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Autore: Princess_Klebitz    30/01/2015    1 recensioni
Amici fino alla morte ed oltre; nemici controvoglia. Musica, amore e morte nella metà sbagliata degli anni '90, scaraventati avanti volontariamente per non poter più tornare indietro.*
La tregua tra la Ragione ed il Caos durava da troppo tempo; quando si accorsero dell'errore, corsero ai ripari, e l'Immemore e l'Innocente si trovarono faccia a faccia, dopo anni di ricerche, per riportare la situazione in parità.
Un errore troppo grosso, la persona sbagliata, un imprevisto che non doveva assolutamente accadere.
Storia scritta nel 1997, e l'epico tentativo di riscriverla senza snaturarla.
Spero qualcuno apprezzi.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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40. Ospitata all'inferno ed il senno di poi
 
Buffo come funzioni il senno di poi: fa sembrare che il modo in cui sarebbero potuto o sarebbero DOVUTE andare le cose fosse stato così dannatamente ovvio e a portata di mano, se solo ci fosse stato quel minuto.
Se non si fosse stati distratti da altro.
Se si fosse stati presenti col pensiero. 
Se semplicemente ci si fosse stati minimamente presenti con la testa.

Bene, gli Interferences realizzarono che sul brano di chiusura, la fatidica 'Someone by my mind' che mai sarebbe stata dimenticata da quel momento in poi  (di certo non da loro), al primo Irish Mtv Festival, anno del signore 2002, Dublino, palco del Point Depot trasformato in un'arena di gladiatori, loro non c'erano minimamente stati con la testa.
E con loro, neppure 25.000 irlandesi.

Erano riusciti, in fondo, nell'impresa più grande per un musicista o una band; avevano mandato nella deliriosfera un pubblico letteralmente impazzito di loro. 

Questo era stato il loro concerto: un concerto in cui Dorian, come predetto, lanciò una potenza di fuoco dalla chitarra, alternando le sue note micidiali come laser di ghiaccio a sbarramenti infuocati hendrixiani, in cui dalla sua postazione sembrava dare fuoco alle polveri con sorrisetti demoniaci appena accenati che sembravano anticipare le sue mosse. 

Un concerto in cui la dolcezza di 'Silences' probabilmente funse da calma prima della tempesta: un calmante talmente potente da lasciare inebetiti.
Un concerto in cui ognuno di loro perse la testa, e ogni singola testa del pubblico la perse per loro. 
Un concerto in cui, se solo Shane non fosse stato impegnato a fare almeno una decina di stage diving ridendosela come uno scemo, avrebbe potuto evitare quello che successe. 
Un concerto in cui Eddie era talmente affascinato dalla fascinazione del pubblico, che andò col pilota automatico, non commettendo neppure il minimo errore, come stesse guardando -ed effettivamente stava proprio facendo ciò- lo spettacolo più bello del mondo.

Un concerto in cui, insomma, finirono in estasi in Paradiso.
Prima che arrivasse Justin, fino a quel punto ineccepibile; colui che tagliò la corda alla gabbia di metallo sospesa che li teneva tutti in quella bolla di Eden personale e che, precipitando, li mandò direttamente all'Inferno. 

*
*

Riflettendo, col famoso senno di poi in cui sembravano diventati tutti esperti nel backstage, Shane identificò l''apice del delirio esattamente poco prima che Justin si apprestasse alla sua bravata, ed entrò in un loop di pensiero vizioso.
Era stato il delirio del pubblico a spingere il suo collega a fare ciò che aveva fatto, o era stato Justin stesso che aveva inteso infiammare ulteriormente quella bolgia col suo gesto?

Il brutto della situazione era che, a differenza di altri, lui aveva la risposta.

Nessuna delle due cose c'entrava, in realtà, ma se se ne fosse accorto prima avrebbe potuto intervenire, se solo non fosse stato anche lui in una sorta di baccanale selvaggio dalle tinte algide ma non per questo meno selvagge. 

Gran bella cosa il senno di poi, vero?

