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Autore: BrownRabbit    29/01/2015    0 recensioni
"Skinny love" viene usato per indicare un tipo di relazione fra due persone innamorate, o che hanno una cotta l'una per l'altra da tanto tempo, ma sono troppo imbarazzate per esprimere i propri sentimenti. La relazione è "skinny" perché devono ancora esternare e spiegare ciò che provano. Non vi è comunicazione, per questo non si può definire davvero come relazione.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si erano già sistemati nella sala da pranzo, accanto ad un tavolino di cristallo con appoggiati quattro bicchieri pieni di vino bianco, quando Tony raggiunse le tre figure.
Ancora prima di essere notato aveva fatto una radiografia veloce ai due estranei; la signora le ricordava molto una donna di classe, il vestito a tubino fasciava perfettamente il suo corpo senza renderla volgare ed aveva il buon gusto di non truccarsi troppo gli occhi quando metteva il rossetto rosso. Non era il tipo di donna che vedeva spesso accanto a suo padre, eppure aveva qualcosa di stranamente familiare.
Il ragazzo biondo alla sua sinistra la sorpassava di qualche centimetro, nonostante i tacchi, ed aveva tutta l’aria di passare più tempo in palestra che da qualsiasi altra parte. Ma se l’era immaginato l’incontro con un energumeno tutto muscoli e niente cervello.  Pregò di non rimanere mai solo con lui, perché di sostenere discorsi su football o altre attività sportive non ne aveva voglia.
Comunque, fu proprio il ragazzo in maglioncino a notare l’arrivo del figlio prodigo, il quale rimase spiazzato per un secondo dal cenno di saluto ed il sorriso con il quale si presentò; si aspettava qualcosa di meno contenuto, tipo delle sbracciate in aria o una frase pronunciata con un livello di voce tanto alta da farsi sentire fino in centro città. Forse non era il tipico omaccione muscoloso a capo della squadra di football della sua scuola che era abituato a conoscere, ma Tony decise che era meglio non illudersi.
«Oh, ecco il dormiglione di casa.» La voce del padre fece girare anche la donna verso di lui, così da avere l’attenzione di tutti. Amava avere l’attenzione di tutti. «Questi sono Peggy Rogers e suo figlio Steven, ricordi?» La brunetta –Peggy, a quanto pareva- appoggiò delicatamente una mano sull’avambraccio del Signor Stark.
«Howard, aveva due anni quando ce ne siamo andati, non penso ricordi qualcosa. Però posso dire che è venuto su bene, ricorda te alla sua età.» Il sorriso di Peggy era dolce e caldo, il classico sorriso che poteva rassicurare chiunque e ti faceva credere di poter spaccare il Mondo con un paio di dita. Doveva essere il tipico sorriso delle mamme, di cui Tony aveva sentito parlare tanto ma non aveva mai saputo dare verità a quelle fonti.
Al solo pensiero sentiva un nodo allo stomaco, si costrinse a distogliere lo sguardo dalla donna ed avvicinarsi al tavolo, così da prendere in mano la coppa rimasta intatta.
«Mi sono perso qualcosa?» Disse con un sopracciglio inarcato, rivolto verso il padre.
Ma non fu l’uomo a proferire parola, bensì il ragazzo palestrato. «A quanto pare eravamo inseparabili, prima che ci trasferissimo in Ohio.» La voce non era rude o troppo alta per attirare l’attenzione, ne’ aveva parlato sopra Howard per farsi notare; aveva usato un tono tranquillo –quasi soffice- e chiunque avrebbe potuto sovrastarlo, in quella stanza. Persino il rumore dei piatti che stavano sistemando le cameriere rischiava di eclissarlo.
Quei due gli infondevano troppa tranquillità e fiducia, e lui non si fidava poi così tanto di gente che faceva quell’effetto a primo impatto. Effetto collaterale di avere un cognome che richiamava ricchezza e fama.
Fece un leggero movimento con il polso della mano che reggeva il bicchiere, così da mescolare il vino, e lo bevve subito dopo aver pronunciato la frase: «Hm, e come mai non ho mai sentito parlare della famiglia Rogers?»
