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Autore: IceQueenJ    30/01/2015    2 recensioni
Bella e Edward si conoscono da quando erano bambini, ma un giorno Bella deve trasferirsi con in genitori in Italia. Passano gli anni e i due continuano a tenersi in contatto, questo grazie alle loro famiglie.
Tutto cambia con una visita inaspettata.
Cosa accadrà quando Edward rivedrà Bella?
Cosa accadrà quando Bella lascerà il suo ragazzo e dopo qualche mese tornerà a Forks a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere?
E come reagirá Edward?
Riusciranno a risolvere i loro problemi?
Riusciranno a superare tutte le sfide che gli si presenteranno?
-Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve a tutti! Ce l'ho fatta, finalmente ce l'ho fatta.
Avevo il capitolo scritto per metà, ma non riuscivo mai a trovare il tempo per completarlo e finalmente tra mercoledì e giovedì ce l'ho fatta, quindi ... eccolo qui ... tutto per voi.

Spero che queste mie lunghe assenze non vi abbiano fatto perdere interesse per la storia, che ormai è agli sgoccioli.
Tutti i nodi vengono al pettine e pian piano nel corso dei capitoli le cose si stanno sistemando.
Edward e Bella hanno fatto pace e Charlie ha ottenuto il nulla osta per Bella che è stata ammessa alla "University Of Washington", la stessa che Edward frequenta. Guardate un pò che coincidenza xD.

Non posso fare altro che augurarvi Buon Anno e sperare che il capitolo sia di vostro gradimento.
 
