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Autore: _Aly95    29/01/2015    3 recensioni
(REVISIONE in corso capitoli)
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"Durante quel racconto aveva ricordato ciò che il corpo non aveva mai dimenticato: la sua pelle, le sue mani fredde, che si infilavano sotto la propria carne, quel suo sangue di ghiaccio, da predatore paziente e calcolatore, implacabile. E quel suo senso di superiorità e di potere che sprigionava con ogni parte del suo essere, la sua natura possessiva e misteriosa: sbagliato, forse morboso, ma era ugualmente eccitante. [...] Era rabbrividita, con un certo timore: un essere del genere, avrebbe mai trovato la pace, in particolare nella sua folle vendetta..?
Si stava sciogliendo. Sciogliendo tra la neve."
[Pre-Thor] / [Post-Avengers] - [Thor: The Dark World] - [Post- Thor: The Dark World]
Il destino mescola le carte e noi giochiamo _ Arthur Schopenhauer
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ma Thor non aveva bisogno di nessuno di loro. L’unico che avrebbe potuto capirlo marciva in una delle tante prigioni lontane dal palazzo: entrambi sapevano che per colmare il loro dolore, il cuore aveva bisogno del sangue di colui che aveva tolto la vita alla donna che tanto avevano amato.
Ma su come ottenere vendetta, il Padre degli Dèi aveva un’opinione diversa dalla loro, che avrebbe messo a rischio, nuovamente, il popolo di Asgard, purtroppo incapace, però, di reggere un altro sanguinoso attacco.
I funerali furono celebrati il giorno successivo, tantissime sfere luminose abbandonate verso il cielo, come lucciole sacre, in omaggio alla regina, che aveva preferito sacrificare la propria vita immortale piuttosto che consegnare l’arma al nemico. Nella volta notturna, quelle luci fluttuanti brillavano insieme a tutte le altre stelle, confondendosi con esse una volta lontane, parimenti silenziose, in rispetto davanti al suo nobile gesto.
L’intero regno rimase in silenzio, quella sera, non una parola, non un suono fu emesso dagli esseri di Asgard, né il re proferì altro dopo un solenne discorso di addio; non una lacrima, anche se molti giurarono di averla vista, così trasparente quasi da essere invisibile, mentre la barca si dissolveva, al di là delle grandi cascate che sfociavano nell’immenso spazio aperto.
Come si fosse addensato  in quella silenziosa goccia lucida, il giudizio del saggio Odino scivolò via, almeno temporaneamente. Ordinò di chiudere il Bifröst, affinché nessuno si arrischiasse a lasciare il regno senza il suo permesso, rinchiuse la mortale in una stanza sorvegliata dalle migliori guardie reali, si ritirò con i comandanti per organizzare la difesa in vista del sicuro arrivo del nemico, che sarebbe tornato per recuperare l’Aether.
Il Dio del Tuono si presentò davanti a lei e a Balder, chiedendo un aiuto che venne subito promesso; la fanciulla si offrì di recarsi, al posto del futuro sposo, la cui assenza al presidio dei suoi sottoposti avrebbe fatto nascere qualche sospetto, all’appuntamento segreto con i coinvolti alla fuga di Jane Foster.
Thor la venne a prendere, senza indossare i suoi soliti preziosi e vistosi abiti, che avrebbero attirato l’attenzione, in silenzio si diressero verso i sobborghi del regno.
‹‹Ricordi tutte le posizioni e i turni di guardia delle sentinelle che ha disposto Balder?››
Annuì, il dio suo futuro marito se li era fatti ripetere tante di quelle volte da averne la nausea al solo pensiero. Passato il cancello, si allontanarono dalla strada principale, indossando il cappuccio ed evitando più persone possibili.
Anirei era impossibilitata a vedere l’espressione sul viso del Dio del Tuono, poteva solo tirare a indovinare; dalla morte della madre era diventato serio, incredibilmente di poche parole, distaccato, ma mai freddo o indifferente come suo fratello. La fanciulla sperava che ritrovasse presto la pace e la serenità, quell’atteggiamento duro e sofferente non si addiceva alla sua persona.
Quando l’aveva trovato con il corpo di Frigga tra le braccia, fronte contro fronte, non aveva saputo che cosa dire; semplicemente, quando lui aveva lasciato la donna sotto gli sguardi carezzevoli del padre, era andata ad abbracciarlo, con più forza che riusciva a metterci.
Invece adesso, forse, era il caso di dire qualcosa. Senza fermarsi o rallentare l’andatura, gli prese una mano, stringendola.
‹‹Mi dispiace›› sussurrò cercando di trasmettere con le parole lo stesso calore e la stessa vicinanza che infondeva con il gesto. Thor ricambiò la stretta, recependo la sua sincerità, non avendo bisogno di ulteriore spiegazione o di inutili e vani discorsi.
