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Autore: Wyrd_    27/01/2015    6 recensioni
|Tutti umani|Sterek| Stiles!Babysitter|Derek!Giornalista|
Dalla storia:
"Dai marmocchietti" disse con voce calda " andiamo a casa ora".
"Tlies casa!" esclamarono allora in risposta i gemellini, aggrappandosi con forza alle gambe del giovane assistente.
"Tu" esalò Derek, inchiodando i suoi occhi in quelli di Stiles " tu riesci a farli stare calmi! " e sembrava davvero stupito della situazione " Devo assolutamente portarti a casa con noi! Ti prego! Ti pagherò il doppio!"
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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love so life cap 3

Angolo di Doc_

Buona notte a tutti cuccioli (: Scusatemi per l'orario, ma soffro un po' di insonnia e un po' continuo ad avere qualche problema familiare che mi assorbe, comunque sono qua no? Ed è ancora martedì, quindi sono mezza puntuale . Questi primi capitoli sono un po' di transizione, ma serviranno ai protagonisti, in special modo a Derek, per realizzare ciò che prova, quindi chiedo scusa se sono semi-privi di fluff , ma tutto a suo tempo! Abbiate pazienza v.v Devo dire che mi sto anche divertendo un sacco a scriverla e non credevo avrebbe avuto coì tanto successo! in 40 mi avete aggiunto alle seguite e io sono davvero una persona super felice, grazie *-* se vi va lasciatemi anche un commento, così capisco cosa ne pensate davvero. Sono capitoli troppo brevi? Vi piace? Devo modificare qualcosa? Attendo risposte dai (:
Inoltre voglio ringraziare quelle due belle anime di Marcy Hale e Stydia che si fermano sempre a recensire la storia, grazie, siete degli angeli *-*
Volevo anche avvisarvi che ho fatto domanda per cambiare nickname, quindi se non capite più di chi è la storia che seguite beh, sono io. Doc_ diventerà Wyrd_ di EFP e nella mia pagina Facebook  troverete ogni dettaglio (:
Direi di avervi detto tutto, quindi,
al prossimo martedì! 
Baci, Doc_

 

 

Erano passati ormai due mesi da quel fatidico Natale, ma Stiles non riusciva a smettere di accarezzare quella sciarpa come se fosse qualcosa di prezioso e temesse una sua possibile scomparsa.

La verità era che lui proprio non se l’aspettava. Derek lo pagava, gli offriva vitto e alloggio in alcuni casi, lo riaccompagnava sempre all’Istituto la sera tardi, perché si era sentito in obbligo di dovergli fare un regalo? Certo non era niente di ecclatante – e per fortuna, altrimenti Stiles sarebbe impazzito - , ma era comunque un gesto inaspettato, così inaspettato che non aveva saputo come reagire lì sul momento, finendo col fare la figura del babbeo.

E poi c’erano state quelle poche parole – “Sto ricevendo tanto da te” – che l’avevano mandato ulteriormente in confusione e lui proprio non riusciva a capire, nonostante si impegnasse e fosse, in un qualche modo contorto, pratico di analisi dei comportamenti – fin troppe volte aveva dovuto interpretare i segnali dei suoi conviventi così da poterli aiutare nelle situazioni di crisi -  non arrivava mai alla soluzione dell’enigma.

Fortunatamente per lui però, Derek sembrava non dare un grande valore alla cosa e quei mesi successivi trascorsero avvolti da una semplice routine che profumava di casa, di affetto e, ogni tanto, di follia, proprio come quel giorno, un qualsiasi 13 febbraio in cui il sole faceva capolino da dietro qualche nuvola e Stiles era già a casa Hale, operativo e pronto salvare il giovane giornalista dagli assillanti gemelli.

Jordan e Lydia erano vestiti uguali quel giorno, una semplice maglietta a righe bianca e nera sopra a dei pantaloni neri, semplici, ma riuscivano comunque ad essere bellissimi. Il loro sorriso era contagioso e, anche se spesso si comportavano come due terremoti, erano la cosa più dolce che Stiles avesse mai visto. Forse era lui ad essere troppo femminile sotto certi aspetti, forse avrebbe dovuto sforzarsi per mantenere un certo distacco e magari trattare i bambini in maniera un po’ più rude – senza prenderli in braccio per spazzolargli i capelli o fargli il bagnetto - , è che lui ci moriva proprio per quegli occhi così grandi e quei sorrisi così spontanei.