«Tony, non iniziare» Howard Stark sapeva benissimo dove voleva andare a parare; era già successo che un paio di persone s’erano ritenute offese e se n’erano andate, tra quelli uno dei compratori più fidati delle Stark Industries da anni.
Lui e suo figlio non parlavano poi così tanto e se lo facevano era per lavoro o per scuola, era ovvio che quella donna non era mai uscita nei loro brevi discorsi, ma non poteva dirlo così apertamente: per qualche secondo, voleva provare a fingere di essere un bravo padre, almeno agli occhi di Peggy.
«Cosa? Era solo una domanda. Se davvero ero così intimo con il fustacchione qui, perché hai preferito portarmi in giro per le capitali Europee invece di andare in Ohio a trovare lui e la signora Rogers? Insomma, a quanto ho capito lei è stata una tua cara amica, o mi sbaglio?» Improvvisamente suo padre indossò una maschera illeggibile, come se avesse toccato un tasto dolente, e Tony interpretò quel gesto come conferma delle sue supposizioni sui due estranei. Insomma, non sarebbero stati i primi a presentarsi in casa Stark con la storia dell’amico di vecchia data per chiedere prestiti al padre. C’era anche da dire che Howard aveva detto “no” un sacco di volte –effettivamente tutte-, ma erano dettagli insignificanti, no?
Steve, dal canto suo, non riusciva a capire come da un uomo così ben educato come il Signor Stark fosse uscito un così sfrontato ragazzino.
L’uomo aveva fatto subito una buona impressione al biondo; probabilmente era perché non vedeva sua madre così raggiante da qualche mese e chiunque rendeva così euforica Peggy aveva dei punti bonus. Avevano parlato e scherzato fino all’arrivo del figlio, poi la tensione era cresciuta parola dopo parola. Il ragazzone era sicuro di aver visto l’ansia comparire nei movimenti di Howard Stark appena il moro aveva fatto la sua comparsa.
Inarcò un sopracciglio all’aggettivo che Tony gli aveva dato con tanta nonchalance, cercando di capire se fosse in modo dispregiativo o solo perché non riusciva a ricordare il nome. Probabilmente s’era impegnato a tenerlo a mente tanto quanto un bradipo si impegna a vincere la maratona di New York.
Lasciò scivolare quel punto interrogativo abbastanza in fretta, perché quel ragazzino sembrava avere la lingua lunga e tagliente, pronto a toccare i punti dolenti senza nemmeno saperlo -o forse di proposito, ancora non lo sapeva. Con quelle parole aveva immobilizzato il padre ed aveva fatto abbassare il volto di Peggy, che si concentrò totalmente sul vino.
Odiava vedere sua madre con quello sguardo spento, soprattutto se fino ad un minuto prima sprizzava allegria da quegli stessi occhi. Poggiò una mano sulla schiena della donna, muovendola su e giù di qualche millimetro in segno di conforto, perché più di così non poteva fare.
Spostò lo sguardo su Stark junior e quel sorrisetto beffardo, che cercava di nascondersi dietro i sorsi di vino, fece prudere le mani a Steve. Aveva dato dell’opportunista a Peggy, sua madre; aveva palesemente toccato tasti dolenti di entrambe le vite dei due genitori e se ne stava lì a gioire in silenzio del suo risultato. Come poteva essere così meschino?
Dovette far appello a tutte le sue forze per tenere un tono di voce calmo e tranquillo, senza sbottargli addosso. «Vedi, Anthony, non tutto è così semplice. A volte ci sono degli ostacoli difficili da superare, che necessitano di tempo e di coraggio. Capita siano tanto forti anche da riuscire a separare due persone che si vogliono bene e si conoscono da una vita.» Per tutto il tempo riservò lo sguardo alla madre, assicurandosi di aver usato le parole giuste attraverso i gesti della donna, la quale lo guardò con gli occhi pieni di orgoglio quasi incredula che fosse davvero suo figlio. A quel punto Steve spostò lo sguardo verso Tony, che lo stava guardando con la bocca serrata. «Alcune le chiamano “sfide della vita”, hai presente?»