Capitolo 26: Cambiamenti

Pov Edward


Volterra, Venerdì 10 ottobre 2014
È incredibile come, alcuni giorni, passino più velocemente di altri, come … essi facciano il loro corso e neanche hai il tempo di accorgertene.
È incredibile come … in pochi giorni cambino cose e persone.
È incredibile come … basti un attimo e tutto cambi.
È incredibile come, solamente una settimana fa, ero nella mia stanza a Forks a pensare a quanto Bella fosse stata stronza e a quanto mi avesse usato, esattamente come le altre e sì, anche a piangermi addosso … forse.
Lo ammetto, per un momento, solo per un momento … un fottutissimo piccolissimo istante … ho anche pensato di tornare alle vecchie abitudini, ma poi … ho abbandonato l’idea.
Comprendetemi.
Avevo il cuore spezzato ed ero fuori di me.
Voi come reagireste se scopriste che la ragazza che amate ha intenzione di andarsene e non ha avuto il coraggio di dirvelo? Come vi sentireste se vi escludessero da una vita, la sua vita, di cui avete sempre fatto parte?
Ci sono giorni in cui ti rendi conto che, anche senza di te, il mondo cambia … si evolve … sembra più bello, più luminoso, e quando te ne accorgi, non puoi fare altro che guardarlo evolversi.
È questo il caso.
Questo è il giorno in cui mi sono reso conto che le cose sono cambiate … che io sono cambiato … che lei è cambiata … che noi siamo cambiati.
Questo è il giorno in cui guardo la ragazza appoggiata alla mia spalla e me ne innamoro di nuovo, forse più di prima.
Ci sono giorni, come questo, in cui sembra che lei sia sempre la stessa e poi, con uno sguardo più profondo, scopri che non è così. Scopri che è diversa … cambiata.
Ti accorgi che è forte … più forte di quanto immaginassi.
Ti accorgi che la persona che credevi di dover proteggere, non ha bisogno di te in quel modo, ma solo del tuo amore e tu non puoi fare a meno di sorridere, quando lei sorride … ascoltare ciò che ha da dire, quando è arrabbiata e amarla incondizionatamente … sempre.
È questo il caso.
È questo il giorno.
Questi siamo noi … io e lei.
Bella e Edward.
Edward e Bella.
So che, probabilmente, ho un sorriso ebete che non accenna a scomparire, ma non m’importa.
È bello ascoltare la sua risata e sapere che è grazie a te che ride.
È bello ascoltare la sua voce e sapere che sta rivolgendo a te le sue attenzioni.
È bello … è meraviglioso.
Ed io mi sento così bene, che non cambierei nulla di questo istante … di questo momento.
Stringo le braccia sulla sua vita e l’attiro a me, quando mi accorgo che sta per alzarsi.
Sorrido.
“Dove crede di andare, signorina?”.
“Stavo andando a prendere altri popcorn, visto che non rispondeva, sir”.
“Mi scusi, signorina. Stavo pensando”.
A quelle parole, attirai la sua attenzione.
“A cosa … se posso?”.
“A lei, signorina Swan. A chi se no?”.
“Oh … signor Cullen, ne sono onorata”.
Mi sorrise, ma poi si alzò lo stesso per andare in cucina a prendere i popcorn.
La seguii con lo sguardo, incapace di restare per troppo tempo senza vederla.
Quando tornò a sedersi, l’attirai a me e la baciai.
Lei, dal canto suo, sorrise sulle mie labbra e poi si appoggiò alla mia spalla, riprendendo a guardare il film.
Già, perché in teoria stavamo entrambi guardando un film, in pratica, lo guardava solo Bella.
“Allora? Si può sapere che hai? Credo che tu sia un po’ troppo pensieroso, amore”.
“Te l’ho detto. Sto pensando. Penso a tutto quello che è successo in questi giorni. Penso a Marco e Sara e al fatto che mi mancheranno. Li conosco poco, ma sarebbero stati degli ottimi amici per te. Sicuramente più sinceri di quelli che avevi prima e quindi migliori. Sto pensando al fatto che non vedo l’ora di tornare al college e andarci con te. Fulminare con un’occhiataccia chiunque ti guardi troppo e poi …”, ma non riuscii a finire il mio monologo perché la mia ragazza mi baciò.
“Edward … Edward … sei sicuro che sia solo questo o c’è qualcos’altro che ti preoccupa?”.
“No … non c’è nulla”, mentii.
È ovvio … è ovvio che sono preoccupato. Non posso di certo dirle che sono preoccupato per quello che ho preparato per lei quando saremo a Seattle.
Spero che non si arrabbi. E spero soprattutto che mia sorella non abbia esagerato, perché questa è la volta buona che la uccido. Speriamo che abbia lasciato tutto come ho chiesto e che abbia solo supervisionato. Cosa di cui dubito fortemente, ma che spero.
‘Tranquillo Edward, a Bella piacerà qualsiasi cosa tu abbia fatto’. Poi aggiunsi: ‘E Alice abbia cambiato’.
“Sicuro?”.
“Al cento per cento, piccola”, le sorrisi. “Adesso riprendiamo a guardare questa palla colossale”, dissi prendendo in giro uno dei suoi film preferiti e sapendo quanto questo l’avrebbe fatta arrabbiare.
“Edward! Non è una palla colossale. È un film italiano premio Oscar. Sai da quanto tempo l’Italia non vinceva l’Oscar come miglior film straniero?”.
“Amore … sarà anche un premio Oscar, ma non ci ho capito molto”.
Lei iniziò a ridere.
“E’ ovvio che non l’hai capito. Hai passato tutta la prima parte a fissarmi e a sorridere come un ebete”.
