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Autore: Berta__D    31/01/2015    6 recensioni
Il quinto anno di Ginny Weasley è alle porte e lei è seduta al tavolo a fare colazione in una calda giornata d'estate..
"D'improvviso la signora Weasley la guardò e disse con aria frettolosa, mentre ricuciva la tasca di un pantalone “Ah Ginny cara, è arrivato Harry. E' di sopra nella stanza di Fred e George.. penso siano andato a svegliarlo Ron ed Hermione!”
La rossa per poco non rischiò di strozzarsi con il latte, ma per non far accorgere la madre di ciò continuò a bere dalla tazza e annuì restando in silenzio.
Harry era lì, dopo sarebbe salita e l'avrebbe salutato. Gli faceva piacere vederlo, su questo non c'era ombra di dubbio, eppure il fatto che lui piombava improvvisamente in quella casa, da sei anni ormai, la scombussolava sempre. Prima la sua cotta le impediva perfino di aprire bocca in sua presenza, ma dall'anno scorso Ginny Weasley era cambiata: aveva accantonato la sua cotta per Harry Potter."
Questa è la mia prima FanFiction su Harry e Ginny, nata per dar voce a tutti quei momenti che avrei voluto leggere attraverso la saga (non voglio contestare JK eh! Ma sono una sognatrice!).. spero vi piaccia! Buona lettura :)
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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! Nota dell'autrice. Salve gente! Eccomi qui finalmente.. questa sessione di esami è finalmente terminata! Scusate se ho impiegato qualche giorno in più ma mi farò perdonare con questo capitolo che è parecchio lungo (ormai c'è un vero e proprio dislivello fra quelli iniziali e questi XD). Questa settimana andrò in montagna, quindi aggiornerò quando tornerò. Ora passiamo alla presentazione del capitolo: volevo fare un po' di chiarezza su ciò che avveniva nei giorni successivi a Hogwarts, durante l'estate e poi un episodio durante l'inverno che ho adorato creare *-*(infatti ho messo anche le date per farvi orientare meglio) spero vi piacciano le mie riflessioni, nonostante Ginny&Harry talvolta siano separati per far vedere come entrambi si sono comportati. In ogni caso spero davvero di  non deludere le vostre aspettative, anche perchè per me è stato emozionante scrivere questo episodio, in quanto si tratta di un racconto sia doloroso che romantico e stavolta è tutta farina del mio sacco :P. La storia non è ancora finita, quindi restate sintonizzati!!!
Mi raccomando, fatemi sapere se è di vostro gradimento con una bella recensione! E adesso vi auguro soltanto...una buona lettura! :)

!P.s.: se c'è qualche errore di ortografia, scusatemi davvero! Sono molto stanca e non ho riletto benissimo perché ci tenevo a postare prima di partire, ma prometto che controllerò meglio quando tornerò dalla vacanza. Baci ;)

 


 

 

# Un nuovo inizio...
 


 

 


03/05/1998

 

