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Autore: sheisaflame    30/01/2015    0 recensioni
"Mancava solo mezz’ora, solo mezz’ora alla fine, mezz’ora all’inizio. Alla fine della sua esistenza insignificante da brutta, all’inizio del suo futuro da perfetta. Poco le importava che dopo qualche ora le sue ossa sarebbero state sbriciolate, la sua pelle grattata via, i suoi capelli strappati alla radice. Poco le importava che le sue iridi avrebbero forse cambiato colore, che avrebbe potuto non riconoscersi più, che sarebbe stata diversa.
Stava per diventare perfetta. E, comunque, esistevano le anestesie."
Fanfiction ispirata alla saga "Brutti"/"Uglies" di Scott Westerfeld.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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2.
Prospettiva



“I have no faith in human perfectibility. I think that human exertion will have no appreciable effect upon humanity.”

― Edgar Allan Poe


Ronzio.
I sensi di Aida erano come annientati da un ronzio persistente.
Dovette sforzarsi con un’intensità quasi dolorosa di sollevare le palpebre e muovere la punta delle dita.
La luce era accecante e i contorni di tutto sfocati, parevano quasi filtrati da una placida nebbia autunnale. Non sentiva freddo, notò con piacere, nonostante il suo corpo fosse coperto solo da un completo sobrio di biancheria intima e da un sottile lenzuolo bianco.
Riuscì a mettersi a sedere e a guardarsi intorno con più chiarezza.
Era sicura di trovarsi nell’ala dell’ospedale riservata ai primi momenti post-operazione ed era altrettanto sicura di essere osservata da un’equipe di medici attraverso le pareti apparentemente innocue. Sorrise e si passò una mano tra i capelli, gesto che compiva sempre anche quando era brutta (ovvero il giorno prima), sorprendendosi di sentirli arricciati sotto il suo tocco.
Evidentemente, ai medici erano piaciuti così tanto che avevano preferito lasciarli così com’erano. Solo un po’ più lucenti e morbidi.
Aida era a conoscenza della miriade di possibilità intorno alle quali ruotava l’operazione. Il futuro aspetto di una persona dipendeva interamente da chi era incaricato di eseguire l’intervento, solitamente tre o quattro specializzati, a volte qualche apprendista, niente di più. Tutto era nelle loro mani. Spesso i brutti si divertivano a modificare i loro visi sulle schermopareti dei dormitori, cercando di indovinare come sarebbero diventati da perfetti.
Nessuno ci era mai riuscito.
Aida sentiva un bisogno urgente di guardarsi, ma sapeva che doveva mantenere il controllo, apparire calma e rilassata, altrimenti i medici avrebbero ipotizzato che fosse vittima di qualche strano stress post-traumatico e l’avrebbero messa in isolamento. Capitava abbastanza raramente, ma lei non era di certo in vena di rischiare.
«Aida Blake» il suo nome risuonò nella stanza spoglia.
«Sì, sarei io.»
«Dovremmo porle giusto un paio di domande di routine, sa, per assicurarci che l’operazione si sia conclusa al meglio.»
Sbrigatevi e facciamola finita, pensò la ragazza.
«D’accordo.»
«Saprebbe dirci la data di oggi?»
«25 novembre.»
«I nomi dei suoi genitori?»
«Henry e Mariesol.»
«La sua città natale?»
«Aiscropoli.»
Trascorsero all’incirca dieci minuti di silenzio. Aida non sapeva se quella fosse la procedura normale o meno, nessuno le aveva mai parlato di un’ulteriore attesa post-operazione. Forse c’era stato qualche problema. Forse le sue ossa non si erano riformate a dovere. Forse avrebbe dovuto sottoporsi ad un altro intervento.
Iniziò a sudare freddo.
Calmati, continuava a ripetersi.
Improvvisamente la porta si aprì ed entrarono i suoi genitori, sorridenti come non mai. Si avvicinarono alla figlia e l’abbracciarono.
«Aida, sei così perfetta

Zayn detestava il caviale.
Altra sua particolarità che andava aggiunta alla lista “cose-che-lo-rendevano-un-perfetto-imperfetto”.
Un fuoco docile crepitava nel camino della sua stanza, riscaldando lui e gli altri Ari.
La loro fazione era particolarmente famosa in città. Centinaia di neoperfetti e perfetti desideravano farne parte, ma solamente a pochi era concesso questo onore. Si era avvantaggiati se si apparteneva già a Casa Ares, ovviamente, ma anche alcuni esterni erano riusciti a farsi accettare. Formavano un gruppo esclusivo e perciò molto unito, era quasi impossibile avere segreti o anche solo qualche momento da trascorrere in completa solitudine. C’era sempre qualche Aro attorno pronto a divertirsi o a fare qualche scherzo.
Cedric si portò una bottiglia di champagne, sua compagna fedele della sera prima, alle labbra e bevve una lunga sorsata, poi continuò ad ingozzarsi di caviale come aveva fatto ininterrottamente da quando si era svegliato.
«Guai a te se mi vomiti addosso» lo ammonì Cornelia, sua compagna altrettanto fedele.
Cedric rise. «Devo essere in forma per l’arrivo dei nuovi neoperfetti. Soprattutto delle nuove neoperfette. Sai, sono sempre molto smarrite all’inizio, avranno bisogno di un mentore…»
Cornelia gli colpì dolcemente il braccio. «Non fare lo scemo! Potrei benissimo versare del sonnifero nella tua bottiglia di champagne e farti perdere la cerimonia.»
«Come no!» rispose lui prima di baciarla.
Zayn sorrise. Era proprio vero che i perfetti non si arrabbiavano mai.
Ricordava i suoi giorni da brutto. Ricordava le frequenti litigate coi suoi amici, le risse, gli scherzi crudeli, i pugni. A scuola gli avevano insegnato che quel comportamento animalesco era dovuto alla bruttezza. Era proprio per questo motivo che i loro antenati, i Rugginosi, erano finiti per uccidersi a vicenda. Erano brutti, e i brutti erano di natura violenta. Si nasceva brutti e si nasceva violenti. Nulla che una semplice operazione non potesse sistemare, comunque.
Sì, perché l’operazione non sono rendeva perfetti, ma riusciva anche ad eliminare qualsiasi impulso violento, qualsiasi strano comportamento da brutto. In realtà, era la perfezione in sé a farlo.
Era tutta una questione di prospettiva.
Un perfetto aveva un solo modo di vedere le cose, un solo punto di vista. Quello di un perfetto circondato da persone perfette come lui, che vivevano in case perfette come lui, che avevano passatempi perfetti come lui.
Prospettiva, la chiamavano.
«Zayn?»
Il moro si riscosse, come appena uscito da una trance.
«Pronto a tenere alto l’orgoglio di Casa Ares?» lo incalzò ironicamente Enea, suo compagno di stanza.
«Come sempre.»