“E beh … cosa posso dire a mia discolpa”, le sorrisi malizioso, “ero intento a guardare la grande bellezza appoggiata a me”, conclusi citando il nome del film che stavamo guardando, “La Grande Bellezza”, Oscar come miglior film straniero 2014.
“Ah Cullen! Sei un leccaculo, l’ho sempre saputo”, rise Bella.
“Ah credimi Swan, ci sono molte cose che vorrei fare con il tuo didietro e leccarlo rientra nella lista, quindi … non posso negare la tua affermazione”.
Iniziai a ridere per la sua espressione scioccata, fin quando un lamento di dolore uscì dalle mie labbra, perché la grande bellezza accanto a me mi aveva tirato un pugno.
“Hey Swan! Tieni le mani a posto. Mamma mia e quanto sei manesca. Dicevo così per dire. Anche se … aspetterò il momento giusto e appena saremo nel nostro appartamento a Seattle, metterò in atto il mio piano di venerazione del tuo bellissimo sedere”.
“EDWARD”, urlò Bella. “SMETTILA. Sembri un ragazzino con gli ormoni a palla che non vede l’ora di scopare con la puttanella di turno”.
Spalancai gli occhi e la bocca alla sua affermazione. “Signorina Swan, sono scioccato. Questo linguaggio così volgare non è da lei”, le dissi prendendola in giro.
Lei, in risposta, mi tirò un cuscino, che riuscii a scansare, per fortuna.
La bloccai, attirandola a me e l’abbracciai.
“Ti amo”, le sussurrai all’orecchio. “E giusto per la cronaca … scoperei, mi correggo, farei l’amore solo con te e venererei comunque il tuo sedere, piccola”.
Lei sbuffò e arrossì.
Sapevo quanto odiasse sentirmi parlare in questo modo quando avrebbero potuto sentirci i suoi genitori o Christian, ma io mi divertivo un modo a vederla arrossire e anche a prendermi gioco di lei.
“Ti ho già detto che sei bellissima quando arrossisci, amore?”.
“Sì, almeno una quarantina di volte oggi, Eddy”.
“Bene, allora lascia che te lo dica per la quarantunesima volta. You’re beautiful like diamond in the sky”, le dissi cantandole una strofa della canzone di Rihanna.
Alzò gli occhi al cielo sbuffando e mi rispose. “Sai che a volte dubito della tua sanità mentale? Credo che non fare sesso ti faccia male, Edward. Seriamente … dove le trovi queste battute?”.
“Ma smettila! Non me la dai a bere, piccola”. Scossi la testa. “No … proprio per niente. So perfettamente quanto ti piace quando parlo in questo modo e …”, ma fui interrotto dalle sue labbra che, prepotenti, baciarono le mie.
“Allora Cullen, hai ancora qualcosa da dire?”.
‘Beh piccola, avrei tanto da dire, ma il tuo assalto mi ha fatto dimenticare anche come mi chiamo’.
“Beh … ecco, me lo sono dimenticato. Baci così bene che … che mi fai dimenticare tutto”.
Restammo in silenzio e Bella fece ripartire il dvd del film che io feci finta di seguire, troppo preoccupato a pensare ai mille modi in cui mi sarei potuto divertire con il suo meraviglioso sedere.
‘Cazzo Cullen, ha ragione Bella. Hai bisogno di fare sesso. L’astinenza ti fa male’.
Sbuffai mentalmente e ignorai la mia coscienza.
Quando il film finì, saltai in piedi come una molla.
‘Dio sì! Finalmente è finito’.
Sorrisi a trentadue denti e sospirai.
Il mio entusiasmo, però, fu freddato da un’occhiataccia di Bella, che poi si voltò e andò in cucina a posare la ciotola.
La seguii come un cagnolino, indeciso sul da farsi.
Che faccio?
Resto zitto o provo a tastare il terreno?
Mi butto o resto al sicuro sulla scogliera?
‘Buttati … buttati’, mi disse beffarda la mia coscienza.
Bene … mi butto.
Speriamo solo che l’atterraggio non faccia male.
“Amore … s – sei arrabbiata?”, dissi avvicinandomi a lei con cautela.
“No amore …”, disse calcando sulla parola amore, “perché dovrei? Hai fatto qualcosa?”, continuò ironica.
“Okay, ho capito. Faccio meglio a restare zitto”.
‘Ma perché … perché ti ho ascoltato coscienza del cavolo! Ti ignoro sempre e in quei casi hai sempre ragione, e ora … e ora? Per una volta che decido di ascoltarti, commetti un errore? Eh no! Eh no! Così non va. Non va per niente. Brutta traditrice!’.
La mia coscienza non rispose, forse troppo spaventata dalla mia rabbia.
Bella si avvicinò e mi abbracciò.
“Tranquillo amore, era solo un film. Non sono arrabbiata, sono solo … offesa. Insomma … solitamente i film che scelgo ti piacciono sempre e, beh … sai …”.
“Scusami … davvero, ma è che … non so. Sono solo eccitato all’idea di tornare a Seattle … con te e sono stato pensieroso per tutto il film, quindi se lo avessi seguito con più attenzione, adesso saprei di cosa parla, ma non temere … i tuoi film mi piacciono sempre, quindi … mettilo in valigia. Lo vedremo una di queste sere a casa, così potrò apprezzarlo, d’accordo?”.
‘Speriamo sia d’accordo. Speriamo sia d’accordo’, sperai incrociando le dita mentalmente.
“D’accordo amore, è … è perfetto”, si sporse per baciarmi ed io per facilitarle il compito, abbassai la testa e feci incontrare le nostre labbra.
“Su … adesso aiutami a preparare qualcosa per cena che io ho fame e non so quando quei due torneranno dalla riunione del condominiale”, continuò.
Sorrisi e poi mi affiancai a lei, ascoltando attentamente tutti i suoi ordini.


