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Autore: TheAntlers    30/01/2015    1 recensioni
"Quindi... cosa dovrei fare, ora?" gli chiese, cambiando velocemente discorso e mostrandoli un sorriso soddisfatto, di ripicca.
Lui la imitò, salendo a cavallo, col volto abbassato, nascondendo un lieve sorriso.
"Perchè sorridi in quel modo, Winter?" parlò retoricamente, come sapesse già perfettamente il perché.
"Perchè, ho distrutto i tuoi piani, no? Non rimanendo qui con te, dopo quel che è successo", li sorrise a cattivo gioco.
Naoise ricambiò il sorriso, inclinando lievemente il capo. "Oh, mia cara Winter..." mormorò, sospirando. "Sta andando e andrà sempre tutto secondo i miei piani."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il contadino aveva salutato Winter con grande vivacità, limitandosi invece ad un inchino per il Principe. I due erano stati ospitati fino al cessare della pioggia, e, in quella interminabile ora, nessuno dei tre osò scambiarsi una parola, limitandosi a lanciarsi qualche occhiataccia, di tanto in tanto.

Il contadino fu costretto dal Principe ad uscire con la tormenta per riconsegnare il pane rubato.

Una volta tornato a casa, corse verso la ragazza, non riuscendo a trattenere un abbraccio di commozione verso colei che li aveva salvato la vita. Lei fu presa in piena sorpresa, e ricambiò il caloroso abbraccio con ritegno, ma si sciolse non appena la piccola bambina dai capelli d'oro corse per contribuire a quel tenero abbraccio, sotto gli occhi impassivi e noncuranti di Naoise, che si limitò ad abbassare sospirante il volto, con uno sguardo indescrivibile.

***

"Se non ci fossi stata io con te in quella casa, avresti condannato a morte quell'uomo sotto gli occhi della bambina" la sua domanda sfumò in un'affermazione.

Erano saliti in groppa ai cavalli da pochi minuti, allontanandosi dall'abitazione del contadino.

Naoise si sistemava il mantello, stropicciandosi i capelli, visibilmente umidi.
Guardò Winter profondamente, affondandola con i suoi occhi cristallini. Uno sguardo così intimidatorio che lei fu costretta a cambiare direzione visiva.

"Non l'avrei fatto con leggerezza, Winter."

"Ma l'avresti fatto" concluse lei, tra una domanda ed un'affermazione.

Lui sospirò, annuendo appena. Il suo sguardo era inchiodato a terra.

Non si era mai fatto scrupoli per firmare la condanna di un nemico, o di un suo stesso cittadino. Ciò era giusto, ciò veniva fatto.

Ma le parole di Winter navigavano nella sua mente causandoli strani pensieri e domande, che non riusciva a controllare, a mandarle via in alcun modo.

E per quanto cercasse di convincersi di aver agito con cognizione, di non essersi fatto intimidire dalle parole della ragazza, aveva in ogni caso lasciato vivere quell'uomo. Quel ladro. Negandoli alcuna punizione per il male fatto.

"Chi era il ragazzo rinchiuso nelle segrete, nella cella vicina alla mia?"

I pensieri di Naoise vennero interrotti da quella domanda inaspettata.
Si svegliò dal suo subconscio e rivolse alla ragazza uno sguardo incuriosito.

"Come mai ti interessa saperlo?" le chiese, cercando di orientarsi tra gli alberi del bosco che stavano attraversando.

"Curiosità" ammise lei, scrollando le spalle.

Naoise la guardò con un'espressione irrigidita, pochi secondi dopo ammorbidì il corpo, guardando il percorso dinanzi ad essi.

"Il tributo dei Nemediani, ovvero del popolo nemico che ti aveva rapita" le spiegò con tono neutrale.

Ora, si spiega tutto. Ma, perchè era in una loro cella?

Naoise sembrò leggerle nel pensiero la domanda non formulata.
"Un tributo un po ribelle" commentò allora. "Un po come te. Probabilmente ti comporterai come lui da qui a poco" continuò tagliente, sopprimendo un sorriso.

