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Autore: New Americana    29/01/2015    0 recensioni
La solita storia di una ragazza banale che fugge da una vita che non le piace e trova la felicità.
Più o meno.
Peccato che quella ragazza sia una complessata cronica e maniacale.
E che abbia fatto una rischiosa scommessa con il destino.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una volta pattuita l'imabarazzante scommessa, erano rimasti in silenzio, sdraiati sulla sabbia dorata, mentre il riverbero delle onde li cullava come una colonna sonora smielata al punto giusto, e la luna li sorvegliava maestosa, custodendo i loro due destini che stavano da li in poi sarebbero stati incrociati per sempre.
Si erano addormentati quasi contemporaneamente, mentre Zack, rillassato, faceva scorrere le dita fra i lunghi capelli di Chris, e lei pensava a quanto tutto fosse surreale.
A svegliarli furono delle voci che si avvicinavano; la risata di Annie, che stava comodamente sulle spalle di Jack, era impossible da non riconoscere, e dopo che Christiane ebbe discretamente fatto notare a Annie, decisamente poco sobria, la camicia sbottonata, si diressero in centro.
Erano circa le quattro e un quarto della serata più bella della vita di Christiane, e siccome Jack e Zack da li a poche ore avrebbero dovuto prendere l'aereo, dovettero separarsi.
Incerta sul da farsi, Christiane tese timidamente la mano a Zack, che la prese e trascinò la ragazza verso di lui per stritolarla nell'abbraccio più gradito che lei avesse mai ricevuto, e che prima di lasciarla, le stampò un veloce bacio sullo zigomo, per poi sussurrarle all'orecchio "ricordati la scommessa" e salutarla definitivamente.


"Cosa avete fatto?? Su,Chris, racconta ti prego!"
Annie stava supplicando e saltellando allo stesso tempo.
"Niente. Piuttosto, voi che avete fatto?"
"Tu avevi Zachary Steven Merrick tra le mani e te lo sei lasciato sfuggire come se niente fosse?! Oh, no, non osare dire che non è vero, ho visto come non ti staccava un attimo gli occhi di dossa. Chris, Chris,Chris, carpe diem".
"Voi lo avete decisamente carpato il diem" rise Chris.
"Comunque è un bravo ragazzo, ci.. capiamo. Non voglio combinare un casino in partenza".
"Jack mi ucciderà per questo, ma.. si insomma, se può dare una mano.. no forse non dovrei.. ok, te lo dico, ma fanne parola con Zack e ti metto la testa nel cesso.
Io e Jack stavamo parlando, e mi ha confessato che da un sacco di tempo non vedeva Zack così.. sereno? Ha aggiunto che di solito è molto schivo e riservato anche con i suoi amici, figurati con i conoscenti, quindi deve essere particolarmente interessato a te per trattarti come se vi conosceste da sempre. Christiane, apri gli occhi. Tu e Zack non sarete mai solo amici".
Christiane, per quanto tentasse di negarlo a se stessa, sperava che Annie avesse ragione.
In quel caso però, sarebbe stata nella merda fino al collo.


Quando a casa Chris sfilò le scarpe, ne uscì un bigliettino.
"Non pensare che sia stato facile infilarti questo nella scarpa, ti muovi un sacco mentre dormi, e soprattutto stai sbavando e non sai quanto sia difficile trattenere le risate.
Sarò pazzo, ma mi fido di te, insomma, sei strana, ma sei una brava ragazza, quindi ti lascio il mio numero.
Ricordati che mal che vada ci vediamo TRA UN MESE, ma se per caso un giorno ti venisse voglia di parlare, beh..ecco, io sono qui.
Grazie per la serata, ti voglio bene.              
                                                                                   Zack"

Non solo Zack Merrick sapeva che Chris dormiva a bocca aperta sbavando, ma si fidava di lei, che non aveva fatto altro che mentirgli.



