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Autore: Roof_s    30/01/2015    3 recensioni
"Io... Io sono solo curioso."
Summer si tirò di nuovo su in piedi e mi guardò dritto negli occhi. "Curioso di che cosa?" domandò.
"Del perché mi hai aiutato" risposi, sincero.
Summer si guardò attorno e poi rise. "Non c'è un perché, l'ho fatto e basta."
"Tu non...?" provai a chiederle.
Lei alzò le sopracciglia, confusa. "Io non... che cosa?"
Gesticolai a caso, poi mi fermai. Ma che diavolo stavo combinando?
"Tu non hai alcun interesse per...?"
Lasciai cadere la domanda a metà, sperando di coglierla in flagrante con un improvviso rossore del viso o con fulminee smentite. Ma la mia interlocutrice rimase impassibile, aspettando che continuassi.
Sbuffai, messo alle strette. "Tu non hai alcun interesse per me?" domandai.
La sua reazione mi fece sentire immediatamente un imbecille: Summer scoppiò in una vivace risata e io non potei fare a meno di arrossire.

IN SOSPESO
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vieni con me
 


"Zayn, com'è possibile che tu riesca a occupare il bagno per mezz'ora ogni mattina?"
"Ho finito, ho finito."
"Sei peggio di me e di Doniya!"
Alzai gli occhi al cielo e spensi le due luci giallognole che stavano sopra lo specchio davanti a me. Aprii la porta e mi ritrovai di fronte alla smorfia imbronciata di mia sorella Waliyha, che teneva le braccia incrociate al petto e sembrava sul punto di picchiarmi.
"Sei contenta?" la stuzzicai, facendomi da parte per lasciarla passare.
Waliyha mi colpì al braccio e richiuse prontamente la porta alle proprie spalle. Sorrisi, rassegnato alla mia sorte: erano anni che mi spettava il ruolo di unico fratello in mezzo a tutte femmine. Se a ciò si aggiungeva il fatto che mio padre stesse quasi tutto il giorno fuori casa per lavoro, io potevo davvero considerarmi senza scampo. Conoscevo ogni particolare delle tappe che una qualsiasi ragazza percorreva durante gli anni della sua infanzia ed adolescenza: bambole e bambolotti da accudire, l'acquisto delle prime gonne, l'iniziale - e disastroso - approccio al trucco, la specializzazione in materia di gossip, la fatidica prima cotta per un compagno di scuola... Ero sempre stato considerato il confessore numero uno in quella casa, forse proprio per via del mio parere neutrale e differente: io non solo ero il fratello incurante di suonare troppo duro o diretto, ma possedevo anche un punto di vista maschile che si discostava dalle classiche opinioni femminili.
Rientrai nella mia camera da letto e indossai un maglioncino morbido dalle decorazioni rosse. Poi Afferrai giacca e cartella e scesi di sotto in cucina. Mia madre e Doniya stavano chiacchierando, la prima di spalle rivolta ai fornelli e la seconda appoggiata al tavolo con una tazza di caffè tra le mani.
"Buon giorno!" esclamai allegramente.
Doniya accavallò le gambe e si lasciò sfuggire un'espressione sorpresa. "Oh, guarda chi c'è! Stavamo parlando proprio di te, Zayn."
Raggiunsi il tavolo e afferrai una fetta biscottata dal pacchetto che mia sorella aveva lasciato aperto. Quella mattina non ero riuscito ad alzarmi presto per il solito appuntamento con Summer: l'attività di jogging aveva lasciato spazio ad un'ora in più di meritato riposo. La sera precedente io e la mia amica avevamo finito per soffermarci a lungo in centro città, parlando del più e del meno e sorseggiando lentamente le nostre birre. Alla fine eravamo rientrati a casa verso l'una di notte, il che mi aveva spinto a spostare l'orario della solita sveglia delle cinque e mezzo.
"E che cosa dicevate?" domandai, curioso, continuando a sgranocchiare a piccoli morsi la fetta biscottata.
Mia madre si voltò per un attimo e scambiò un'occhiatina d'intesa con Doniya. Smisi di masticare, insospettito.
"Parlavamo del fatto che ti troviamo... cambiato in quest'ultimo periodo" spiegò mia sorella, il tono della voce che sembrava voler nascondere qualcos'altro.
Rimasi zitto e immobile al mio posto. "Avanti, che cos'ho fatto questa volta?" dissi alla fine.
Doniya e mia madre mi guardarono ad occhi spalancati.
"Che cosa vuoi dire, Zayn?" domandò la prima.
Sospirai. "Non mi lascerò abbindolare dalle vostre cerimonie. Che cosa volete dirmi in verità?" insistetti.
Mia madre scoppiò a ridere e spense il gas. "Esattamente ciò che abbiamo detto. Ti troviamo più allegro e di buon umore, e ci siamo chiese se tutto questo fosse dovuto..."
"... a novità interessanti di cui ancora non hai fatto parola, ecco" completò mia sorella, lo sguardo furbesco.
Scoppiai in una risatina divertita e abbandonai la cucina per raggiungere la porta di casa. M'infilai le scarpe da ginnastica e allungai il braccio per salutarle.
"Zayn, dove vai?" esclamò mia madre, troppo curiosa per restare senza risposte.
"Ho capito che cosa volete sapere voi due, ma non vi darò la soddisfazione di spettegolare sulla mia vita privata" risposi astutamente.
Mia sorella saltò giù dalla sedia e mi raggiunse nell'ingresso di casa nostra.
"Secondo me sei troppo scettico, noi non..." tentò.
Le rivolsi un sorriso strafottente. "Doniya, non sono nato ieri: conosco la mente delle femmine."
Mia sorella sbuffò con fare indispettito e restò impalata a fissarmi mentre mi issavo in spalla lo zaino e salutavo allegramente nostra madre. Quando uscii sul pianerottolo, mi sentii invadere da un gran senso di sollievo.
Allora il mio ritorno a casa all'una di notte dopo una divertente serata in compagnia di Summer non era proprio passato inosservato.

***

Quel giorno non lasciai la mia macchina nel solito posto. Mi avventurai all'interno del parcheggio del cortile della Tong High School con occhio critico, deciso a scovare l'automobile che stavo cercando. Quando finalmente la individuai, due file più avanti da dove mi trovavo, accelerai per riuscire a posteggiare nelle sue vicinanze. E Summer, appena scesa dalla sua macchina, mi vide e capì subito le mie intenzioni. La notai alzare gli occhi al cielo e mettere su un bel sorrisetto irriverente. Non si mosse dalla portiera del conducente, sicuramente in attesa che la raggiungessi.
Era una bella mattinata soleggiata e il cielo si era dipinto di un azzurro meravigliosamente limpido. Certo, le temperature restavano vicine allo zero, ma perlomeno non avremmo dovuto sopportare l'insistente pioggia dei giorni precedenti.
Spensi il motore della mia Peugeot, sfilai la chiave dal quadro e scesi. Richiusi la macchina e mi avviai a passo lento verso Summer.
"Qualcosa mi dice che hai parcheggiato vicino a me per un motivo specifico" azzardò lei quando fui abbastanza vicino per riuscire a sentirla.
Le sorrisi fingendomi innocente: la mia amica aveva perfettamente ragione, ma non l'avrei mai ammesso.
"Era il primo posto libero che ho trovato" mentii senza problemi.