Il pomeriggio ed il giorno seguente al chiarimento con Ginny, furono talmente intensi e allo stesso tempo rapidi, che Harry non seppe definire con precisione come li percepì: eterni o brevi?
La verità era che si ritrovarono estremamente indaffarati, al punto che il pensiero della battaglia e, soprattutto, dei caduti per un attimo si nascose in un angolo remoto della loro mente. Rimettere in piedi Hogwarts non fu facile e per questo motivo lavorarono sodo e senza un attimo di pausa. Chiunque poteva, dava una mano a suo modo e tutti si sentivano legati da qualcosa che li rendeva più che semplici studenti, membri dell'ES, dell'Ordine e combattenti: erano i sopravvissuti, coloro che avevano assistito al grande dolore e cambiamento che aveva causato quella guerra.
Dopo aver trascorso un paio d'ore di tranquillità in compagnia di Ginny, il moro la guardò negli occhi e le disse, mentre le accarezzava la guancia “Penso che sia il caso che torniamo.”
La ragazza gli aveva dato un dolce bacio sulle labbra, poi aveva annuito silenziosamente e, tenendosi per mano, si erano recati nuovamente all'interno del castello; una volta giunti nella Sala Grande si erano separati: la rossa era andata insieme agli altri per partecipare alla restaurazione, lui invece, come gli aveva domandato espressamente la McGrannit in precedenza, si era recato dall'insegnante per chiederle cosa aveva intenzione di fare.
La donna lo condusse davanti alla porta dell'aula accanto al grande salone e Harry comprese immediatamente di cosa si trattasse: lì dentro si trovava ancora il corpo di Voldemort.
“Signor Potter, capisco quanto sia difficile per lei entrare qui dentro e guardarlo di nuovo, ma abbiamo bisogno di comprendere se non c'è alcuna possibilità che costui..ecco..”
“Ritorni?” chiese falsamente divertito il moro inarcando il sopracciglio “Ne dubito ed onestamente professoressa, con tutto il rispetto che nutro nei suoi confronti e mi creda è davvero tanto, lei non può capire e nessun altro sulla faccia della terra può farlo.” si interruppe un attimo scrutando il volto teso ed imbarazzato della docente per poi riprendere “Ciò non significa che io adesso me ne andrò, assolutamente, anzi: capisco la necessità di verificare che sia tutto come abbiamo creduto ieri, neanche io vorrei cattive sorprese. Quindi possiamo procedere.”
La McGrannit lo guardò con occhi misti fra la tenerezza e l'orgoglio: probabilmente era fiera, come già aveva dimostrato in passato, che Harry facesse parte della sua casata e che fosse così calmo, equilibrato ed onesto nel valutare tutte le opzioni possibili.
Quando la porta di legno si aprì Harry vi trovò al suo interno Kingsley Shaklebolt, il professor Vitious, la professoressa Sprite, il professor Lumacorno, la professoressa Cooman, Aberforth Silente ed Augusta Paciock, l'unica seduta su una sedia con le gambe accavallate e scrutava con fare curioso il moro insieme a tutti gli altri.
La McGrannit osservò la calca di gente e disse con fare serio “Ringrazio tutti per essere stati qui e per esservi dati il cambio nella veglia del suo corpo,” e lanciò un occhiata fugace all'involucro malconcio di Voldemort “ma adesso il signor Potter resterà con me, Shaklebolt ed Aberforth per analizzare il cadavere ed inseguito raccontarci meglio le dinamiche del suo viaggio e della vittoria contro di lui, che abbiamo udito soltanto durante il duello con il Signore Oscuro..”
Nessuno sembrò protestare: Harry pensò che probabilmente ne avevano abbastanza di star lì ad osservare il corpo di quell'assassino, che aveva fatto soffrire tantissime persone.
Poi l'insegnante schiarì un attimo la voce e si rivolse alla professoressa Cooman “Sibilla, cara, mi faresti la cortesia di convocare qui la signorina Granger? Vorrei ascoltare anche lei. Non è il caso di chiamare il signor Weasley, è meglio che stia tranquillo e non pensi a tutto ciò oggi.”
La professoressa, dagli occhi grandi e sferici, annuì veloce e sgattaiolò fuori dall'aula, seguita dagli altri che sorrisero a Harry, rivolgendogli complimenti e frasi d'ammirazione.
Il moro ringraziò con un cenno del capo e quando la porta si fu chiusa alle sue spalle, si voltò nuovamente verso i tre rimasti; subito si chiese cosa ci facesse Aberforth. Non che gli desse fastidio, ma la McGrannit aveva temporaneamente la carica di Preside e Kingsley era un esponente del Ministero; invece l'uomo anziano dalla barba lunga e le sopracciglia folte era solo il proprietario di una locanda a Hogsmeade. Ma era anche il fratello di Albus Silente, quindi si disse che probabilmente voleva ascoltare i suoi progetti, così non si espresse a riguardo.
Non appena Aberforth si sedette, la docente cominiciò a parlare con un sorriso sottile “Bene signor Potter, quando vuole si può avvicinare.” Negli occhi le si leggeva una certa tensione e preoccupazione nell'esporre Harry a quel tipo di stress ed il ragazzo, non volendo farla sentire in colpa, andò subito vicino al cadavere ed iniziò ad osservarlo: l'involucro sciupato e pallido di Voldemort era rigido e spento, come se l'avessero prosciugato e poi congelato; al suo fianco si trovava una lunga bara di ferro, simile ad una gigante scatola di latta. Fortunatamente qualcuno aveva avuto la buona pensata di chiudergli le palpebre e Harry si sentì sollevato dall'idea di non dover fissare quelle iridi infuocate.
Si chinò piano su di lui, estraendo la bacchetta e fissandolo accuratamente: pregò con tutto se stesso che i suoi occhi rimanessero serrati. Anche gli altri tre sfoderarono tesi le loro ed attesero in silenzio.
Quando fu abbastanza vicino, gli ci vollero pochi secondi per comprendere che Voldemort era davvero morto, per sempre: nessun bruciore della cicatrice, nessun immagine sinistra della sua mente e nessun senso di oppressione. Quel corpo era lì, inerme, morto e non aveva alcuna influenza su di lui. Deglutì piano e continuò a scrutarlo sentendosi stranamente vuoto e spaventato: aveva ucciso un uomo, se così si poteva definire quell'essere, ed il legame tormentato ed odiato che l'aveva accompagnato da quando aveva appena un anno era finalmente cessato. Era l'unico a cui avesse tolto la vita e per quanto fosse consapevole della necessità e dell'importanza del gesto che aveva compiuto, si sentì invaso da una sensazione di colpa mista a vergogna. Non era un'azione di cui andarne fieri, eppure tutti gli continuavano a fare i complimenti perché aveva salvato il mondo magico; ma quell'uomo senza vita, steso sul pavimento freddo di quella piccola aula era stato un ragazzo come lui una volta: Tom Riddle, così simile a lui che il destino aveva incrociato le loro vite per tantissimo tempo. Adesso invece non avevano più nulla in comune.
D'un tratto Kingsley interruppe il filo dei suoi pensieri esordendo con voce profonda “Harry, allora.. cosa ne pensi?”
Il moro si voltò verso di lui e decretò “E' morto, non ci sono dubbi.” Poi si alzò e tornò a fissare il volto schiacciato del suo rivale con sguardo imperscrutabile.
La professoressa McGrannit, dopo aver tratto un sospiro di sollievo, disse “Bene. Noi ora ci chiedevamo dove fosse il caso di seppellirlo, probabilmente presso la tomba di famiglia.” La sua sembrava una sottospecie di proposta e Shaklebolt sembrava essere d'accordo, mentre Aberforth si astenne da qualsiasi commento. Entrambi scrutarono Harry in attesa di un cenno di consenso, ma lui non sapeva davvero se fosse il caso portarlo lì.