*
*

I due schermi  giganti che apparivano alle loro spalle, sullo stage, avevano sopra delle passerelle aeree collegate tra loro, in modo da dare l'illusione al pubblico che ci si potesse camminare direttamente sopra: una fusione tra la tecnologia e la persona. 

Negli stadi europei, dove il palco presentava anche schermi molto più piccoli e numerosi, Dorian aveva provato a salire sopra un visore durante le prove, a Bratislava; sbilanciatosi per via della chitarra,  era caduto malamente da uno alto circa un paio di metri, procurandosi una lussazione della spalla.
Aveva suonato con dolore per cinque o sei date e aveva abbandonato l'idea, anche dopo essersi beccato del cretino da tutto il gruppo, Justin compreso, che negli stadi europei aveva giocato la carta della sua glaciazione quasi funerea.    

L'idea delle passerelle aeree non era mai stata abbandonata, visto ogni tanto Shane vi si avventurava -sugli schermi più bassi- ed era persino successo che, durante la data infuocata a Berlino sia Dorian che Justin fossero saliti contemporaneamente sulle più alte, finendo di suonare, spalla a spalla, proprio l'ultima canzone.
Che era, notoriamente, 'Someone in my mind'.

In virtù di quei pochi momenti non erano mai state smantellate dallo stage ed all'Irish Mtv festival, con l'assemblaggio del palco mediato con l'organizzazione, ne erano state tenute solo le principali tra i due schermi giganti e le laterali per salirci.
Ma sapevano che sarebbe stata l'ultima volta. 
Come si dice molte volte: 'last but not least'; Justin contribuì a dare importanza alla loro struttura poco usata ed anche al motto, con la sua impresa. 
*
Quando Shane, appena risalito sul palco all'inizio di 'Someone by my mind', lo vide scendere dalla passerella aerea su uno dei due schermi giganti, sbiancò e dimenticò momentaneamente la sua parte di basso. 

Per comodità, durante gli spostamenti europei, gli schermi erano stati numerati per dimensione da 1 a 16; al Festival, dovendo limitare il palco, avevano fatto sistemare solo il 13 ed il 14, perciò...perciò Justin stava quindi camminando su una sottile lamina di plastica a...

-A quanti metri sta per rimetterci la pelle?! Mi sarà utile nelle interviste. Nell'autopsia. Nel...-
“Oh...Dio!”,sussurrò fievolmente Shane, mentre Justin iniziava a cantare, quasi sussurrando ed il resto della band andava avanti.

Mentre Dorian riduceva gli effetti a quasi zero, per poi lanciarsi nella bordata del ritornello ed Eddie non faceva che tenere un 4\4 molto basico, mentre il pubblico non si accorgeva della follia che stava avvenendo sul palco -no, in un solo punto del palco-, Justin stava giocando a fare il fantasma nero cantando 'Someone in my mind' a circa cinque metri da terra. 

Shane, immobile, non capiva come tutto questo stesse accadendo.
Non capiva neanche come anche lui stesso potesse starsene immobile, invece di fare qualcosa di utile, insomma... 
Magari salvare quella brutta testa di cazzo del suo cantante, probabilmente poi per ammazzarlo di botte, sarebbe stata una buona idea, no?!

Era come un incantesimo a doppio taglio; da un lato c'erano riusciti, erano riusciti a portare il pubblico dalla loro.
Ma dall'altro lato si trovavano intrappolati nella stessa bolla in cui avevano portato tutti.
Erano tutti là, in quello speciale posto dove andavano quando le prove riuscivano particolarmente bene, quando si trovavano miracolosamente tutti d'accordo, quando la musica scorreva come tessuto fluido di watt, quando lo spettacolo era particolarmente bello.

La stessa aria, lo stesso delirio, la stessa follia che avvolgeva, più o meno, ognuno di loro. 
-Wooo-oo... rockandroll-, pensò Shane debolmente, smettendo di suonare e rimanendo immobile a guardare Justin che proseguiva imperterrito, invisibile agli occhi dei più. 