«Certo, ogni mattina devo decidere tra donuts o cupcake.» Tony sostenne lo sguardo del biondo, il quale scosse leggermente la testa con un sorriso nervoso stampato in volto. Sapeva gestire la rabbia ed il nervosismo, aveva fatto mesi ad esercitarsi, ricorrendo anche alla box, non sarebbe stato sicuramente un ragazzino milionario e viziato a fargli perdere la sua buona condotta.
Peggy riusciva a leggere suo figlio come una madre sapeva fare, per questo ringraziò silenziosamente la puntualità del cuoco e sperò che il cibo aiutasse a far scomparire la brutta aria creata intorno al tavolino. «Guardate, è pronta! Andiamo?»
Howard prese al balzo l’occasione, annuendo e poggiando il suo bicchiere e quello di Tony –strappato letteralmente dalla mano- sul piano di cristallo.
Quel pomeriggio fu tutto il contrario di come Peggy e Howard se l’erano immaginato. Se parlavano troppo di vecchi ricordi, Tony trovava un modo per inserirsi con qualche commento sarcastico, scatenando le risposte di Steve e riportando la situazione creata intorno al tavolo con il vino. Dovevano passare almeno cinque minuti, od arrivare una nuova portata, prima che la situazione tornasse stabile. 
Quando la cosa divenne insostenibile fu Howard ad alzare la voce per sovrastare il botta e risposta dei due ragazzi, i quali non sembravano aver intenzione di smettere.
«Tony, non dovevi vedere i ragazzi, oggi?» Il ragazzo si voltò verso di lui ed inarcò un sopracciglio. Quello era uno dei suoi tanti modi per chiedergli di togliersi di torno e, per una volta tanto, non gli dispiacque.
Si alzò dal tavolo con il cellulare già tra le mani e si ricordò di salutare i Rogers solo perché il padre lo richiamò quando era quasi sulla soglia. Come risposta ricevette prima quella di Peggy e qualche secondo dopo quello di Steve, convinto dalla gomitata della madre arrivata dritta sull’avambraccio. 













 

«Lo odio.» Sbottò Steve, buttandosi sul divano e passandosi le mani sul volto.
«Howard? Non mi sembrava.» Peggy si stava togliendo le scarpe, reggendosi al muro con una mano per non cadere.
Aveva un sorriso smagliante e le andava di scherzare. Dopo che Tony li aveva abbandonati era andato tutti per il meglio, era anche convinta che Steve avesse fatto buona impressione su Howard, nonostante i battibecchi con il figlio. Eppure da piccoli li ricordavano così uniti, forse lo sarebbero stati ancora se solo non si fosse in messo in mezzo il padre del biondo.
Biondo che si tirò su, facendo sbucare la faccia da dietro il divano, pronto a lanciare un’occhiataccia alla madre. «Sai di chi sto parlando, ma’.» Poi si lasciò andare nuovamente con la schiena contro i cuscini. «Come fa una persona ad essere così incredibilmente irritante. Dico, ma l’hai visto? Sono Tony Stark, ho a disposizione una fortuna e tanta genialità grazie a mio padre, per questo mi diverto a rendergli la vita un inferno.» Cambiò il tono di voce, cercando di imitare il modo in cui aveva parlato il ragazzo per la durata della cena. 
La donna cercò di non ridere mentre raggiungeva il retro del divano, dove si allungò per dare un leggero frontino al figlio. «Steven, non lamentarti così tanto, poteva andare molto peggio.»
«Sì, poteva rimanere.» Lanciò un’altra occhiataccia alla madre per lo scappellotto appena ricevuto, decidendo di rotolare giù dal divano per evitare il seguente. Fece forza sulle braccia per impedire lo scontro con il pavimento e si alzò, pulendosi le mani sulle braghe. «Ricordati di dire ad Howard che a tuo figlio non passa per l’anticamera del cervello di passare più di cinque minuti con il suo. Quindi grazie per l’offerta, ma la risposta è no.»