Pov Bella

È tutto il giorno che Edward è strano.
Chissà a cosa diamine sta pensando. È stato pensieroso tutto il giorno.
Spesso, durante la giornata, mi sono trovata a guardarlo incantata quando si accigliava per qualcosa o quando sorrideva da solo e il sorriso non accennava a sparire.
Ho notato come, per tutto il tempo che abbiamo guardato il film, non mi abbia tolto gli occhi da dosso neanche un attimo.
A un certo punto è anche arrossito, ma questo me lo sono tenuta per me.
Non volevo metterlo in imbarazzo.
Ho il sospetto che il suo pensiero avesse a che fare con il sesso, per cui … ho evitato di fare commenti. So quanto gli piace fare battutine a sfondo sessuale … con me, perché sa che mi imbarazzo e questo lo fa divertire ancora di più.
Però … Edward che arrossisce è davvero una cosa nuova … strana, ma nuova. Non era mai arrossito prima.
Beh! Non con me.
“Ahia … cazzo! Cazzo! Merda che male!”, disse qualcuno dietro di me.
Mi voltai e vidi Edward che saltellava a destra e a manca per il dolore.
Faticai a trattenere le risate, ma era davvero una scena esilarante. Avrei dovuto fargli un video, ma non avevo il cellulare a portata di mano.
Peccato però, Alice l’avrebbe preso in giro a vita.
“Che succede? Perché saltelli imprecando?”, gli chiesi avvicinandomi.
Edward si accorse di me che lo fissavo e smise subito di saltellare, nonostante il suo viso fosse una smorfia di dolore.
“Nulla … nulla, tranquilla”.
“Ma come nulla? Le tue imprecazioni non la pensano allo stesso modo, perciò … non farmelo ripetere di nuovo. Cos’è …”, dissi mettendo le mani sui fianchi.
“Okay … okay! Stavo aprendo una noce con il bicchiere di vetro e beh … è imbarazzante, però, se proprio ci tieni a saperlo, al posto di colpire la noce ho colpito il mio dito, che tra parentesi non riesco a piegare, per quanta forza stavo usando. Spero solo di non essermelo rotto”.
Non riuscii a trattenere le risate e, appoggiandomi alla cucina, inizia a ridere fino a piangere.
Edward mi guardava come se fossi un extraterrestre, ma la scena era comica, davvero comica.
“Continua a ridere, bene. Ridi pure. Sei una ragazza insensibile e senza cuore. Continua a prenderti gioco di me”.
“Scusa … scusa, davvero. Però … oddio!”, dissi mentre un’altra ondata di risa mi travolse, “è stato troppo divertente vederti saltellare per la stanza. Scusa, davvero”, continuai asciugandomi le lacrime agli occhi.
“D’accordo … d’accordo, ma finisci tu. Mi sono scocciato. A quanto pare, quando andremo a vivere a Seattle, sarai tu la cuoca. Io mi limiterò ad apparecchiare”.
“Ah beh! Va bene. Avevo intuito che mi volessi a Seattle con te solo per la mia cucina”.
“No! Non è vero. Ti voglio a Seattle con me perché ti amo e non riesco a stare senza di te, ma è anche vero che la tua cucina ha un ruolo chiave in tutto questo”.
“Meno male che sei sincero. Mi piace la tua onestà in questo”, sorrisi. “Su … mangiamo, quei due ancora non sono tornati ed io ho fame”.