Erano passate quasi due settimane, e Christiane non aveva avuto il coraggio di raccontare nulla ad Annie, con la quale passava la maggior parte del suo tempo, ne aveva scritto a Zack, essendo pervasa dai sensi di colpa.
Il suo cervello sapeva quale fosse la cosa giusta da fare, ma la costringeva ad agire sempre nel modo opposto; di questo passo, Zack non avrebbe mai saputo che era con lui che avrebbe dovuto dare il via alla sua carriera di groupie, che se non avesse provato per lui sentimenti autentici da anni, avrebbero concluso quella sera, e che gli stava raccontando la verità perché il loro rapporto non avrebbe mai potuto crearsi sulla base di una bugia, ma era terrorizzata dal fatto che, una volta scoperta la verità, Zack l'avrebbe piantata in asso poiché si era comportata da bambina.
Perciò tutto ciò che riuscì a chiedergli fu se fosse già tornato dalla California e a ricordagli che l'ultima volta infine il ketchup non erano riusciti a mangiarlo, e che si doveva rimediare.
"Zack si fida di te" pensava con disgusto di se stessa mentre digitava il messaggio.
"Sono esattamente due settimane e tre giorni che tengo il cellulare in tasca anche mentre suono, e tu ti fai viva solo ora. Come minimo devi farti perdonare. Lasciami il tuo indirizzo, passo a prenderti domenica alle sette".
Continuarono a messaggiare anche nei giorni seguenti, finché giunse il giorno tanto temuto e desiderato, e circa un'ora prima dell'appuntamento, Zack la avvertì che sarebbero andati nel "ristorante più figo di Baltimore, sai, di quelli dove hai il cameriere personale, la musica di sottofondo e le tovaglie di lino con sopra le candele, e ciò presuppone che darò fuoco per sbaglio alla nostra cena un paio di volte almeno, ma con quello che costa posso permettermelo.
Sei autorizzata a vestirti in modo elegante, così facciamo finta di essere ricchi e di classe, sarà divertente".
"Per avermi dato un preavviso di un'ora, ti meriti che io mi presenti in pigiama".
Chris non era una di quelle ragazze che si fanno problemi per i vestiti, anzi odiava fare shopping e amava rubare i vestiti dagli armadi altrui, ma essere avvertita un'ora prima poteva essere un problema per una ragazza il quale armadio negli ultimi tempi sembrava quello di una diciassettenne emo.
Trovò in fondo all'armadio, ancora nel nylon, un abito color rosa cipria dal taglio greco che aveva comprato in Italia per un matrimonio a quanto ricordava, e lo indossò un attimo prima che Zack suonasse il campanello e che il suono la facesse sussultare proprio mentre tirava la linea di eyeliner.
Il bassista stava sulla porta con fare imbarazzato, guardandosi le scarpe di vernice rosso scuro, vestito in giacca a cravatta al posto della solita tuta, e arrossì quando vide quanto Christiane fosse femminile con un vestito addosso.
La sorpresa svanì però quando la ragazza, avviandosi verso la macchina, sollevò per non calpestarlo l'orlo del vestito, dal quale vide spuntare le converse di jeans logore e piene di scritte che Chris portava dal liceo.
"Era troppo sperare che facessi le cose per bene?"
"Mettiamola così, ti dò il diritto di essere imbarazzante quando saremo in pubblico senza rimproverarti, e in cambio, tu non commenti le mie scarpe alla Gerard Way" ammiccò Chris mentre chiudeva graziosamente lo sportello anteriore.
Zack non fece troppo caso alla proposta della ragazza, di cui si sarebbe pienamente reso conto poche ore dopo.



