Il bar delle Folies-Bergère. Edouard
Manet
Il sole stava calando dietro i tetti delle case. Mentre lei camminava lungo le tranquille strade di quel quartiere a lei sconosciuto. Un piccolo foglio in mano, un tratto di biro deciso ad indicare l’esatto indirizzo che stava cercando. Il cuore in gola, le mani ghiacciate. Finalmente giunse al civico giusto di quella lunga via.
Un insegna illuminata si rispecchiava nei suoi occhi, talmente chiari da sembrare bianchi.
“Mansfield Park” lesse a bassa voce, solo un leggero movimento delle labbra, poi qualcuno aprì la porta e due uomini uscirono dal locale ridendo, distogliendo, così, Hinata dai suoi pensieri, riportandola sulla terra.
Fu allora che la giovane ragazza ebbe l’occasione di guardare dentro il bar, attraverso la vetrina e vederlo.
Luminoso
come il sole. Una camicia bianca ad avvolgerli il torace, i primi bottoni aperti.
I biondi
capelli sistemati con un filo di gel, il solito bianco sorriso che gli
addolciva il viso.
Rimase incantata, persa in quella visione così bella ai suoi occhi.
Lei così
timorosa del mondo e del giudizio degli altri, così chiusa in se stessa, aveva
incontrato la sua metà opposta, la parte che avrebbe potuto completare la sua
anima così delicata e fragile, ma le cose non sono mai semplici, e lei avrebbe
continuato ad osservarlo da lontano.
Una mano sulla maniglia, il suoi muscoli si contrassero e aprì la porta del bar.
Come spesso accade quando si entra in un posto, pieno o meno , di altre persone si viene accolti da una marea di sguardi indagatori. Solitamente dopo pochi secondi, alcuni distolgono l’attenzione, verso più interessanti orizzonti, ma altri sostano indagatori e interrogatori, come a chiedere chi si è, da dove si viene e cosa si fa in quel preciso posto, poi ci sono quelli che ci riconosco e ci accolgono come amici.
Fu così che
un paio di occhi azzurri l’accolsero.
“Hinata” disse Naruto appoggiando il bicchiere che era intento ad asciugare per sollevare il braccio e salutarla.
Lei ingoiò la saliva che per qualche strano motivo si formava copiosa nella sua gola.
Si avvicinò al bancone dietro a cui stava Naruto.
“Salve”
incominciò lei, la voce debole e tremante. Chiuse gli occhi e cercò di
calmarsi.
“Cosa la porta da queste parti?”chiese ingenuamente Naruto.
“Minaku” rispose rapidamente Hinata.
Il sorriso di Naruto si spense per pochi secondi, lei non se ne rese nemmeno conto.
“Sono diversi giorni che manca da scuola e volevo sapere come stava, come mai non viene più a scuola, volevo solo passare a sentire come andava” cercò di spiegare lei, ma le parole erano solo farfugliamenti alle orecchie dei presenti nel bar.
“Minaku è
andato fuori città qualche giorno, è andato a trovare i nonni. Ma dovrebbe
tornare a momenti, se vuoi aspettarlo, ti offro qualcosa da bere. Dimmi tu cosa
preferisci?” rispose Naruto sorridendole.
“Grazie, ma
non volevo disturbarti!” esclamò Hinata, il suo cuore aveva dimenticato di
battere per qualche secondo. Si portò così una mano sul petto e si sedette su
uno degli sgabelli: “Grazie, un bicchiere d’acqua” rispose Hinata.
“subito”
rispose Nasuto, prima di allontanarsi un po’ e piegarsi per aprire il
frigorifero che aveva sotto il bancone, estrarvi una bottiglia di vetro,
rialzarsi e incominciare a versare l’acqua in un bicchiere.
Hinata
continuava ad osservare ogni più piccolo movimento delle sue mani, che
danzavano nell’aria.
Le sue mani forte e graziate nello stesso momento.
“Hinata”
gridò una piccola voce dalle spalle della ragazza, la porta si richiuse dietro
quelle parole. Naruto e Hinata si voltarono allo stesso momento, appena in
tempo per distinguere la forma di Minaku saltare in grembo della ragazza e
aggrapparsi al suo collo.
“Minaku”
esclamò contenta Hinata mentre cingeva le braccia attorno al torace del
bambino.