Il mattino dopo …
Mi svegliai per uno strano movimento accanto a me.
Strano!
Sono nel mio letto, stanotte non sono andata in camera di Edward.
Ma allora come mai sento una presenza accanto a me?
Aprii gli occhi e vidi Edward steso accanto a me, girato verso di me e appoggiato su un gomito che mi guardava.
Davanti a lui … un vassoio e una colazione … per me.
“Buon giorno bell’addormentata. Finalmente ti sei svegliata. Sai che ore sono?”, mi disse sorridendo.
Gli risposi con un sorriso e poi mi avvicinai per dargli un bacio.
“Sei di poche parole oggi?”.
Scossi la testa, prendendo uno dei cornetti dal vassoio e addentandolo.
“No, sono solo stanchissima e il fatto che tu mi abbia portato la colazione a letto, mi ha tolto le parole di bocca”.
Dopo un po’ di silenzio, in cui notai il suo sguardo seguire ogni mio movimento, gli chiesi se ne volesse un po’.
“In realtà sì. Vedi l’altro cornetto e l’altra tazza, quella di caffè? Beh … sono per me. Volevo fare colazione con te”.
Gli sorrisi e mi sporsi per dargli un altro bacio.
“Allora … cosa ti va di fare oggi? Shopping? Guardiamo un altro film, che stavolta scelgo io, oppure non so … prepariamo i tuoi bagagli?”.
“Non so … potremmo andare a fare shopping e poi preparare i bagagli. Christian ha detto che ci manderà il suo aereo. Non che la cosa mi piaccia, ma lo conosci. Non accetta un no come risposta”, risposi a bocca piena.
Edward rise per il modo poco fine con cui avevo parlato.
“Signorina Swan, non è da te parlare in questo modo. Sei sicura di star bene?”.
“Sì tranquillo, sto bene. Non so perché, ma ho sempre fame. Sarà che, avendo mangiato poco nei giorni scorsi, il mio stomaco si è risvegliato e vuole recuperare”, risi.
“Già … sarà per questo. Allora ti lascio preparare. Ti aspetto di là”.
Mi diede un bacio veloce e poi se ne andò.