“Bene, io vado al lavoro” proruppe Derek , affacciandosi in sala per salutare il resto di quella che poteva tranquillamente definirsi una famiglia allargata.

“ Certo, va’ pure” lo rassicurò Stiles in risposta “ Noi resteremo qua a divertirci giusto?”

L’urletto dei gemelli in risposta sembrò bastare per dare inizio anche a quella lunga giornata.

Dopo aver giocato al parco, aver giocato in casa e aver giocato durante il pranzo, Stiles mise i bambini davanti alla televisione così da potersi occupare con calma delle pulizie. Una volta finito e, non sentendo nessun rumore particolare provenire dalla stanza adiacente, decise di uscire a dare un’occhiata e con profondo ribrezzo trovò entrambi i gemelli a pochissimi metri di distanza dallo schermo.

Effettivamente aveva sentito Derek qualche volta provare a spiegargli di stare più lontano, ma i bambini sono abbastanza ottusi, soprattutto a quell’età, però in quel modo rischiavano di rovinarsi la vista e lui doveva assolutamente pensare ad una soluzione.

Così si avvicinò ai due, mettendosi proprio davanti allo schermo e fece finta di parlare con la televisione.

“Come dici? Se non stanno più lontani ti imbarazzi e ti spegni?” disse il ragazzo con voce seria e fintamente preoccupata.

I due bambini, in risposta, fecero una faccia alquanto perplessa, insicuri sul da farsi e per fortuna non si erano accorti del telecomando che Stiles nascondeva furbamente dietro la schiena. Vista la reticenza dei gemelli a retrocedere, decise che era il momento giusto per agire e…puff! La televisione si spense, gettando Jordan e Lydia nella disperazione più totale.

“No!No!” pigolavano i due “ Tiamo lontani! Scua”

Fu così che quando Derek tornò a casa stanco e affaticato quella sera trovò i bambini intenti a sonnecchiare davanti alla televisione, ad una distanza finalmente ragionevole, e lanciò un veloce sguardo in direzione di uno Stiles distratto a coprirli con un plaid, il quale non si accorse del sorriso di profonda gratitudine che il padrone di casa gli stava rivolgendo. Ma forse era meglio così, certi segreti sono destinati a rimanere tali.

 

 

La mattina successiva non fu certo facile per Stiles alzarsi e andare a scuola, non riusciva proprio ad abituarsi, avrebbe preferito fosse sempre domenica e poter passare tutto il suo tempo con i gemelli piuttosto che in quelle vecchie e spoglie aule, per di più fredde. C’erano state volte in cui era diventato difficile sopportare i discorsi dei suoi compagni riguardo ai regali che gli erano stati fatti dai genitori per un buon successo scolastico, o, ancor peggio, la decisione della meta delle vacanze estive, perché poi rivolgevano a lui gli stessi quesiti e beh…nessuno lo sapeva. Stiles non aveva mai voluto parlare a nessuno della sua storia, non voleva fare la parte della vittima, di quello che si piange addosso o del ragazzo che cerca di attirare ogni attenzione su di sé. Alla fin fine stava bene, non gli interessavano i regali costosi ed era fin troppo impegnato per potersi fermare a pensare anche solo un misero minuto a ciò che gli mancava. Se tirava le somme della sua vita fino a quel momento, poteva benissimo arrivare alla conclusione che lui aveva comunque una splendida madre e tantissimi fratelli e sorelle, più di quanti gli altri suoi compagni potessero vantare ,inoltre aveva la possibilità di svolgere uno splendido lavoro a contatto, ogni giorno, con bambini stupendi che gli regalavano emozioni altrettanto stupende. Quindi anche lui si sentiva ricco e fiero di ciò che possedeva, forse più ricco di tanti altri.

Un solo suo compagno era a conoscenza di tutta la sua storia: Scott McCall, ed era anche il suo unico e vero amico. Stiles non ricordava come fosse iniziata tra loro, probabilmente con un semplice “Ciao, piacere, io sono…”, o forse con qualcosa di più banale ancora, ma funzionavano bene, si spalleggiavano e aiutavano in qualunque situazione e ci sarebbero sempre stati uno per l’altro.

