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Autore: Hope_00    30/01/2015    1 recensioni
Eravamo lì distesi sul letto a guardarci l’un l’altro, cavolo 2 anni passati a stare insieme come fratelli e in un attimo vidi tutto volatilizzarsi.
Dalla storia:
-Credi davvero sia una cosa giusta?-
-Beh perché non deve?-
-Lo sai bene il perché! Io vorrei ma sai quello che penso-
-Hope per una volta ti chiedo di non pensare-
-Mi prometti che dopo non succerà niente?-
-Te lo prometto- la sua mano si posò sulla mia guancia mentre i suoi occhi si chiusero…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SPAZIO DELL’AUTRICE:
Nei precedenti capitoli ho raccontato quello che fu il primo incontro e il primo appuntamento di Nash e Hope ma ora racconto l’attualità… In questo capitolo vi racconterò quello che è successo nel frattempo e comincerò con la vera e propria storia… RECENSITE e buona lettura 

RIEPILOGO
Dopo la sua partenza io e Nash restammo in contatto, lui aveva cominciato il tour e io avevo cominciato i primi compiti e interrogazioni del quadrimestre. Ormai ci sentivamo tutto il giorno, tutti i giorni. Lui tra folle di ragazze, io tra montagne di libri. Organizzammo le vacanze natalizie per passarle insieme ma lui alla fine non potè venire in italia così sua madre decise di fargli una sorpresa ospitandomi a casa sua per le vacanze. Furono belle e emozionanti ma io dovetti ripartire per colpa della scuola. Arrivati a giugno Nash mi fece una proposta che fu difficile rifiutare “Hope che ne diresti di comprare un appartamento con me e Cam a Los Angeles e venirci a vivere?” Mia madre non accettò subito ma dopo aver visto che ero disposta a fare di tutto pur di andarci accettò. Era l’inizio delle vacanze e io non vedevo l’ora di partire.

PARTE DI HOPE
Scesi dal letto trascinandomi i piedi uno davanti all’altro, ero prestissimo ma dovevo pur partire. Feci colazione seguita subito dopo da una doccia e indossai così i vestiti scelti per il viaggio (http://www.polyvore.com/going_to_los_angeles/set?id=146994957). Avevo preso parecchie valigie e dopo averle caricate tutte salii in auto salutando con la mano mio padre che sarebbe rimasto a casa. Mi guardai intorno e dissi addio a quella piccola grigia città sperduta nella toscana. Tutto sarebbe cambiato, io sarei cambiata, la mia vita in generale lo avrebbe fatto. Ero triste di salutare quel posto dove ero cresciuta ma la gioia di abbandonare la monotonia e la convenzionalità di quel posto era più grande. Arrivate all’aeroporto feci un bel respiro e salutai mia sorella e mia madre. Ne avevamo superate tante insieme ma ora era arrivato il momento di spiccare il volo (nel vero senso della parola) gli mandai un ultimo bacio da lontano prima di imbarcarmi.
Il viaggio fu lungo e i fusi orari non aiutavano.
Partii alle 8 di mattina e dopo 14 ore di viaggio arrivai alle 13 a Los Angeles, fu il viaggio più duro che avessi mai affrontato. Le turbolenze mi terrorizzavano e ogni volta che ce ne era una chiudevo gli occhi e pregavo dio di salvarmi. Mancavano pochi minuti prima di rivedere Nash. Era da natale che non lo vedevo, sentivo davvero l’agitazione invadermi. Le mani tremavano e io non riuscivo a stare ferma.
Dopo aver preso le mie valigie e mi fiondai fuori per cercarlo, era davvero un caos l’aeroporto di L.A in quell’ora. Mi girai da tutte le parti per trovare quegli occhi color ghiaccio che mi facevano perdere la testa.
Sentii delle braccia avvolgermi da dietro e capii subito che era lui.
Mi voltai e li vidi lì a fissarmi mentre uno splendido sorriso gli faceva da cornice
-Ehi Nash!- lo strinsi forte e rimasi qualche secondo ad assaporarmi il momento
-Ragazzi ci sarei anch’io- sentii la voce di Cam venire dietro di me così mi voltai verso di lui e lo abbracciai.
-E’ bello rivederti Cam- mi allontanammo. Mi aiutarono a prendere le valigie e tutti e partimmo per andare a casa.
-Sono arrivati gli scatoloni proprio tre giorni fa- disse Cam
-Non avete mica frugato tra la mia roba?!-
-Un po’- affermò Nash facendomi un sorriso
-Se non fossi così stanca ti avrei tirato un pugno-
-Si certo… ammetti che non vuoi rovinare il mio bel faccino-
-Vai convinto Nash- gli sorrisi e ritornai con la testa appoggiata sul finestrino. Dopo due ore di viaggio in macchina arrivammo e come un cadavere mi avviai verso l’ascensore senza aspettare Cam o Nash, glielo avrei rimandato indietro. Arrivata davanti alla porta mi ricordai che non avevo le chiavi così mi sedetti per terra con la testa appoggiata sulla porta.