Mi dispiace anche di non essere stata una buona amica per te, Thor..
Rimase mano nella mano con lui, un contatto caldo e avvolgente nella sera abbastanza fredda e umida, fino a quando giunsero in vista della locanda scelta come luogo di ritrovo.
Una volta dentro, abbandonato il chiasso tipico del luogo, raggiunsero una stanza del piano superiore, all’interno della quale già si trovavano i tre guerrieri e lady Sif, che discutevano a bassa voce.
‹‹Madamigella, è un gran piacere vedervi qui. Due piani più su, c’è una camera libera››
‹‹Fandral, al solito mi lusingate, ma non posso proprio fare tardi stanotte››
Lo spadaccino strizzò l’occhio, divertito. Il Dio del Tuono si schiarì la voce, richiedendo serietà, e tutti si misero a sedere attorno al tavolo che troneggiava in mezzo alla stanza, cominciando a mettere in piedi il piano che aveva come scopo l’allontanamento dell’Aether da Asgard.
     Alla fine della serata, nessuno dei presenti era soddisfatto, ma le circostanze non concedevano alternativa, il piano era per la gran parte improvvisato; probabilmente, pensava Anirei, sarebbe giunto a compimento, con qualche chance di riuscita, solo dopo un lauto sacrificio alla fortuna.
Sif sospirò, dando la benedizione a quella missione impossibile.
‹‹Ma sei sicuro che Loki conosca questi passaggi dimensionali? Se fosse un bluff..›› osservò critico lo spadaccino da parte sua, tamburellando con le dita sul tavolo, mentre la fanciulla, con le mani dietro la schiena, si torturava la carne all’udire quel nome che per l’ultima parte del piano era stato così tante volte citato.
‹‹Lo so per certo›› sentenziò crudo Thor, appoggiando con forza i pugni sulla superficie di legno, e guardandolo seccato; successivamente se ne uscì, resistendo chiaramente all’impulso di sbattere la porta.
Volstagg dette un’occhiata ai presenti, alzando le spalle quasi fosse disinteressato. ‹‹Se pensiamo che a suo tempo fu lui a far entrare gli Jotun a palazzo, possiamo anche fidarci –per quel che vale››
Lady Sif gli riservò un’occhiataccia. ‹‹Se ti sente, te la fa pagare Volstagg. Lo sai che non ammetterà mai che sia stata colpa sua, il giorno dell’incoronazione..››
Anirei si ritrovò a seguire Thor, non tollerando quei discorsi e quegli eventi che moltissime, troppe, persone, in particolare le serve e le ancelle che le portavano i pasti e le vesti, offrendosi poi di aiutarla ad indossare gli abiti e ad acconciarle i capelli, si erano offerte di farle rivivere vista la sua assenza al tempo in cui i fatti accaddero.
Lo trovò accanto ad una finestra, con i palmi saldamente impressi sulla pietra, pensieroso, ma ancora vagamente infastidito dall’osservazione poco fiduciosa dell’amico.
Lo affiancò, posandogli delicata la mano sul braccio. ‹‹Thor, va tutto bene?››
Quello si voltò; annuì leggermente con la testa. Rimasero in silenzio, entrambi guardavano fuori nella notte, immersi nei propri pensieri.
‹‹Sembra che a non odiare Loki, siamo solo tu ed io››
Non commentò; onestamente, non era più tanto sicura di quello che provava nei confronti di quel dio che le stava spezzando il cuore rivelando una parte di sé di cui non ne immaginava neanche l’ombra dell’esistenza.
‹‹Ad Asgard, dicono tutti che se lo aspettavano, da lui››
Thor aumentò la forza nella presa, fece una smorfia col labbro. ‹‹Dirlo dopo, è sempre facile››
La fanciulla lo guardò malinconica e triste, il suo profilo da guerriero si stagliava nella debole luce del corridoio. ‹‹Tu cosa pensi?››
Il dio rimase immobile, non rispondendo subito. Anche lui, forse, si era posto tante volte la medesima domanda. ‹‹Non ho mai capito perché Loki si ostinasse ad essere così riservato e  freddo nei confronti di chi lo circondava, ma non ho mai pensato che fosse cattivo, né che volesse fare tutto quello che ha fatto›› alzò la testa, scrutò il cielo scuro. ‹‹Ma non posso dimenticare la scia di morte e distruzione che ha lasciato dietro di sé.. e anch’io, non posso più fidarmi di lui››
Anirei fece scivolare la mano lungo il braccio, la sovrappose alla sua.
Thor aveva ragione. Qualunque fosse il motivo del suo agire, che avesse un senso o meno, era il risultato a contare, alla fine. E Loki era un assassino.
Artefice di quell’immagine di morte e distruzione che l’aveva tormentata tempo prima, impedendole di dormire la notte.
La domanda successiva, era ancora più ardua, anche solo da pronunciare nella testa.
Saresti capace di passare su tutto quello che ha fatto e perdonarlo?
 