Dopo essermi lavata e vestita, andai in cucina, dove sapevo avrei trovato Edward.
Se ultimamente io mangiavo troppo, Edward non era da meno, con la differenza che lui mangiava troppo ogni giorno.
Prima ancora di entrare in cucina, potei sentire chiaramente la sua voce. Per un istante pensai che fosse impazzito e che avesse iniziato a parlare da solo, ma poi compresi che non era così. Probabilmente parlava al telefono, visto che i miei genitori erano già usciti.
“Christian … è tutto sistemato? Ti prego … dì di sì. Perché sinceramente … non ce la faccio più a stare qui. Potremmo incontrare quello stronzo oggi e non voglio che si avvicini a lei in alcun modo. Ricordi cos’ha fatto alla festa?”.
Chi non deve avvicinarsi a me?
Quale festa?
Poi ebbi un’illuminazione.
‘Oh … quella festa. Emanuele. Il litigio. Lui che ci prova con me e Edward che per poco non gli da un pugno’.
Tossii perché aveva iniziato ad imprecare in tutti le lingue del modo e volevo sapere cosa gli avesse risposto Christian per farlo arrabbiare in questo modo.
Perché quei due fanno sempre cose alle mie spalle e vengo a conoscenza delle cose sempre troppo tardi?
Quando torneremo a Seattle, a tal proposito farò un discorsetto a entrambi.
“Oh … devo lasciarti. Bella è qui”, disse sussurrando.
Alzai gli occhi al cielo.
‘Come se non avessi ascoltato tutta la tua conversazione’.
“Salutami Christian”, aggiunsi, sorridendo diabolicamente.
Sbiancò, comprendendo che avevo ascoltato tutto.
“Allora? Sei pronta? Tuo padre mi ha detto che possiamo anche prendere la tua vecchia auto, invece che i mezzi pubblici”.
“Certo che possiamo. È la mia auto”.
“Andiamo allora”.
‘Sì andiamo, tranquillo. Credi pure di esserti salvato’.
“Andiamo”.
Mi afferrò la mano e uscimmo di casa.
Mentre andavamo al garage, non riuscii a fare a meno di chiedergli quello che volevo sapere.
Ma cosa posso dire a mia discolpa? Sono curiosa e, lo ammetto, anche un po’ arrabbiata.
“Allora?”.
Si voltò verso di me con uno sguardo che significava ‘E questa mo che vuole?’.
“Allora cosa?”.
“Lo sai Edward. Smettila di girarci intorno. Voglio sapere cos’hai chiesto a Christian”.
“Beh … ecco … gli ho chiesto quando sarebbe arrivato l’aereo, così da organizzare il tutto e non dimenticare nulla”.
Alzai un sopracciglio. “Ah davvero? Solo questo? Perché mi sembra che tu abbia parlato di una festa e di uno stronzo, e a me risulta che …”, ma fui interrotta da lui che, prontamente, negò.
“No! Non è vero. Ultimamente non siamo andati ad alcuna festa, piccola. Avrai sentito male”.
“Oh beh, grazie ma no … non sono stupida, so quello che ho sentito e credo che tu mi debba qualche spiegazione. In realtà la vorrei da entrambi, ma visto che Christian non è qui, solo tu puoi darmela”, dissi iniziando ad alterarmi.
Ormai eravamo arrivati in garage ed eravamo fermi davanti all’auto a litigare come due cretini e solo perché lui faceva sempre le cose alle mie spalle.
“Non posso dirtelo, mi dispiace. Christian dice …”.
“Non m’importa cosa dice Christian. So per certo che questa cosa riguarda anche me, quindi perché non dirmela? Non credete sia in grado di badare a me stessa? Certo … il mio ex ragazzo mi perseguita e voi state facendo non so cosa per non farlo avvicinare a me e io non sono degna di saperlo, giusto? Giusto?”, urlai fuori di me.
“Abbassa la voce, cazzo e calmati. Le poche persone che sono qui ci stanno guardando”, continuò Edward tranquillo.
“No che non mi calmo e non abbasso la voce. Non mi frega nulla della gente. Voglio sapere cosa state combinando tu e Christian, okay?”.
“D’accordo … d’accordo. Ti dirò tutto, però calmati. Sali in macchina e calmati”, mi intimò con sguardo minaccioso, mentre mi apriva lo sportello.
Salii in macchina e incrociai le braccia al petto, voltandomi a guardarlo.
“Avevamo intenzione di dirtelo, una volta che la richiesta fosse stata approvata. Ho pensato fosse inutile metterti altra pressione addosso, visto che eri già stressata per il college”.
“Cosa doveva essere approvato, Edward? Non capisco”.
“Un ordine restrittivo”.
“Perché?”, chiesi sconvolta da una decisione così drastica.
“Perché? Mi chiedi anche perché? Ti ha aggredito a una festa e tu mi chiedi perché? Né io, né Christian vogliamo che si avvicini di nuovo a te, okay? Deve stare lontano ed è già fortunato che tuo padre non sappia niente. Ho fatto promettere a Christian di non dirgli niente”.
“Ma questo è … è assurdo. Sono stata insieme a lui per due anni e non mi ha mai fatto del male, perché dovrebbe farmi qualcosa ora che non stiamo più insieme?”.
Forse avrei fatto meglio a restare zitta, perché Edward diventò di tutti i colori.
La rabbia gli attraversò il volto.
“Oh beh … guarda! Se vuoi, puoi tornarci insieme e scoprirlo, nessuno ti trattiene. Cosa c’entra questo?”, urlò. “Hai dimenticato cos’ha provato a fare a quella festa? Hai provato a immaginare cosa sarebbe successo se Alice non fosse venuta a chiamarmi? Io l’ho immaginato e ti assicuro che non mi ha fatto piacere, ma se vuoi fare quell’esperienza, beh … accomodati. Non ti tratterrò, poi però non tornare da me, perché io non ci sarò”.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, sapendo che aveva ragione.
“Hai ragione … scusa. Non so cosa mi sia preso e non so perché ho detto … non voglio lui, voglio te, lo sai”.
Tolse la mano dal cambio e l’appoggiò sulle mie, lanciandomi uno sorriso.
“E’ tutto okay, sta tranquilla. Quando l’ordinanza sarà pronta, saremo tutti più tranquilli, sono solo preoccupato per la tua incolumità”.
Strinse la mia mano nella sua e se la portò alle labbra per lasciarci un bacio, poi le appoggiò entrambe sul cambio.
Una conversazione sussurrata tra Christian e Jo, mi tornò alla mente.
Mi illuminai.
“Oh!”, esclamai sorpresa.
“Cosa?”.
“Adesso si spiega perché Christian non voleva prenotare i biglietti aerei per tornare qui”, dissi sorridendo.
Edward rise.
“Già … sarà sicuramente per questo. Adesso … passata la rabbia? Perché voglio solo godermi questa giornata con te, senza Alice intorno. È molto più divertente fare shopping con te … solo con te”.
“Anche per me è molto più divertente, ma soprattutto rilassante”, concordai.

