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Autore: MillyMalfoy    27/11/2008    3 recensioni
“Ma tu saresti?” le chiese. “Hinata, la maestra di Minaku!”rispose lei timida come al suo solito, ma lui le afferrò la mano e la scosse energicamente. “Piacere io sono Naruto..” incominciò a dire lui, ma Hinata lo interruppe In un asilo due anime sole, ma complementari s'incontrano, ma per imparare ad amare ci vorranno i colori giusti. Scritta per celebrare la giornata di oggi, per rendere onore al NaruHina Day! NaruHina is love! Pubblicato l'ultimo capitolo!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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La Sacra Famiglia. Michelangelo Buonarroti

 

 

 

Un foglio di giornale le cadde dalle mani, arrivando a toccare il pavimento.

Si chinò per raccoglierlo. Fu allora che il campanello suonò, una volta.

Lei lo ignorò, continuò a prendere un oggetto dopo l’altro,avvolgendolo nella carta, per poi riporlo dentro uno scatolone.

Il suo appartamento era quasi tutto vuoto, mancavano solo alcune foto, e i suoi quadri. Perché erano ancora incompleti, erano ancora imperfetti.

Il campanello suonò, ancora.

Lei aspettò qualche secondo, ma poi qualcuno bussò e suonò un'altra volta.

Fu allora che decise che era ora di aprire la porta di casa.

Guardò attraverso lo spioncino e lo vide.

Era nervoso, si muoveva avanti e indietro di continuo, si grattava la testa.

Aprì la porta.

“Hinata” fu quello che riuscì a dire.

Poi silenzio. Lei con lo sguardo in basso, lui che osservava al di là della testa di lei, all’interno dell’appartamento. Vide gli scatoloni e gli scafali della libreria vuoti.

Una fitta gli strinse il cuore.

“Hinata” disse nuovamente, ma lei non si mosse.

“Credo di doverti delle scuse” disse lui, e solo allora lei sollevò la testa, sorpresa.

“Sono io”, incominciò lei, ma lui le posò un dito sulla bocca, e disse: “Shh… non dire niente, ti prego, non ora, fammi finire”.

Lei allora aprì del tutto la porta di casa e lo invitò ad entrare.

Presero posto sul divano di pelle nera, che le aveva regalato suo cugino, così poco adatto a lei.

“Hinata” incominciò Naruto una volta che furono entrambi seduti vicini.

“Ho sbagliato, e ora non so come chiederti scusa, ma ho saputo che hai deciso di lasciare la scuola”

“Sì, tornerò a casa dai miei” rispose lei.

“Non puoi” urlò lui.

Era la paura a parlare, sapeva che Minaku avrebbe sofferto troppo della sua mancanza, e anche lui avrebbe sofferto troppo senza di lei, era meglio non poterla avere, ma sapere che era lì.

Piuttosto che saperla lontana da lui, da loro.

“Devo” rispose lei.

Lui si alzò e si allontanò da lei.

Di fronte a lui delle foto di un Hinata bambina, e ragazzina. Insieme a lei un ragazzo dai lunghi capelli e una ragazzina a lei molto simile, ed infine un uomo sulla quarantina, uno sguardo fermo e impassibile.

In nessuna foto era presente una donna ad  addolcire il quadro, tutte tranne una in cui Hinata era appena nata e una donna bellissima, la stringeva a se, e sorrideva.

“Perché te ne vuoi andare?” chiese Naruto, le lacrime vicine a scendere.

“Perché ho fallito come insegnante, avevi ragione! Non ho saputo proteggere Minaku. Torno quindi a casa!” rispose lei.

Lui chiese gli occhi e prese fiato.

“Cosa pensi che farai a casa?” chiese lui.

“Penso che riprenderò a studiare. Tornerò all’istituto d’arte e cercherò di finire almeno quello e di non fallire almeno questa volta” rispose lei, le mani congiunte, i palmi sudati.

“Se ti chiedessi  di restare, tu non ci penseresti, nemmeno un attimo?”  chiese lui disperato.

“Potrei pensarci, ma non cambierebbe quello che ho fatto!” rispose lei, la calma la stava lasciando.

“Sono stato un idiota. Tu non hai nessuna colpa di quello che è successo a Minaku!” gridò lui.

Lei chiuse gli occhi, e si concentrò solo sul respirare. La mente vuota, ma con lui così vicino era impossibile, il suo profumo riempiva ogni sua sensazione.

“E’ stata colpa mia” gridò lei.

 Poi si rese conto di averlo fatto.

Si portò entrambe le mani alla bocca e diventò rossa.

“Hinata” incominciò a dire lui avvicinandosi nuovamente a lei e posandole una mano sulla spalla, ma lei si alzò, aveva troppa paura, troppa vergogna, troppo senso di colpa.

“Scusami” disse alzandosi e scappando verso la cucina. “Preparo un the” disse e le lacrime incominciarono a scendere, ma lui non poteva vederla, lui era rimasto fermo, paralizzato, seduto su quel divano.

Ma dopo qualche minuto si rese conto dei quadri. Così la curiosità lo spinse ad alzarsi e dirigersi verso le tele.

Vide suo fratello bambino, e vide lui stesso bambino,  insieme ai suoi genitori, e sorrise, perché era così simile a tanti dei suoi ricordi più felici.

Poi alzò gli occhi sulla tela che giaceva sul cavalletto. Lui e Hinata stretti in un abbraccio, e Minaku fra di loro, sano e sorridente. Una famiglia felice, una famiglia come quelle che sognava e disegnava in continuazione il piccolo Minaku, ma questa era così reale e possibile.

Questa famiglia avrebbe reso tutti così felici, se fosse funzionata, ma se anche il più piccolo particolare fosse andato storto, la sofferenza avrebbe stroncato tutti.

Così fece l’unica cosa sensata: scappò.

Hinata fece in tempo a vedere la porta chiudersi.

Le tazze le caddero di mano e si ruppero in mille pezzi, le gocce di acqua calda  le caddero sulle gambe bruciandola, ma il dolore dell’ennesimo rifiuto era peggio di qualsiasi ferita fisica.

Anche quella sera nessuno dei due riuscì a dormire, ma solo a piangere e a chiedersi perché amare qualcun altro fosse così difficile e complesso.

Ma poi il sole sorse e un altro giorno incominciò.  

 

 

Allora per oggi abbiamo finito, ho lavorato davvero duro! Alla storia manca ancora un capitolo, che scriverò il prima possibile!

 

Ayumi: spero di non averlo fatto ancora!

 

Stezzietta: Credo che Hinata abbia ragione: inveire contro Naruto potrebbe essere estremamente utile a risvegliarlo!

 

Grazie a tutti quelli che hanno letto e che leggeranno, il finale giungerà presto!

  
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