“Non so se sia una buona idea,” fece dubbioso continuando a guardare il cadavere “in fin dei conti odiava suo padre, per questo lo ha ucciso insieme ai suoi nonni.” si arrestò un attimo e rifletté. Quando riprese alzò gli occhi verso i due membri dell'Ordine “Bisognerebbe scoprire dov'è seppellita sua madre, l'unica che probabilmente considerava membro della sua famiglia, anche se.. lui non ha avuto una famiglia. Un po' come me.”
I due aggrottarono le sopracciglia e l'uomo di colore iniziò dicendo “Non vorrai dire che-”
“Sono come lui?” chiese ironicamente il moro “Lo sono più di quanto possiate immaginare e Silente lo sapeva bene.” Il fratello dell'ex-preside alzò lo sguardo su Harry e lo studiò attentamente mentre il ragazzo continuava a parlare “Per Voldemort Hogwarts era la sua unica casa, per questo quando aprì la Camera dei Segreti, terrorizzato dall'idea che la scuola chiudesse decise di accusare Hagrid della morte di Mirtilla. Penso che avrebbe voluto essere seppellito qui.”
La McGrannit si irrigidì ed un'espressione di disappunto si impadronì del suo volto.
“Ma non accadrà,” continuò il moro “ha fatto cose orribili e non gli permetterei mai di riposare sullo stesso suolo in cui tante persone hanno perso la vita, per colpa sua, e dove giace il corpo di Silente. Per questo motivo credo che seppellirlo nella stessa tomba, o cimitero dove si trova la madre sia l'idea migliore.”
Kingsley e l'insegnante di Trasfigurazione sembravano particolarmente colpiti dal discorso di Harry ed erano rimasti senza fiato mentre Aberforth, che era seduto su una sedia e non aveva ancora aperto bocca, si alzò e grugnì “Il ragazzo ha ragione e penso che abbia compreso e spiegato l'esistenza di Voldemort meglio di chiunque altro e con pochissime parole. Sarebbe un affronto seppellirlo con le persone che ha assassinato e lo stesso vale per l'idea di edificare la sua tomba qui. Vada per sua madre. Inoltre è il caso di portarlo via da quest'aula il prima possibile: ci manca solo che i parenti delle vittime lo trovino. Vi assicuro che poi non avremmo nulla da mettere in quella specie di Sarcofago.”
Tutti annuirono e Kingsley si rivolse alla professoressa “Minerva, a questo punto io e Aberforth porteremo il corpo a Londra nell'obitorio del Ministero dove sarà sorvegliato a dovere, lontano da occhi indiscreti, e ci informeremo sul luogo in cui si trova Merope Gaunt. Ci sarà anche Hagrid a darci una mano. Tornerò il prima possibile, tu inizia ad ascoltare i ragazzi.”
Dopo aver salutato Harry ed aver trasferito il corpo di Voldemort nella bara di ferro, la sollevarono e con un sonoro pop sparirono.
Quando il moro alzò gli occhi sulla McGrannit, dei leggeri colpetti alla porta attirarono l'attenzione di entrambi.
La donna disse un solenne “Avanti.” e quando la porta si aprì, Harry vide Hermione fare capolino. I suoi occhi osservarono svelti il pavimento, probabilmente alla ricerca del corpo di Voldemort: sapeva che era stato riposto lì.
“Prego signorina Granger, entri pure, il cadavere è stato portato via... in ogni caso la stavamo aspettando.” disse la docente con un sorriso gentile.
La ragazza sembrò sollevata, ma era particolarmente affannata ed infatti attese alcuni secondi prima di iniziare a parlare “Mi scusi professoressa se ho impiegato così tanto tempo per arrivare, ma stavo aiutando gli altri a-”
“Non si preoccupi, anzi mi dispiace che abbia corso così tanto per arrivare fin qui. Ora, cortesemente, sedetevi entrambi.” I due amici si accomodarono su delle sedie, mentre la professoressa McGrannit occupava una poltrona dietro la cattedra. Ad Harry sembrò di essere tornato indietro agli anni quando la docente li interrogava in Trasfigurazione e per un attimo si raffigurò mentalmente una scena in cui la mano di Hermione era alzata, ancor prima che l'insegnante avesse rivolto loro la domanda. Gli venne da ridere a quell'immagine, ma si contenne e tornò collegato alla realtà.
“Bene, ora iniziate tutto da quando avete abbandonato la Tana e, se è possibile, chiaritemi anche i piani del professor Silente.” la sua voce era calma, pacata, ma Harry notò uno spettro di emozione nei suoi occhi: doveva essere molto curiosa del loro viaggio, dei progetti dell'ex-preside e di come loro avevano distrutto gli Horcrux ed infine sconfitto Voldemort.
Ma prima che potessero iniziare, con un altro pop, Kingsley riapparve nella stanza; salutò cordialmente Hermione e prese posto accanto alla McGrannit, su una sedia troppo piccola per la sua stazza.
Da quel momento in poi Harry e Hermione si alternarono nel racconto, che durò tantissimo tempo, anche se il moro non seppe con precisione quanto impiegarono per narrare tutti gli avvenimenti. Ma in un attimo in cui lui e l'amica si arrestarono per ascoltare i commenti dei due seduti di fronte a loro, guardò fuori dalla finestra e si accorse che era buio.
Il sostegno della riccia fu fondamentale per il ragazzo: lei ricordava davvero ogni minimo dettaglio e riusciva a riordinare cronologicamente i fatti, mentre Harry aveva una confusione nella mente che tendeva a mischiarli.
Quando ebbero finito, la McGrannit sembrava scossa ed allo stesso tempo commossa: tutte le verità erano salite a galla, verità terribili anche sul trattamento che Silente aveva riserbato per Harry, su Piton, che era in realtà stato un uomo onesto fino alla fine ed allo stesso tempo il racconto delle loro imprese doveva averla toccata nel profondo.
“Ciò che avete fatto,” inizio Shaklebolt, alzandosi dalla sedia “è stato qualcosa di eccezionale e probabilmente non ve ne saremo mai abbastanza grati.” La docente annuiva, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime: era orgogliosa di loro.
“Il peso che avete portato su di voi per un incarico così importante ed il rischio di perdere la vita sono ammirevoli. Vi ringrazio e ringrazio te Harry in particolare” disse rivolto verso di lui “per aver affrontato il tuo destino con coraggio.”
Il moro si lasciò scappare un debole sorriso malinconico: non era riuscito però ad evitare tutte quelle vittime “Un sacco di persone sono morte a causa mia.” disse con voce fioca, mentre il dolore gli riempiva il cuore.
“Harry,” iniziò la McGrannit, che per la prima volta gli dava del tu e lo chiamava per nome, tanto che il moro spalancò gli occhi sorpreso “non devi caricarti di crimini che non hai commesso. Purtroppo in una guerra è normale che vi siano delle vittime.” Si tamponò dignitosamente gli occhi umidi con un fazzolettino bianco estratto dalla tasca e proseguì “Ora andate entrambi e state accanto alla famiglia Weasley, anche da parte nostra.”
I due amici annuirono, salutarono Kinglsey e la docente ed uscirono dalla stanza. Quando Harry guardò l'orologio della Sala Grande vide che erano le nove di sera e soprattutto che non c'era quasi più nessuno: tutti dovevano essere andati di sopra. Si voltò verso Hermione e domandò “Secondo te ci sarà ancora qualcosa da mangiare? Oggi alla fine non ho pranzato e sto morendo di fame.” Il suo stomaco brontolò, facendo rimbombare il suono nel grande salone praticamente deserto.
Hermione rise divertita, per la prima volta dopo tanto tempo e lo abbracciò forte con affetto; il moro sorrise a quel contatto e le accarezzò i capelli con dolcezza.
Quando si separarono la riccia disse con aria furba “Direi che è il caso di andare nelle cucine e pregare Kreacher di darci qualcosa.”
Harry era entusiasta all'idea: non vedeva l'ora di mettere qualcosa sotto i denti.
La prese per mano ed insieme fuggirono allegri verso sotterranei.