Un uomo e una donna si presentarono al bancone del bar con uno zaino in mano e un borsone. Li appoggiarono per terra. Naruto uscì allora da dietro il bancone, così che Hinata poté notare i pantaloni che gli aderivano perfettamente ai muscoli delle gambe, e a Naruto di stringere la mano dell’uomo e di lasciarsi abbracciare e baciare dalla donna.
“Devi mangiare di più” lo intimò la donna stringendogli fra l’indice e il pollice la guancia. “Si nonna, lo faccio!” rispose Naruto.
“Minaku è tornato alla base sano e salvo, ma tu hai bisogno di qualcosa?” chiese l’uomo, estraendo il portafoglio dalla tasca.
“No, nonno. Abbiamo tutto io e Minaku, stiamo perfettamente!” rispose Naruto, allontanando da sé la mano del nonno.
“Minaku, chi è questa bella ragazz?” chiese curiosa la nonna, osservando però il suo nipote maggiore, che arrossì e si portò la mano dietro la testa.
“E’ Hinata, una mia amica di scuola” rispose Minaku, sempre avvinghiato alla ragazza.
“Piacere,
Sono Hinata Hyuga, una delle maestre di Minaku” si presentò Hinata,
sollevandosi in piedi, e stringendo la mano della signora prima e poi del
signore, con sempre Minaku in braccio.
“Piacere” risposero i due nonni Uzumaki, prima di congedarsi dai nipoti e ripartire per la campagna.
“Minaku, ora però dovresti lasciare stare Hinata, che è stata fin troppo disponibile e attenta con te” redarguì Naruto suo fratello.
“Ma lei mi
vuole bene!” rispose offeso Minaku.
“Sì, ma però
tu sei pesante e lei magari è stanca” cercò di ragionare Naruto, ma l’unica
risposta che ottenne fu una linguaccia da Minaku che poi nascose il volto
dietro il collo di Hinata.
Che scoppiò a ridere vedendo i due fratelli giocare.
“Ora ti prendo” esclamò Naruto, prima di lanciarsi contro suo fratello per fargli il solletico, Minaku incominciò così a dimenarsi per evitare la tortura, causando così che le mani di Naruto ad un certo punto solleticarono la vita di Hinata.
Resosi conto di dove si trovavano le sue mani, Naruto si fermò, immobile, sollevò lo sguardo e incontrò quello di Hinata, solo per pochi secondi, perché lei immediatamente avvampò di rosso e abbassò lo sguardo.
Lui così si
allontanò da lei e le prese dalle braccia Minaku, per posarlo sulla sedia di
fianco a lei.
“Così non sei più un peso” concluse scherzando Naruto, sperando di riportare il sorriso sul volto di Hinata.
Il suo intervento ebbe successo.
“Allora Hinata ceni con me?” chiese Minaku, innocente come al solito.
“Con molto piacere” rispose Hinata, per poi aggiungere: “Se tuo fratello vuole!”.
“Naruto? Hinata può cenare con me?” chiese Minaku, le piccole mani congiunte e i grandi occhi azzurri spalancati.
“Va bene, ma ad una sola condizione: deve cenare anche con me!” concluse Naruto prima di ritornare dietro al bancone.
I suoi occhi che cercavano quelli di Hinata, che erano però fissi sul pavimento, un dolce sorriso però le illuminava il viso e non poté passare innoservato.
Naruto
sorrise a sua volta e disse: “Fra un oretta chiudo il bar e andiamo a mangiare
da qualche parte!”.
Lei finalmente sollevò lo sguardo e poté così vedere l’occhiolino che Naruto le fece, mentre lei annuiva contenta.
Due ore dopo…
“Scusami ancora” ripetè Naruto per l’ennesima volta quella sera.
“Di nulla” rispose nuovamente Hinata. “sono contenta che siamo venuti qui, io adoro il cibo del MacDonald!” disse lei.
“Sì, ma è che di solito alle ragazze non piace, ma con Minaku è il posto migliore in cui venire, qui mangia tutto e può alzarsi e andare a giocare senza infastidire i vicini di tavolo!” cercò di giustificarsi Naruto.
“Non devi darmi nessuna spiegazione. Adoro venire in questo posto, e mi piace stare in compagnia di Minaku, quindi nessun problema. Dovrei essere io a ringraziarvi per avermi permesso d’intromettermi nella vostra vita, non avrei dovuto, ma ero preoccupata per voi” cercò di rispondere Hinata.
