di loro le si avventò contro e le tappo la bocca con la mano, ma lei gliela morse facendolo urlare dal dolore.
- Brutta puttana. – urlò lui e le diede un forte schiaffo, per poi caricarsela in spalla e portarla nella palestra della loro scuola.

Passò circa mezz’ora e Summer iniziò a preoccuparsi che Zayn non avesse capito.
I ragazzi continuavano a toccarla e a provare a baciarla ma fortunatamente non andavano mai troppo oltre, Sam era sicura che non l’avrebbero fatto.

- La finisci di toccarmi brutto tricheco? – sbottò lei, dopo l’ennesima toccatina da parte di uno di loro, del quale non conosceva nemmeno il nome.
- Che ne dici di alzare un po’ la posta Will? Sembra che la signorina parli troppo. – rise Fallingam. Il suo sorriso era viscido e orribilmente cattivo.
Le sfilò la maglia nonostante si divincolasse come sotto l’influsso della corrente elettrica e le abbassò la zip dei pantaloni.
- No, ti prego. – lo implorò.
Provò ad urlare ma il ragazzo glielo impedì.
Forse aveva esagerato a provocarli così tanto; le cose si stavano mettendo male.

- Sta zitta stronzetta. – disse, infilando una mano sotto la sua schiena per slacciarle il reggiseno.
Proprio in quel momento, la porta si spalancò.
I suoi amici ne vennero fuori come se fossero una squadra di salvataggio nella loro missione più delicata.
Placcarono un ragazzo l’uno.
A Zayn toccò Fallingam, ma Summer non aveva nessun dubbio.
Non si ricordò di averlo visto così arrabbiato nemmeno quando litigava con Derek.
I suoi occhi erano iniettati di sangue.

- Adesso non parli più? Figlio di puttana. – sbraitò ed assestò un calcio in pancia al ragazzo steso a terra, così forte che sputò sangue.
- Alzati forza, così proverò più piacere nel mandarti all’ospedale. – continuò e questa volta gli rifilò un pugno.
Dopo il secondo calcio, Summer poté quasi giurare di aver visto gli occhi di Fallingam spegnersi.
- Zayn, ti prego basta. – lo implorò, con le lacrime agli occhi. Ma il ragazzo era troppo preso da ciò che stava facendo, non sentiva nulla, nemmeno il suo pianto.
Dopo l’ennesimo calcio Fallingam svenne. Sam iniziò a spaventarsi seriamente che l’avrebbe ammazzato.
- Zayn, Zayn, basta! – urlò stremata, divincolandosi dalla stretta.
Il moro parve risvegliarsi da uno stato di trance.
La guardò come se non l’avesse mai vista, poi lasciò il corpo inerte di Fallingam e la raggiunse, sciogliendo le corde ed accarezzando ogni punto della sua pelle come a provarsi che stesse bene.

- Zayn guardami, è tutto apposto. – lo costrinse a fissare gli occhi nei suoi, poi lo strinse piangendo e sussurrandogli all’orecchio che andava tutto bene, che lei stava bene.
Lui la strinse a se come se avesse seriamente avuto paura di perderla, poi la prese in braccio e la portò sulla macchina di Liam.
- Mi hai fatto prendere un colpo. – sussurrò, poggiandola sul sedile posteriore.
- Mi dispiace. – rispose, attirandolo a se.
Tremava dal freddo e perciò Zayn le porse il suo cappotto di pelle.
Si guardò le mani, erano completamente ricoperte del sangue di quel parassita.
Summer si ritirò spaventata, come se non lo riconoscesse più.
Lui scosse la testa.

- Non è il mio sangue, Summer vieni qui.
Cercò di avvicinarla a se, ma gli occhi della bionda erano colmi di paura.
L’aveva spaventata, era davvero riuscito a farle paura?
Si sentì un mostro, però doveva ammettere una cosa; se Sam non l’avesse fermato non sapeva cosa sarebbe potuto succedere.
L’avrebbe ucciso?
Forse, probabile, non lo sapeva, sapeva soltanto che non aveva mai provato così tanta rabbia insieme. E lui di rabbia era esperto.
Si asciugò le mani sulla maglia, allungandole verso di lei.

- Sam sono sempre io, non voglio farti del male. – continuò e le prese la mano.
Lei si avvicinò titubante ma alla fine lo strinse a se, continuando a piangere.
- Va tutto bene piccola, ci sono qui io adesso. – le sussurrò lui all’orecchio, accarezzandole i capelli.
Liam entrò in macchina e si voltò a guardarli. Accanto a loro la Mercedes di Louis sgommò via.
- È tutto apposto, solo uno di loro non è svenuto, almeno non del tutto.
Zayn annuì ed anche Liam partì, mentre Sam ancora tremava come un cerbiatto spaventato.
- Sono qui, sta calma. – sussurrò ancora una volta al suo orecchio.
Continuò a piangere ma smise di tremare, data la nuova consapevolezza che si faceva largo in lei.
Zayn era lì, lì per lei.



 




Angolo Autrice:
Buonasera ragazze, scusate il ritardo ma le verifiche di fine quadrimestre mi stanno uccidendo.
Parlando del capitolo, come abbiamo già visto Niall è il maggior sostenitore della coppia Summer/Zayn, ma come al solito c'è qualcosa o qualcuno che si mette in mezzo.
Adesso tocca a Max, che mi dite del suo personaggio?
In più abbiamo assistito ad una sorta di "operazione di salvataggio", non si può mai stare tranquilli ahahhaha.
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, alla prossima.
Angelica <3


Spoiler:
"- Dio mio Sam, sta sera è Halloween!
- Non sono dell’umore adatto, non ho nemmeno un costume.

- Per tua fortuna hai una migliore amica che ti pensa sempre. Ho fatto mettere da parte un vestito al negozio, ti starà benissimo.
- B ti prego non costringermi.

- Sam, Beverly ti ha già costretto."

  
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