Cosa?
Winter rimase zittita, non capendo dove volesse arrivare con tale affermazione.

"E rinchiuderete in una cella anche me?" domandò ironica, ma non riuscendo a nascondere un po di timore.

Lui non riuscì a trattenere una piccola risata. Quando smise, guardò Winter con aria spavalda. "Non dovrai preoccuparti di ciò. Mi sembra che tu voglia andartene domani, giusto?" le ricordò, spiazzandola.

Lei non rispose, non trovando una frase adeguata. Si concentrò sul paesaggio che la circondava.

Si trovavano ai margini di una prateria; in lontananza erano visibili alcuni cavalli. Winter ne dedusse che fossero selvaggi, forse dei Mustangs. 
Apparivano come una piccola macchia marrone tra il verde; e per quanto fossero lontani, si voltarono di scatto all'udire i giovani a cavallo. La ragazza ne rimase affascinata, come una bambina che riceve il suo primo giocattolo.

"Incantevole, non trovi?"

Naoise osservava i maestosi cavalli riprendere a pascolare, non badando ai due intrusi in lontananza.

Winter annusò l'aria, chiudendo gli occhi. Amava l'odore di umido e bagnato che si spargeva dopo un lungo temporale. Quel leggero e soffice profumo che ti inondava le narici, dandoti per un secondo l'illusione di poter assaporare l'umidità.

Naoise sorrise, mentre Winter riapriva gli occhi, noncurante del comportamento che aveva assunto.

Osservando il sorriso divertito del ragazzo, divenne nuovamente più tesa ed attenta. Si schiarì la voce. "Stiamo tornando alla reggia?" domandò d'impulso, pur sapendo esattamente la risposta.

Lui sfumò il proprio sorriso, nell'osservare la visibile irritazione della ragazza. Si schiarì anch'esso la voce. "Si. Tra poco saremo arrivati" le confermò, cercando di tenere un tono imparziale.

La ragazza annuì in risposta, dando una pacca affettuosa al collo del proprio cavallo.

***

"Padre."

Naoise saturò Nuada con tono melodico, accennando un inchino con il volto.

L'anziano uomo di voltò senza fretta, portando le mani dietro il busto. "Naoise" lo salutò con tono che pareva spento, sospirando.

Rimase immobile, rivolgendo nuovamente lo sguardo oltre l'elegante finestra che affacciava al giardino.

"Qualcosa non va?" chiese il Principe, preoccupato dal tono con cui li si era rivolto il padre.

Nuada lo guardò per intensi secondi, poi si decise a muoversi, sedendosi sul proprio trono. "No, figliolo" rispose semplicemente. Con una tale semplicità che sembrò quasi indubbiosa. "Piuttosto, dov'è la ragazza?" si affrettò ad uscire da un discorso non ancora intrapreso.

Vizio di famiglia, il nostro.

"Sta riposando" lo informò lui, appoggiando il peso ad un tavolino posto dietro ad esso.

Sembrò voler aggiungere altro, ma per qualche ragione preferì non aprir bocca.

"Mh" mugolò il padre in risposta, abbassando pensierosamente lo sguardo. "È andato tutto bene?"

No.

Ci furono interminabili secondi di silenzio e di sguardi indescrivibili.

O magari si...

"Certo" si affrettò poi a rispondere, stando ben attento a non tradirsi abbassando lo sguardo dal volto indagante del padre.

In realtà neanche il ragazzo aveva inteso se fosse andato tutto bene o male; dipendeva dai vari punti di vista. Ma, se sommava il tutto, il risultato sembrava essere una parità tra il 'bene' e il 'disastro'.

Poi Naoise prese fiato, intento ad affrontare un discorso che, ben sapeva, avrebbe irritato il padre, nuovamente. Allentò il proprio peso dal tavolino, che produsse un lieve e quasi impercettibile rumore.