“Nessun
problema, è bello avere ogni tanto qualcuno che si preoccupa, che s’interessa”
rispose Naruto, ma fu interrotto da Minaku che corse fino al tavolo per
arrampicarsi sulla panchina vicino a Hinata e incominciare a raccontarle di
tutti gli animali che aveva incontrato in campagna mentre era dai nonni, e di
tutte le idee che gli erano venute per dei nuovi disegni da fare a scuola.
Hinata lo ascoltava attenta e interessata.
Naruto affascinato da quella visione. Una ragazza come poche, non c’era apparenza in lei, ma solo sostanza.
Due occhi
particolari come il suo carattere: dolce e timida, gentile e composta, elegante
e disponibile. Una ragazza diversa dalla altre, una pelle bianchissima a
ricordare la purezza del suo animo. La osservava affascinato e pensava a quanto
tempo aveva perso, prima dell’incidente a cercare una ragazza, a cercare la sua
anima gemella, e ora che non poteva permettersi di avere nessuna storia
sentimentale, aveva finalmente incontrato una ragazza che valeva la pena
conoscere, ma doveva pensare a Minaku e alla sua sicurezza emotiva, non poteva
rovinare il rapporto di fiducia che Minaku aveva costruito con Hinata andando a
complicare le cose.
Minaku
sbadigliò stanco, poggiò la testa di Hinata e le disse: “Portami a letto!”
prima di chiudere gli occhi.
Lei rimase così stupita da quella richiesta.
Ebbe qualche secondo di confusione, ma dopo qualche attimo si riebbe e abbracciò Minaku sollevandolo. “Naruto andiamo che devo andare a portare Minaku letto” esclamò Hinata scivolando lungo la panchina fino alla fine del tavolo per poi alzarsi con il bambino in braccio.
“Eccoci arrivati alla nostra modesta dimora” esclamò Naruto aprendo la porta del loro appartamento.
Un ampio salone si presentava davanti ai loro occhi.
Un grande centro della stanza, sparsi per tutti il perimetro giocattoli e fogli, matite e vestiti.
“Scusa per il disordine” disse imbarazzato Naruto ridendo.
“Nessun problema” disse Hinata entrando dentro la casa con sempre Minaku in braccio, era meraviglioso il calore che Minaku emanava. La faceva sentire tranquilla e calma, come mai le era successo.
“Vieni, seguimi” disse Naruto avviandosi verso la camera di Minaku.
Accese la luce e Hinata poté così vedere la camera dove il bimbo viveva.
Alle pareti diverse foto di quelli che Hinata interpretò come i genitori dei due fratelli.
In una Naruto era piccolo fra le braccia dei due genitori sorridenti.
La madre aveva lunghi capelli rossi, un viso grazioso, il padre era l’identica copia dei suoi eredi.
Capelli biondi, occhi azzurri,
un enorme sorriso. Era un bellissimo uomo.
In un'altra Naruto accanto a sua
madre incinta.
In un'altra ancora Naruto con in
braccio suo fratello neonato.
Le pareti dipinte di azzurro, il
letto sulla destra della porta, una grande scrivania sotto la finestra, dove
erano sparsi diversi disegni.
Naruto preparò il pigiama per
Minaku, e insieme a Hinata, nel più assoluto silenzio, lo prepararono per
dormire.
Hinata lo adagiò lentamente sul
letto, Naruto lo ricoprì e poi prima lei poi lui gli baciarono la fronte e gli
augurarono un sonno tranquillo, per poi uscire da quella camera e richiudere la
porta.
Lui le sorrise e lei per la
prima volta non abbassò lo sguardo, quella scena l’aveva come rassicurata,
confortata, era come se la forza innocente di Minaku l’avesse rinvigorito e le
avesse donato una piccola dose di coraggio.
“Vieni che ti offro un the
caldo, non so te, ma sono ghiacciato” disse Naruto prima di girarsi e dirigersi
verso la sala.
Hinata prese posto sul divano,
mentre Naruto le porgeva una tazza contenente acqua calda e le porse poi una
serie di bustine di the tra cui scegliere.
Da prima il silenzio calò tra di
loro, ma Hinata aveva troppe domande da fare e troppe cose da dire a quel
giovane ragazzo così affascinante, così decise che quello era il momento
migliore.
