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Autore: UnGattoNelCappello    30/01/2015    1 recensioni
TRADUZIONE
La quindicenne Melanie Ruso non intendeva fare alcun danno; voleva solo che Dan e Phil fossero felici. E' per questo che ha scritto 83 fanfiction su di loro. Ma cosa succede quando, grazie a magiche circostanze, involontariamente forza i suoi idoli a vivere secondo le sue fantasie? Tenetevi forte gente, sarà un folle disastro!
(Rating giallo per il linguaggio)
Genere: Comico, Commedia, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Non ho scritto io questa Fanfiction, la sto solo traducendo con il permesso di JustGoogleIt, l'autrice. Potete trovare la storia originale qui: https://www.fanfiction.net/s/9168073/1/When-You-Wish-Upon-a-Star-A-Phanfiction-Parody
 


 
 
9
Non un Pappamolle


 
La mattina dopo trovò i due confusi YouTuber un po' meno esausti di quella precedente. Dormendo con i tappi per le orecchie e con ogni forma di rumore bianco disponibile accesa, erano più o meno riusciti a ignorare le reciproche confessioni e a dormire un po'.

La sveglia di Phil suonò, svegliandolo bruscamente dal suo torpore. Dopo dieci minuti passati a cercare di convincere la giornata ad andarsene, trascinò finalmente il suo corpo fuori dal letto e camminò strascicando nella camera di Dan.

Lì, trovò il suo amico sveglio, ma steso sul letto a fissare il soffitto con un'espressione vuota.

“Che cosa stai facendo?” chiese Phil.

“Disputando,” rispose Dan.

“Disputando cosa?”

“Se andare o no da Starbucks. Sto facendo una lista dei pro e i contro.”

“Perché devi andarci di nuovo? Di solito non ci vai tutti i giorni.”

Dan sospirò pesantemente. “E' una delle nostre sette fonti di cibo, Phil. Inoltre, non è che abbia veramente consumato molto caffè negli ultimi due giorni, l'ho solo rovesciato addosso a un paio di americane.”

Phil scrollò le spalle. “Beh, divertiti. Credo che io andrò solo a fare una passeggiata fuori. Devo allontanarmi dalla stranezza per un po'.”

Quindi, dopo una veloce colazione a base di Country Crisp asciutti e yogurt alla fragola, i due si separarono.

Una volta arrivato da Starbucks, Dan fece rapidamente il suo ordine al familiare barista e aspettò finché non chiamò il suo nome.

“Grazie,” disse qualche minuto dopo, prendendo con cautela il caffè e girandosi lentamente per camminare fino a un tavolo libero.

“Okay Dan,” borbottò a se stesso, “ce la puoi fare. Devi solo portare il caffè dal punto A al punto B senza rovesciarlo addosso a qualcuno. Vai piano... ci sei quasi.. solo un'altro paio di-”

In quel momento, un grosso uccello andò a sbattere contro la finestra del caffè, scuotendo Dan dalla sua trance abbastanza a lungo per farlo andare a sbattere contro una ragazza.

“Oh, ma stiamo scherzando!” gemette.

“Ma che cavolo?!” esclamò la ragazza, guardando in basso al suo maglione bagnato fradicio. “Idiota!”

“Oh dio, mi dispiace! Mi dispiace davvero, davvero tanto,” si scusò Dan. Ci volle ogni grammo della sua volontà per trattenersi dal correre fuori dal caffè in un disperato tentativo di sfuggire ad altra pazzia.

Poi lei gli diede un pugno sul braccio.

“Ai!” strillò Dan. “Ho detto che mi dispiace! Che altro vuoi?”

“Ah! Ti sto solo prendendo in giro!” rise lei, dandogli un pugno un po' più forte. “Non ho mai pensato che avrei avuto la possibilità di incontrare danisnotonfire. Sono qui a Londra solo per una settimana. Vengo dagli Stati Uniti!”

“Oh, questo è... forte.”

“Sì, è fantastico. Beh, prendiamo un tavolo e chiacchieriamo un po',” disse lei, trascinandolo per un braccio verso la sala da pranzo.

“In effetti,” protestò Dan, “Credo di dover anda-”

“Sciocchezze,” lo interruppe lei. “Chiunque ha tempo per un caffè. Io guardo i tuoi video, Dan. Non è che hai molto da fare!” rise, dandogli un altro pugno.

Adesso stava iniziando ad irritarsi. “Okay, questo non è vero. Faccio un sacco di cose; è solo che non le filmo tutte.”

“Scusa! Sono sicura che sei molto occupato con le tue 'altre attività',” gli fece l'occhiolino lei, usando le dita per fare le virgolette in aria. “E dai, sono qui solo per una settimana. Il minimo che puoi fare è parlare con me. Essendo un'iscritta, pago il tuo affitto dopotutto.” Sorrise, dandogli un altro pugno sul braccio.

“D'accordo, parliamo,” disse Dan lentamente, “ma solo se la smetti di colpirmi. Mi farai venire un livido.”