Summer si voltò e insieme a me cominciò il lento percorso che ci avrebbe condotti dritto alle porte del nostro liceo.
"Infatti c'è solo una ventina di posti vuoti all'entrata del cortile..." mi beffeggiò Summer, indicando una direzione imprecisa verso il cancello dal quale ero entrato.
"Perché non riesci a rassegnarti all'idea di non essere al centro del mio mondo?" scherzai.
Lei alzò le sopracciglia. "Perché so perfettamente di essere il centro del tuo mondo."
Scoppiai a ridere, sinceramente colpito dal suo umorismo. Annuii e risposi: "D'accordo, hai vinto tu, Summer. Come stai?"
"Molto bene, anche se per colpa del qui presente Zayn Malik ho perso una mattinata di sano sport."
Oltrepassammo due ragazzi che, appoggiati al cofano di un'automobile, ridevano a gran voce riuscendo a coprire quasi interamente le nostre voci.
Sbuffai e dissi: "Che cosa vuoi che sia una mattina passata a dormire! Il tuo fisico scultoreo non ne risentirà, Summer."
Lei mi lanciò un'occhiata saettante. "Ti stai per caso prendendo gioco di me?"
Ridacchiai sotto i baffi, pronto a smentire. "No, perché?"
"So benissimo che tu sei uno stronzo e che ti prendi gioco di me" concluse lei, non senza una nota d'ilarità nella sua bella voce vivace.
Questa volta risi e le lasciai la precedenza per passare attraverso lo stretto spazio tra due automobili parcheggiate malamente prima dei gradini del liceo.
"Io non ho un fisico scultoreo" continuò la mia amica. "E non ti autorizzo a parlare male del mio corpo, è altamente suscettibile."
"Dai, Summer, io scherzavo!" esclamai, sicuro che lei non fosse davvero offesa; stavo imparando a conoscere quella simpatica ragazza dai capelli scuri e le maniere spicce e sapevo che battute come quelle non sarebbero bastate a colpire la sua autostima. "Il tuo corpo è bellissimo!" cercai di rimediare.
Summer si voltò nella mia direzione e mise su un sorrisetto ambiguo. Io, colto alla sprovvista sia dal suo sguardo sia dalle mie parole, mi accorsi troppo tardi del possibile fraintendimento. Scossi il capo e fui sicuro di essere arrossito in volto.
Bravo, continua così!, pensai con un certo imbarazzo.
"Verrò di nuovo in tuo soccorso cambiando un'altra volta argomento" decretò Summer con tono rassegnato. "Posso declinare la tua gentile offerta ad accompagnarti alla festa di domani sera?"
Guardai Summer con aria spaventata. "Non ci pensare nemmeno!"
"Perché? Mi hai praticamente costretta a dire a Bethany che sarei venuta, ma sai benissimo che..."
"Summer, io non posso restare solo con lei. Mettiti nei miei panni!"
Lei sbuffò, indispettita. "Non è colpa mia se ci sei andato a letto insieme, Zayn."
"Be', ma...", la porta della scuola si aprì e io la lasciai entrare per prima, "... siamo amici, Summer! Perché non fai un piccolo favore a un tuo caro amico?"
Lei mi guardò con fare contrariato. "E perché tu non hai lasciato fuori da questa storia una tua cara amica?"
Sorrisi inevitabilmente: Summer non era proprio capace di lasciare che gli altri avessero l'ultima parola. Somigliava tanto a Louis...
C'immettemmo nel corridoio su cui si affacciava la mia classe e in breve la raggiungemmo. Io, però, non entrai e guardai Summer fermarsi a pochi passi di distanza dalla porta dell'aula.
"Ne riparleremo un'altra volta" concluse, guardandosi attorno con fare distratto.
"Ne riparleremo questa sera, se ti va" dissi. "Mi piacerebbe organizzare un'uscita insieme a te e a Louis, Niall..."
Summer spalancò gli occhi, sorpresa. "Questa sera?" ripeté.
"Sì, ci sarai?" domandai, speranzoso.
La mia amica boccheggiò, evidentemente a difficoltà. Poi la vidi pettinare una ciocca di capelli con le dita, quasi come se fosse nervosa.
"Mi dispiace, ma questa sera io non sarò libera" disse, tornando al suo strano tono evasivo.
Corrugai la fronte, sempre più perplesso. "Dici sul serio?"
Lei annuì timidamente, poi tornò a guardare altrove per riuscire a nascondere meglio il suo segreto. Perché ormai ero sicuro che ci fosse un segreto di mezzo.
"Non sarò in città" aggiunse.
"E dove andrai?" indagai, scettico.
"Ho delle... cose da fare con... degli amici" spiegò, parlando a scatti.
Annuii, ma continuai a guardarla con sguardo corrucciato: non c'erano dubbi sul fatto che Summer mentisse. Non riuscivo a comprendere che cosa potesse nascondere, ma ci conoscevamo da così poco tempo che non sarei stato in grado di smascherare le sue menzogne. Forse sbagliavo a pretendere di sondare le intenzioni della mia amica senza considerare che potesse desiderare una sua intimità, però non riuscivo a togliermi dalla testa il presentimento che mi mentisse intenzionalmente.
"E non puoi rimandare queste... cose?" insistetti.
Summer mi guardò, forse intimorita. Che strano, di solito riusciva a reggere alla perfezione il peso delle mie frecciatine.
"No, Zayn. Ho già preso un impegno ormai."
Annuii, amareggiato. "Si tratta dello stesso impegno di mercoledì mattina?"
A quelle mie parole, Summer si fece immediatamente più scura in volto. Sbuffò e si allontanò di un altro passo. "Non ho intenzione di discutere a proposito di queste sciocchezze."
Lanciai un'esclamazione di stupore e dissi: "Sciocchezze? Summer, tu mi stai..."
La campanella suonò proprio in quel momento sopra le nostre teste. La mia amica alzò lo sguardo, spaventata dal suono, e poi tornò a rivolgermi quel suo sguardo a metà tra il dispiaciuto e lo scocciato. Io rimasi zitto, mangiando le parole che avrei tanto voluto buttarle addosso.
"Devo andare in classe. Ci sentiamo" salutò lei, agitando timidamente la mano.
"Ciao, Summer" la congedai.
Rimasi impalato sulla soglia dell'aula a controllare ogni suo passo, finché lei non fu scomparsa dalla mia visuale.
Perché non ti calmi? L'hai detto tu stesso che lei non è al centro del tuo mondo, mi rinfacciò la mia stessa mente.

***

"... e alla fine la campanella è suonata proprio in quel momento, perciò non sono riuscito a cavarle una sola parola di bocca."
Niall sospirò e abbassò per un attimo gli occhi sulle proprie mani, strette attorno a un pacchetto di biscotti al cioccolato. Lo vidi svuotarlo e accartocciare la confezione in una palla deforme.
"Non so sinceramente che cosa pensare" borbottò infine, dopo essere tornato a guardarmi dritto neglio occhi. Il mio amico sembrava sincero e la sua espressione perplessa rispecchiava alla perfezione il modo in cui mi sentivo in quel momento. Non avevo smesso di rimuginare su Summer e le sue maniere sfuggenti per tutta la mattinata, fino a quando lo squillo acuto della campanella era rimbombato nuovamente nel corridoio annunciandoci l'intervallo. Allora mi ero fatto coraggio e avevo aspettato l'arrivo dei miei amici per poter discutere assieme a loro dell'accaduto.