Il sistema smistatore non aveva dato ad Aida il risultato che sperava.
«Ares?!» ripeté incredula di fronte alla schermoparete del centro di smistamento.
Nessuna risposta, ovviamente.
Si guardò intorno. Sperava in Afrodite, o perlomeno in Atena. Ma mai, mai, si sarebbe aspettata di venire smistata in Casa Ares.
Non era una guerriera. Non era violenta, non era crudele, non si riteneva invincibile. Era coraggiosa, questo sì, ma non credeva fosse una qualità particolarmente apprezzabile o determinante per uno smistamento.
Aida non aveva mai avuto paura di infrangere le regole. Scappare dal dormi per andare alle Rovine era sempre stato un gioco da ragazzi per lei, lo faceva sempre con Dimitri e gli altri suoi amici. Bastava modificare la librella, la sua amata tavola, arrampicarsi fino al tetto, distrarre i guardiani con qualche fumogeno, e poi volare via a tutta velocità. Non si era mai fatta beccare.
Era anche particolarmente brava ad architettare scherzi. Una volta era persino riuscita a travestirsi da guardia perfetta e a fingere di essere venuta ad arrestare dei neobrutti. Aveva ingannato tutti, guardiani del dormi compresi.
Ma ora tutto questo appariva irrilevante.
Tra la folla scorse un viso familiare: Sheila. Avevano vissuto nello stesso dormi per quattro lunghi anni. Si corsero incontro sorridendo, nonostante da brutte non si sopportassero. Si abbracciarono pure.
«Aida! Non sapevo compiessi gli anni il mio stesso giorno!»
«Potrei dire lo stesso di te.»
«Non trovi che questa situazione sia frizzola?» le chiese Sheila, usando apposta la parola perfetta per eccellenza. Frizzolo. Suonava strana alle orecchie di Aida. Un po’ stupida, forse. Non riusciva ad immaginare se stessa nel pronunciarla.
Forse era solo questione di abitudine. Dopotutto, era perfetta solo da poche ore.
«Già. Totalmente» sorrise, per poi cambiare discorso. «Allora? Dove ti hanno smistata?»
«Afrodite! Sono così sollevata! Temevo che mi mandassero in un posto stuffoso come Demetra. E tu, invece?»
Stuffoso?, Aida cercò di non scoppiare a riderle in faccia. Si erano appena riappacificate, non era certo il momento giusto per tornare alle vecchie abitudini.
«Capisco, Demetra dev’essere davvero una casa stuffosa» tossì. «Io sarò in Ares.»
Un’espressione curiosa si dipinse sul viso di Sheila.
«Ares?»
«Così pare.»
«Pensavo fosse la casa dei paz…beh, è fantastico! Davvero frizzolo! Ho sentito dire che è pieno di perfetti. Maschi, intendo. Ti divertirai tantissimo! Mi raccomando no…» Sheila si interruppe al suono della sirena che segnava la fine dello smistamento. Sorrise ad Aida, l’abbracciò e si incamminò verso il gruppo di nuovi neoperfetti di Afrodite.
Aida sospirò e cercò di ravvivarsi i capelli.
Poi si rese conto di ciò che stava facendo.
Sei perfetta adesso, sorrise tra sé e sé, almeno non dovrai più preoccuparti dei nodi.




Angolo autrice:
Salve, lettori e lettrici!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Questa è la prima long che scrivo da un sacco di tempo quindi abbiate pietà di me.
Sono contenta che il primo capitolo abbia avuto tante visite e spero che continuiate a leggere la mia storia! So che alcuni termini possono sembrarvi strani, soprattutto se non avete letto la saga da cui è tratta la mia fanfiction, ma ce l’ho messa tutta per cercare di farvi capire il loro significato dal contesto.
Quindi niente, mi auguro che la storia inizi a prendervi sempre di più! Dal prossimo capitolo vedremo già un po’ di azione. Se avete tempo o voglia, fatemi sapere cosa ne pensate.
Buon fine settimana,
Linda
  
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