Peggy incrociò le braccia al petto, volgendo lo sguardo al cielo e sbuffando. «Tesoro, ti servono quelle ripetizioni. Lui ha il massimo di voti in fisica e chimica, ed io non ho intenzione di vederti ripetere l’ultimo anno per due materie che poi non vedrai più per il resto dei tuoi giorni.»
Erano capitati sull’argomento per puro caso: Howard aveva chiesto come andava a scuola ed i suoi piani per il futuro e Peggy aveva subito sottolineato l’animo artistico del figlio, ma anche la sua impossibilità di portare a casa una sufficienza in quelle due materie. Ovviamente il signor Stark non aveva pensato molto a quello che era successo precedentemente a tavola, proponendo l’aiuto del figlio. Steve era prontissimo a rispondere negativamente, ma la Signora Rogers lo precedette con un “Ci penseremo, grazie” con il solito sorriso di una che aveva già deciso cosa fare.
Quello era uno dei momenti dove Steven avrebbe tanto voluto riuscire ad arrabbiarsi con la madre, cosa che non gli riusciva da quando aveva quattro anni. Si sentiva in debito con lei per tutti gli anni che l’aveva protetto quando era troppo piccolo per farlo da solo, ora era quasi il doppio di lei e poteva finalmente difenderla. Arrabbiarsi l’avrebbe solo fatta rimanere male, perché quella donna faceva tutto per il suo bene, pure quello, nonostante al biondo non andasse giù dover passare tanto tempo con il mini Stark.
«Okay! Dì al signor Stark che una volta a settimana posso farcela. Ma non di più.» Calcò sull’ultima frase, mentre sul volto della donna davanti a lui si apriva un sorriso soddisfatto.
«Come premio un po’ di cioccolata ed un DVD a tua scelta.» Film e cioccolata calda, sua madre sapeva come comprarlo con poco. Almeno gli sarebbe sceso il nervosismo.





Stark junior rientrò appena dopo cena non stupendosi di trovare il padre aspettarlo in salotto. Far finta di non vederlo era impossibile, ci aveva già provato qualche tempo prima ed era stato richiamato con diversi schiarimenti di voce di Howard. Dunque, Tony, optò per entrare nella stanza ed osservare l’ordine che vi era come se fosse la cosa più interessante del Mondo.
«Allora, andata bene? Anche se dubito, visto che la parte più divertente vi ha abbandonati a metà giornata.» Quel comportamento infastidiva suo padre più di tutti, specialmente se il ragazzo aveva agito come uno stupido per tutta la durata del tempo che era stato in loro compagnia; ma a Tony non interessava, lui era fatto così e quando poteva utilizzava qualsiasi forma di ironia a sua disposizione.
«Perché devi fare così ogni volta?» Howard fece passare le dita sugli occhi, fermando il pollice e l’indice all’attaccatura del naso. «Non rispondere, te ne prego.» Si alzò dalla poltrona vecchio stile sulla quale era seduto ed andò a riempirsi il bicchiere con un po’ di whiskey, procurando una smorfia da parte del figlio. «Sai, se ti fossi sforzato un po’ ti saresti reso conto del perché io e Peggy siamo amici nonostante questi anni divisi. Sono belle persone, Tony, mi piacerebbe tu provassi a conoscerle meglio.»
«Grazie ma no, grazie.» Sapeva scegliersi da solo le persone da conoscere e frequentare, fino a quel momento non aveva mai sbagliato, sicuramente nemmeno quella volta. Suo padre si addolciva sempre quando si parlava di una donna single in difficoltà, figuriamoci se questa aveva fatto parte del suo passato.
«Non hai alternative. Ti ho proposto per aiutare Steven in chimica e fisica.» Detto quello bevve un grande sorso della bevanda che s’era appena versato nel bicchiere, mentre gli occhi del figlio rischiavano di uscirgli dalle orbite.
«No. Assolutamente no. Non ho intenzione di stare con quel damerino pompato per più di due minuti, e sicuramente non mi metterò a dargli lezioni di ben due materie.» Steve proprio non gli stava simpatico. Da quando aveva iniziato a rispondergli a tono era entrato nella sua lista nera e da lì era difficile andarsene.