Louis mise una mano sulla mia spalla e disse: "Forse pensa che sia giusto mettere un limite a questa vostra... amicizia."
Lo guardai di sbieco: sapevo perfettamente quante energie Louis spendesse nel cercare di convincermi a distaccarmi da Summer.
"Io invece credo che il problema sia tu, Lou'" gli confessai, turbato.
Il mio amico strabuzzò gli occhi e scambiò un'occhiata sorpresa con Niall, il quale intervenne in suo favore: "Che cosa c'entra adesso lui?"
Annuii, sempre più convinto della mia tesi. "Le ho detto di voler organizzare una serata tutti insieme e sicuramente l'idea di dover trascorrere ore al fianco di Louis l'ha spaventata."
Quest'ultimo sbuffò sonoramente e mise su un'espressione scocciata. "Tu credi davvero che la tua bella sposina sia così pavida?!"
"Per prima cosa, non chiamarla 'la mia sposina'" esordii, stanco delle battute di Louis. "E poi per quel che ne sappiamo, Summer potrebbe anche aver paura di... Niall!"
A quel punto lui si sentì tirato in causa e mi puntò con il suo sguardo scioccato: non c'erano problemi finché si trattava di accusare Louis, ma non gli sarebbe piaciuto finire al centro di quelle discussioni per colpe che non aveva.
Louis agitò le mani come a voler scacciare quella sciocca idea. "Non esageriamo! Stiamo parlando di Niall, lo stesso ragazzo che piange ancora guardando Il re leone" intervenne.
Il nostro biondissimo amico si voltò alla velocità della luce e assestò un colpo a Louis. "Non è vero!" esclamò, imbarazzato.
Io scoppiai a ridere e diedi delle pacche amichevoli a Niall. "Non sapevo che avessi un cuore così tenero."
Lui si scrollò di dosso le mie mani e fulminò Louis con un'occhiata minacciosa. "Io non guardo i cartoni della Disney da... tanto tempo!" cercò di difendersi.
Louis cercò il mio sguardo per comunicarmi qualcosa al di là delle parole. Poi aggiunse a voce leggermente più bassa: "La morte di Mufasa resta un argomento doloroso per lui. È meglio evitarlo."
"Ti sento, idiota!" sbottò Niall.
Non potei fare a meno di ridere. Louis mostrò la sua espressione più innocente: era davvero bravo a dissimulare, ma sia io sia Niall sapevamo che, appena ne avesse avuta l'occasione, nessuno l'avrebbe fermato dallo scagliarsi di nuovo contro la vittima di turno. A lui piaceva fare dell'ironia gratuita, e la cosa gli riusciva anche piuttosto bene. Sarebbe mai arrivato il giorno in cui tutta quella sua sicurezza avrebbe finito per cedere e crollare?
"Ragazzi, tutto questo parlare di cartoni non cambia il fatto che..." cercai di riportare il discorso sull'argomento originario.
Louis, però, diede in un evidente sbuffo e m'interruppe: "... che la dolce Summer Wayne rifugga le tue attenzioni, sì, l'hai già detto."
"Louis, potresti evitare d'intervenire se non hai nulla d'intelligente da dire?" replicai, irritato.
Lui sorrise con una certa strafottenza e alzò le spalle. "Calma, Zayn! Voglio solo farti capire che un rifiuto di Summer non è la fine del mondo."
"Ha ragione, Zayn. Summer può avere mille ragioni per non voler uscire con te questa sera" lo appoggiò Niall, incrociando le braccia al petto.
"Con noi" lo corressi. "Quando si tratta di uscire con me, non ci sono mai problemi."
Louis alzò gli occhi al cielo. "Ancora con questa storia? Non è colpa mia se Summer fa la difficile!"
"In ogni caso, ti sarei grato se smettessi di bersagliarla con le tue stupide frecciatine" gli feci notare.
Niall si lasciò sfuggire una risatina divertita e si passò una mano fra i capelli. "Sai che non lo farà mai!" esclamò, come se ciò costituisse un buon motivo per il quale ridere.
Louis mi guardò con fare furbesco. "Sai che non lo farò mai" concordò.
Sbuffai, interdetto da quel rifiuto. In fondo, però, che cosa mi ero aspettato? Sapevo bene che tipo di persona fosse Louis, e forse nemmeno Summer si aspettava che le pressioni del mio amico terminassero tanto velocemente. Avevo proprio il presentimento che, anzi, lui si sarebbe divertito ancora a lungo in quella specie di guerra fredda.
"Allora toccherà a Summer essere talmente spietata da farti chiudere la bocca una volta per tutte" conclusi.
Louis scoppiò in una vivace risata e si scostò un ciuffo di capelli dagli occhi. Tornò a guardare nella mia direzione e rise di nuovo, incapace d'immaginare una ragazza in grado di zittirlo definitivamente.
"Solo perché con qualche parolina astuta ha incantato te, non significa che..."
"Ciao, ragazzi!" esclamò qualcuno alle mie spalle, incurante di aver appena interrotto un discorso.
Louis sembrò altamente irritato da quell'intervento a sproposito e rivolse un'occhiata superba alla ragazza dietro di me. Io mi voltai velocemente: avevo riconosciuto la voce che si era intromessa nel discorso del mio amico. Margaret, una delle poche elette che aveva l'onore di frequentare la cerchia esclusiva di Emily Wood, si era presentata direttamente lì davanti a noi e ciò non poteva essere un semplice caso. Non ci parlavamo da almeno due settimane e subito mi domandai che cosa potesse volere da noi tre.
"Ciao" ricambiò Niall con voce incerta: non ero nemmeno sicuro che loro due si conoscessero.
Margaret rivolse il suo ampio sorriso allegro a tutti e tre e infine si soffermò un po' più a lungo su di me: nei suoi occhi lessi una chiara traccia d'interesse. Se Margaret aveva avuto un debole per me ancor prima del mio fidanzamento con la sua migliore amica, ora non sarebbe di certo potuta restare indifferente al cambiamento che avevo subito.
"Vi disturbo?" domandò, fingendo di non essersi accorta di essere piombata in mezzo a noi nel bel mezzo di una conversazione.
"In verità..." provò a rispondere Niall, ma la mia amica fu più veloce e scosse una mano con fare indifferente. Poi allungò a ognuno di noi un volantino rosso ricoperto di scritte in grassetto nero, intrecciate le une alle altre in qualche frase confusa che a stento si leggeva.
"Questa sera ci sarà l'inaugurazione di un nuovo locale in centro città, e naturalmente voi siete tutti invitati" spiegò Margaret, piena d'orgoglio.
Alzai gli occhi dal volantino e guardai nella sua direzione. "Il locale è tuo?" chiesi.
Margaret scoppiò in una risatina ridicola e mi diede un buffetto sul braccio. "No, che domande!"
Scorsi in un lampo l'occhiataccia annoiata di Louis, che ancora non aveva espresso alcun parere.
"Il locale è di alcuni miei amici che mi hanno ingaggiata come addetta alle pubbliche relazioni" scherzò Margaret, sempre rivolta a me.
Sorrisi brevemente e tornai a guardare Niall e Louis. Quest'ultimo spiò il retro del volantino e poi sbuffò con fare incurante. Alzò lo sguardo e lo puntò sulla nuova arrivata, come se sperasse di poterla cacciare senza dover aprire bocca.
"E quanto costa l'ingresso?" volle sapere.