 

*

05/05/1998

E poi arrivò il momento dei funerali.

Il giorno seguente al colloquio con la McGrannit e Kingsley era trascorso troppo velocemente.
I quatto amici non si erano lasciati mai, neanche un secondo, come durante l'anno precedente dopo la morte di Silente. Quel mattino avevano deciso di rimettere in piedi biblioteca su proposta di Ron, cosa che sconvolse Harry e Ginny, ma specialmente Hermione.
Quando la sorella gli aveva chiesto come mai volesse occuparsi proprio di quel posto, lui aveva risposto “Scherzi?! La biblioteca è un luogo importantissimo! Pensa alle future generazioni che entreranno a Hogwarts ed avranno bisogno di consultare un libro.. e se non fosse tutto perfetto? Per noi è stata un'ancora di salvezza quando avevamo bisogno di qualcosa.. quando ad esempio cercavamo informazioni su Nicolas Flamel, sulla Pozione Polisucco, oppure sul Basilisco...quindi dobbiamo controllare che ci siano tutti i libri e nel caso mancasse qualcosa dall'inventario segnalarlo alla professoressa McGrannit, non è vero Herm-”
Ma la riccia non gli permise di concludere la frase: si gettò su di lui dandogli un lungo bacio improvviso, lasciando Harry e Ginny sbigottiti.
In realtà il moro aveva assistito già a quel tipo di reazione da parte dell'amica nel momento in cui Ron, durante la guerra all'interno della Stanza delle Necessità, si era chiesto se fosse stato il caso avvisare gli elfi delle cucine, che si trovavano nei sotterranei.
Quando si separarono Ron era ancora un po' scosso, ma sorrideva sereno, Hermione era divenuta bordeaux dall'imbarazzo e gli altri due ridevano a crepapelle. In realtà Harry era felice per loro due e soprattutto per il suo amico, che aveva bisogno di essere circondato d'amore.

Avevano lavorato sodo fino a sera ed erano andati a dormire.