Una volta arrivati al centro commerciale, andammo subito nel mio negozio preferito e costrinsi Edward a provare qualcosa.
Io avevo già tanta roba, alcune cose mai indossate, quindi era il suo turno.
Volevo rinnovargli il guardaroba.
Sì … decisamente.
Si lamentò per tutto il tempo, cosa che fanno tutti i ragazzi, ma ci divertimmo.
“Amore ti prego … basta. Sono esausto, non ce la faccio più. Sono a posto così. Tre paia di pantaloni, qualche camicia e maglioncino e poi …”, lo baciai.
“Shh! Sta zitto un po’. Credo manchi qualcosa”, dissi pensierosa. Mi illuminai. “Le magliette monocolore che mi piacciono tanto, ecco cosa manca”, lo presi per mano e lo trascinai con me.
Sbuffò, ma poi iniziò a ridere.
Anche se si lamentava di continuo, sapevo che gli piaceva fare queste cose con me, molto più che con sua sorella.
“Sei affetta da disturbo da shopping compulsivo come mia sorella Alice? Adesso capisco perché andate così d’accordo. Maledetto il giorno in cui ti vidi per la prima volta”, mi chiese ad un certo punto trattenendo un sorriso.
Scoppiai a ridere.
“Sei un idiota! Certo che no! Non sono una maniaca dello shopping come Alice. È solo che … mi piace comprare cose per te”, gli dissi abbracciandolo.
Gli diedi un bacio sul collo e lui mi circondò la vita con le braccia.
“Dì la verità, a te piace trattarmi come un bambolotto”, mi sussurrò sulle labbra.
“Mmm … non posso negare quest’affermazione. Ti amo”, risposi prima di baciarlo.
“Anche a me piace trascorrere il mio tempo con te in questo modo, lo sai vero? Mi lamento solo per farti arrabbiare”.
“Lo so … lo so, tranquillo”.
“Adesso abbiamo finito? Non scherzavo quando dicevo di essere stanco”.
Per l’ennesima volta in quella giornata, alzai gli occhi al cielo. “Sì tranquillo, dobbiamo solo pagare”.