E forse fu proprio quella stonatura che fece il danno, alla fine. 
Forse.
Forse che...
Forse che l'orecchio più allenato su quel palco avesse sentito che il suo basso si era fermato e girandosi per cercare cosa non andasse -nel suo momento perfetto- , trovasse il suo bassista a fissare apparentemente il vuoto, come un perfetto scemo, e forse seguendo il suo sguardo...

*E' già stato chiarito che il senno di poi è una bellissima e imprendibile cosa?*

L'unica cosa certa, in quella baraonda che scoppiò, è che quando ANCHE Dorian se ne accorse fu la fine: smise di suonare nel bel mezzo del ritornello e anche Eddie si fermò, giustamente perplesso e seguendo poi gli sguardi di tutti. 
 
Per un momento, poco più di tre secondi, Shane si sentì avvolgere da una surreale bolla di silenzio ed era fottutamente certo che nessuno, né tra loro nè tra il pubblico, osasse respirare, avvolti tutti in un'orgia di esaltazione espressa non ad urla ma col loro contraltare: un silenzio che sembrava pesasse, tanto era palese.

E poi, oh mio Dio...

Il pubblico.
Il PUBBLICO.
 
Era strafatto di musica, strafatto del loro show, strafatto da loro. 
Non sembrava volare una mosca.
Non un amplificatore che friggesse un minimo.
Non una voce dagli addetti ai lavori.

Justin per una decina di secondi andò avanti su 'Someone in my mind', mentre le luci non osavano inquadrarlo, in un silenzio innaturale;  fantasma nero nel nero, camminando su una striscia di plastica di circa trenta centimetri, e Shane 
'...avrei bisogno di uscirne, adesso...'
-in quel momento-
'...ma non è detto che io lo faccia con piacere..'
-assurdo-
' ...ma non posso trascinarmi con qualcuno nella mia mente!'
-pensò, portandosi entrambe le mani alla bocca, beh pensò seriamente  “Oh mio dio...E' pazzo! Ed io lo sapevo, lo so, lo sapevo ma adesso lo so, lo so, lo vedo...E' DIVENTATO PAZZO!”

Poi si girò e vide chiaramente ciò che stava per accadere.  
Ovvero Dorian.

-Sì, è Dorian, ovvio. O è Dorian o è Justin, non vi è via di scampo. O uno o l'altro. Si danno il cambio, ma nessuno dà il cambio a loro...-

E, mentre si toglieva le mani dalla bocca, tremanti, per la prima volta pensò una cosa che gli balenò alla testa ora chiara come la luce del sole, tanto era lampante.

-Moriranno giovani!-

-No, Dorian, no.-
-No, Dorian, ti prego, non farlo, Dorian.-
-Dorian, ti pre...-

Dorian urlò, letteralmente portando alla luce la voce dell'isteria.
“JUUUUUSTIIINCAAAAZZOOOO!!!!!”

L'urlo, amplificato dal microfono, lacerò quel silenzio reverente e troppo carico di emozioni come una spada affilata e nello stesso momento una luce fredda inquadrò il loro fantasma nero, mentre il mondo loro attorno rimaneva ancora immobile.

-Oh mio Dio, non si rende neanche conto di dov'è, omioddio stavolta si ammazza e non per scherzo, si ammazza e non per scherzo e neanche saprà come, omioddio com'è finito là sopra?!-, pensò convulsamente Shane, finalmente muovendosi e sbattendo a terra il basso, correndo verso le passerelle aeree.
-Chi diavolo ti ha portato là sopra, Justin?!-
 
Dorian urlò di nuovo qualcosa di incomprensibile ma nel boato che esplose nessuno lo sentì e fu in quel momento che Shane lo vide, chiaramente, e si fermò alla base della rampa della passerella aera.

In quel momento l'essere che aveva tenuto loro compagnia, a volte inquietandoli e a volte stupendoli, scomparve e lasciò il posto chiaramente a Justin Andreas Swanson, un Justin lontanissimo con il trucco sbavato ma presente, che per un decimo di secondo incrociò lo sguardo  -i pensieri- con lui e...
-aiutoShanetipregohopauratipregoAIUTAMI-
gli trasmise un messaggio oscuro e disperato prima di
-nonvoglioandarmenenonvogliolasciarvi,io...NON...VOGLIOOOO!!!-
venir accecato dalle luci.