Quando Harry aprì gli occhi, si rese conto che quel giorno era arrivato.
Sospirò, cercando di darsi la carica ed inforcò gli occhiali; una volta fatto per prima cosa di voltò verso Ron, che era seduto sul letto in silenzio e con le gambe incrociate da chissà quanto tempo: fissava un punto indefinito davanti a lui.
Dean, Seamus e Neville si stavano alzando dal letto, sempre in religioso silenzio e di tanto in tanto lanciavano qualche occhiata indagatoria al ragazzo fulvo.
Dopo essersi vestiti li salutarono e dissero che si sarebbero avviati giù in Sala Grande; Harry annuì con un piccolo sorriso, mentre Ron rimase immobile.
Quando i tre furono fuori, il moro si tolse le coperte di dosso, si alzò dal proprio letto e si sedette su quello del suo migliore amico guardandolo attentamente, con aria un po' preoccupata.
Dopo alcuni minuti di silenzio Ron, con una voce strana quasi strozzata disse “Non ce la faccio, Harry.”
E quello si sentì sprofondare, consapevole del dolore che stesse provando il suo compagno. Gli mise un braccio intorno alla spalla sperando di poterlo consolare, più che potesse, ma in realtà non sapeva precisamente come. La morte era qualcosa che lui aveva sperimentato affondo: tante persone care erano decedute e principalmente per causa sua, ma mai un membro della sua famiglia, perché lui una famiglia non l'aveva mai avuta. Eppure quando ripensava a Fred, allo spettro della risata disegnato ancora sulle sue labbra mentre scivolava a terra nella confusione della battaglia, sentiva anche lui di aver perso un fratello, perché la famiglia Weasley l'aveva accolto in casa come un figlio. I ricordi di Fred e George inseparabili, pieni di voglia di vivere e dotati di uno spirito eccezionale, gli rendevano difficile rimanere calmo e rilassato. Doveva essere forte per quella famiglia, ma anche lui si sentiva perso in quel momento. Percepì il rosso tremare sotto il suo braccio, scosso da piccoli e silenziosi singhiozzi e Harry rimase muto ad ascoltarlo, mentre i pensieri volavano verso Ginny chiedendosi quale fosse il suo stato d'animo.

 

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Ginny si svegliò e sbadigliò piano, mentre si rivoltava nelle coperte. Aveva fatto un bellissimo sogno: era in Egitto con la famiglia, come quando aveva dodici anni, ma lei era più grande e c'erano anche Harry e Hermione.
Fred e George sghignazzavano maledici, escogitando scherzi nei confronti di Ron e ridevano semplicemente... felici.
Quando aprì gli occhi e si accorse che si trattava solo di un frutto della sua mente rimpianse quella pace; si mise seduta e si stropicciò le palpebre.
Hermione era in piedi davanti alla porta e la guardava con aria tesa; attese alcuni secondi e poi disse “Ginny, dobbiamo andare.. oggi è quel giorno.”
La schiena della rossa si piegò piano a quella parola e le spalle rientrarono verso il busto per lo sconforto: era il momento dei funerali. Di già? Non voleva, non ce la faceva.
La ragazza riccia si avvicinò a lei e si sedette sul letto dicendo “Se vuoi mi avvio giù e ti aspetto lì.”
Ma l'altra sollevò lo sguardo su di lei e disse con voce piatta “Assolutamente no, dammi due secondi e sono pronta.” Si alzò dal letto, prese degli abiti puliti dall'armadio ed andò verso il bagno del dormitorio. Una volta chiusa la porta appoggiò la nuca contro la porta spessa di legno scuro ed attese qualche secondo per andare verso il lavandino; poi lo raggiunse ed osservò il riflesso di se stessa: aveva il volto abbastanza pallido, più magro del solito, un po' di occhiaie sopra gli zigomi e dei tagli, che stavano per rimarginarsi, sul volto. Ma la cosa che notò era la stanchezza; lei si sentiva incredibilmente stanca, sempre, continuamente. Dormire durante la notte non era sufficiente per scaricare quella montagna di fatica che portava sulle spalle.
Si bagnò il viso con l'acqua fredda e si lavò il più velocemente possibile, sperando che il suo cervello non incominciasse a pensare a ciò a cui avrebbe dovuto assiste di lì a poco.
Non doveva abbattersi.

Doveva essere forte per sua madre, aveva deciso così.

 

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Il sole splendeva lucente nel cielo e l'aria era tranquilla: solo una leggera brezza di tanto in tanto rinfrescava i volti dei presenti, accarezzandoli. Gli uccelli cinguettavano allegri, salutando la primavera che lasciava il posto alla stagione estiva.
Probabilmente non avrebbero potuto desiderare una giornata più bella, si disse Harry, e se fosse stato un anno come gli altri quello sarebbe stato il termine di un lungo periodo di lezioni e di esami, che gli studenti di Hogwarts avrebbero accolto con serenità.
Ma quello non era un anno come gli altri e quel giorno era talmente doloroso, che il moro si chiese se la bellezza e la luminosità del sole fossero uno scherzo del destino.
Il giorno dei funerali era giunto infine.
Come durante la commemorazione di Silente erano state disposte delle sedie in riva al lago, ma sta volta erano il doppio, ed al centro si apriva un corridoio dove poter passare per prendere posto. Alla fine di esso si stagliavano 53 bare semplici, tutte color mogano, poggiate per terra l'una accanto all'altra: fra gli studenti di Hogwarts furono contati 50 morti, più Fred, Tonks e Lupin. I parenti delle vittime si erano recati al castello per assistere alla cerimonia celebrativa di tutti coloro che avevano lottato contro il Signore Oscuro ed in seguito avrebbero prelevato i corpi dei loro cari. Per quanto riguardava i caduti di origine Babbana, il consiglio che aveva organizzato i funerali aveva deciso di informarli dopo aver eseguito il rito e di consegnare direttamente ad ogni famiglia i propri cari.
Harry si domandò se fosse giusto procedere così, escludendo quelle persone dall'evento. Sapeva bene che non era consentito l'accesso a Hogwarts a coloro i quali non possedevano l'arte della magia, ma erano pur sempre i parenti di quei ragazzi e non avevano altra colpa se non quella di avere dei figli maghi. In futuro quella regola sarebbe dovuta essere abolita, affinché anche i genitori Babbani degli studenti avessero potuto visitare Hogwarts.
Fra i presenti Harry vide sul lato destro Kingsley, Aberforth Silente, la professoressa McGrannit, Vitious, Lumacorno, la Cooman, la Sprite, Hagrid e Fiorenzo, che stava in piedi accanto alla fila di sedie ed Augusta Paciock.
Dietro di loro erano seduti Oliver Baston, Katie Bell, Angelina Johnson, Alicia Spinnet, Lee Jordan, Cho Chang, Lavanda Brown, molto pallida e con il collo interamente fasciato, Michael Corner, Terry Steeval, Anthony Goldstein, Calì e Padma Patil, Hannah Abbott ed Ernie Macmillan.