Pranzare fu tutta un’altra storia.
“Voglio la pizza”.
“E io voglio un panino. Come la metti?”.
“La metto che, visto che io sono una ragazza, decido io”.
“Oh … e da quando?”.
“Da sempre caro. Da sempre”.
Edward tossì per trattenere una risata.
“Sì certo, come no, quindi … panino”.
“No! Pizza!”.
Misi le mani sui fianchi.
“Panino!”.
Lui incrociò le braccia al petto.
Sorrisi.
Sorrise.
“Ce la giochiamo a sasso, carta, forbici?”, gli chiesi.
“Ci sto”.
Indovinate un po’ chi vinse?
Edward, naturalmente.
“Ho vinto! Ho vinto! Su andiamo al McDonald’s”, sorrise vittorioso mentre mi prendeva la mano.
Alzai gli occhi al cielo e lo seguii all’interno del locale.
“Allora … cosa vuoi? Io prendo il McChicken, il mio preferito”.
“Mmm … lasciami pensare … Cheeseburger Bacon!”, esclamai.
“Sei sicura? Non é un po’ troppo per te?”.
“No … tranquillo, lo reggo. Tu piuttosto … perché prendi una cosa così leggera?”, lo presi in giro.
“Beh … non so, non sono tanto affamato, oggi. Sai … sono preoccupato per il viaggio e tutto il resto”.
“Oh amore”, mi avvicinai a lui e gli presi la mano tra le mie, “andrà tutto bene. Cosa ti preoccupa?”.
“Il viaggio … l’appartamento … il college … il campionato … tu …”.
Abbassò lo sguardo sulle nostre mani intrecciate.
“Io? Perché?”
Scosse la testa ed io alzai un sopracciglio.
“E se … se non sarai a tuo agio a Seattle? Se tra qualche mese ti rendi conto che non è quello che vuoi e che non vuoi più me? Io cosa faccio?”.
“Edward … é questo quello che voglio. Come puoi pensare che un giorno potrei non voler stare più con te? Tu sei una delle poche cose di cui sono sicura. Abbiamo passato quindici anni lontani e non ci siamo mai separati davvero, come fai a credere che possa stancarmi di te ora che finalmente saremo vicini?”.
“Non lo so … so che è una paura inutile, ma non posso fare a meno di pensare che un giorno tu possa capire che non è questo quello che vuoi”.
Mi alzai per sedermi sulle sue gambe e gli presi il viso tra le mani.
“Amore … proprio perché è una paura inutile, devi smetterla di pensarci, d’accordo?”.
“D’accordo. Vado a prendere i panini, okay? Aspettami qui!”.
Mi baciò e si alzò.
Mentre aspettavo che Edward tornasse con il nostro pranzo, chiamai Alice, che non sentivo da due giorni.
Quella pazza non mi diede neanche il tempo di parlare che mi fece un riassunto dettagliato di tutto il tempo in cui non c’eravamo sentite.
Ci salutammo e lei mi disse che non vedeva l’ora di rivedermi e passare altro tempo con me.
Sorrisi.
Anche io non vedo l’ora di rivederla.
Alice è pazza. Decisamente pazza. Povero Jasper che la sopporta da una vita!
“Perché ridi?”, disse qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai e mi accorsi che Edward era tornato.
Troppo occupata a pensare ad Alice, non mi ero accorta del suo ritorno.
“Perché ho appena parlato con tua sorella e mi stavo chiedendo come faccia Jasper a starle accanto tutto il giorno. Io avrei mal di testa dopo cinque minuti esatti”.
“Hahahahah … hai ragione! E’ incredibile”, aggiunse sedendosi accanto a me. “Ecco il tuo panino e le tue patatine”.
“Grazie amore” e gli diedi un veloce bacio prima che il mio stomaco brontolasse.
Lui scrollò le spalle e inizio a mangiare la sua roba.

Dopo aver finito di mangiare, ci alzammo e passeggiamo un po’ nella piazza esterna del centro.
Edward aveva il braccio a circondarmi la spalla.
Sospirai.
‘Perché non può essere sempre così? E’ bellissimo passeggiare con lui in questo modo’.
“Tutto bene, piccola? Hai freddo?”.
“No, sto bene. Mi piace passeggiare con te”.
Sorrise e si abbassò per baciarmi.
Come un fulmine a ciel sereno, mi tornarono in mente le sue parole di poco fa.
“Il viaggio … l’appartamento … il college … il campionato … tu …”.
“Amore?”.
“Mmm?”.
“Perché sei preoccupato per l’appartamento?”.
“Mmm … perché ho paura di non trovare quello giusto e che tu ti arrabbi con me come l’ultima volta che ci abbiamo provato”, ammise.
Risi per la sua paura.
“Amore, stavolta lo troveremo, vedrai. Avevo la mente annebbiata dai problemi e non prestavo molta attenzione, adesso farò di tutto per trovare la casa dei tuoi sogni, d’accordo?”.
“D’accordo. Ora … lascia che ti baci. Mi sei mancata in questi giorni”.
Sorrisi e poi mi alzai sulle punte per baciarlo, circondando il suo collo con le braccia.
In quell’esatto momento, una voce ci fece sobbalzare.
“Ma guarda un po’ chi c’è qui. La coppietta felice. È un piacere rivederti, piccola Bells”.
Ci voltammo e sentii il mio cuore sprofondare.
Edward s’irrigidii al mio fianco e, prendendomi la mano, mi spostò dietro di lui ed io non potei fare a meno di preoccuparmi.
‘No, non è possibile. Anche qui. Perché non può lasciarci in pace?’, fu tutto quello che riuscii a pensare.


Chi sarà mai questo tizio?

Un bacio e al prossimo aggiornamento che spero arrivi sabato prossimo.

Ally!
   
 
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