Shane per un attimo ebbe la sensazione di un luogo tetro che sapeva di marcio e di morte vicina, che si stava avvicinando a spron battuto; quell'attimo lo soffocò e fu il più lungo della sua vita, in cui il tempo e l'aria si dilatarono come cera fusa, in cui i suoi polmoni si riempirono di una strana sostanza dolciastra che non gli permetteva di respirare, come una sorta di melassa grumosa.
Ed in cui ebbe la netta sensazione che la vita di Justin, criticata in più di un'occasione dai primi anni della loro conoscenza fino a quel momento -begli amici che siamo stati!- proprio da loro stessi, fosse sempre stata così.

Fu un attimo, poi tornò ad essere il palco dell'Irish Mtv festival, con Justin che spalancò gli occhi, lasciò cadere il microfono a terra -cinque fottuti metri da terra, il botto si sentì fino alle ultime file- ed indietreggiò istintivamente, accecato dalle luci e spaventato dall'urlo del pubblico, finchè non trovò lo stramaledetto orlo del ripiano.

Tentò di mantenersi in equilibrio sbracciandosi e quasi ce la fece, quando l'istinto di coprirsi gli occhi feriti vinse la ricerca disperata del piano.

Non fu una cosa aggraziata: Justin semplicemente perse l'equilibrio, precipitò e atterrò molto male di schiena: un colpo che si sentì spaventosamente bene nella nuova bolla di silenzio.

Shane sentì Eddie che gli sfrecciava accanto e vide una moltitudine di persone che si accalcavano dietro lo schermo e poi qualcosa di nero che veniva trasportato via.

-Mio dio, ma tutta quella gente lavora per noi!?-

Sentì il riso acuto e isterico lottare per venire a galla e lo represse bruscamente. 
Si avviò di corsa dietro le quinte del Festival ed afferrò Eddie per la spalla, che si era fermato poco dopo il posto dove avrebbe dovuto trovarsi Justin dopo la caduta, inebetito. 
Dorian li raggiunse simultaneamente, tremante come un coniglietto.

“Oddioddioddioddioddioddio...”
“Piantala.”, sibilò Eddie, sempre fissando il posto dove avrebbe dovuto trovarsi il corpo di Justin, gli occhi ormai fuori dalle orbite.
“I...io mi sento ma-al...”
“Dorian, calmati.”, gli impose con più dolcezza Shane, afferrandolo per un braccio, un po' per sostenerlo ed un po' per calmare lui stesso.
“Shane...”, e lo sguardo carico di terrore di Dorian si puntò inesorabilmente su di lui. “Sai...sai se... se è...”

Shane scosse la testa.

Aveva deciso di aver già dato, per quel momento. 

Solo più tardi, iniziò a torturarsi raffinamente col senno di poi; e non smise presto.

*
*

Quando Dorian riuscì a vedere Justin adagiato su un gaciglio di fortuna in lontananza, nello stage, gli vennero restituiti quei venti anni di vita che aveva ipotecato in quegli attimi di caos totale.

Lo raggiunse di corsa prima di tutti, aprendosi un varco tra la folla di addetti ai lavori fino al divanetto dove era stato portato e fatto sdraiare, e lo abbracciò delicatamente, forse temendo qualche frattura. 
Shane l'aveva prontamente raggiunto, aveva tirato un sospiro di sollievo e poi aveva mollato un leggerissimo buffetto sulla spalla al ferito, sospirando.
 
Justin si era beccato una bella botta, a dire del medico che lo stava visitando.
Sì, aveva perso conoscenza per quasi un quarto d'ora e gli si stava consigliando almeno un paio di giorni di riposo -a letto, figurarsi!- ma non aveva nè fratture nè traumi, e dall'espressione che aveva negli occhi sembrava stesse meglio di loro tre, che avevano vissuto il casino dall'inizio alla fine.

La cosa che riuscì a tutti incomprensibile, fu che quando Eddie riuscì a raggiungerli e lo vide, Shane dovette trattenerlo dall' ammazzarlo.