 
                                                                                      ***
 
 
‹‹E' andata bene, sono riusciti a passare››
La vide rasserenarsi. Ora non restava che pregare che finisse tutto per il meglio, che il piano non subisse ostacoli di nessun genere. Tra i pericoli maggiori c’era l’eventuale tradimento di Loki. Più che eventuale era pericolosamente probabile. Meglio non pensarci.
Piuttosto, c’era un altro problema.
Tirò fuori una fiaschetta dal contenuto rosso scarlatto, il cui colore ricordava puro sangue fresco. Lei alzò un sopracciglio curiosa, accolse l’oggetto tra le mani; lo studiò girandoselo più volte tra le dita e inclinandolo appena prima da una parte e poi dall’altra. Alla fine, di fronte alle sua espressione interrogativa, spiegò di cosa si trattasse.
‹‹E’ di Lorelei. Ha preparato quello che credo sia un filtro d’amore››
Anirei gli restituì uno sguardo scandalizzato.
‹‹Lo so, anche se sembra solo una bambina, è un portento; da adesso in poi dovremo stare attenti a quello che beviamo..››
Riprese la fiala e se la mise in tasca, sospirando. Sua sorella gli nascondeva qualcosa, da anni. E anche quel maestro, non gliela raccontava giusta.
Negli ultimi tempi era stato costretto a concentrarsi con impegno prima nell’ottenimento della carica che adesso ricopriva, poi per il lavoro che ne conseguiva una volta investito di tale onere, mentre Lorelei si era ritrovata quasi sempre sola, dimenticata tra le mani del maestro, l’unico con cui aveva rapporti oltre a lui. Di amici, non ne voleva: desiderava una famiglia che le stesse vicino, e Anirei le ricordava la sorella che aveva sempre desiderato, se non la madre che non aveva mai conosciuto. Per questo si era intestardita con quella fanciulla, aveva paura che non amando il fratello, sarebbe stata questione di tempo prima di decidere di abbandonarla per seguire il suo cuore. D’altronde, loro padre li aveva lasciati per ragioni simili.
‹‹Va tutto bene?›› si preoccupò sfiorandogli una mano.
Scosse il capo minimizzando.
‹‹Non dirle niente. La situazione potrebbe peggiorare››
O lei potrebbe peggiorare.
Balder porse il braccio alla fanciulla, si incamminarono nel cortile dove era stata seppellita, simbolicamente, la regina: una tomba rappresentata da un grande ciliegio, il cui seme era stato ritrovato accanto a Yggdrasil, molti secoli prima, e che Frigga stessa si era impegnata a curare nel giardino interno tra mille premure.
Anirei sfiorò il tronco con delicatezza, chiuse gli occhi e rimase in silenzio; Balder fece lo stesso, i suoi usi non erano molto diversi da quelli di Asgard.
Alcuni petali rosa si posarono leggeri sulle loro teste e sulle loro vesti, mimetizzandosi col vestito color pesca rosa di lei, il cui busto lasciava scoperto di poco il décolleté per poi chiudersi stretto sulla vita con una leggera fascetta della medesima sfumatura, e sciogliersi in una miriade di pieghe toccanti il prato con ampio strascico; il busto si chiudeva sul retro decorato con piccoli fiori su tessuto trasparente, mentre la schiena veniva lasciata scoperta generosamente, sulla parte superiore con la forma di una curva acuta, su quella inferiore con la fascetta rosa che si piegava morbida a V.
Alzò lo sguardo verso i rami del grande albero, intravedendo il cielo azzurro.
Pregò che la regina Madre vegliasse su tutti loro, adesso più che mai.
Speriamo che riusciate a proteggerli.
 
 
 
Anirei stava reggendosi la lunga veste per non inciampare, mentre saltava assieme alla bambina.
“Adesso sediamoci un po’, altrimenti tuo fratello ci sgrida”
Si dettero le mani e cominciarono a creare semplici coroncine di fiori, tra una pernacchia e l’altra; Lorelei rideva divertita, i comportamenti da bambina che sembrava perdere in alcuni bui momenti erano tornati in gran quantità. Le faceva bene stare con quella donna, ritrovava l’infanzia che perdeva con certi atteggiamenti; ancora ricordava quella volta in cui, raggiungendo la stanza in cui soleva praticare le sue doti alchemiche, si era ritrovato davanti una donna adulta, dalla mentalità di una bambina di sette anni. Da allora, aveva chiamato il miglior maestro sulla piazza per tenerla sotto controllo: poteva seriamente rischiare di uccidersi inavvertitamente, con i suoi esperimenti.
Il lato negativo di tutta la storia ruotava però proprio intorno alla persona che di lei si doveva prendere cura. Sparivano per settimane intere, a volte, campando scuse come il raggiungimento di una libreria segreta e la ricerca di ingredienti introvabili.
Osservò sospettoso la bambina di undici anni che si posava sul capo una tiara di margherite, si inchinava regalmente presentandosi come la futura regina di Asgard, e chiedeva alla fanciulla davanti a sé di farle da principe. Volteggiarono giocosamente fino a raggiungerlo, Anirei, fingendo un vocione da uomo, lo invitò a far danzare la principessa; si alzò, sostituendola, portando la ragazzina al picco della sua felicità. Guardando i suoi occhi illuminati, Balder si accorse quanto desiderasse una vera famiglia, un fratello e una sorella presenti, una coppia che la trattasse come una figlia.
Si voltò verso Anirei, le sorrise non appena lei li salutò timidamente con la mano. Chissà, magari avrebbero potuto costruire un sentimento duraturo col tempo; e sarebbero stati una famiglia felice.
La fanciulla guardò per un momento il cielo, poi l’orizzonte, abbassando impercettibilmente le palpebre e sospirando dentro di sé; il suo cuore, però, apparteneva ad un altro, e non poteva fare a meno di stare in pensiero per lui.
Lorelei si strinse alla sua giacca, spiando dietro la sua schiena.
‹‹Devo andare›› replicò con una voce troppo matura per la sua età. Diede un bacio sia a lui che ad Anirei, poi si volatilizzò col servo che era venuta a prenderla per la lezione.
Decisamente, gli nascondeva qualcosa.
Si sdraiò accanto ad Anirei, focalizzandosi su di lei.
‹‹Sei tanto indecisa su quello che vuoi fare, ma vedo che con i bambini te la cavi; pensaci un po’ su››
Lei sorrise appena, era ancora in alto mare circa quella questione.
‹‹Non ti sei mai pentito della tua scelta?››
Scosse la testa. Garantire l’ordine del popolo asgardiano gli piaceva un tempo come adesso. Anche se, negli ultimi tempi, la corruzione che aveva sempre fatto fatica a notare, si stava facendo largo ad ampie bracciate.
‹‹Ho sentito dire che voi dèi vi prendete un certo periodo di tempo per decidere quello che volete fare; è vero?››
‹‹Per noi il tempo non ha molto senso; ci è donata una vita immortale che ci stanchiamo di vivere prima ancora di vedere l’orizzonte della nostra fine.. Non è che ci prendiamo “un periodo”: semplicemente, non ci mettiamo fretta né ci creiamo problemi su quello che decideremo di fare››
Anirei affossò la testa tra le ginocchia, borbottò un qualcosa come “Beati voi”. ‹‹… a me non riesce proprio di capirlo: mi piacciono cose diverse, ma non mi è chiaro che cosa mi porti più felicità fare. Ho la brutta abitudine di non comprendermi quasi mai››
Protese una mano, la invitò ad alzarsi. ‹‹Non farti troppi problemi, verrà da sé››
Annuì poco convinta, ma si abbandonò nella sua mano, mettendosi in piedi. Le porse il braccio, la scortò lontana dal palazzo, verso le stalle, per potersi svagare un altro po’ prima di riprendere il turno di guardia.
‹‹Che ne dici se dopo passo a-..?›› ma non finì la frase, perché voltandosi si accorse che le guardie reali li avevano circondati, con Odino alla testa del cordoglio.
I problemi continuavano a sovrapporsi, a quanto pareva.
‹‹Sei colpevole di Alto Tradimento, Balder, capo delle guardie reali di Asgard››
 