Si passò una mano tra i capelli, nervosamente, prima che il padre lo interrompesse non appena lo vide aprir bocca. "No, Naoise" canticchiò, rispondendo alla domanda non ancora formulata. "Non possiamo costringerla a rimanere qui. Se vorrà andarsene, è giusto che vada. Tornerà, Naoise. È il suo destino. Deve compierlo da sola, non puoi forzarla. Costringendola non arriverai assolutamente a niente", pausa. "Sarebbe solo uno spreco di tempo" li spiegò con infinita calma, alzandosi dal trono per dirigersi nuovamente verso la grande finestra.

Il ragazzo, alle sue spalle, respirò profondamente cercando di mantenersi il più calmo possibile. "È pericoloso, padre. Se qualcosa andasse male nell'attraversare il limbo? Rischieresti di perdere il tributo per dei suoi capricci?"

A quelle parole, o forse semplicemente al tono usato contro, Nuada si girò di scatto guardando il figlio con uno sguardo di fuoco. "Credo che tu stia prendendo tutto con troppa leggerezza" lo ammonì lui, ritornando visibilmente più calmo e risoluto.

"Non possiamo aspettare. Abbiamo già aspettato troppo."

"Ma a quanto pare non abbastanza" lo incalzò il padre, con tono più rigido del precedente. "Non succederà niente, Naoise. Nè a lei, nè al popolo. Abbi fiducia."

***

"Ti ho svegliata?"

Naoise fece irruzione nella camera in cui era ospitata Winter senza chiedere alcun permesso, fu un'azione quasi involontaria.

Sarebbe tornato indietro di alcuni secondi per ripetere la scena correttamente, se solo avesse potuto.

Quando entrò, la ragazza era sdraiata sul letto, si sedette a braccia conserte non appena sentì la porta aprirsi, senza alcun preavviso.

"Scusami, avrei dovuto bussare."

"Non fa niente, non stavo dormendo" rispose lei, sistemandosi la maglietta.

"Dovresti" quasi la rimproverò in risposta lui, osservandola per così tanti secondi che Winter crebbe di aver fuori posto qualcosa.

Poi il ragazzo si leccò le labbra, appoggiandosi al muro dietro di esso, guardandosi li stivali per alcuni secondi. "Hai riflettuto su cosa far domani, quindi?" si decise a chiedere, incrociando i suoi occhi cristallini con i suoi.

Winter notò che era ancora in mantello; i capelli erano asciutti ma arruffati, e splendevano di un nero magnifico, risaltato dal colore dei due grandi occhi, coperti in parte da alcuni ciuffi neri. Il busto era ben dritto, la postura fiera e decisa, accompagnata da imponenti e risaltanti muscoli che mettevano inspiegabilmente Winter in un pauroso disagio. Era così piccola ed indifesa sotto la sua enorme sagoma.

"Winter?" la richiamò lui, inclinando curiosamente il capo.

Lei scrollò la testa, cercando di tornare alla realtà. "Si, si..." rispose semplicemente, una volta ricordata la domanda fatta.

Il Principe sospirò lungamente, abbassando distrattamente lo sguardo e passandosi nervosamente una mano tra i capelli. "Immagino quindi che tu ci lascerai, domani" confermò poi, cercando di tenere un tono scorrevole e leggero, rivolgendole nuovamente lo sguardo.

Winter annuì semplicemente, osservando la sua reazione disinvolta.

"Riposa, domani mattina partiremo" parlò d'un fiato, come se avesse voluto aggiungere altro, ma un qualcosa glielo impedisse.

Sembrava fosse in collera e dispiaciuto allo stesso tempo; in ogni caso, non fece trapelare nessun stato d'animo alla ragazza: rapidamente si girò verso la porta, varcandola. "Se hai bisogno di qualcosa, puoi chiedere alle guardie fuori. Se preferisci chiuderti in stanza durante la notte, la chiave è sopra il tavolino vicino al letto" le appuntò, tirando la porta verso di se per chiuderla.

***

Winter si era addormentata come un sasso, profondamente, qualche secondo dopo aver riflettuto se chiudere o meno la porta a chiave.

Intanto, dalla camera della ragazza si udivano lievi voci provenienti probabilmente da qualche stanza poco lontana.