Lui, Hermione, Luna, Neville, Dean e Seamus erano invece seduti dietro alcune file vuote, che dovevano ospitare le famiglie dei caduti, le quali ancora dovevano recarsi al lago.
Passarono alcuni minuti prima che i suoi occhi verdi scorgessero un gruppo di persone dai capelli rossi camminare lungo il corridoio e prendere posto con silenziosa calma nelle prime file; il moro trattenne il fiato osservando la figura di Ginny che teneva la madre della madre e si sedeva accanto a lei. Non lo guardò, neanche per un istante: aveva il volto teso e pallido, ma allo stesso tempo sembrava emanare una forza ed una determinazione senza eguali. Era talmente splendida che se solo avesse potuto Harry si sarebbe alzato e sarebbe corso lì da lei per stringerla a sé e sentire un po' di quel coraggio riversarsi in lui.
I Weasley occuparono un'intera fila: Percy, Arthur, George, Molly, Ginny, Ron, Charlie e Bill davano le spalle a tutti gli altri invitati, stringendosi l'un l'altro nella speranza di confortarsi a vicenda. Accanto a loro si trovarono altri parenti, come Zia Muriel.
Poco dopo Fleur apparve dal nulla, portando con sé un aroma di fiori freschi e si sedette accanto a lui; aveva il volto contratto dal dolore e guardava la nuca di Bill con le guance rigate dalle lacrime. Anche la sua migliore aveva le iridi scure incollate sui capelli fulvi di Ron ma, a differenza della ragazza francese, stava in silenzio con la schiena dritta ed il volto teso. Quando si accorse che Harry la stava osservando, lo guardò per un attimo e poi gli prese la mano stringendola con affetto fraterno; lui saldò la presa e le sorrise debolmente per poi rivolgere la propria attenzione verso il mago che stava per celebrare il rito sotto il sole caldo di Maggio.

Fu una cerimonia calma, triste e a tratti inverosimile; ma forse era incredibile il fatto che tutto ciò fosse successo ed anche finito. La guerra, Voldemort, i caduti e la rinascita dalle ceneri del mondo magico... com'era possibile che tutto ciò fosse accaduto in appena un giorno? Nessuno probabilmente riusciva a spiegarselo e per questo motivo Harry percepiva che quel momento fosse doloroso, ma altrettanto irreale: per quanto fosse tutto vero, lui stentava ancora a crederci. Ma bastava abbassare gli occhi su quelle 53 bare color mogano per comprendere di non star vivendo un sogno.

Mentre il mago recitava altre parole di cordoglio, il moro osservò attraverso le lenti tondeggianti i fili ramati di Ginny, accarezzati dal vento leggero, che li faceva ondeggiare lungo le sue spalle. Chissà cosa stava provando e pensando. Quanto avrebbe voluto andare lì e stare al suo fianco, permettendole di sostenersi a vicenda in quella mattinata di dolore; invece era lì, accanto a Hermione, che probabilmente desiderava la stessa identica cosa. Sospirò a malincuore senza togliere gli occhi di dosso a quella chioma vermiglia.

 

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Le iridi nocciola tremarono al suono di quelle parole così familiari, dolci, tristi e spaventate. Si chiese quanto avrebbe retto, quanto sarebbe durata la sua forza.
George era in piedi davanti alle bare e stava parlando: aveva un mezzo sorriso tirato dipinto sulle labbra, gli occhi gonfi ed arrossati dal pianto, delle grandi occhiaie livide sopra le guance, le spalle incurvate e le mani strette in due pugni.
Era lì e stava raccontando alcuni ricordi di lui e Fred durante gli anni a Hogwarts; cose che solo loro avevano vissuto e che quasi tutti ignoravano; ricordi che gli raggelavano il sangue e gli inumidivano gli occhi. Quasi a fine cerimonia si era alzato ed aveva camminato lungo il corridoio vuoto fra le sedie, raggiungendo il luogo dove aveva parlato il mago alcuni minuti prima, come avevano fatto alcuni parenti delle vittime per rendere loro omaggio. Ora tutti lo ascoltavano silenziosi, in particolar modo la famiglia Weasley, distrutta dal dolore. Ginny tentava in tutti i modi di trattenere le lacrime, consolando la madre piegata sulla sua spalla, che piangeva e sussurrava ripetutamente a voce bassa “Il mio bambino...”.
“Quando eravamo insieme, nulla poteva andare storto,” disse il ragazzo fulvo con la voce bassa e leggermente rotta dall'emozione “ce la cavavamo sempre, in un modo o nell’altro. La verità è che non potevo desiderare un compagno di disavventure migliore.” sorrise amaramente, lasciando correre le lacrime lungo le guance. Ginny sentì i suoi occhi talmente carichi di lacrime, che appena batté le ciglia fu inevitabile farle cadere lungo le gote e non riuscì a maledirsi per essersi lasciata andare: doveva farlo, ne aveva bisogno; era un suo diritto piangere suo fratello.