 
                                                                             ***
 
 
Sbatté le mani sulla porta, come un’ossessa, ma nessuno le rispose.
Accidenti..
Balder era stato scortato nelle segrete, mentre lei rinchiusa in una stanza; non erano state aggiunte altre spiegazioni dopo la sentenza di accusa rivolta dal re, le guardie li avevano trascinati via immediatamente, a forza, senza dare il tempo di metabolizzare la notizia.
Bussò di nuovo, ma invano. Non era giusto quello che stava succedendo, Balder aveva agito nel migliore dei modi.. e non era stato nemmeno il solo a “tradire”, se era per quello.
Si appoggiò con le spalle alla porta, tentò di calmarsi e di pensare lucidamente, ma non era facile dal momento che  il cuore galoppava in ansia per Thor, per Loki, per Balder, Lorelei…; per tutti.
Cosa stava succedendo? L’accaduto si era svolto così repentinamente da sembrare irreale.
Udì il rombo del Bifröst, era stato riaperto. Corse al balcone, le parve di riconoscere il Dio del Tuono, e ritagliò un angolo della sua mente per rallegrarsi della sua salute. Si sporse in avanti, sperando di mettere meglio a fuoco, pregò che il figlio di Odino venisse a risolvere la situazione, che scagionasse il guerriero dall’accusa di tradimento per aver fatto fuggire la mortale con l’Aether.
Si mise ad aspettare, con la schiena contro la paratia, a giocherellare nervosa con le dita sulle ginocchia, contando il tempo con le contrazioni del cuore.
Thor era tornato solo.
Non c’erano né Jane Foster né Loki. E il figlio di Odino non sembrava avanzare felice dell’esito della sua missione.. doveva essere successo qualcosa di poco piacevole.
Un brivido di paura le percorse la schiena, facendole immaginare il peggio.
Raccolse i capelli da una parte, ci fece passare attraverso le dita, se li lisciò più volte, per calmarsi.
Non poteva essergli capitato nulla di grave. Se la cavava sempre, con delle cicatrici, ma vivo.
Ho paura per te..
Per quanto avesse cercato di toglierselo dalla testa, per quanto lui si fosse mostrato come il peggior criminale, genocida, traditore.. rimaneva sempre attaccata a lui, strascicando il loro rapporto con un amore perduto, un cuore rimasto in un limbo, mezzo spezzato. E in quel volto crudele avrebbe sempre rivisto il riflesso dello stesso Loki che cercava di mostrarsi indifferente rispetto alla sua salute, nonostante in verità non lo fosse.
Udì di nuovo il fischio del portale, e poi nulla.
Si inquietò maggiormente.
Thor… SE N’E' ANDATO?!
Il cuore cominciò a battere velocemente, cominciò a respirare a fatica. Allargò le braccia, prese ampi respiri, cercò di calmarsi.
Perché Thor non era andato a salutarla? Era davvero lui ad essersene andato?
Si dette della sciocca per non aver tenuto d’occhio il passaggio dimensionale, perlomeno avrebbe saputo chi aveva lasciato Asgard.
Tenne lo sguardo verso il Ponte, fisso, fino a quando non scese la sera, priva di stelle e di qualsiasi luce di conforto; solo allora si indirizzò verso il letto, si nascose sotto la coltre delle coperte scure e della pelliccia di lupo bianca: immaginò che fossero le sue ali candide, riuscì a calmarsi un po’.
Alzò le gambe in posizione fetale, si coprì il viso con le braccia.
Dimmi solo di non essere morto..
 