Margaret sorrise, soddisfatta di essere riuscita a catturare l'attenzione di qualcuno. Non che le sue doti di responsabile del marketing fossero poi così straordinarie, in ogni caso...
"Per la nuova band della Tong High School non c'è alcun prezzo...", e fece l'occhiolino con aria complice.
Niall annuì, improvvisamente più convinto dell'idea. "Be', ci penseremo."
Margaret si voltò tempestivamente nella mia direzione e avvicinò le proprie mani come se fosse in preghiera. "Zayn, c'è un'altra cosa che vorrei dirti."
Louis e Niall si scambiarono un'occhiata eloquente, che diceva più di mille parole.
"Dimmi" risposi, temendo il peggio.
Margaret sfoderò un altro sorriso a trentadue denti e ridacchiò, prima di riuscire finalmente a dire: "Se non hai impegni e ti va l'idea, potremmo andare a bere qualcosa prima di raggiungere gli altri..."
Ero sicuro che Louis e Niall stessero già mostrando i loro sorrisetti impertinenti, perciò sperai con tutto il cuore che Margaret non facesse caso a loro due.
"Ehm... Io non ho..."
Impegni? Non avrei avuto davvero niente di meglio da fare? Be', avevo cercato di convincere Summer a uscire con me, ma lei mi aveva miseramente rifiutato senza spiegazioni. In effetti la mia scorta di scuse si stava esaurendo e Margaret era mia amica: che cosa c'era di male nel concederle un drink insieme?
Annuii e puntai i miei occhi nei suoi. "No, non ho impegni in effetti" risposi, dandomi un tono più deciso.
La mia amica non riuscì a trattenersi dal sorridere con aria trionfante e annuì ripetutamente. "Perfetto! Allora passi a prendermi a casa?" chiese.
Mossi il capo in un cenno affermativo, riflettendo ancora su che cosa avevo appena fatto: accettare di uscire con Margaret significava dichiarare ancora aperta la vendetta nei confronti di Emily. Se la mia ex fosse venuta a conoscenza dei piani della sua migliore amica, come avrebbe reagito? Sarebbe rimasta impassibile? Sorrisi tra me e me, convinto che Emily non fosse poi così indifferente come voleva far credere a tutti: avevo visto le occhiate che mi lanciava ogni volta che la sorprendevo a litigare con Harry Styles, e nei suoi occhi si poteva leggere di tutto tranne distacco.
"Certo, mi lasci il tuo numero di telefono?" risposi, rallegrato dall'idea di poter infliggere un colpo basso a Emily.
Margaret non esitò nell'annuire e, mentre io estraevo il mio cellulare dalla tasca dei jeans, con la coda dell'occhio la vidi lanciare sorrisetti eccitati a Louis e Niall, muti spettatori di quella scena.
"Ecco" feci, consegnando il telefono alle mani delicate della mia amica; guardai distrattamente in direzione di Niall, il quale aveva appena tentato in modo alquanto goffo di nascondere un ghigno divertito. Louis intercettò il mio sguardo e spalancò gli occhi con fare espressivo, ma io non riuscii comunque a capire cosa volesse suggerirmi.
"Tieni. Passa da me verso le sette e mezzo" terminò Margaret, sogliendosi in un nuovo sorriso estatico.
"D'accordo. Ci vediamo questa sera" la congedai, sperando che mi lasciasse solo con Niall e Louis il prima possibile.
Margaret finalmente salutò i miei amici e si allontanò con passo deciso, tutta soddisfatta della buona riuscita dei suoi tentativi.
Niall scoppiò finalmente a ridere. "Hai visto come pendeva dalle tue labbra? Secondo me ti avrebbe obbedito, se le avessi chiesto di affogarsi nei cessi della scuola."
Risi e abbassai il capo, una mano che correva fra i capelli per sistemare i ciuffi spettinati. "Margaret aveva una cotta per me già dai tempi del mio fidanzamento con Emily."
Louis annuì, perso in qualche strana riflessione; poi si riscosse e sorrise con aria provocatoria: "Dopo questo appuntamento, Emily Wood non potrà fare a meno di mangiarsi le mani per quel che ti ha fatto, Zayn."
Guardai i miei amici e anch'io sfoderai un sorrisetto obliquo, intriso di malvagio compiacimento. "Me lo auguro con tutto il cuore."

***

Grazie all'appuntamento di quella sera in compagnia di Margaret ebbi modo di distrarmi temporaneamente da Summer e dalle sue stranezze. Passai tutta l'ora successiva all'intervallo disegnando scenette senza impegno sul quaderno che, in origine, sarebbe dovuto servire a prendere appunti di letteratura Inglese. La mia mente aveva semplicemente fluttuato da un pensiero all'altro, a partire da quello riguardante Emily e la sua relazione con Harry Styles: per caso le cose stavano andando male tra loro due? Ero curioso di sapere se finalmente la ruota della fortuna sarebbe girata, mostrando alla mia ex che cosa si otteneva in cambio di un tradimento squallido come il suo, ma al tempo stesso non mi andava di manifestare troppo interesse. Ormai tutti sapevano che ero passato sopra alla faccenda, non volevo dare l'idea opposta proprio in quel momento. Tuttavia la curiosità era più forte della mia ritrovata indipendenza. Forse fu per questo che, durante gli ultimi dieci minuti di lezione di quella mattinata così monotona, afferrai il telefonino e volai a controllare che cosa trapelasse da Facebook. Digitai il nome della mia ex e scesi lungo la sua bacheca, controllando ogni pubblicazione con sguardo vigile per non perdermi nessun indizio. Eppure anche Facebook deluse le mie aspettative: Emily non aveva pubblicato nessuno stato strappalacrime a proposito del suo difficile fidanzamento con Harry. L'unica differenza rispetto a mesi prima, quando avevo iniziato la mia missione di spionaggio, era la drastica diminuzione delle fotografie dei due innamorati: Emily non aveva quasi più caricato nulla, scriveva di tanto in tanto frasette prese dalle sue canzoni preferite oppure pubblicava la propria partecipazione a vari eventi in città, ma di Harry non c'era traccia.
Sorrisi tra me e me e premetti la piccola x nell'angolo della pagina Internet. Staccai la connessione del mio telefono e lo rimisi al suo posto in tasca. Forse non avevo letto espliciti messaggi d'odio tra i due, ma ora ero ancora più certo che tra Harry Styles ed Emily Wood qualcosa fosse andato storto.
La campanella squillò. Ci fu un improvviso rumore di sedie trascinate indietro sul pavimento, di voci che lasciavano andare esclamazioni sollevate, di porte che si aprivano sul corridoio. Anch'io sospirai, confortato dall'idea di poter tornare a casa e rilassarmi. Quel pomeriggio non ci sarebbero state le solite prove del gruppo extrascolastico, perché Chad era malato. Ritirai la mia roba dal banco, infilando il quaderno con sopra i miei schizzi in modo grossolano tra un libro e l'altro. Solo in quell'istante mi tornò in mente che avevo parcheggiato proprio di fianco a dove Summer aveva lasciato la propria automobile: ciò significava che se mi fossi mosso alla svelta, sarei ancora riuscito a intercettarla prima di ritornare a casa. E forse avrei finalmente ottenuto delle risposte.