Tutti diedero la colpa alla scossa di nervi, ma Shane sapeva che ormai c'era qualcosa di più.
*
“Ma bravo, bbbbbbraaaaavoooo, BRAVOBRAVO, bella mossa!! E adesso che credi di aver fatto di tanto grande!?”, lo apostrofò Eddie, dandogli un vero spintone, cui Justin non rispose, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.

Fu come sventolare una bandiera rossa davanti ad Eddie.
“Credi di aver dato un nuovo mito al rock!? Bhè, ti sbagli di grosso!!”
“Piantala.",mormorò Justin, sempre massaggiandosi le tempie, come in preda ad un mal di testa.
“Piantarla!? Ci potevi restare dopo quel volo!”
“Fffff....”, sbuffò Justin, sempre ad occhi chiusi e passando a massaggiarsi le palpebre, cosa che scatenò un moto di frustrazione in Eddie. 
“Già, 'fff'.", e abbassò bruscamente le braccia, cupo. "Sapevi già di cavartela, tu, vero?”, scandì lentamente il batterista, facendo voltare bruscamente Shane verso di lui, allibito, e provocando finalmente una reazione nel suo cantante.

Gli occhi chiarissimi di Justin si spalancarono, increduli.
“Co-Cosa?”
“Pensi che nessuno lo sapesse, per caso?”, lo rintuzzò Eddie, mentre Dorian e Shane si guardarono come se il loro amico fosse diventato pazzo. 

Justin restò a bocca aperta, con sua enorme soddisfazione.
-Alè, il granduomo chiude il becco, vittoria ai punti per Edward Joyce, grazie, grazie, basta applausi!-, pensò Eddie, trionfante. 

Shane vide gli occhi di Justin rannuvolarsi come un temporale improvviso e violento e passare da quasi trasparenti al blu per la rabbia, ed alzò i suoi al cielo.

Andata.
Eddie aveva fatto la frittata, L'ENNESIMA frittata tra di loro, ma era così incazzato da non rendersene conto. 
E insisteva, pure!

“Sai che ti dico, Justin?”
“Non mi interessa.”, rispose atono il cantante, guardandolo però fissamente.
“Bhe fiorellino, non me ne frega niente, ascolti e taci, anche! La prossima volta che cascherai da un fottuto televisore alto tre metri...”
“Cinque.”, rettificò Dorian in un sussurro.
“..e ti farai male per davvero, se non ci resterai in pieno per nostra fortuna, non me ne potrà fregare di meno di te, mi hai capito? Se ci lascerai la pelle, non verserò una lacrima! Anzi, c'è la fottuta possibilità che venga a ballare sulla tua stramaledettissima tomba, se mai sarai così fortunato da averne una! Ne ho le palle piene di te! DA ANNI!!”

Justin sembrò accendersi di scatto e accennò una rapida reazione, sollevandosi, ma Eddie fu più svelto di lui; lo schiaffeggiò violentemente di dritto e manrovescio, rimandandolo disteso sul divanetto, con un'espressione incredula.
Il cantante boccheggiò un paio di volte, confuso, de Eddie avvertì una soddisfazione maligna ed intensa come mai aveva provato; come pensava che dovesse sentirsi proprio il suo cantante quando mandava ai matti qualcuno di loro, solitamente Dorian.

Era maligno e intenso, ma non solo...
Era una
-Testa di cazzo!- ,pensò inferocito mentre lo sguardo di Justin recuperava ancora l'espressione aggressiva di prima. -Sono almeno cinque anni che te le volevo dare!- 

Justin rimase a fissarlo. 
A lungo, nel silenzio che la loro lite aveva provocato, che TUTTI gli eventi assieme avevano provocato.
Lo fissò a lungo, socchiudendo lentamente la bocca e assottigliando gli occhi, tornati trasparenti e glaciali. 

