Angolo di Doc_
Buona
notte a tutti cuccioli (: Scusatemi per l'orario, ma soffro un po' di
insonnia e un po' continuo ad avere qualche problema familiare che mi
assorbe, comunque sono qua no? Ed è ancora martedì,
quindi sono mezza puntuale . Questi primi capitoli sono un po' di
transizione, ma serviranno ai protagonisti, in special modo a Derek,
per realizzare ciò che prova, quindi chiedo scusa se sono
semi-privi di fluff , ma tutto a suo tempo! Abbiate pazienza v.v Devo
dire che mi sto anche divertendo un sacco a scriverla e non credevo
avrebbe avuto coì tanto successo! in 40 mi avete aggiunto alle
seguite e io sono davvero una persona super felice, grazie *-* se vi va
lasciatemi anche un commento, così capisco cosa ne pensate
davvero. Sono capitoli troppo brevi? Vi piace? Devo modificare
qualcosa? Attendo risposte dai (:
Inoltre voglio ringraziare quelle due belle anime di Marcy Hale e Stydia che si fermano sempre a recensire la storia, grazie, siete degli angeli *-*
Volevo anche avvisarvi che ho fatto domanda per cambiare nickname,
quindi se non capite più di chi è la storia che seguite
beh, sono io. Doc_ diventerà Wyrd_ di EFP e nella mia pagina Facebook troverete ogni dettaglio (:
Direi di avervi detto tutto, quindi,
al prossimo martedì!
Baci, Doc_
Erano passati ormai due mesi da quel fatidico Natale, ma
Stiles non riusciva a smettere di accarezzare quella sciarpa come se fosse
qualcosa di prezioso e temesse una sua possibile scomparsa.
La verità era che lui proprio non se l’aspettava. Derek lo
pagava, gli offriva vitto e alloggio in alcuni casi, lo riaccompagnava sempre
all’Istituto la sera tardi, perché si era sentito in obbligo di dovergli fare
un regalo? Certo non era niente di ecclatante – e per fortuna, altrimenti
Stiles sarebbe impazzito - , ma era comunque un gesto inaspettato, così
inaspettato che non aveva saputo come reagire lì sul momento, finendo col fare
la figura del babbeo.
E poi c’erano state quelle poche parole – “Sto ricevendo tanto da te” – che
l’avevano mandato ulteriormente in confusione e lui proprio non riusciva a
capire, nonostante si impegnasse e fosse, in un qualche modo contorto, pratico
di analisi dei comportamenti – fin troppe volte aveva dovuto interpretare i
segnali dei suoi conviventi così da poterli aiutare nelle situazioni di crisi
- non arrivava mai alla soluzione
dell’enigma.
Fortunatamente per lui però, Derek sembrava non dare un
grande valore alla cosa e quei mesi successivi trascorsero avvolti da una
semplice routine che profumava di casa, di affetto e, ogni tanto, di follia,
proprio come quel giorno, un qualsiasi 13 febbraio in cui il sole faceva
capolino da dietro qualche nuvola e Stiles era già a casa Hale, operativo e
pronto salvare il giovane giornalista dagli assillanti gemelli.
Jordan e Lydia erano vestiti uguali quel giorno, una
semplice maglietta a righe bianca e nera sopra a dei pantaloni neri, semplici,
ma riuscivano comunque ad essere bellissimi. Il loro sorriso era contagioso e, anche
se spesso si comportavano come due terremoti, erano la cosa più dolce che
Stiles avesse mai visto. Forse era lui ad essere troppo femminile sotto certi
aspetti, forse avrebbe dovuto sforzarsi per mantenere un certo distacco e
magari trattare i bambini in maniera un po’ più rude – senza prenderli in
braccio per spazzolargli i capelli o fargli il bagnetto - , è che lui ci moriva
proprio per quegli occhi così grandi e quei sorrisi così spontanei.
“Bene, io vado al lavoro” proruppe Derek , affacciandosi in
sala per salutare il resto di quella che poteva tranquillamente definirsi una
famiglia allargata.
“ Certo, va’ pure” lo rassicurò Stiles in risposta “ Noi
resteremo qua a divertirci giusto?”