Richiusi lo zaino in fretta e mi diressi alla porta dell'aula. Mi sentii chiamare proprio mentre mettevo piede fuori in corridoio, ma decisi di non voltarmi a controllare di chi si trattasse. Attraversai la folla che si era formata davanti alla mia classe, cercando di farmi spazio senza pestare i piedi a nessuno. Fui fuori dall'androne del liceo solo dopo qualche minuto passato a borbottare timide scuse a chiunque non fosse abbastanza sveglio da accorgersi della mia fretta. Corsi giù per la scalinata e attraversai il parcheggio camminando a passo sostenuto. Le macchine di studenti e professori erano ancora quasi tutte parcheggiate: si faticava parecchio a uscire dall'ingresso affollato della Tong High School. Oltrepassai una fila di auto e mi diressi a destra verso il parcheggio dove avevo lasciato la mia Peugeot qualche ora prima. Quando finalmente fui quasi arrivato, alzai gli occhi e mi accorsi immediatamente di una presenza di troppo nella scena davanti ai miei occhi: una ragazza bionda agitava le mani con fare aggressivo e l'altra, leggermente più bassa, teneva le braccia incrociate contro il petto. Strinsi gli occhi per scorgere meglio le due ragazze davanti a me, ma non c'era dubbio sul fatto che quelle fossero Bethany e Summer. Avanzai ancora di qualche passo, mi nascosi dietro un'automobile rossa dal paraurti posteriore mezzo scassato: la mia Peugeot distava solo qualche metro da dov'ero io, e le voci di Bethany e Summer arrivavano chiarissime alle mie orecchie.
"... e questo succede ogni dannata volta, mi capisci?" sbottò la prima, il tono che non si sforzava di celare le sue emozioni.
Alzai leggermente il capo e vidi la mia amica annuire, l'aria al tempo stesso turbata e offesa. Non avevo mai visto Summer così seria, che cosa stava succedendo?
"Potresti guardarmi negli occhi quando ti parlo?" aggiunse Bethany con un nuovo impeto di aggressività nella voce. "Sei fastidiosa anche quando non sei in compagnia di Zayn!"
Quell'ultima frase mi colpì al cuore come una freccia: e così il motivo di quell'incontro ero io. Mi sarei dovuto aspettare gesti del genere da una ragazza gelosa e superba come Bethany, ma non mi piaceva l'idea di Summer sola ad affrontare calunnie che non meritava.
"Bethany, stai esagerando" la mise in guardia Summer; a giudicare dal tono della sua voce, Summer sembrava assolutamente calma.
"Io esagero?! E tu, Summer? Non credere che non abbia capito che lo stai facendo apposta" l'attaccò Bethany.
Spiai di nuovo nella loro direzione e vidi quest'ultima puntare minacciosamente il dito contro la mia amica. Le cose si stavano mettendo male e Summer si sarebbe presa la colpa dei miei sbagli. Già, perché in fin dei conti ero stato io a tirarla sempre in mezzo alle mie vicende con Bethany, e forse era arrivato il momento di chiarire un paio di questioni.
"Io non ho fatto proprio nulla! In quale lingua devo dirtelo?" si difese Summer, esasperata.
"E le conferenze letterarie a cui lo trascini? E il fatto che torniate a casa insieme dopo le lezioni? Che cosa pensi di tutto questo?" continuò Bethany, fuori di sé per la rabbia. "Ma in fondo sai che cos'è che più m'innervosisce di tutta questa storia, Summer? Il fatto che tu vada in giro a sbandierare i tuoi presunti successi come se fossi intoccabile e..."
Sentii chiaramente la risatina nervosa della mia amica: chissà da quanto tempo si trovava lì in compagnia di una Bethany furiosa e poco diplomatica.
"D'accordo, adesso ti sei spinta davvero troppo oltre..." giudicò Summer.
"Tu non andrai da nessuna parte!", e percepii un potente tonfo.
Spiai la scena, allarmato: Bethany aveva spinto con forza Summer contro la portiera della sua automobile, e ora la teneva bloccata per un braccio. Pur trovandomi a un paio di metri di distanza, notai la presa ferrea della mano di Bethany. Quella ragazza era impazzita, ormai non c'erano più dubbi.
"Bethany, levati di torno" sbuffò Summer, stanca.
"Perché non fai la stessa cosa e non lasci in pace Zayn?" la sfidò l'altra.
"Perché io e Zayn non stiamo facendo nulla di male. Adesso lasciami andare."
"Tu non gli interessi, Summer. Smetti di farti ridicoli castelli in aria!"
"Proprio tu mi parli di castelli in aria, Bethany?"
Ero intimamente orgoglioso delle maniere fredde ma decise di Summer: stava tenendo testa a Bethany pur senza avvalersi della forza. Non avrei sopportato che qualcuno si facesse del male per colpa di certe stupide voci.
"Hai osservato Zayn ultimamente? Sta diventando il ragazzo più popolare della scuola, non c'è una sola ragazza che non lo trovi maledettamente affascinante. Si occupa di canto, fa parte di una band, pratica skateboarding ed è l'emblema della bellezza", al che io sorrisi sotto i baffi, soddisfatto che quella fosse la mia attuale fama nella Tong High School, "Perché t'illudi che voglia proprio una come te? Sei la ragazza più anonima che si sia mai vista, non cerchi di distinguerti in mezzo alle altre e tutto ciò che sai fare sono un paio di battute squallide recitate in un mediocre spettacolino di fine anno. Ti sei vista, Summer? E soprattutto hai visto chi è davvero Zayn?"
Allungai il collo, troppo curioso della risposta di Summer per restare piegato dietro l'automobile. La mia amica prese un respiro profondo e poi sorrise. Già, sfoderò un sorrisetto impertinente, di quelli che le vedevo spesso dipinti in viso e che la facevano sembrare una bambina pestifera.
"Forse sono anonima agli occhi di una come te, Bethany, troppo accecata dai quintali di mascara che usi ogni giorno. E sì, non faccio nulla per distinguermi, perché so di non averne bisogno: io sono diversa da te e da tutte quelle che seguono il tuo esempio, non spreco il mio tempo a contare quante doppie punte mi rimangono da togliere. Ah, e per quanto riguarda ciò che faccio io nel tempo libero... nessuno ti ha detto che allestisco mostre fotografiche a Londra ogni due mesi?"
Mi tappai la bocca con una mano per evitare di scoppiare a ridere lì dove mi trovavo. Summer era semplicemente incredibile! Era riuscita un'altra volta a zittire Bethany, mantenendo una voce calma e servendosi della sola verità: era davvero diversa dalle altre, e anche se non faceva parlar di sé come ci riuscivano Bethany, Emily o Margaret, possedeva comunque un fascino non indifferente.
Mi alzai e decisi di intervenire: era ora che Bethany se ne andasse e lasciasse in pace Summer. Nonostante le sue parole mi avessero lusingato, il fatto che lei intimorisse la mia amica m'innervosiva. Mi sentivo alle strette, perché quando avevo accettato gli inviti e le proposte di Bethany non avevo assolutamente messo in conto di potermi ritrovare in quel pasticcio. Da quando io ero una sua esclusiva proprietà? Non avevamo mai deciso di fidanzarci, ci eravamo visti poche volte e senza impegno: per quale motivo si era montata la testa?
Tirai dritto fino a raggiungerle: Bethany si staccò immediatamente da Summer e mise su un'espressione scioccata, forse sapeva di essere stata colta con le mani nel sacco. La mia amica, al contrario, non fece una piega: la vidi sistemare la manica della felpa che fino a poco prima era stretta nella morsa di Bethany e alzò i propri occhi scuri su di me, per niente sorpresa.