Per questo motivo quella mattina Scott non si sorprese di trovare il suo migliore amico con la testa china sul banco, preso da un principio suicida e sicuramente reduce da una lunga notte insonne. Ma, dopotutto, era il 14 febbraio, che altro poteva aspettarsi?

“Ehi, giovane uomo” lo salutò con aria circospetta “ Che ti succede oggi? Ti trovo più riflessivo del solito, se così si può dire” e terminò con una risata, consapevole del fiume di parole insensate che l’avrebbero travolto di lì a poco.

“Ciao a te straniero” rispose meditabondo Stiles, lo sguardo fisso oltre la testa del suo amico, intento a fissare un punto indefinito fuori dalla finestra. “ Oggi è San Valentino”.

“Lo so Stiles, penso che ogni essere umano qui dentro lo sappia, visto il delirio crescente che aleggia a scuola dal suono della prima campanella”

“Già, beh…si dia il caso “ e quando le sue frasi iniziavano così era davvero la fine. “ Si dia il caso che volessi fare un regalo a Derek, ma non un regalo nel senso di – wow mi piaci ti prego stiamo insieme!- no! Lo sai che non è nemmeno nel mio stile. È che , insomma, lui è il mio capo, mi paga due volte quello che forse mi merito, mi ha fatto un bellissimo regalo a Natale, mi permette di restare a dormire o a mangiare ogni volta che voglio e guarda! Guarda!” strillò il ragazzo esasperato mettendo le mani in tasca e estraendo qualcosa di metallico “ Mi ha anche fatto una copia delle chiavi di casa SUA in caso di necessità! Dio, mi sento così inutile” e tornò ad accasciarsi sul banco con aria disperata.

“Dai Stiles, non abbatterti” cercò di rassicurarlo Scott.

“Avevo pensato di regalargli qualcosa di utile, sai? Tipo della carta igienica o dei tovaglioli, cose così. Perché parlavo con Jordan l’altro giorno e beh…quando gli ho chiesto se Derek avesse mai portato delle donne a casa, mi ha risposto –Un sacco!- capisci ora? “ certo il baby-sitter non poteva sapere che il bambino in realtà si era concentrato su tutte le tate che il tutore aveva procurato a lui e sua sorella, e che, rispondendo in quel modo, aveva gettato il ragazzo nel caos più totale.

“Quindi “ continuò Stiles “ avevo pensato alla carta, sì. Sì sì, idea veramente geniale, oggi esco a comprarla e…”

“NON DIRE SIMILI SCIOCCHEZZE!” tuonò il suo amico dritto nell’orecchio dell’interlocutore “ anche se è solo un obbligo, i ragazzi vogliono la cioccolata, chiaro?! Quindi oggi fili a casa e cucini!”

“ Scott” tentò allora di calmarlo “ Quindi tu dici che anche se non mi devo confessare e se non è un appuntamento, sarebbe comunque contento di riceverlo?”

“Vieni qui Stiles “ disse l’altro tendendogli un braccio per  tirarlo a sé “ Sarebbe contento di riceverlo da te, chiunque sarebbe contento, sciocco” e gli diede un leggero buffetto in fronte.

Sa quel punto il ragazzo non potè che ritenersi soddisfatto, aveva risolto il suo problema e aveva il miglior amico che si potesse mai desiderare.

 

Così quel pomeriggio, Stiles si impegnò duramente per creare una cioccolata casereccia da poter offrire al suo datore di lavoro come ringraziamento per tutto ciò che gli era stato offerto e sperò vivamente che potesse piacergli. La sera si preparò  e si diresse a casa Hale in bicicletta, come di consueto, senza dimenticare di indossare la grande e soffice nuvola-sciarpa che gli era stata regalata. Sarebbe stata una serata importante e il suo portafortuna non poteva certo mancare. Una volta arrivato, spinse il suo mezzo di trasposto all’interno del piccolo vialetto e aprì la porta, chiamando i gemelli a gran voce e quelli accorsero subito da lui, gettandoglisi al collo.

“Tiles” lo chiamò goffamente Lydia, tirandogli il tessuto dei pantaloni.

“Dimmi principessa “ le rispose con dolcezza, tirandosela in braccio.