L’urletto dei gemelli in risposta sembrò bastare per dare
inizio anche a quella lunga giornata.
Dopo aver giocato al parco, aver giocato in casa e aver
giocato durante il pranzo, Stiles mise i bambini davanti alla televisione così
da potersi occupare con calma delle pulizie. Una volta finito e, non sentendo
nessun rumore particolare provenire dalla stanza adiacente, decise di uscire a
dare un’occhiata e con profondo ribrezzo trovò entrambi i gemelli a pochissimi
metri di distanza dallo schermo.
Effettivamente aveva sentito Derek qualche volta provare a
spiegargli di stare più lontano, ma i bambini sono abbastanza ottusi,
soprattutto a quell’età, però in quel modo rischiavano di rovinarsi la vista e
lui doveva assolutamente pensare ad una soluzione.
Così si avvicinò ai due, mettendosi proprio davanti allo
schermo e fece finta di parlare con la televisione.
“Come dici? Se non stanno più lontani ti imbarazzi e ti
spegni?” disse il ragazzo con voce seria e fintamente preoccupata.
I due bambini, in risposta, fecero una faccia alquanto perplessa,
insicuri sul da farsi e per fortuna non si erano accorti del telecomando che
Stiles nascondeva furbamente dietro la schiena. Vista la reticenza dei gemelli
a retrocedere, decise che era il momento giusto per agire e…puff! La televisione
si spense, gettando Jordan e Lydia nella disperazione più totale.
“No!No!” pigolavano i due “ Tiamo lontani! Scua”
Fu così che quando Derek tornò a casa stanco e affaticato
quella sera trovò i bambini intenti a sonnecchiare davanti alla televisione, ad
una distanza finalmente ragionevole, e lanciò un veloce sguardo in direzione di
uno Stiles distratto a coprirli con un plaid, il quale non si accorse del sorriso
di profonda gratitudine che il padrone di casa gli stava rivolgendo. Ma forse
era meglio così, certi segreti sono destinati a rimanere tali.
La mattina successiva non fu certo facile per Stiles alzarsi
e andare a scuola, non riusciva proprio ad abituarsi, avrebbe preferito fosse
sempre domenica e poter passare tutto il suo tempo con i gemelli piuttosto che
in quelle vecchie e spoglie aule, per di più fredde. C’erano state volte in cui
era diventato difficile sopportare i discorsi dei suoi compagni riguardo ai
regali che gli erano stati fatti dai genitori per un buon successo scolastico,
o, ancor peggio, la decisione della meta delle vacanze estive, perché poi
rivolgevano a lui gli stessi quesiti e beh…nessuno lo sapeva. Stiles non aveva
mai voluto parlare a nessuno della sua storia, non voleva fare la parte della
vittima, di quello che si piange addosso o del ragazzo che cerca di attirare
ogni attenzione su di sé. Alla fin fine stava bene, non gli interessavano i
regali costosi ed era fin troppo impegnato per potersi fermare a pensare anche
solo un misero minuto a ciò che gli mancava. Se tirava le somme della sua vita
fino a quel momento, poteva benissimo arrivare alla conclusione che lui aveva
comunque una splendida madre e tantissimi fratelli e sorelle, più di quanti gli
altri suoi compagni potessero vantare ,inoltre aveva la possibilità di svolgere
uno splendido lavoro a contatto, ogni giorno, con bambini stupendi che gli
regalavano emozioni altrettanto stupende. Quindi anche lui si sentiva ricco e
fiero di ciò che possedeva, forse più ricco di tanti altri.
Un solo suo compagno era a conoscenza di tutta la sua
storia: Scott McCall, ed era anche il suo unico e vero amico. Stiles non
ricordava come fosse iniziata tra loro, probabilmente con un semplice “Ciao,
piacere, io sono…”, o forse con qualcosa di più banale ancora, ma funzionavano
bene, si spalleggiavano e aiutavano in qualunque situazione e ci sarebbero
sempre stati uno per l’altro.
Per questo motivo quella mattina Scott non si sorprese di
trovare il suo migliore amico con la testa china sul banco, preso da un
principio suicida e sicuramente reduce da una lunga notte insonne. Ma,
dopotutto, era il 14 febbraio, che altro poteva aspettarsi?