Il silenzio imbarazzante in macchina era stato coperto da Ed Sheeran che passava alla radio; dopo due settimane senza vedersi non sapevano bene da dove cominciare.
Arrivarono al ristorante, che già dall'esterno si prospettava particolarmente costoso, e Zack aprì la portiera a Christiane per farla scendere dalla macchina, cosa che gli fece guadagnare parecchie prese per il culo.
Ovviamente Chris era lusingata che quel ragazzo fosse così gentile con lei, ma ormai erano amici,e con i veri amici non si è mai gentili.
"Hai dimenticato il cappello a cilindro e il bastone da passeggio!"
"Al ritorno vai a piedi"
"Tanto ho le converse"
"Non credo che ti porteranno molto lontano. Le tieni insieme con lo sputo?"
"Si, lo stesso che tiene a posto i tuoi capelli".
Il battibecco venne interrotto dalle urla di un gruppo di ragazze che stava passando di li e che a quanto pare aveva riconosciuto Zack.
Il ragazzo intrecciò le sue dita fra quelle di Chris, che arrossì violentemente, e la trascinò su per le gradinate d'ingresso.
"Ma che cavolo stai facendo! Lo sai che tra venticinque secondi le foto che hanno fatto saranno su Twitter e tutto il mondo ti sputtanerà?"
"Almeno così sanno che sto con qualcuno e non mi perseguitano anche dentro, spero.
E allora, che c'è di male?"
In effetti Christiane non lo sapeva cosa c'era di male, ma era decisamente sconvolta.
"Beh, ma poi tutti penserebbero che stiamo insieme e insomma, cioè, sei famoso, poi tutti ne parleranno, e la band.. Non stai uscendo con una persona famosa o che appartiene al tuo mondo o figa o qualsiasi altra cosa una tua possibile ragazza deve essere, insomma sono solo io e sono imbarazzante e tu domani sarai imbarazzato e te ne pentirai e poi non ci parleremo mai più e..".
Christiane aveva cominciato a farfugliare come la prima volta in cui al bar aveva incontrato Zack, ma venne interrotta da qualcosa di inaspettato, morbido e pressante contro le sue labbra.
Con una mano ancora stretta a quella di Chris e l'altra sullo zigomo a sollevarle dolcemente il viso, Zack aveva appoggiato le sue labbra su quelle della ragazza per zittirla e le aveva lasciato un bacio appena accennato, quasi immobile, e prima che lei potesse fare qualcosa, si era allontanato dal suo viso, aveva aperto gli occhi, più verdi che mai, e li aveva piantati in quelli scuri della ragazza, come a comunicarle che era al sicuro con lui e che il mondo non avrebbe mai potuto intromettersi nel loro rapporto.
Entrarono e in silenzio si accomodarono sulla terrazza che dava sull'oceano, e Christiane pensò che non c'era posto peggiore in quel momento.
A Zack faceva ridere l'incredibile imbarazzo della ragazza, che ancora non osava alzare lo sguardo e avvampava ogni volta che sentiva gli occhi di Zack addosso.
Un momento prima lo stava prendendo in giro perché era stato gentile con lei, e il momento dopo non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia.
"Perché?"
"Cosa?"
"Lo sai".
Zack rise scuotendo i capelli.
"Mi andava".
"Di infilarti nella mia vita e scombussolarla?"
"Ti ho solo dato un bacio per farti stare zitta, non pensavo ti sarebbe importato.
Non eri una groupie?"
Zack era davvero poco credibile ma l'inesistente autostima di Chris le fece pensare che fosse vero.
"Io.. devo andare. Vado a provare quanto lontano possono andare queste scarpe".
"Ehi, ma io stavo scherzando! Torna qui nanetta iperattiva.. la cena.. Christiane!".
Poteva essersela presa per tante cose: non era la prima volta che la zittiva nel bel mezzo di un discorso, l'aveva chiamata nanetta iperattiva, lei, con il suo metro e settantacinque, e le aveva detto di averla baciata tanto per fare.
Doveva ammettere a se stessa che quell'affermazione l'aveva ferita.
A morte.
Le lacrime calde le scendevano sulle guance mentre tornava a casa a piedi attraverso le viuzze quasi buie della città sperando che nessuno incrociasse i suoi occhi, finché arrivò sul portone di casa.
"Avevi ragione, quelle scarpe sono parecchio resistenti".
Zack se ne stava appoggiato contro la macchina e la fissava con sguardo colpevole.
Chris fece per salire le scale di casa, ma Zack le afferrò il braccio, come quella sera al bar.
"Io non volevo dir- ehi ma stai piangendo.."
"No, mi è solo entrata la tua indifferenza in un occhio".
"Non sei poi così intelligente allora.
Pensavo capissi il sarcasmo; avremmo potuto passare una serata fighissima, ma tu hai deciso di fare la ragazzina mestruata".
"Io sono una ragazzina.
Si può sapere cosa vuoi da me?"
"Che la smetti di fare la misteriosa e mi dici cosa c'è che non va e perché sei scappata dopo che ti ho baciata".
"Hai detto che non ti importava".
"Mi hai preso in giro per i capelli".
Le passò la manica sulle guance per asciugarlele lacrime e la strinse a sè.
"Quindi ti piaccio?" accennò Zack.
"Non fai proprio schifo".
"Nemmeno tu.
E non ti ho baciata perché volevo zittirti o allontare quel gruppo di ragazze.
L'ho fatto perché mi piaci davvero tanto, e quando sei imbarazzata e in preda al panico, mi sento in dovere di proteggerti.
E non mi interessa se siamo in pubblico, in un cesso o su Marte, non capisco perché dovrei vergognarmi di stare con te, e non vedo perché il mondo non debba saperlo.
E ti bacerei anche ora con la scusa di farti smettere di piangere perché mi piace il sapore delle tue labbra, il profilo del tuo naso contro il mio, il calore delle tue guance che avvampano a ogni piccolo movimento, il modo in cui il respiro ti si spezza, e anche come ora stai sorridendo ad occhi bassi".
Christiane alzò la testa e portò le sue labbra verso la bocca di Zack, prima dolcemente, come a chiedere il permesso, e una  volta messa da parte l'insicurezza, schiuse le labbra, lasciandosi andare ad un lento bacio, con le mani poggiate sul collo del ragazzo, mentre sentiva il battito del  cuore accelerare, e non sapeva dire a chi dei due appartenesse.
Poi  si scostò, e strofinandosi le mani nervosamente salì verso casa, mentre il ragazzo se ne stava appoggiato sullo stipite del portone quasi ad ammirarla, come fossero due modelli in una lussuriosa pubblicità.
Christiane si voltò indietro solo una volta, pensando che Zack ormai se ne fosse andato; invece lo trovò lì, immobile e ancora leggermente confuso e sorridente, con le mani nelle tasche dei pantaloni del completo scuro.
Nessuno si era mai nemmeno scomodato ad accompagnarla a casa dopo un'uscita, figuariamoci a rincorrerla per mezza Baltimore e aspettarla davanti casa.
Si sentì come in un film degli anni '50, in cui il ragazzo innamorato insiegue la ragazzina che non sa quello che vuole, e la sensazione le piacque al punto che prima di aprire la porta fece una piroetta, che con quel vestito così stretto risultò soltanto uno movimento scoordinato, come le ragazze sessant'anni prima facevano per mostare le gonne dei loro ampi vestiti.
  
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