“Fred era fatto così. Appena aveva un'idea, doveva darle vita il prima possibile ed io soltanto potevo capirlo.. e lo farò per sempre, perché Fred è fatto così ed io anche.”
Ron gemette piano e strinse le spalle di sua sorella con un braccio, che la rincuorò in parte.
“Noi siamo uguali, gemelli. E la felicità la dividevamo in due... e così sarà per sempre.*” Quando terminò di parlare si portò una mano alla bocca e strinse forte gli occhi, cercando di contenersi. Poi li aprì, si voltò un attimo in direzione della bara di suo fratello e si incamminò nuovamente verso la propria famiglia. Si sedette accanto a sua madre e la strinse forte, mentre lei affondava nelle sue braccia.
Il mago concluse il rito ed alcuni dei presenti si alzarono per dare le condoglianze alle famiglie che avevano subito perdite. Ginny si ritrovò circondata da volti sconosciuti che le porgevano le mani e le davano pacche sulla spalla esordendo con frasi del tipo Fatti forza ragazza! Oppure La vita è davvero dura, ma la felicità arriverà vedrai. Lei non sapeva cosa rispondere ed annuiva sgomenta. La verità e che voleva soltanto fuggire lontano. Attese un bel quarto d'ora prima di trovare il coraggio per svignarsela: si alzò piano, sgattaiolò fra la folla di gente senza farsi accorgere dai propri parenti ed una volta uscita dal gruppo di gente ammassata davanti alla fila di sedie dov'era seduta, si guardò intorno. Non vedeva nessun ragazzo dai capelli scuri e gli occhiali tondeggianti. Il cuore le sprofondò nello stomaco.

Dov'era Harry? Aveva bisogno di lui.

 

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Quando il funerale era terminato, sia Harry che Hermione erano scattati in piedi con l'intento di raggiungere Ron e Ginny; purtroppo il resto della gente fu più veloce, infatti si fiondò sulla famiglia Weasley assediandoli.
“Che facciamo?!” chiese la riccia allarmata.
“Non lo so, aspettiamo, vedrai che fra poco si calmerà la situazione e riusciremo ad avvicinarci.” fece lui, mentre si guardava intorno e scrutava i presenti: molti erano coloro che conosceva, ma ai suoi occhi spiccò un ciuffetto verde che spuntava fra le braccia di una donna dai capelli di un morbido castano chiaro e grandi occhi che somigliava incredibilmente a Bellatrix Lestrange. Come era successo l'estate precedente, Harry dovette lottare per reprimere l'istinto di saltarle addosso e disarmarla, ma poco dopo Harry si rese conto che finalmente l'assassina di Sirius era morta e che quel mucchietto di capelli apparteneva ad un neonato: lui sapeva benissimo di chi si trattasse. Trattenne il fiato incredulo e poi si lasciò sfuggire in un sussurro “Teddy..”
Hermione si voltò a fissarlo spaesata, ma poi seguendo la direzione delle sue iridi probabilmente comprese a cosa si stesse riferendo.
Il moro senza attendere neanche più un secondo si avvicinò alla signora che stringeva il bimbo al proprio petto e cercò di trovare il coraggio per dire qualcosa, ma quella quando lo vide aprì le proprie labbra in un debole sorriso dicendo “Harry Potter, sono contenta di rivederti.”
Il moro ebbe di nuovo la sensazione che gli occhi della Andromeda Black fosse più grandi e più dolci di quelli della sorella, nonostante la somiglianza strabiliante fra le due. Aveva quell'espressione fiera e sostenuta classica della famiglia Black, ma il volto era visibilmente segnato dal dolore: la perdita del marito e della figlia dovevano averla distrutta.
“Signora Tonks,” iniziò il ragazzo sorridendole “anch'io sono felice di averla incontrata, nonostante le circostanze spiacevoli. Mi dispiace tantissimo per tutto ciò che è successo, condoglianze.”
“Ti ringrazio. Salve cara.” fece la donna in direzione di Hermione, che aveva appena raggiunto Harry; la riccia la salutò cordialmente, dandole le condoglianze. Poi quella riprese a parlare “Chiamami Andromeda, per favore Harry.”
Il moro annuì ed i suoi occhi si posarono di nuovo sul faccino tondo del neonato; la signora parve accorgersi di quell'interesse e mormorò “Questo è il piccolo Teddy, il suo figlioccio.. immagino che sia la priva volta che voi due vi incontriate.”
Harry osservò in silenzio il piccolo bimbo che agitava i pugnetti davanti al faccino. Era come sotto shock, non riusciva a parlare: il pensiero che quel bambino fosse orfano e che lui avesse conosciuto ed ammirato entrambi i suoi genitori, morti per salvare il mondo magico e soprattutto per mano di Voldemort, gli fece provare emozioni forti. Sentì il cuore battergli nel petto ad un ritmo incessante, mentre la consapevolezza che a Teddy spettasse un destino molto simile al suo si fece spazio in lui.
Andromeda sembrava percepire tutti quelle riflessioni profonde e terribilmente complesse che s'erano appena scatenate nella mente del ragazzo, così fece un piccolo passo verso di lui e propose con aria gentile “Ti va di prenderlo in braccio?”
Lui annuì ancora in trance ed allargò le braccia non sapendo bene come si facesse ad afferrare un neonato; la signora Tonks glielo appoggiò su un avambraccio, spingendo l'altro gomito verso l'interno in modo da congiungere le due braccia e trasformarle in una specie di culla.
“Ecco fatto,” fece sorridendo “non è poi così complicato.”
Quando Teddy lo fissò negli occhi e fece una smorfia accompagnata da un piccolo gemito, Harry non poté non ridere.
“Siete bellissimi..” sussurrò Hermione, quasi commossa mentre li osservava.
Il ragazzo provò un po' a cullarlo, con fare goffo, mentre pensava a quanto sarebbe stata difficile la vita di quella creaturina. Però più rifletteva sui lati negativi e più c'era un barlume di speranza che pulsava in lui: Teddy non era solo. Lui non avrebbe vissuto in un sottoscala impolverato con degli zii riluttanti a qualsiasi tipo di magia, bensì con una nonna affettuosa ed amorevole che l'avrebbe accudito come meglio poteva. Inoltre non avrebbe dovuto aspettare i suoi tredici anni per conoscere il proprio padrino relegato ad Azkaban, come era successo a Harry con Sirius. Loro due si erano appena conosciuti in quel giorno terribilmente triste, il giorno del funerale dei suoi genitori e non avrebbe permesso a niente e a nessuno di dividerli; non avrebbe perso il suo figlioccio.
“Andromeda,” incominciò, con gli occhi ancora incollati al ciuffetto colorato di Teddy “qualsiasi cosa ti serva io ci sono e ci sarò sempre, sappilo. Questo bambino.. io, ecco.. voglio esserci mentre crescerà. Non posso dimenticarmi di lui e non voglio farlo, neanche per un secondo; quindi ti chiedo, per favore, di poter essere presente nella sua vita.” Alzò lo sguardo sulla signora Tonks, che lo stava osservando con un sorriso delicato dipinto sulle labbra.
“Non devi neppure chiedermelo, è quello che avrebbero voluto sia Tonks che Remus e penso che tu lo sappia.” sussurrò lei.
Harry sentì una morsa stringergli il cuore al ricordo di Lupin che gli chiedeva di diventare il padrino di suo figlio e del loro incontro nella Foresta Proibita, prima di consegnarsi a Voldemort. Si era rivolto a Lupin più che agli altri, implorante...