“Ehi, giovane uomo” lo salutò con aria circospetta “ Che ti
succede oggi? Ti trovo più riflessivo del solito, se così si può dire” e
terminò con una risata, consapevole del fiume di parole insensate che l’avrebbero
travolto di lì a poco.
“Ciao a te straniero” rispose meditabondo Stiles, lo sguardo
fisso oltre la testa del suo amico, intento a fissare un punto indefinito fuori
dalla finestra. “ Oggi è San Valentino”.
“Lo so Stiles, penso che ogni essere umano qui dentro lo
sappia, visto il delirio crescente che aleggia a scuola dal suono della prima
campanella”
“Già, beh…si dia il caso “ e quando le sue frasi iniziavano
così era davvero la fine. “ Si dia il caso che volessi fare un regalo a Derek,
ma non un regalo nel senso di – wow mi piaci ti prego stiamo insieme!- no! Lo sai
che non è nemmeno nel mio stile. È che , insomma, lui è il mio capo, mi paga
due volte quello che forse mi merito, mi ha fatto un bellissimo regalo a Natale,
mi permette di restare a dormire o a mangiare ogni volta che voglio e guarda!
Guarda!” strillò il ragazzo esasperato mettendo le mani in tasca e estraendo
qualcosa di metallico “ Mi ha anche fatto una copia delle chiavi di casa SUA in
caso di necessità! Dio, mi sento così inutile” e tornò ad accasciarsi sul banco
con aria disperata.
“Dai Stiles, non abbatterti” cercò di rassicurarlo Scott.
“Avevo pensato di regalargli qualcosa di utile, sai? Tipo della
carta igienica o dei tovaglioli, cose così. Perché parlavo con Jordan l’altro
giorno e beh…quando gli ho chiesto se Derek avesse mai portato delle donne a
casa, mi ha risposto –Un sacco!- capisci ora? “ certo il baby-sitter non poteva
sapere che il bambino in realtà si era concentrato su tutte le tate che il
tutore aveva procurato a lui e sua sorella, e che, rispondendo in quel modo,
aveva gettato il ragazzo nel caos più totale.
“Quindi “ continuò Stiles “ avevo pensato alla carta, sì. Sì
sì, idea veramente geniale, oggi esco a comprarla e…”
“NON DIRE SIMILI SCIOCCHEZZE!” tuonò il suo amico dritto
nell’orecchio dell’interlocutore “ anche se è solo un obbligo, i ragazzi
vogliono la cioccolata, chiaro?! Quindi oggi fili a casa e cucini!”
“ Scott” tentò allora di calmarlo “ Quindi tu dici che anche
se non mi devo confessare e se non è un appuntamento, sarebbe comunque contento
di riceverlo?”
“Vieni qui Stiles “ disse l’altro tendendogli un braccio
per tirarlo a sé “ Sarebbe contento di
riceverlo da te, chiunque sarebbe contento, sciocco” e gli diede un leggero
buffetto in fronte.
Sa quel punto il ragazzo non potè che ritenersi soddisfatto,
aveva risolto il suo problema e aveva il miglior amico che si potesse mai
desiderare.
Così quel pomeriggio, Stiles si impegnò duramente per creare
una cioccolata casereccia da poter offrire al suo datore di lavoro come
ringraziamento per tutto ciò che gli era stato offerto e sperò vivamente che
potesse piacergli. La sera si preparò e
si diresse a casa Hale in bicicletta, come di consueto, senza dimenticare di
indossare la grande e soffice nuvola-sciarpa che gli era stata regalata. Sarebbe
stata una serata importante e il suo portafortuna non poteva certo mancare. Una
volta arrivato, spinse il suo mezzo di trasposto all’interno del piccolo
vialetto e aprì la porta, chiamando i gemelli a gran voce e quelli accorsero
subito da lui, gettandoglisi al collo.
“Tiles” lo chiamò goffamente Lydia, tirandogli il tessuto
dei pantaloni.
“Dimmi principessa “ le rispose con dolcezza, tirandosela in
braccio.
“Ci leggi una toria?”