 
 
“Anirei..?”
“Sì..?”
“Adesso è il caso di tornare dentro, non vorrei che si facessero un’idea sbagliata”
Aprì le palpebre, si era addormentata senza neanche accorgersene accanto al dio; si stropicciò gli occhi, cercò di dare una ripulita al viso bagnato dalle lacrime che aveva versato poco prima.
Doveva avere un aspetto terribile, ma Loki fu educato a non farglielo notare.
“Andiamo, dormire fuori è troppo anche per i tuoi standard”
Sbadigliò appena, si stiracchiò emettendo un tenue miagolio. “Cosa intendi per i “tuoi standard”?”
Si alzò sulle ginocchia, levò lo sguardo: il dio si era già incamminato verso la porta principale dei giardini. Lo raggiunse, non smettendo di sbadigliare. “Potevi anche aspettarmi..”
“Sei troppo lenta”
Ruotò le iridi verso l’alto. “Mai un complimento da te..”
“Non capisco perché dovrei fartene, non c’è niente da elogiare”
Il sonno era ancora troppo presente per potersi arrabbiare.
“Ma perché tu menti sempre, e sarebbe carino che lo facessi anche con i complimenti”
Non giunse risposta, ma lei non se ne dispiacque, stava cominciando a farci l’abitudine; al contrario, gli si mise davanti, fece un gran sorriso. “Grazie per avermi ascoltata, per me hai fatto molto”
Si accarezzò la linea fresca della cicatrice; e poi lo abbracciò, senza neanche accorgersene.
Ti voglio bene..
 
 
                                                                                          ***
 
 
‹‹Dimmi dove si trovano››
Sputò per terra, macchiando il pavimento nero col suo sangue scarlatto. Non sapeva dove si fossero andati a cacciare: e se anche l’avesse saputo, non glielo avrebbe sicuramente rivelato.
‹‹E tu dimmi perché li vuoi trovare››
Un’altra frustata sulla schiena gli tolse il respiro. Ansimò, il dolore delle bruciature stava diventando insostenibile. Quanto sarebbe riuscito a sopportare, ancora?
‹‹Non farmi usare le cattive maniere››
Rise. Loki non era capace di essere buono. Non era capace neanche di vincere, nonostante i suoi bassi sgambetti, e le sue vili trovate. Questo era il suo destino, perdere sempre. E tutto.
In realtà non ne era pienamente sicuro, ma visti i suoi trascorsi, e il male che portava con sé, non poteva essere altrimenti; più che altro , al momento costituiva una flebile speranza a cui aggrapparsi, in mezzo a tutto quel dolore dissestante.
‹‹E' inutile che ci provi, Loki. Che sia solo tuo fratello, un gruppo di Midgardiani, o chiunque altro: ne uscirai sempre sconfitto. Mettiti l’anima in pace e vivi sereno in esilio››
Con la coda dell’occhio lo vide avvicinarsi, e una sua mano gli alzò la testa, poco gentilmente.
‹‹Vedi, mio caro Balder, con gran rammarico, ma ti devo dare ragione››
Lo fissò freddo e spietato, con quei suoi occhiacci maledetti: trasudavano di odio da ogni parte, non c’era spazio alla bontà o al sacrificio senza interessi. Mai avrebbe fatto un favore per il puro gusto di rendere qualcuno felice: avrebbe sempre chiesto qualcosa indietro.
Come si poteva anche solo pensare di avere speranza e fiducia in un essere del genere?
Thor doveva essere pazzo, anche nella sua rassegnazione continuava ad avere nei suoi confronti un benché minimo affetto: Loki, ad ogni gentilezza, ad ogni preghiera, rispondeva con un perfido commento o una bravata tremenda, guadagnandosi il disprezzo e il timore di tutti. Forse era realmente convinto che il loro sdegno fosse una forma di rispetto verso una figura incutente timore, mentre invece confondeva, ridicolo, i due aspetti.
Un po’ gli faceva pena.
Oltre a quei due smeraldi, individuò una flebile luce verde. ‹‹Per questo tu mi devi dire dove si siano rifugiati tua sorella e il suo maestro››
Non gli rispose verbalmente, ma gli piantò uno sguardo eloquente nel viso: la morte sarebbe stata ben più accetta prima di sapere tra le sue mani quei due.
Fortunatamente Lorelei era riuscita a scappare in un secondo momento. Quel maestro doveva aver in riservo molti assi nella manica, e poteva solo ringraziarlo per questo.
Ad uno schiocco di dita del dio, ricevette un’altra frustata sulla schiena.
Per un attimo vide il buio, stava per perdere conoscenza; malauguratamente non successe, e si accasciò ancor di più al piolo di legno cui erano legate le sue braccia.
Anirei..
Chissà se anche lei era scappata. Lo sperava, o quello l’avrebbe sicuramente torturata, anche solo per fargli un dispetto.
‹‹Sai, prima di morire, un inutile essere umano, mi disse più o meno le tue stesse parole, che essere sconfitto era nella mia natura… soprattutto dal momento che “manco di convinzione”. Ebbene›› sentì di nuovo il viso alzarsi verso l’alto, ma i propri occhi vedevano solo il nero della sua incoscienza ‹‹adesso invece ce l’ho. E ho anche il mezzo per vincere››
Perse definitivamente i sensi all’ennesima fitta dolorosa.
 
