CAPITOLO 16

Quando si era messa a letto, Maura non aveva potuto fare a meno di ripensare a quello che era successo. Jane stava per baciarla o era semplicemente il suo desiderio che le faceva vedere cose che in realtà non esistevano?

Purtroppo la dottoressa non aveva una risposta certa a questa domanda e la cosa le dava il tormento. Di certo non poteva porre la domanda direttamente e, dato che non era sicuramente la persona più adatta per i giri di parole, avrebbe dovuto esporsi direttamente. Per questo motivo, Maura aveva deciso di confessare a Jane i suoi sentimenti e lo avrebbe fatto proprio quella mattina. Aveva preparato tutto il discorso per filo e per segno, ma quando andò in cucina per preparare la colazione si trovò davanti Jane in tenuta sportiva. Gli occhi della dottoressa non poterono fare a meno di percorrere tutto il corpo tonico e sudato della detective, soffermandosi sugli addominali. Ogni facoltà mentale le venne momentaneamente a mancare.

«Oh buongiorno, Maura! Non ti ho sentita arrivare!»

«B-buongiorno a te, Jane! Che ci fai già in piedi?»

«Beh, non riuscivo più a dormire e quindi ho pensato di fare qualche esercizio per rimettermi in forma...»

«Dovresti evitare di sforzarti troppo, lo sai!»

«Non preoccuparti, cercherò di andarci piano!» - Jane sorrise dolcemente.

«Ah beh, allora si che posso stare tranquilla!»

«Mi stai forse prendendo in giro?» - Maura si limitò a rispondere scrollando le spalle e sorridendo - «Bene dottoressa Sarcasmo, posso prepararle un caffé o teme che possa essere uno sforzo troppo grande per il mio fisico?»

Maura scoppiò a ridere: «No detective, penso che la cosa possa essere alla sua portata...»

«Oh meno male! Cominciavo a temere di dovermi limitare al ruolo di ferma porte!»

«Oh Jane!»

La mora si mise subito in azione sotto gli occhi attenti della bionda, che era attirata come una calamita da quel corpo snello e agile: avrebbe voluto abbracciarla, spostarle quei capelli ricci dal collo e baciarlo, ma si limitò a sedersi vicino al bancone della cucina.

Passarono solo pochi istanti e Jane le porse una tazza di caffé fumante. Le loro mani si sfiorarono appena e a quel contatto si unì quello del loro sguardi.

«C'é una cosa che vorrei dirti...» - dissero all'unisono.

«Ok, parla prima tu allora...»

«Ecco, a proposito di ieri sera... non vorrei che tu ti fossi fatta un'idea sbagliata della situazione... Insomma ero euforica, mi sono avvicinata molto e... volevo solo ringraziarti!»

«Oh! Ok...» - Maura rimase in silenzio per qualche istante tentando di dissimulare il suo dispiacere - «Certo, Jane, lo so! Non preoccuparti!»

«Perfetto!»

«Perdonami, ma ora devo scappare a lavoro! Sono in ritardo...»

«Certo, certo! Io invece rimarrò qui a girarmi i pollici...»

«Dai Jane, presto tornerai a lavoro anche tu! Devi solo avere pazienza!»

«Già! È proprio quella che mi manca!»

Maura si alzò in piedi e fece per dirigersi verso la sua stanza, ma Jane la fermò.

«Tu di cosa mi volevi parlare?»

«Oh... ecco io...» - la bionda non poteva mentire ma neppure dire la verità, non dopo ciò che la mora le aveva appena comunicato - «Volevo solo dirti che sono davvero contenta che tu sia qui!»

«Grazie, Maura! Anche io sono felice! Dai ora va a prepararti... non vorrei che i tuoi pazienti si stufassero di aspettarti e se ne andassero!»

«Oh Jane, sei sempre la solita!» - Maura sorrise.

«Lo prendo come un complimento!»

La dottoressa non udì le ultime parole della detective. Se infatti la battuta della mora le aveva strappato un sorriso, le sue precedenti affermazioni l'avevano profondamente ferita. Così non appena si ritrovò all'interno della propria auto, Maura scoppiò a piangere. Come aveva potuto illudersi che l'altra donna potesse ricambiare i suoi sentimenti?