Senza neanche perdere tempo a rispondere, Stiles prese su
anche Jordan e si diresse verso la grande camera sala, cercando il libro più
adeguato. Ne trovò uno piuttosto carino, una favola che neanche lui conosceva e
gli piacque davvero leggerla per i gemelli, al punto tale che un leggero magone
si impossessò di lui quando, a storia finita, gli chiesero di poter cucinare,
assieme a lui, lo stesso piatto che aveva realizzato la protagonista del libro:
dei pancakes.
Non tanto per la richiesta, quanto perché effettivamente lui
aveva pochi ricordi del tempo passato con sua madre, ma uno di essi riguardava
proprio una simile domanda. Dopo aver letto una storia, Stiles ricordava di
essersi alzato in piedi e averle chiesto di cucinare insieme dei muffin.
Claudia era morta pochi mesi dopo e lui ricordava ancora il profumo che
aleggiava nell’aria quando cucinavano insieme. Poteva dunque privarli di un
simile piacere? Del diritto di crearsi lo stesso tipo di ricordo dolce e
soffice sul quale appoggiarsi nei momenti difficili?
Li portò in cucina e prese fuori gli ingredienti – faticando
non poco nel cercarli in una casa a lui
sconosciuta e pregando che ci fosse tutto l’occorrente – dando,
successivamente, istruzioni ai due bambini sulle cose da fare e osservandoli
con attenzione inserire ogni dose al momento opportuno. Il problema sorse
quando ci fu bisogno di mescolare l’impasto. Jordan e Lydia iniziarono a
litigare tra loro, gettandosi addosso la farina e Stiles dovette fermarli prima
che usassero i cucchiai di legno, battendo la mano contro il telecomando. Involontariamente
la Tv si accese proprio sul canale del telegiornale di Derek, il quale si
trovava ora ad indossare un grembiule largo e bianco per poter impastare
insieme qualcosa di indefinito e quello si rivelò un suggerimento in perfetto
tempismo.
“ Guardate!” esclamò Stiles eccitato, indicando la
televisione “ Anche Ter sta facendo del suo meglio per mescolare! Non saranno
mai buone se non verranno mescolate bene” e fece finta di farsi scendere
qualche lacrima per essere più convincente.
Ovviamente i bambini abboccarono al trucco e Stiles ebbe
quasi paura che, una volta cresciuti, gliele avrebbero fatte pagare tutte, ma
in quel momento ne era valsa la pena.
Quando il padrone di casa rientrò, il resto del gruppo si
fece trovare sulla soglia della porta, armato di piatti pieni di soffici
pancakes con sopra un mix di caramello e cioccolato. Altamente diabetici certo,
ma buoni.
Il resto della serata trascorse con leggerezza e Stiles si
sentiva sempre meno convinto del suo regalo. Aveva visto la sporta di
cioccolata con la quale era rientrato, tutti pacchetti di negozi con nomi
famosi, di alta classe e lui di certo non poteva competere. Stava per
rinunciare quando Lydia, inguaribile ficcanaso già dalla tenera età, era stata
attirata dal brillare del pacchetto che il ragazzo teneva nello zaino e aveva
deciso di tirarlo fuori, correndo verso di lui, urlando “Tilesss! Cos’è questo?”.
Ecco, il danno era stato fatto e Stiles giurò di aver avuto
un principio di infarto in quel momento, soprattutto perché Derek lo stava
fissando senza alcuna espressione e lui non sapeva se battere in ritirata o
tentare la sorte.
“Beh, ecco, quella è per Derek, tesoro “ disse, sfilandole
il pacchetto di mano e allungandolo al suo destinatario.
“Per me?” chiese il giornalista, stupito.
“Sì, io…io volevo solo ringraziarti per il regalo di Natale
per tutto ciò che fai per me. Mi dispiace, è cioccolata fatta in casa e giuro
che dentro non c’è niente di pericoloso eh! Se non ti piace ti chiedo scusa,
non sapevo cosa fare, così sono andato a istinto e…”
“Cioccolata in casa? Per me?” continuava a domandare Derek,
interrompendo il fiume di parole di Stiles.
“Sì, Derek, per te.”
“Questo mi rende
davvero ,davvero, felice” e sorrise.
E a Stiles quel sorriso fece lo stesso effetto di un arcobaleno dopo una giornata di lunga
pioggia.