Eddie non fece ora ad accorgersi che quel silenzio e quell'immobilismo attorno a loro erano falsi:  più che un'assurda sensazione, si rese conto con orrore che solo loro due erano rimasti sul posto, che  gli adetti ai lavori fossero solo dei fantasmi intangibili e che solo Dorian e Shane fossero appena più solidi degli altri, ma ugualmente congelati e muti. 

Ma di veramente reali c'erano solo loro due.
Gli scappò un pensiero disarticolato -alla fine ce l'ha fatta a portare qualcuno nel suo mondo,il bastardo!Oh adesso vedo le cose come le vedi tu, se solo ti accontentassi di me...- senza che se ne rendesse conto.

L'altro lo guardò come se avesse davanti una cosa repellente e gli (parlò) trasmise un messaggio.
'Va bene, buffone, carte in tavola!'
Eddie gli (parlò) rispose allo stesso modo, comunicando senza parlare.
-Cosa?-
'Tu sai.' 
-No, non so niente, so solo che tu non assomigli per niente a Justin, non al Justin che conosco io, e non mi venire a raccontare di stress o di puttanate varie perchè una persona non può cambiare così in pochi minuti! Io ho visto tutto di Justin, conosco Justin e tu...-, e si armò di coraggio. -Tu non sei Justin.-, sparò, tutto di un colpo.

Eddie credette di aver vinto quando vide lo sconcerto apparire sul volto dell'altro e insistè nella bolla silenziosa d'irrealtà che si era creata.
-Tu non sei Justin e basta. E anche Dorian lo sa. E anche Shane.-
Il viso di Justin sembrò avviarsi ad esplodere ed invece, dopo i due secondi più lunghi della vita di Eddie, si rilassò gradatamente in un sogghigno.
'Povero, povero Eddie! Povero soldatino che si è fatto un anno in banco alla Wenders school con una persona che non riesce nemmeno a riconoscere dopo averci passato assieme degli anni!'
-Vai a farti fottere!-
Il sorriso sparì completamente dal viso di Just per esplodere in una smorfia di rabbia fredda.
'Non ci provare.'
-Oh, che paura!-
Eddie, in realtà, stava persino fisicamente male in quel piano di iper-realtà, ma non voleva mostrare la sua paura a quel pagliaccio che una volta si chiamava Justin Swanson e si era fatto due anni di cazzate scolastiche con lui. 
'Sei nei guai, Eddie.', gli arrivò una voce beffarda. 
'Nei guai mooolto seri.'
Eddie tentò di non cedere e di rispondere ancora beffardamente, ma sentì qualcosa lacerargli violentemente il cervello e tutto tornò normale ai suoi occhi; tutta la piccola folla e Dorian e Shane ripresero consistenza, passando dallo stato di fantasmi ad esseri umani solidi, e ebbe la sensazione che fosse passato solo un attimo dall'inizio di quello strano fenomeno di irrealtà -o iper realtà, Gesù, o cosa...-
Si illuse anche di aver sognato, per un attimo.

Poi posò gli occhi su Justin; Justin sdraiato sul divanetto che aveva un sorriso appena accennato.
Justin che lo guardava con una luce beffarda e ironica negli occhi, come a dirgli qualcosa.

Forse voleva dirgli che era nei guai.
Guai mooolto seri.

Ma lui non sapeva ancora in quali guai sarebbe caduto.

Justin fece posa di massaggiarsi le tempie,con un aria infinitamente stanca,e si sistemò sul divanetto.
-Balle- ,pensò Eddie. -Hai più reattività di una centrale nucleare,schifoso contapalle!-

“Ragazzi...”, ed ancora quel gesto di massaggiarsi le tempie.
Poi si rivolse direttamente a Dorian, il bastardo.

Dorian, che alla fine ci cadeva. 
Che andava protetto, a quel punto; questo pensò Eddie, mentre iniziava ad odiare in modo definitivo Justin.
“Penso che mi riposerò un po'. Sento che mi sta salendo il mio vecchio amico mal di testa...”, e  simulò una smorfia. 

Aveva mai creduto a qualcosa di quel pagliaccio? Le sue cosiddette sofferenze?
“Semmai vi raggiungerò dopo.”, e si sistemò meglio, sorridendo esitante a Dorian. 