“Oh, andiamo amico. Non riesci a prendere un paio di pugni da una ragazza? Non essere un pappamolle.”

“Non sono un pappamolle,” disse Dan, sfregandosi il braccio, “E' solo che trovo spiacevole essere picchiato.”

“Ah! Non dureresti un giorno a casa mia! Ho quattro fratelli! Lì devi imparare a saper prendere qualche pugno, amico,” disse lei, colpendolo di nuovo. “Ooops! Scusa, cercherò di trattenermi.”

“Lo apprezzerei,” disse Dan mentre si sedevano a un tavolo. “Allora, come ti chiami?”

“Oracle Caldwell.”

“Che nome interessante,” disse Dan.

Lei si irrigidì sul posto e gli lanciò un'occhiataccia. “Che cosa vorrebbe dire?”

“Aspetta, cosa?” chiese Dan, confuso dalla sua ostile risposta.

“Che cosa intendi con il dire che il mio nome è 'interessante'?” domandò Oracle. “Dovrebbe essere un insulto?”

“Huh? No! Volevo solo dire che è diverso. Lo sai, non è tipo 'Sarah' o qualcosa.”

“Quindi, stai dicendo che vorresti che mi chiamassi Sarah?”

“Cosa?” chiese Dan confuso. “Non è quello che ho detto. Il tuo nome è... carino. Dico solo che è interessante perché, lo sai, chiunque può fare una lista di un paio di Sarah che conosce, ma probabilmente... non molte... sai... Oracle.”

Ad ogni parola che diceva, Dan poteva sentirsi diventare sempre meno coerente.

Con uno sguardo truce, Oracle cominciò. “Di solito quando la gente dice che qualcosa è interessante, quello che vogliono dire in realtà è che è brutta. Se davvero ti fosse piaciuto il mio nome, avresti detto che era bello, non interessante.”

Alzò tre dita mentre continuava. “Ci sono solo tre risposte socialmente accettabili per quando una ragazza ti dice il suo nome. La prima è: 'oh, che bel nome,' che le persone tendono ad usare quando pensano effettivamente che il nome in questione sia bello. Poi, c'è 'oh, sarà facile da ricordare perché ho un oscuro parente con lo stesso nome,' che le persone tendono ad usare se il nome è molto comune. Terzo, c'è 'oh, che nome interessante,' che quasi esclusivamente vuol dire che la persona odia veramente il nome in questione e non riesce a credere che dei genitori potrebbero infliggere un nome del genere al sangue del loro sangue. Non riesco acredere che tu hai usato l'ultima!”

Dan la guardò in modo strano. “Vedo che hai pensato un sacco a questo argomento...”

“I miei genitori mi hanno chiamato Oracle!” esclamò lei. “Che cosa ti aspettavi?!” Si coprì il viso con le mani e cominciò a piangere con grossi, soffocati singhiozzi.

Dan si alzò. “Senti, mi dispiace davvero, ma questo è da pazzi. Ho ovviamente toccato un argomento molto delicato per te – sai, chiedendoti il tuo nome - e mi scuso per quello, ma adesso non posso davvero farcela.”

Oracle alzò lo sguardo, la sua faccia misteriosamente priva di lacrime, e sorrise. “Sto solo scherzando, amico!” rise, dandogli un altro pugno sul braccio.

“Addio Oracle,” disse Dan, andando via.

Lei lo seguì fuori da Starbucks e sulla strada. “Sai, sei molto più divertente nei tuoi video,” osservò. “Mi aspettavo che sapessi prendere meglio gli scherzi.”

“Diciamo solo che questa settimana non sta andando nella mia top ten,” borbottò Dan, accelerando.

“Perché?”

“Addio.”

“Oh, andiamo! Puoi dirmelo. Giuro che so tenere un segreto... ho tenuto quello che i miei genitori sono mezzi parenti per sedici anni, adesso. Non l'ho detto ad anima viva!”

Dan roteò gli occhi. “Bene a sapersi.”

“Oh aspetta...” disse lei, fermandosi. “Voglio dire... oh merda! Non lo dirai a nessuno, vero?” chiese lei ansiosamente.

Dan guardò la ragazza per un secondo, cercando di decidere se fosse seria o no. Poi, ebbe un idea. “Senti qua,” disse lentamente, “il tuo piccolo problema di incesto rimarrà in silenzio se ti giri in questo istante e la smetti di seguirmi.”

“Promesso?”

“Promesso.”

“Con il mignolino?” chiese lei, tendendo il dito.

Dan non poté evitare di sorridere un po'. “Con il mignolino,” annuì, allacciando il suo dito con quello della ragazza.

“Immagino che sei un tipo abbastanza fico dopo tutto,” rise lei. Con un ultimo pugno sul braccio, Oracle balzellò via nella direzione da dove erano venuti, lasciando un confuso Dan a scuotere la testa mentre continuava per la sua strada.

E fu in quel momento che sentì le grida.

 



A/N: Salve gentile lettore!

Una parola dal nostro Shakespeare: “O vile spaccone e dannato furioso pezzente!”

- Bethany

  
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