-Potevi aspettarci- disse Nash sbuffando
-Sono stanca morta Nash… E ora vi prego aprite la porta- mi alzai lentamente e appena entrammo rimasi a bocca aperta. Avevo già visto l’appartamento ma senza mobili e in foto. Era enorme e stranamente pulito anche se ci abitavano due adolescenti, corsi dentro ignorando Nash che mi chiedeva di aiutarlo a prendere le valigie. Appena finirono di portarle al piano di sopra entrai nella mia stanza, avevo scelto io i mobili e avevano detto loro come posizionarli, avevano davvero fatto un bellissimo lavoro!
La stanza era pulita e perfetta a parte gli scatoloni sistemati in un angolo
-Grazie ragazzi!-
-Allora te dormi e quando vuoi vieni giù ok?-
-Notte- li salutai entrambi e appena mi voltai mi tornò in mente una cosa
-Nash aspetta!-
-Si-
-Vorrei parlarti…-
-Dimmi pure- mi avvicinai a lui e chiusi la porta di camera mia
-Ho avuto il tempo di pensare a noi… a cosa noi siamo e sono arrivata alla conclusione che tra me e te è tutto così poco chiaro- mi sedetti sul letto a gambe incrociate e gli feci cenno di sedersi accanto a me
-Lo so ma sai il fatto che abitassimo in posti separati da kilometri e kilometri non mi ha mai spinto a pensarci più di tanto- disse facendo spallucce
-Si ma ora l’unica cosa che ci separa è un muro-
-So anche questo ma perché farci problemi, vediamo come si mettono le cose col tempo-
-Nash sono una ragazza e sai come sono fatte le ragazze-
-Si fanno problemi per nulla?-
-Non per nulla, è una cosa importante. Comunque le ragazze si fanno problemi per tutto e non puoi dirmi che vedremo le come si metteranno le cose col tempo-
-Perché?-
-Perché saremo noi a determinare come andranno le cose e non il tempo- mi ero dimenticata di quanto fosse infantile Nash, si era un ragazzo e dovevo concederglielo ma non potevo fare a meno che chiedermi se lo faceva apposta o era lui ad essere così
-Ne sono consapevole ma cosa vuoi che ti dica?-
-Amici o fidanzati?-
-Questo è un ultimatum?-
-Non lo chiamerei proprio così-
-Ragioniamo… da amici possiamo passare a fidanzati ma sarà dura passare da fidanzati a amici-
-Giusto-
-Allora possiamo benissimo essere amici-
-Si…-
-Ti lascio dormire amica-
-Grazie amico- gli diedi  un bacio sulla guancia e la mi infilai sotto le coperte.
Mi svegliai un po’ disorientata, non mi sembrava famigliare quella stanza fino a quando non mi ricordai di trovarmi a Los Angeles. Scesi dal letto facendo fatica a camminare, le scale furono un impresa e appena mi trovai in salotto cercai di leggere l’ora sull’orologio posto sulla parete. Erano le 5 di mattina. Ancora mezza addormentata mi preparai una tazza di latte con i cereali, dopo aver finito mi guardai un po’ attorno alla ricerca di qualcosa da fare.
Decisi di esplorarla e cominciai dalla piano di sotto. Cucina, salotto, terrazzo e una porta davanti alle scale. Pensai immediatamente che fosse la stanza di Cam ma mi sembrava strano non sentire i suoi leggeri borbottii così decisi di entrare. Mi trovai davanti Nash avvolto nelle coperte con la faccia rivolta verso il muro, le ginocchia piegate e i suoi capelli spuntare dal blu delle coperte. In un primo istante decisi di chiudere la porta ma alla fine cedetti alla tentazione di ritrovarmi tra le sue braccia nel calore del letto. Camminai sulle punta dei piedi fino a trovarmi di fronte al letto dove con delicatezza tirai una parte di coperta via dalle sue spalle e scivolai all’interno. Rimasi un po’ ad aspettare che si accorgesse della mia presenza e finalmente si voltò verso di me, il suo braccio mi avvolse da sopra e mi attirò ancora di più al suo corpo. Mi appisolai e al mio risveglio lui era ancora lì illuminato dalla luce del sole. I suoi capelli erano disordinati, la sua bocca leggermente aperta in un sorriso
-Nash ma sei sveglio?-
-Secondo te?- il suo divenne un sorriso completo
-Da quanto?-
-Da ora… che ci fai nel mio letto?-
-Mi ero svegliata e visto che mi stavo annoiando sono venuta qui- uno dei suoi occhi si aprì scrutandomi per bene e infine aprì anche l’altro
-Che ne dici di alzarci?- si mise a sedere e io lo feci di conseguenza. Notai solo allora che era a petto nudo, le mie guance presero fuoco, imbarazza mi alzai e uscii dalla stanza. Sentii Nash risdraiarsi, non mi accorsi della presenza di Cam in cucina e appena lo vidi sussultai
-Buongiorno-
-Giorno…-
-Dormito bene?-
-Abbastanza, tu?-
-Bene- rimanemmo a fissarci avvolti del silenzio imbarazzante che si era creato anche se subito dopo interrotto dal suono del campanello
-Va do io- scesi dallo sgabello dell’isola e andai ad aprire la porta.