“Come avete detto a Minaku
dell’incidente?” chiese Hinata, la sua voce sempre dolce, tremava
dall’incertezza- Il ragazzo si irrigidì, bevve lentamente un sorso di liquido
caldo prima di risponderle: “sono stato io a dirglielo. E’ stata la cosa più
difficile che abbia mai dovuto fare, i suoi occhi così grandi e tristi e
spaventati e io dovevo confortarlo, ma come era possibile se anche io avevo …
ho una paura tremenda del futuro”.
Abbassò lo sguardo. Lei alzò una
mano, avrebbe voluto posargliela sulla spalla, ma ritrasse la mano di scatto e
chiuse gli occhi.
“Tu perché hai deciso di fare
l’insegnante?” chiese lui, sperando di alleviare il dolore per qualche momento.
“Non lo so in verità, è che amo
i bambini e che ho bisogno di aiutare gli altri” rispose Hinata, le mani
strette fra le cosce.
“Perché hai bisogni di aiutare
gli altri? Non che vi sia niente di male, ma sono curioso” chiese lui.
“Per pagare il mio debito verso
il mondo. Sono stata fin troppo fortunata e quindi devo pur dare indietro
qualcosa di quello che ho ottenuto” rispose lei, ferma con lo sguardo, la tazza
appoggiata sul tavolo di fronte alla poltrona.
“Cosa avresti voluto fare da
grande?” chiese lei.
“Non lo so, avevo così tante
idee. Volevo diventare un pilota, o diventare un ninja, oppure un esploratore,
o anche un archeologo, avrei voluto viaggiare, e avere tante avventure, ma oggi
è questa la mia avventura più grande, sono dovuto crescere in una notte, sono
diventato adulto in pochi attimi, giusto il tempo che la mia famiglia fosse
strappata da me. Ho smesso di sognare e ho accantonato tutte le mie speranze,
per incominciare a vivere di realtà e concretezza. Quindi devo dirti che il mio
sogno è sempre stato quello di gestire un bar, e di essere un padre single a
tempo pieno” rispose Naruto.
I loro sguardi si incontrarono e
Hinata vi lesse una grande e profonda tristezza e avrebbe voluto rubargliela e
poterla nascondere, distruggerla, avrebbe potuto donargli sollievo e felicità,
ma lei non sarebbe mai stata in grado.
“Credo che tu sia un bravissimo
fratello maggiore per Minaku, e che i tuoi genitori siano fieri di te, ma credo
anche che vorrebbero vederti vivere la tua vita, vorrebbero vederti felice”
disse lei.
“Tu credi che possano vedermi?”
chiese lui, i suoi occhi si riempirono di speranza e allora lei gli sorrise con
tutta la dolcezza che possedeva e gli rispose: “Sì, ne sono sicura”.
Lui le accarezzò i capelli, poi
il viso, i loro volti erano così vicini, sempre più vicini, fino a quando le
loro bocche si sfiorarono e lui le portò
una mano dietro alla nuca e l’attirò a sé e le loro bocche si unirono e
danzarono insieme, all’unisono, e le loro lingue s’incontrarono e si conobbero.
Ma il bisogno d’aria li divise e
l’imbarazzo e il senso di colpa lo pervase.
“Scusami davvero, io vedi non
posso, non devo, ma tu sei così bella e io così debole” “Sì, ma è…” “Sì, hai ragione non ho nessuna scusante spero che tu
possa perdonarmi, ora ti chiamo un taxi” “Naru…” .
“Ti auguro davvero una buona
notte” disse Naruto prima di scomparire dietro una porta.
Hinata rimasta sola in
quell’appartamento, si alzò e uscì dall’appartamento. Si lasciò scivolare lungo
la lunghezza della porta e calde lacrime incominciarono a scenderle lungo le
guance.
Naruto dietro la porta di camera
sua nella stessa identica posizione, schiena appoggiata contro il legno della
porta, sedere appoggiato sul pavimento. Lacrime di rimpianto e di dolore, per
quel maledetto incidente, per non essere abbastanza forte da riuscire a
rinunciare alla speranza di un futuro con quella ragazza così dolce e gentile
che in così poco tempo era riuscita a intrigarlo e conquistarlo, ma doveva
pensare al bene di Minaku, Hinata era troppo importante per quel bambino e non
poteva permettersi di rovinare anche quel rapporto.
Quella sera nessuno dei due
dormì, ma il sole sorse lo stesso.