E Dorian, che aveva quasi le lacrime agli occhi -un altro idiota-, fece segno a tutti di andarsene. 
“Aria, resto io!”, e fissò LUI, proprio lui, Eddie, con ostilità, incolpandolo di quel nuovo malessere. “Voi andate pure. Avete già fatto abbastanza.”, sibilò.

A quel punto Eddie mandò a farsi fottere anche lui.

Il SUO senno di poi non gliel'avrebbe mai perdonata.

*
*

'Idiota!Sei solo un idiota, un idiota,un perfetto idiota!'
Tutto questo mentre Justin credeva di dormire,messaggi infinitamente nascosti al di là del pensieri incosciente.
Se avesse percepito solo un centesimo di quel che gli stava succedendo in testa, probabilmente sarebbe morto in meno di un secondo, per infinite emorragie interne. 
'Oh, per quello che sta sempre sopra a tutto, sapevo di non avere scelta, ma perchè proprio questo idiota devo diventare?!'

Dorian girellava inquieto, con una bottiglia di Guinness in mano ancora da stappare, mentre Justin si rigirava nel suo sonno tormentato; dopo dieci minuti, Katryn apparve dal backstage, gli occhi ingigantiti e vagamente acquosi e Dorian sospirò.
“Oh Dio, mi chiedevo dove fossi finita.”, mormorò, sedendosi finalmente.
“Monik... non mi lasciava più venire. Si è messa di traverso alla porta, una... una scena...”, e il suo risolino acuto si spezzò. “Non come quella che hai vissuto tu.”, sospirò e si sedette a sua volta.

Rimasero in silenzio per quasi cinque minuti, prima che Katryn trovasse il coraggio di spezzarlo.

“Come..sta?”

Dorian ci pensò, pensò alla lite con Eddie e a quella bolla di delirio irreale del concerto, prima di decidersi a dire quello che pensava veramente.
“Per ora è ancora vivo.”, e rabbrividì, convincendosi ad aprire la maledetta birra, sospirando.
 “Per ora.” 

Così si concluse, o quasi, la prima serata di quel grande evento che nessuno si sarebbe scordato in Irlanda e che purtroppo mai più si ripetè. 

**
(Un altrodove\Un altroquando)
"...è così vicino...", mormorò Dayer in estasi, socchiudendo gli occhi e alzando il naso per aria come a fiutare nell'aria l'odore dell'altro Immortale, quasi sulle punte.

Nel mentre anche Alael, nel suo altro dove\quando si alzò in un solo movimento impercettibile, silenzioso e aprendo gli occhi. 
"Non ora...", sussurrò, mettendo la mano sull'elsa della sua spada bianca. 

E come se l'avesse sentito Dayer spalancò gli occhi per poi assottigliargli, smettendo la sua aria estatica per assumerne una diffidente. 
"Non ora, se voglio continuare a vivere in pace... ma basterebbe uno scatto... uno scatto...", disse tra sè e sè, piano, mimando il gesto di ghermire. 

Ghermire la vita di qualcuno. 

E si ritrovò a sorridere veramente, finalmente; non i ghigni che l'avevano contraddistinto, non i sorrisi amari della sua specie, non i sorrisi bugiardi. Niente che avesse mai avuto a che fare con lui.

Un'espressione di felicità. 
"Non puoi più scappare...", e si ritrovò ad autoalimentare il sorriso con la sua felicità, come non potesse più fermarsi, iniziando anche a ridacchiare vezzosamente. 
"Sei mio, ormai."


Capitolo non betato; d'ora in poi, per il poco che manca alla fine, i capitoli non saranno più betati per impegni e discontinuità nella pubblicazione.
Spero di poter fare del mio meglio -ed aggiornare più in fretta, ora che dopo tanto tempo il file originale è tornato in mano mia-. 

Dedico questo capitolo ed i prossimo alla mia ormai ex-beta reader Martina-Calipso, affetta da problemi ben più gravi della mia sintassi, che è già un BRUTTO vedere\BRUTTO sentire

Ed a voi, coraggiosi lettori.


 
   
 
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