“Ci leggi una toria?”

Senza neanche perdere tempo a rispondere, Stiles prese su anche Jordan e si diresse verso la grande camera sala, cercando il libro più adeguato. Ne trovò uno piuttosto carino, una favola che neanche lui conosceva e gli piacque davvero leggerla per i gemelli, al punto tale che un leggero magone si impossessò di lui quando, a storia finita, gli chiesero di poter cucinare, assieme a lui, lo stesso piatto che aveva realizzato la protagonista del libro: dei pancakes.

Non tanto per la richiesta, quanto perché effettivamente lui aveva pochi ricordi del tempo passato con sua madre, ma uno di essi riguardava proprio una simile domanda. Dopo aver letto una storia, Stiles ricordava di essersi alzato in piedi e averle chiesto di cucinare insieme dei muffin. Claudia era morta pochi mesi dopo e lui ricordava ancora il profumo che aleggiava nell’aria quando cucinavano insieme. Poteva dunque privarli di un simile piacere? Del diritto di crearsi lo stesso tipo di ricordo dolce e soffice sul quale appoggiarsi nei momenti difficili?

Li portò in cucina e prese fuori gli ingredienti – faticando non poco nel  cercarli in una casa a lui sconosciuta e pregando che ci fosse tutto l’occorrente – dando, successivamente, istruzioni ai due bambini sulle cose da fare e osservandoli con attenzione inserire ogni dose al momento opportuno. Il problema sorse quando ci fu bisogno di mescolare l’impasto. Jordan e Lydia iniziarono a litigare tra loro, gettandosi addosso la farina e Stiles dovette fermarli prima che usassero i cucchiai di legno, battendo la mano contro il telecomando. Involontariamente la Tv si accese proprio sul canale del telegiornale di Derek, il quale si trovava ora ad indossare un grembiule largo e bianco per poter impastare insieme qualcosa di indefinito e quello si rivelò un suggerimento in perfetto tempismo.

“ Guardate!” esclamò Stiles eccitato, indicando la televisione “ Anche Ter sta facendo del suo meglio per mescolare! Non saranno mai buone se non verranno mescolate bene” e fece finta di farsi scendere qualche lacrima per essere più convincente.

Ovviamente i bambini abboccarono al trucco e Stiles ebbe quasi paura che, una volta cresciuti, gliele avrebbero fatte pagare tutte, ma in quel momento ne era valsa la pena.

Quando il padrone di casa rientrò, il resto del gruppo si fece trovare sulla soglia della porta, armato di piatti pieni di soffici pancakes con sopra un mix di caramello e cioccolato. Altamente diabetici certo, ma buoni.

Il resto della serata trascorse con leggerezza e Stiles si sentiva sempre meno convinto del suo regalo. Aveva visto la sporta di cioccolata con la quale era rientrato, tutti pacchetti di negozi con nomi famosi, di alta classe e lui di certo non poteva competere. Stava per rinunciare quando Lydia, inguaribile ficcanaso già dalla tenera età, era stata attirata dal brillare del pacchetto che il ragazzo teneva nello zaino e aveva deciso di tirarlo fuori, correndo verso di lui, urlando “Tilesss! Cos’è questo?”.

Ecco, il danno era stato fatto e Stiles giurò di aver avuto un principio di infarto in quel momento, soprattutto perché Derek lo stava fissando senza alcuna espressione e lui non sapeva se battere in ritirata o tentare la sorte.

“Beh, ecco, quella è per Derek, tesoro “ disse, sfilandole il pacchetto di mano e allungandolo al suo destinatario.

“Per me?” chiese il giornalista, stupito.

“Sì, io…io volevo solo ringraziarti per il regalo di Natale per tutto ciò che fai per me. Mi dispiace, è cioccolata fatta in casa e giuro che dentro non c’è niente di pericoloso eh! Se non ti piace ti chiedo scusa, non sapevo cosa fare, così sono andato a istinto e…”

“Cioccolata in casa? Per me?” continuava a domandare Derek, interrompendo il fiume di parole di Stiles.

“Sì, Derek, per te.”

“Questo mi rende davvero ,davvero, felice” e sorrise.

E a Stiles quel sorriso fece lo stesso effetto di un arcobaleno dopo una giornata di lunga pioggia.

   
 
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