«Penso che ormai sia tardi per tirarti indietro, domani Peggy mi darà la risposta del ragazzo ed io penso ti faccia bene passare un po’ di tempo con persone che non siano Banner, Rhodes o Barton.» Poco gli interessava quello che suo padre pensava dei suoi amici; l’unico che meritava la sua stima era Bruce per le scoperte del padre nell’ambito dei raggi gamma, gli altri due erano solo due cognomi che aveva imparato a conoscere a forza di vederli girare per casa.
Si concentrò sul “domani” riferito alla donna di quel pomeriggio, cercando di comprendere com’era possibile che il padre aveva trovato un buco nei suoi svariati incontri lavorativi per vedere quella donna, quando non lo trovava nemmeno per andare a parlare con il Preside se il suo stesso figlio veniva richiamato per più volte.
Poi l’illuminazione: era già da diversi giorni che Howard diceva di dover trovare una segretaria, dopo che Susan gli aveva lasciati per un lavoro migliore. Aveva mandato via un sacco di persone perché, per quanto Tony dicesse, era proprio come lui e non riusciva a fidarsi tanto facilmente. Magicamente si rifà viva Peggy Rogers, ed ecco che il posto viene occupato.
«Quindi, hai trovato finalmente la tua segretaria? Che caso sia ricomparsa proprio in questo periodo, non trovi?» Il rumore sordo del bicchiere sulla superfice di legno fece pentire il ragazzo di non frenare mai la lingua, solo per un attimo, però. Sapeva che la sfuriata sarebbe arrivata comunque, che dicesse quelle cose o meno. Si sistemò il colletto della camicia preparandosi ad incassare la ramanzina.
«Basta. Hai raggiunto il limite, oggi. Ho provato in tutti i modi di passare sopra questo tuo comportamento, ma non ha funzionato. Peggy è una delle poche persone a cui tengo; siamo cresciuti insieme; è la migliore amica che io abbia avuto; una persona splendida, e tu le hai dato dell’opportunista senza nemmeno conoscerla. Hai idea di quanto ci sia rimasta male?»
Tony avrebbe voluto rispondere a suo modo, eppure qualcosa glielo impedì. Era da tempo immemore che non vedeva uno sguardo del genere dipinto su quel volto, forse nemmeno l’aveva mai visto. Voleva schiodarsi da lì, andare in camera, per potersi nascondere da quegli occhi che lo facevano sentire terribilmente in colpa.
«Domani mattina devo svegliarmi alle sette, posso andare?» Howard sapeva che non avrebbe ottenuto niente da suo figlio, tanto meno delle scuse, dunque scosse la testa e mosse la mano in segno di congedo, per poi versarsi un altro po’ di alcool nel bicchiere.
Forse avrebbe dovuto dire al padre il senso di colpa che si stava facendo strada dentro di lui, ma sapeva quanto sarebbe stato inutile, il giorno dopo avrebbe detto sicuramente qualcosa di sbagliato, ancora. Perché Tony Stark era così, uno sbaglio dietro l’altro. Solo nella sua officina non sbagliava un bullone, era molto più facile relazionarsi con delle macchine che con degli esseri viventi, per lui.
Ma un giorno, lui lo sapeva, suo padre l’avrebbe abbracciato per bene, dicendogli quanto fosse fiero del proprio figlio.








...
Note dell'autrice: Buonsalve, lettori!
Prima di tutto volevo ringraziare coloro che hanno messo la mi storia tra le seguite: Breaththeuniverse; Bynie; CaterinaCafiero; crazy_L; Nanna12345; _monique_; poi StevenRogers che l'ha messa tra le preferite e Gulab che ha recensito. Grazie mille. çç <3
BTW, spero che questo capitolo non vi abbia deluso, Davvero, ogni Giovedì scriverò 'sta cosa, ed ogni Giovedì avrò l'ansia. LOL
Al prossimo capitolo, caViH. <3

   
 
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