Mi trovai davanti Matt, Carter e i due Jack. Il primo che abbracciai fu Matt. Io e lui avevamo creato un legame molto stretto abbastanza da poterci definire migliori amici
-Ehi piccola- mi diede un bacio sulla fronte e mi lasciò andare. Abbracciai anche gli altri tre e infine li invitai ad entrare
-Allora com’è andato il viaggio?- chiese Matt mentre stava rubando un biscotto dalle mani di Cam
-Bene anche se sono esausta-
-Dov’è Nash?-
-Che c’è Jack ti manca tuo marito?- disse Carter ridendo
-Certo, comunque dov’è?-
-In camera sua… come se fosse stato lui ad aver attraversato mezzo mondo… comunque te lo vo a chiamare- mi rialzai per la seconda volta e mi diressi verso la stanza di Nash
-Nash sono arrivati Carter, Matt e i due Jack-
-Ora mi alzo- rimasi davanti alla sua porta per aspettarlo. Lo vidi uscire indossando una semplice canottiera accompagnata da una tuta nera.
-Ehi Nash!- lo salutò Jack Gilinsky (d’ora in poi lo chiamerò Jack G)
-Ehi Jack- si abbracciarono e ci sedemmo tutti sul divano a chiacchierare del più e del meno. Mentre si stava parlando di quanto fosse bello viaggiare Matt lanciò un’occhiata a Cam che gli rilanciò un’altra occhiata
-Ragazzi cosa sta succedendo?- interruppi Carter mentre stava raccontando un suo viaggio
-A chi lo stai dicendo? A noi?- chiese Cam nervoso
-Si a te e a Matt- in quell’istante Nash sospirò e si lasciò andare sul divano
-Ecco io e Nash dobbiamo dirti una cosa-
-Che centro io?- ora Nash si era messo seduto per bene
-Nash dobbiamo dirglielo prima o poi-
-Cosa dovete dirmi?-
-Io niente-
-Nash ma mi avevi promesso che saresti venuto-
-Cam non posso lasciarla di già, è appena arrivata!-
-Ragazzi noi ce ne andiamo, forse è meglio- Matt, Carter e i due Jack se ne andarono mentre Cam e Nash continuavano a discutere
-Ragazzi! Zitti un attimo vi prego… ora va meglio… ditemi cosa diavolo succede-
-Io dovrei partire per New York e avevo chiesto a Nash se voleva accompagnarmi e lui ha detto di si-
-E allora? Qual è il problema?-
-Che io voglio rimanere qui con te- ammise Nash abbassando lo sguardo a terra
-Devo ammettere che sono leggermente arrabbiata con entrambi-
-Perché? Io voglio rimanere qui con te-
-Nash stai litigando con il tuo migliore amico per un stupidaggine, poi se glielo hai promesso che aspetti a fare la valigia! E poi sono arrabbiata, anzi un po’ delusa perché Cam io sono appena arrivata e voi vene andate-
-Be’ lo sapevi di già che la maggior parte del tempo non saremo stati a casa, te lo abbiamo fatto presente prima di comprarla-
-Cam ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Io sono ben consapevole di quello che mi avete detto e mi ero già preparata al fatto di starmene da sola ma io sono appena arrivata! Aspetta almeno che passino le 24 ore- sentii la rabbia crescermi, forse non era nemmeno rabbia ma sicuramente ero  infastidita poiché avevo cominciato a mangiarmi le parole
-Non ci posso fare nulla, avevo già fissato e poi tu saresti dovuta venire una settimana fa-
-Lo so… quanto tempo ve ne starete via?-
-Due settimane e mezzo, pariamo domani mattina- le ultime parole Cam le trasformò in un sussurro. La rabbia e la delusione si sostituirono alla tristezza. Mi alzai senza dire niente e mi rifugiai nella mia stanza.
Benvenuta Hope, benvenuta.

 
   
 
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