"Che cosa sta succedendo qui?" domandai, ancora indeciso su come comportarmi con le due ragazze.
Bethany guardò Summer, la quale non distolse il proprio sguardo dal mio. La vidi accennare un breve sorrisetto, ma non capii dove volesse arrivare.
"Ciao, Zayn!" esclamò poi, amichevole come sempre. "Io e Bethany stavamo chiacchierando."
Guardai Summer a lungo, ma lei ormai si era voltata nella direzione della mia spasimante. Aveva sorriso, assunto la sua tipica espressione rilassata e risposto con una bugia evasiva. Summer non temeva gli attacchi di gelosia delle mie pretendenti e di certo non si sarebbe lasciata fermare se ciò che voleva era essermi amica. Com'era possibile che una ragazza come lei fosse reale?
"Sì" convenne Bethany, tutto a un tratto illuminata da un sorriso dolcissimo.
Non sapevo che cosa fare: entrambe stavano mentendo, forse pensavano che avrei fatto una sfuriata se avessi saputo la verità. Eppure mi pareva strano che nessuna delle due sospettasse che avessi origliato.
"Bethany, potresti lasciarmi solo con Summer?" domandai con tono che non ammetteva repliche.
Vidi la bella biondina farsi più scura in volto, ma non osò contestare la mia scelta: si limitò ad annuire e a sorridermi brevemente.
"Ci vediamo domani alla festa, okay?" aggiunsi per non suonare troppo freddo.
Bethany annuì una seconda volta, decisamente rallegrata dalle mie parole. "Va bene. Ci sentiamo ancora prima di... domani."
Le diedi un bacio sfuggente sulle labbra e aspettai che se ne fosse andata. Bethany, dal canto suo, non ci lasciò senza un'ultima occhiata melliflua diretta a Summer. Ma la mia amica sembrava esserle indifferente: stava fissando l'entrata del liceo, incurante di ciò che io e Bethany avremmo potuto dire o fare davanti alla sua faccia.
Quando finalmente fummo soli, mi parai di fronte a lei e la richiamai a gran voce. "Summer!"
Lei si voltò fingendosi quasi sorpresa. "Che c'è?"
"Dovresti dirmelo tu."
La mia amica si staccò dalla fiancata della sua macchina, contro la quale era rimasta tutto il tempo dopo la vigorosa spinta di Bethany. Un nuovo sorriso strafottente disegnò la linea delle sue labbra carnose e io mi sentii un completo idiota: non la capivo e lei non faceva nulla per venirmi incontro. Summer sembrava un libro scritto in un'altra lingua: non sarebbero bastati mille dizionari per tradurre i suoi comportamenti misteriosi e... magnetici.
"Che cosa vuoi che ti dica, Zayn? Hai già sentito tutto" rispose, scaltra.
Sbuffai, smontato dalle sue parole: allora qualcuno si era davvero accorto della mia presenza poco prima!
"Non facciamo finta di essere sorpresi, per favore" sospirò Summer, guardandomi con attenzione mentre io abbassavo il capo. "Bethany è una pazza, Emily è una pazza, Kate è una pazza, e qualsiasi ragazza tu voglia portarti a letto mi odierà dal primo 'ciao' all'ultimo 'muori'."
Mio malgrado sorrisi della sua battuta. Summer sbatté le proprie braccia contro i fianchi e lasciò andare una risatina nervosa.
"Sei stata fantastica alle prese con Bethany, sai?" le rivelai, ammirato.
Lei annuì e fece una smorfia esasperata. "Mi ha colta di sorpresa, lo ammetto."
Summer si spostò da dov'era e io la lasciai passare finché non raggiunse il cofano posteriore della sua automobile. Lo aprì, posò la cartella e lo richiuse.
"Sono arrivata qui, canticchiando il ritornello di Hollaback Girl e fantasticando sul pranzo che mi aspetta a casa, e mi sono sentita chiamare da quella psicopatica" mi riferì.
Io ridacchiai del suo racconto. "Non pensavo sarebbe arrivata a interrompere qualcuno che canta Hollaback Girl, mi dispiace" cercai di sdrammatizzare.
Summer tornò vicino a me, sorridendo con aria gentile questa volta. Alzò le spalle e aprì la portiera dell'auto. Ci fissammo a lungo senza dire una sola parola. Io non mi ero ancora mosso, lei invece sembrava sul punto di andarsene.
"Summer..." parlai per primo.
Lei non fece una piega, ma per qualche motivo il suo sguardo mi frenò. Non riuscii a completare la frase, non ebbi il coraggio di proseguire e magari di metterla nuovamente a disagio con le mie domande. La mia amica si limitava a guardarmi con il suo bel sorriso stampato in volto, come se nulla al mondo avrebbe potuto distruggere il suo ritrovato buonumore.
Anch'io sorrisi, mandando giù le parole che avrei voluto dirle. "... è meglio che tu vada, prima che il pranzo si raffreddi."
Lei scoppiò a ridere e salì in macchina; prima di richiudere la portiera si affacciò un'ultima volta e disse: "Sai una cosa? Penso proprio che ci divertiremo insieme alla festa di domani sera."
E così si era finalmente decisa a non abbandonarmi in balia di Bethany. Non potei che essere felice della sua scelta. La guardai ripartire, mentre tra sé e sé sorrideva con una certa soddisfazione.

***

Sfilai un braccio da sotto la testa e lo allungai sul comodino di fianco al letto. Tastai la superficie, schivando la sveglia e i tre libri abbandonati ormai da mesi. Mi voltai, sorpreso di non riuscire a trovare ciò che stavo cercando: e infatti un'occhiata sfuggevole confermò il mio crescente timore per cui le sigarette potessero essere finite.
Sbuffai con fare infastidito, tornai a guardare il cellulare che ancora tenevo in mano. Erano le sei e un quarto di uno dei pomeriggi più noiosi di tutta la mia vita e il pacchetto di sigarette era anche vuoto: che cos'altro avrebbe potuto peggiorare ulteriormente la giornata?
Mi tirai su e mi misi a sedere, ancora mezzo intontito dal sonno: quel pomeriggio, dopo essere tornato da scuola, mi ero dedicato esclusivamente al cibo e al riposo. Mi sentivo talmente impigrito dal dolce far nulla delle ultime tre orette che la mia voglia di uscire in strada per comprare le sigarette era bassissima. Controllai un'ultima volta il cellulare: Margaret mi aveva scritto, ci saremmo incontrati alle sette e mezzo. Avevo poco più di un'ora di tempo libero prima di vedere lei e in seguito i miei amici.
"Questa sera?"
"Sì, ci sarai?"
"Mi dispiace, ma questa sera io non sarò libera."
Mi sfregai gli occhi con fare stanco, mentre la mia mente riportava a galla conversazioni che sarebbe stato meglio dimenticare per sempre. Non ero ancora riuscito a mettere da parte Summer e i nostri brevi incontri della mattinata appena trascorsa. La mia amica continuava a invadere i miei pensieri e io mi tormentavo all'idea che potesse avere dei segreti. Avevo formulato svariate ipotesi, ognuna delle quali mi sembrava terribilmente possibile: aveva una relazione segreta che voleva tenermi nascosta? Magari con Louis o Niall? Oppure si vergognava di presentarmi a quei presunti amici che andava a trovare fuori città?
"Dici sul serio?"
"Non sarò in città."