Nuada e il figlio discutevano animatamente sul da farsi per l'indomani mattina; e a giudicare dal tono di voce, i due non dovevano essere in accordo.

"Se tornasse e capitasse direttamente sotto gli occhi di Nemed?" chiese Naoise, strizzando gli occhi.

"Non succederà. Basta spiegarle la teoria" spiegò risoluto il Re.

"Una teoria" specificò quasi schifosamente Naoise, marcando quest'ultima parola con assoluto sarcasmo. "Solo una teoria."

Nuada annuì, sospirando, avvicinandosi al figlio. "Hai forse altre idee?" chiese a denti stretti.

"A quanto pare le mie idee non hanno molta liberà di espressione" rispose il figlio imitando lo stesso tono irritato del padre.

Si guardarono, i due volti erano pericolosamente vicini, e per pochi istanti, osservando lo sguardo penetrante di Nuada, sembrò che esso stesse per lanciare uno schiaffo al figlio, o forse stava per accadere l'esatto contrario.

"È tardi. Domani vi aspetta una lunga giornata, è meglio che tu vada" se ne uscì poi il Re, spezzando il silenzio.

Lo spazio tra i due non diminuì.

"Certo, padre" si decise a rispondere poi, con tono vicino alla sottomissione.

Naoise tenne ancora per pochi secondi lo sguardo del padre, prima di dileguarsi tra il lungo corridoio, lentamente.

***

"È una pazzia" confermò le sue teorie anche Roru, sorseggiando un boccale di vino. "È questa la sua vita. Lo accetterà. Assecondarla è solo un perditempo pericoloso... Per lei, e per noi" continuò poi, posando il boccale a terra, osservando il sole che dava spazio alla luna.

Naoise sospirò, distogliendo lo sguardo dalla guardia di turno, per osservare anch'esso il magnifico tramonto.

"Dovrei oppormi a mio padre? Al Re?" chiese retorico Naoise, con voce tremante.

Sarebbe stato un disonore enorme, un'offesa spudorata.

Roru scrollò la testa, aprendo la bocca per dir qualcosa, ma si bloccò all'udire un urlo gelido provenire dalle stanze del Re.

Naoise sembrò sobbalzare, preso allo sprovvista, istintivamente portò una mano alla spada, prontamente.

Fece un passo avanti, dando le spalle alla guardia.

Winter.

Poi si girò velocemente, osservando Roru con fare interrogativo. Il ragazzo ricambiò lo sguardo, avvicinandosi al Principe.

"Le sentinelle?"

Iniziò ad incamminarsi all'interno dell'edificio.

"Piazzate ad ogni lato della reggia, Principe. Come da voi imposto" il tono di Roru sembrò farsi sempre più sottomesso, quasi caritatevole alle presenza del Principe; quasi avesse a che fare con una persona diversa da quella che prima aveva chiesto lui consigli e comprensione.

I pensieri di Naoise passarono immediatamente a Winter: senza ombra di dubbio, era stata lei a sfoggiare quel terribile grido, e lui rimproverò se stesso per non aver fatto più attenzione al suo tributo, come avrebbe dovuto.

Ma quando arrivò alle porte della camera della ragazza, le trovò ancora ben serrate, come lei aveva ben pensato di chiuderle ore prima. Quindi nessuno sarebbe potuto entrare dall'esterno. Ma qualcosa impauriva Winter, tanto da farla singhiozzare.

Guardie erano impegnate nel tentativo di buttar giù la porta in qualche modo possibile, ma la porta non sembrava voler cedere al peso.

"Cosa è successo?" li raggiunse correndo Naoise, seguito da Roru.

Le due sentinelle si girarono all'udire delle sue parole, mostrando al Principe degli sguardi confusi e impotenti.

"Si è messa ad urlare, di punto in bianco" rispose poi il più alto tra i due a denti stetti, continuando a far pressione alla porta.

"Questo lo so" parlò irritato, smorfiando.

Si guardò intorno, indeciso su come agire, confuso da come il suo tributo tanto atteso potesse dedicarli così tanti problemi ed ansia.