 
                                                                                ***
 
 
Doveva essere mezzogiorno, o poco più. E fu in quel momento che udì scattare la porta, attraversata immediatamente da una figura imponente e pacata.
Odino entrò con tutta la sua maestosità, la sua armatura d’acciaio scuro, il lungo mantello di stoffa nera che si apriva perfettamente dietro di lui, l’inconfondibile benda di metallo sull’occhio perduto molti millenni prima durante la guerra contro Jotunheim; lo sguardo severo e la lancia, Gungnir, ben stretta in una mano.
Anirei non si curò di inchinarsi, era troppo confusa e fuori di sé, voleva delle spiegazioni sull’accaduto; sfrecciò sconfortata davanti a lui, chiese che fine avessero fatto Balder e Lorelei, che cosa fosse successo a Thor, se era stato esiliato per la stessa condanna di tradimento volta contro il capo delle guardie.
Non ottenne risposta; al contrario, il re la squadrò a lungo, e lei rimase in silenzio. Aveva qualcosa di diverso, e  dopo il fiume di domande cui lo aveva sottoposto, lo captava sempre più di minuto in minuto. Indietreggiò appena, poco sicura. Il panico le palpitava nel cervello; anche lui fece un passo, ma in avanti, verso di lei.
Forse aveva osato troppo contro il Padre degli Dèi.
La porta si chiuse, e lei deglutì, pensando al peggio. Lentamente, i lineamenti di Odino si sciolsero, per dare vita ad altre sembianze, se possibile, ancor più familiari. L’azzurro dell’occhio divenne meno intenso, misto a un verde chiaro, fino a diventare smeraldo; i capelli argentei si scurirono, la pelle sbiancò nel pallido.
Loki.
‹‹Ma che…?›› . Sbatté più volte le palpebre, attonita, non riuscendo a raccapezzarsi dinanzi allo spettacolo cui aveva e stava ancora assistendo.
‹‹Io sto bene, comunque, grazie per averlo chiesto›› soppesò la lancia, e alzò caparbio le sopracciglia direzionandola verso di lei, pungendola appena con la cima aguzza.
‹‹Ma..›› cercò di riprendersi dallo stupore, osservò sospettosa la punta dell’arma sopra il seno. ‹‹Odino.. che cosa è successo? Che cosa gli hai fatto..?!››
Il dio non disse nulla, in risposta la fissò intensamente, troppo; quegli occhi non più azzurrognoli erano comunque troppo penetranti per poter reggere il suo sguardo.
Abbassò appena il proprio, intimorita, ma non avrebbe demorso.
Avrebbe ottenuto chiarezza sulla situazione, le domande si duplicavano per ogni secondo che passava: se Loki aveva preso le sembianze di Odino, dov’era quest’ultimo, ed era stato il Dio dell’Inganno e del Caos a muovere accusa a Balder? Thor, che sorte aveva subito?
E perché lei non aveva fatto la stessa fine del capo delle guardie? Che cosa le voleva riservare?
Sei un mistero Loki… lo sei sempre stato per noi povere, sciocche, menti.
Le dita lunghe e affusolate del dio si diressero nella sua direzione, ma lei si scansò prima che potessero a malapena sfiorarla; impermalita, ripetette le domande precedenti, le sopracciglia abbassate, a sottolineare la sua collera e l’importanza della questione. Sempre nel più teso dei silenzi, si ritrovò inchiodata al muro, la mano gelida attorno al collo le spingeva la testa contro la parete.
‹‹Porta rispetto al tuo re›› sibilò soffiandole sul volto.
La sua lingua, sempre tagliente quanto crudele. Ma mai come quel gesto violento che le ricordava tutti gli sbagli commessi nei suoi confronti.
‹‹Cosa vuoi fare.. uccidermi…?›› sussurrò respirando a fondo, cercando di calmarsi, mentre ogni passaggio d’aria le faceva pulsare la carne contro la stretta gelida delle sue dita. La morte ricevuta per mano sua non era da escludere, dal momento che l’aveva minacciata fino a qualche settimana prima; e le dita chiuse sulla sua pelle erano un chiaro avvertimento della serietà delle sue intenzioni e delle sue parole.
Mi odi davvero così tanto?
Dal canto suo, non sapeva come approcciarsi: era felice che non gli fosse successo nulla a causa dell’Aether, ma il suo atteggiamento la spaventava e la faceva rabbrividire di repulsione. Fremette davvero, impaurita, quando si avvicinò al suo viso.
Il cuore cominciò a tamburellare di fronte alla sua espressione sensualmente arcigna. ‹‹Capirai tutto a tempo debito..››
La mano che teneva la lancia si liberò dell’arma, appoggiandola sul tavolo di poco distante, le percorse la linea del collo e della spalla, sfiorandola appena. Per un attimo ebbe l’impressione che volesse farle scivolare via la spallina rosa, ma non accadde.
Chiuse gli occhi, quando percepì il suo fiato sulla carne delle labbra ‹‹Ma prima devi dimenticarlo››.
Per la prima volta da quando l’aveva rivisto era serio, il suo solito sorrisetto l’aveva abbandonato; la tensione si poteva toccare con mano.
‹‹Chi…? …Thor..?›› balbettò confusa.