E poi, dove abitavano questi personaggi così vaghi che lei aveva menzionato? Chi erano questi amici coi quali non poteva rimandare nessun appuntamento?
Mi alzai e raggiunsi la scrivania della stanza, la superficie in legno ancora leggermente illuminata dalla luce morente del sole. Scostai un lembo della tenda e spiai fuori: i rami degli alberi erano piegati appena da una brezza fredda che soffiava sopra la città da un paio di giorni. Afferrai la giacca e richiusi la cerniera fino alla cima. Mi annodai la sciarpa attorno al collo e presi il portafoglio con me.
"E dove andrai?"
"Ho delle... cose da fare con... degli amici."
Presi la direzione del corridoio e mi affrettai verso la porta di casa al piano di sotto. Quel pomeriggio ero rimasto a casa con la sola compagnia di mia sorella Waliyha, la quale si era isolata dietro la porta della propria camera da letto senza più dare segni di vita.
Uscii in giardino e premetti il pulsante dell'apertura della macchina che mi aspettava ferma a lato del marciapiede. Salii e accesi l'impianto del riscaldamento, infreddolito com'ero in quei semplici vestiti che non sembravano tenere lontano il freddo britannico. La tabaccheria più vicina distava comunque un paio di chilometri e se pensavo di aver messo piede fuori casa solo per una manciata di sigarette mi sentivo ridicolo. Eppure la voglia malsana del fumo era più forte della pigrizia: dovevo fumare, lo sentivo come un bisogno impellente che mi stuzzicava, mi prudeva al pari di una puntura.
Svoltai in un ampio viale grigio, cambiai marcia e lanciando brevi occhiate veloci alla radio cercai di cambiare stazione. Ogni volta che mi mettevo alla guida dovevo assicurarmi di avere la giusta musica in sottofondo: non mi piaceva quel noioso silenzio che si creava quando ero solo e che dava spazio ai rumori del motore.
"Forza!" borbottai tra me e me, ancora alla ricerca di una stazione radiofonica in cui trasmettessero musica decente. A un certo punto, rassegnato e innervosito dalla mancanza di collaborazione degli speaker, che continuavano imperterriti i loro stupidi discorsi, decisi di inserire uno qualsiasi dei miei tanti CD. Mi sporsi verso il cassettino scuro che stava davanti al sedile anteriore del passeggero; lo aprii ma dovetti tirarmi subito su per non rischiare di invadere la corsia opposta. Attesi di aver oltrepassato una piccola rotonda e poi tornai a frugare all'interno del cassetto. Estrassi il primo CD che riuscii a raggiungere con la mano tesa e ne controllai la copertina: avevo pescato casualmente un album degli Offspring. Aprii la confezione e la gettai via, poi provai a inserire il disco: questo partì dopo poco, mentre la traccia introduttiva dell'album, Time to Relax, mi suggeriva di fare marcia indietro e tornare a poltrire come poco prima. Guardai di sfuggita lo schermo della radio su cui erano segnati i numeri delle canzoni e premetti il tasto che passava alla traccia successiva. Fu proprio in quel minimo momento di distrazione che l'incidente accadde: distratto com'ero dagli Offspring, non mi ero accorto delle due ragazze bionde che pedalavano sul bordo della striscia bianca che delimitava la carreggiata; quando alzai di nuovo lo sguardo mi accorsi troppo tardi di non essermi scostato abbastanza da permettere alle due cicliste di proseguire liberamente. Una delle due biciclette cozzò contro la punta del cofano proprio mentre io sterzavo bruscamente per evitare di finire addosso a entrambe. Frenai tra lo strombazzare generale delle automobili dietro e davanti a me.
"L'ho uccisa" soffiai, gli occhi spalancati dal terrore.
Vidi le altre auto sorpassarmi, mentre qualcuno si voltava verso di me e mi alzava il dito medio in segno di protesta. Ma per me non esisteva altro se non la scena a cui avevo appena assistito: una delle due ragazze era caduta a terra sull'asfalto, e la colpa di quell'incidente era mia.
Scesi di scatto dall'auto, dimenticando le chiavi dentro e camminai con passo indeciso fino al punto in cui avevo tamponato una delle due cicliste. Ma per mia fortuna notai fin da lontano che la ragazza rimasta indenne stava aiutando l'amica a rialzarsi: ciò significava che non avevo commesso alcun omicidio. Mi sentii sollevare dal conforto e camminai con fare più rilassato.
"Io... Mi dispiace... Non intendevo..." mormorai mentre mi avvicinavo alle due sconosciute.
La soccorritrice alzò il proprio sguardo e mi puntò con aria furibonda. "Che cosa diavolo stavi facendo quando l'hai quasi uccisa?!"
Agiati le mani in aria, a disagio. Presi un profondo respiro e dissi: "Sono terribilmente dispiaciuto. Non volevo farle del male."
La ragazza che si era scontrata con la mia auto era ancora a terra e mi dava le spalle. Mi avvicinai ancora di un passo e mi piegai verso di lei: teneva una mano sulla fronte e sembrava preoccupata ma non arrabbiata. Non appena sentì la mia mano sulla sua spalla, levò il capo con fare allarmato.
"Stai bene?" le domandai, timoroso.
Era una bella ragazza dai capelli di un biondo quasi accecante e i suoi occhi chiari erano contornati da uno spesso tratto nero di matita per occhi. La vidi annuire freneticamente, mentre toglieva la propria mano dalla fronte e accettava l'aiuto dell'amica per rialzarsi in piedi. Anch'io seguii il suo esempio e continuai a fissarla preoccupato.
"È tutto a posto" borbottò la ragazza, fuggendo il mio sguardo.
L'amica, al contrario, mi bruciò con un'altra occhiata rovente. "Sei stato fortunato! Stavi per investirla!" mi accusò.
"Lo so, mi dispiace..." feci, avvilito. "Mi ero distratto un secondo per cambiare canzone e..."
Fui interrotto dal profondo sbuffo dell'amica della mia vittima, la quale se ne accorse e la rimproverò con un colpetto sul braccio.
"Dai, Katherine, lascialo stare! Io sto bene" intervenne a voce bassa.
Ma Katherine non sembrava dello stesso parere, perché infatti aggiunse: "Perrie, stavi per rimetterci la pelle per colpa di questo idiota!"
Aprii bocca ma mi bloccai dall'intervenire non appena ebbi scorto l'occhiata desolata di quella che si chiamava Perrie. "Mi dispiace per quello che sta dicendo, io non..."
Sorrisi e annuii. "Non preoccuparti, ha ragione lei. Sono stato un vero idiota."
Katherine assunse un'espressione soddisfatta e mise una mano sull'avambraccio dell'amica. "Andiamo?"
Perrie annuì ma non mi tolse di dosso i suoi grandi occhi azzurri. Sembrava come ipnotizzata e io cominciavo a sentirmi in imbarazzo per tutte quelle attenzioni non richieste.
"Ciao" mi salutò Perrie con una lieve vocetta che sembrava arrivare da un altro mondo.
Sorrisi, nervoso e la salutai con un cenno della mano. Katherine mi lanciò un'ultima occhiata scocciata e condusse lontano da me la sua amica, trascinandola per un braccio. Tirarono su le loro biciclette e si rimisero a pedalare. Io rimasi ancora fermo dove mi trovavo, troppo scosso per riuscire a prendere una decisione. E se avessi davvero fatto del male a quella ragazza?