Cercò di apparire il più calmo e possibile, intenzionato a non far dileguare la confusione tra il reame.

"Non abbiamo chiavi di-?"

Non riuscì a finire la frase che la porta cedette sotto il peso delle due sentinelle, provocando un forte boato che si prolungò per tutto il lungo corridoio dell'edificio.

Naoise si fece strada dentro la camera, urtando distrattamente una sentinella di spalla, intenta anch'essa a scoprire il perchè di quell'urlo.

Ma il busto impetuoso ed irrigidito del ragazzo parve calmarsi vedendo la giovane illesa a pochi metri da lui, con la testa tra le ginocchia, tentava di strozzare alcuni singhiozzi.

Lui sospirò, guardandosi intorno; osservò che tutto era intatto ed ordinato, eliminò quindi la possibilità che qualcuno potesse essere entrato ed uscito, confermando allora i suoi sospetti.

"Winter" la chiamò poi, incamminandosi cautamente verso di lei, fermandosi poi a pochi passi dal letto in cui era accovacciata.

La ragazza parve incerta sull'alzare il viso, cui rimase abbassato una volta scoperto. Si passò una mano in faccia, velocemente, cercando di asciugarsi le lacrime, o forse in un misero tentativo di nascondersi; si girò da un lato, trattenendo il respiro e chiudendo forzatamente gli occhi, cercando di controllare i singhiozzi che scappavano numerosi dalla sua gola.

"Winter-"

"Sto bene, sto bene" parlò d'un fiato, con ancora gli occhi chiusi.

Naoise la scrutò cautamente, osservando i suoi pugni affondare nel materasso del letto, ancora tesi, nonostante cercasse di apparire il meno rigida possibile.

"È stato solo... un incubo" esitò un attimo prima di pronunciare le due ultime parole. "Ora vattene" si lasciò scappare poi, con tono sgarbato. "Andatevene tutti" si corresse pochi istanti dopo, tagliente.

Naoise si portò una mano alla cotta della spada, sospirando a gran pena; poi si girò verso le guardie, accorgendosi dunque che varie persone della servitù si erano avvicinate con fare curioso, dando vita ad una piccola folla bisbigliante.

Il Principe alzò il capo distintamente.

"Aria. Lasciateci soli" ordinò severo, rivolgendosi alle due sentinelle, che accennarono ad una approvazione prima ci cacciar via la folla, con un po di ritegno.

Non appena le porte furono chiuse il ragazzo girò lo sguardo verso lei, che di tanto in tanto non riusciva a trattenere qualche silenzioso singhiozzo.

"Immagino cosa sia successo."
Naoise aveva abbassato lo sguardo e camminava senza meta nella stanza. "Allucinazioni" continuò poi, fermandosi per rivolgere uno sguardo noncurante a Winter, che lo guardò con sorpresa e curiosità.

"Come fai a..."

"Non sei il primo tributo che abbiamo avuto a nostro fianco, Winter" parlò con estrema semplicità, schiarendosi la voce. "Ora dimmi..", si avvicinò a lei, con passi lenti ma decisi. "Cosa hai visto?"

A quella domanda la ragazza scrollò la testa, in preda alle lacrime che tentavano di evaderle. "Vai via, ti prego" parlò col fiato in gola. "Ti prego" ringhiò poi, nuovamente, vedendo il fare indisposto del Principe, che la guardava cercando nelle sue labbra una spiegazione al perchè quasi temesse la sua presenza.

Poi un ghigno sdegnoso le uscì dalla bocca, portandosi le mani alla testa. Cercava di scacciare quella allucinazione che ancora le annebbiava i pensieri.

"Winter, qualsiasi cosa tu abbia visto, è fuori da ogni qualsiasi realtà" le spiegò dolcemente, cercando i suoi occhi, mentre si sedeva accanto a lei.

"Parlami" la incitò, afferrandole delicatamente un braccio nel tentativo di scoprirle la faccia.

"Stavi... Stavi uccidendo mia madre..."

  
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