Loki tornò a vestire i suoi nuovi panni, risate stridule e alte, cattive. Lasciò la presa su di lei, si guardò le unghie con fare non curante, si appoggiò al bordo del tavolo, gli occhi malamente divertiti.
‹‹Oh, sì, Thor, il mondo gira intorno a lui, come dimenticarsene››
Lo guardò, a disagio, non sapendo come doversi comportare.
 ‹‹… Balder..?›› provò di nuovo, angosciata.
Il dio non rispose.
Un muro invisibile oramai li divideva, e lei non riusciva a capirlo, se mai in realtà lo avesse veramente compreso. E se avesse avuto ragione? Se fosse sempre stato così e lei da ingenua non se ne fosse mai accorta?
Una domanda la scavava dentro, portandole gioia e paura al contempo: il Loki che aveva conosciuto, era davvero un’illusione?
‹‹Se sai qualcosa su di lui, dimmelo, per favore..››
Il dio continuò imperterrito a studiarsi le unghie, come se lei non stesse parlando; non a lui, perlomeno.
Sentì la collera divorare la paura, e alzò la voce, quasi gridando. ‹‹Dove si trova..? E Lorelei? Che cosa vuoi da loro..?››
Continuava ad osservarlo, la testa le esplodeva per la miriade di punti interrogativi.
Gli specchi freddi guizzarono verso di lei, la zittirono immediatamente ‹‹Adesso basta, mi infastidisci. Lasciami concentrare››
Quella frase si portò dietro un silenzio improvviso. Rimase ferma, immobile, contraddetta e insospettita. Che si trattasse di uno dei suoi soliti giochetti? Di quando braccava le vittime dei suoi inganni, aspettando una loro mossa per poi controbatterla: attendeva che la sua preda tentasse un movimento, per poi tagliarle la strada ogni volta, farla sentire impotente, con le spalle al muro, ad ogni passo avanti gliene faceva fare due indietro. Così voleva comportarsi con lei, come una nemica da abbattere? Come un re su una scacchiera che avrebbe fatto indietreggiare fino all’ultimo, buttandolo giù dal bordo con il tocco di un solo dito, solo, senza nessuno, se non lui, che l’avrebbe spinto di sotto.
Solo in quel momento si accorse che le dita del dio erano illuminate leggermente di verde; un fascio di luce che durò pochi minuti, mentre le pareti della stanza risplendevano calde di riflesso, accendendosi di un lieve bagliore.
‹‹Aspetta! Che cosa hai in mente di fare?›› lo fermò sulla porta, prima che potesse andarsene, afferrò un lembo del soffice mantello nero.
Loki si voltò lentamente verso di lei, per un attimo la fanciulla credette di ritrovarsi con la sua mano al collo, nuovamente; decise comunque di non mollare la presa, determinata. Lo affrontò con gli occhi nei suoi, per quanto le riuscì farlo, mentre il suo tocco freddo le saliva su per la schiena. ‹‹Mi riprenderò ciò che è mio›› alzò un angolo della bocca, con un ghigno vagamente beffardo.
Anirei trovò le parole più sincere e dolci che riuscisse a provare in quel momento, mentre le unghie che le percorrevano la colonna vertebrale bruciavano quasi quanto una fiamma viva, distraendola. ‹‹Non è così che legittimeranno il trono, Loki. Peggiorerai soltanto la situazio-›› velocemente la mano era risalita lungo i capelli, e li aveva stretti strattonandola appena verso l’alto, facendola sobbalzare.
‹‹Cosa puoi saperne tu..? Sbaglio o eri impegnata a scappare il più lontano possibile..? ›› i vetri verdi l’attraversavano da parte a parte, terrorizzandola.
‹‹Ti prego, non fare loro del male..›› mormorò con un filo di voce, un lamento supplichevole misto al timore che riusciva a imporre con ogni suo singolo gesto o verbo.
Ghignò, passandosi la lingua sulle labbra. ‹‹Invece, mi divertirò a torturarli lentamente, creando nelle loro deboli menti illusioni talmente perfette da superare la stessa realtà. Impazziranno prima ancora che io li tocchi con qualsia-››
‹‹Come ti permetti?! Come puoi fare una cosa così orribile?!›› scattò ribellandosi, cercando di liberarsi menando pugni a casaccio ed eventualmente colpirlo.
‹‹Cosa credi di fare..?›› le fermò i polsi in una morsa di ferro ‹‹Sei completamente alla mia mercé..››. Le portò le braccia dietro la schiena, per quanta forza ci mettesse, la fanciulla non riusciva nemmeno a frenarlo, in confronto a lui sembrava una bambina inerme; se soltanto avesse serrato la presa, avrebbe potuto spezzarle le ossa.
Allontanò il viso irrimediabilmente vicino al suo, le labbra sottili che un tempo aveva desiderato si avvicinarono al suo orecchio, con parole graffianti e fredde. ‹‹Ti senti impotente, Anirei? Perché è così che ci si sente quando si ha un destino che ci stringe come un cappio al collo: deboli e frustrati, di fronte a ciò che di più caro ci viene inevitabilmente tolto››
‹‹Loki, tutto questo non ti farà sentire meno vuoto, o meno solo..››
Lasciò la presa ferrea sulle sue braccia, la fanciulla percepì la sua mano nell’incavo del collo.
‹‹Questo è tutto da vedere. Adesso che ho te, non fallirò›› le dita affusolate scorsero lungo una ciocca della sua chioma scura che si portò alle labbra.
 