Tirai un lungo sospiro di sollievo e mi avviai lentamente verso la mia Peugeot abbandonata qualche metro più avanti. Salii e mi allacciai nuovamente la cintura di sicurezza, mentre gli Offspring suonavano ancora a tutto volume nell'abitacolo. Spensi il lettore con un colpo deciso e tornai a guidare a bassa velocità: avevo troppo paura di poter rischiare un nuovo incidente.
Dopo un paio di svolte, mi resi conto di essere in prossimità della strada che conduceva a casa di Summer. Chissà come, ma riuscivo sempre a tornare a lei col pensiero.
"Ho delle... cose da fare con... degli amici."
"Non pensarci nemmeno" mi dissi a voce abbastanza alta.
Svoltai anziché proseguire dritto.
"No, Zayn. No" insistetti, mordicchiandomi il labbro inferiore nell'indecisione che mi stava catturando. "Non farlo."
Accelerai leggermente, guardandomi attorno nella speranza di non incrociare nessun potenziale pericolo ambulante. Svoltai di nuovo, questa volta a sinistra e proseguii senza esitazioni.
Quanto sei stupido..., commentai tra me e me.
E così alla fine avevo ceduto: eccomi nella via dove abitava Summer Wayne, intento a pensare a qualche giustificazione per quella visita inaspettata. Non avevo potuto fare a meno di assecondare la tentazione. Io morivo dalla voglia di andare a fondo della questione irrisolta: per quale motivo Summer mi evitava? Non ero riuscito a parlarle dopo aver cacciato Bethany dal parcheggio, ma adesso era arrivato il momento di essere sinceri.
Parcheggiai lentamente proprio davanti a casa sua. Scesi e mi trovai di fronte la sua automobile posteggiata. Raggiunsi il campanello dell'abitazione che condivideva col padre e mi accorsi che il cancello era già aperto.
Va' via prima che ti veda, avanti!
Poggiai il dito sul tasto del campanello, ma non ebbi nemmeno il tempo di premere che la porta di casa si aprì rivelando la figura di Summer appesantita da un grosso borsone blu e una giacca abbastanza spessa. Lei non si accorse subito di me: camminò fino ad arrivare proprio davanti al cancello e allora mi vide. Si fermò di colpo, sorpresa.
"Zayn?!" esclamò.
"Ciao, Summer. Ti disturbo?" risposi, deciso.
Lei sembrò interdetta e non disse nulla. Poi la vidi poggiare una mano sul proprio borsone e tentò di parlare: "Io... Che cosa... ci fai qui?"
Alzai le spalle. "Voglio sapere la verità."
Summer mi guardava con aria combattuta. "La verità?" ripeté.
"Sì, la verità. Quella che non mi hai ancora detto" insistetti.
Summer sbuffò e si guardò attorno, probabilmente alla ricerca di un escamotage grazie al quale liberarsi di me.
"Non capisco cosa..." attaccò.
La interruppi, più convinto che mai nel voler indagare: "Sai benissimo di che cosa parlo. Perché all'improvviso sei così misteriosa e fai di tutto per tenermi all'oscuro di ciò che ti succede?"
Summer sospirò, afflitta. "Okay, ho capito."
"Bene, allora cosa aspetti a dirmi la verità?" domandai.
Sorrise tristemente. "Vuoi sapere perché non posso uscire con te questa sera, vero?"
Annuii e indicai i semplici vestiti che indossava. "Questi non mi sembrano proprio adatti a una serata con i tuoi amici fuori città..."
Summer mosse il capo e mi si avvicinò. La lasciai passare e lei raggiunse la propria auto: l'aprì, posò il borsone e tornò verso di me. Abbassò un attimo gli occhi sulle proprie mani intrecciate, sembrava indecisa su come formulare una frase di senso compiuto.
"D'accordo, Zayn. Se proprio insisti, ti dirò tutto" fece con tono arrendevole. "Sto andando in ospedale."
Sgranai gli occhi, colto alla sprovvista dalla sua affermazione. La guardai ancora a lungo, ma sul suo volto non c'era alcuna traccia di un possibile scherzo. Summer era composta, ferma al suo posto sul marciapiede e le sue labbra non si erano piegate nel fantasma di uno dei suoi soliti sorrisetti.
"Sei seria?" le chiesi, preoccupato.
Summer annuì. "Non posso uscire con te questa sera perché devo andare in ospedale."
Scossi il capo, incredulo. "Ma... Com'è... Cosa...?"
Summer sbuffò e socchiuse gli occhi per un attimo. "Non volevo dirtelo proprio per questo motivo. Adesso penserai che io..."
"Summer, tu hai qualche... problema? Sei malata oppure...?" le domandai a bruciapelo, spaventato dalle mie stesse parole.
La mia amica riaprì gli occhi e scosse prontamente il capo. "No, non sono malata."
"E allora? Per quale motivo devi andare in ospedale il venerdì sera?!" sbottai, confuso.
Summer non rispose subito e ciò mi fece pensare che forse avesse mentito tutto il tempo: e se lei avesse davvero avuto una grave malattia? Non avevo messo in conto quell'ipotesi, che subitò mi morse dall'interno provocandomi un gran dolore difficile da capire.
"Vieni con me" fece lei infine.
La sua voce era cambiata: non sembrava più combattuta, aveva parlato con un tono lieve e vellutato, come se non avesse mai annunciato nulla di allarmante.
"Cosa?" domandai, confuso.
Summer sorrise dolcemente. "Ti va di venire con me? Mostrarti la verità sarà più facile che raccontartela a parole."
Ripensai a Margaret, al nostro appuntamento e a Louis e Niall. Se avessi seguito Summer probabilmente avrei perso l'occasione di colpire e affondare Emily uscendo con la sua migliore amica.
Summer mi stava ancora fissando dritto negli occhi quando tornai a guardare nella sua direzione.
"Guidi tu o guido io?" fu tutto ciò che bastò per risponderle adeguatamente.





Buondì, ragazze!
In questa splendida mattinata di fine gennaio (e tra l'altro oggi è santa Martina eheheh) pubblico il decimo capitolo, che è un gran traguardo, perché di solito quando arrivo a pubblicare così tanti capitoli significa che la storia proseguirà (nonostante alti e bassi, quelli non mancano mai).
Be', che ve ne pare? La news del capitolo è indubbiamente la comparsa - anche se breve - di Perrie! Volevo un metodo divertente di inserirla nella storia, e quale metodo migliore di un incidente stradale (ormai c'ho preso gusto)?
Poi... il finale di questo capitolo: okay, so che lasciare così in sospeso può attirarmi antipatie, ma la scena finale ci stava assai! Nel prossimo capitolo si capirà ogni cosa, tranquille. Che cosa pensate di questo Zayn ficcanaso? A me onestamente darebbe fastidio hahaha
E basta, ora vi abbandono perché il venerdì inizia il mio weekend all'insegna del lavoro e la prossima settimana ho due esami. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio con tutto il cuore le splendide lettrici che mi scrivono e mi aiutano a proseguire con questa fanfiction (ho ricevuto una segnalazione per le scelte con soli 9 capitoli e questo mi ha rallegrata molto, grazie!).
Un bacio,



Martina
P.s. Volevo solo più avvisare che in contemporanea a questa fanfiction ne sto scrivendo una seconda (protagonista Louis) e... in caso foste interessate, ecco a voi 11:47 p.m. . :)
   
 
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