 
Le sue stanze, ecco dov’era finita. In un primo momento non ci aveva fatto caso, ma dopo la partenza di Loki, che si era ritrasformato in Odino, si era messa a sedere sul letto e aveva dato un’occhiata intorno: l’ambiente era lo stesso, ma negli anni gli oggetti e i mobili erano cambiati.
Perché mi hai portato qui?
Era frustrante l’attesa in cui la lasciava; non sapeva che cosa fare, né che cosa aspettarsi, né come eventualmente scappare. E poi, dove andare.
Fece un giro per la camera, studiò ogni oggetto appartenente al dio, e della maggior parte di essi si domandava l’utilità: alcuni sembravano dei semplici soprammobili, altri avevano tutta l’aria sinistra di servire a qualche astruso incantesimo.
Al solito, il gigantesco specchio che troneggiava in un angolo, rifletteva ogni cosa nella stanza, ci si poteva specchiare ovunque ci si piazzasse, per la vanità tipica del giovane. Non poté fermare un sorriso nel constatare che, almeno in quello, Loki non sembrava essere cambiato..
Sospirò, chiedendosi che cosa volesse da lei.
La vendetta con cui le avrebbe tagliato la gola, non sarebbe stata breve e indolore: avrebbe giocato, avrebbe sfruttato i sentimenti che provava per il vecchio Loki, le avrebbe staccato i tessuti del cuore pezzo a pezzo. Ora, probabilmente, era occupato a fare altro, oltre che a tenerla in attesa fino a farla impazzire..
Un pensiero improvviso andò a Balder: possibile che fosse ancora vivo, o che fosse, nella migliore delle ipotesi, scappato?
E Lorelei? Stava bene?
E Odino? Loki lo aveva ucciso?
Tante, troppe domande, e troppe conseguenti angosce.
Probabilmente, la sua punizione consisteva in questo: aspettare senza che nulla accadesse o potesse fare.
Raggiunse il bagno, decise di lavarsi, nell’ inconscia speranza che le paure scivolassero via assieme all’acqua che scendeva dopo ogni tocco di spugna, scivolando sulla sua pelle chiara.
Eri davvero un’illusione..?
Come poteva aver mentito così bene? D’accordo, neanche il Loki che conosceva lei era uno stinco di santo, ma mai avrebbe pensato che nascondesse tanto odio verso il mondo, che arrivasse a comportarsi in maniera così folle.
Io non ti ho mai capito..
Era proprio vero, non sapeva nulla sull’amore.. come era potuta essere stata così cieca e così inutile? Come aveva anche solo creduto di sperare in quello che avevano provato l’uno per l’altra?
Ricordò lo sguardo felino del dio, nella cella. Aveva ragione lui.
Era stata proprio lei la prima a non crederci.
Affondò la testa sotto la superficie cristallina, trattenne il respiro il più a lungo possibile.
L’acqua calda le accarezzava la pelle, le ammorbidiva la carne, donandole un poco di sensazione di libertà e di rilassamento.
Sei mesi, dieci anni, quello che era: e tutto era cambiato; niente di quello che aveva lasciato al ritorno sembrava combaciare con ciò che aveva ritrovato tornando.
Tutti erano cambiati.
E lei?
Continuava a rimanere l’estranea della situazione, le proprie azioni le scivolavano di mano, il proprio corpo, la propria testa, non riuscivano a colmare, a recuperare quel lasso di tempo.
E neanche il suo cuore.
Era questo che mi nascondevi di te?
Riemerse dall’acqua, prese un profondo respiro. Si passò le mani tra i capelli, lisciandoli dietro la testa.
“Devi dimenticarlo”
A chi si riferiva..?
Balder, doveva trattarsi di lui, per forza, era rimasto in silenzio quando aveva pronunciato il suo nome.. eppure, l’istinto le suggeriva che non si trattava di lui.
Si alzò, prese uno dei morbidi asciugamani, ci si avvolse con premura, combattendo il freddo. Con i capelli ancora umidi si diresse verso una sottospecie di triclinio rosso fuoco, comodo e pieno di cuscini neri, accanto al focolare acceso. Lì si distese, continuando a trovare risposte la cui ricerca non faceva altro che fomentare la sua confusione.
Perché pretendi che io capisca se non mi spieghi?
 
 
 
 
 
 
***************
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, al tredicesimo capitolo**
Dunque, sì, Loki sta dando il via al suo piano, ma per farlo ha bisogno di Lorelei e del suo maestro.. ma chi è davvero questa ragazzina? *TAN TAN!
Non credo ci sia qualcosa di particolare da dire, a parte la citazione di Coulson degli Avengers ("Fallirai sempre, perché manchi di convinzione"), sono tutti molto sneaky sneaky coi loro piani e i loro segreti.
Vi ringrazio tutti, spero abbiate apprezzato il capitolo!:D (scusate ma sono di fretta e non posso dilungarmi)
Au prochain chapitre!
_Aly95
   
 
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