... avevi appena avuto un figlio... Remus, mi dispiace...”

Dispiace anche a me. Mi dispiace perché non lo conoscerò mai... ma lui saprà perché sono morto e spero che capirà. Stavo lottando per un mondo in cui lui possa vivere una vita più felice.”

Sentì che la calma e la sicurezza che si era imposto di avere durante quel funerale gli stavano sfuggendo di mano; non voleva perdere il controllo di sé davanti ad una donna che aveva perso il proprio marito e la propria figlia a distanza di pochi mesi e che adesso si ritrovava sola a dover crescere un bambino, non era giusto.

Mentre cercava di calmare le sue emozioni una voce chiamò il suo nome e lui si voltò di scatto: era Ginny. Lo guardò per un attimo spaesata, poi i suoi occhi si incollarono al corpicino del neonato che il ragazzo stava stringendo contro petto. Si avvicinò piano, senza smettere di fissarlo e chiese con voce mista fra lo spavento e la sorpresa “E' Teddy?”
“Si..” fece lui in un sussurro “è proprio lui..”
Ginny sorrise dolcemente e gli accarezzò il capo con delicatezza “E' così carino... assomiglia tanto a Tonks..”
“Già..” sussurrò Harry, sentendosi stranamente smielato.
Hermione si avvicinò alla rossa e domandò “Dov'è Ron?”
“E' ancora con la mia famiglia,” fece lei “ma penso che la maggior parte delle persone siano andate via, quindi raggiungilo se vuoi.”
La riccia le sorrise e si incamminò verso le prime file.
Il moro riconsegnò il piccolo Teddy nelle braccia di Andromeda e disse “E' stato un piacere conoscerlo e spero di rivedervi entrambi presto.”
“Lo stesso vale per me signora Tonks.” si intromise Ginny “Per me sua figlia era una bellissima persona, alla quale io mi ispirerò per il resto della mia vita.” Harry le cinse le spalle con un braccio, sapendo quanto la ragazza tenesse a Tonks e quanto la stimasse.
“Ti ringrazio. Mi dispiace per la tua perdita: questa guerra non ha fatto altro che creare sofferenza. Ora se non vi dispiace vado a salutare i tuoi genitori, Ginny. A presto.” e con questo si allontanò, seguendo la scia di Hermione.
Il moro attese qualche secondo e quando finalmente lui e la rossa furono soli, si rivolse a lei con voce dolce “Come stai?”
La ragazza alzò le spalle e sussurrò “Così, non c'è una vera e propria definizione appropriata.”
“Forse è il caso che vada da tua madre e tuo padre..” aggiunse lui pensieroso. Non si era ancora recato lì per far loro le condoglianze, per quanto ne avesse già avuto l'occasione.
“No, ti prego. Non andare.” lo supplicò Ginny con sguardo preoccupato: sembrava avesse paura di dover restare sola.
“D'accordo,” la tranquillizzò lui, dandole un bacio sulla fronte “ora stiamo un po' insieme, ti va?”
La ragazza annuì sprofondando nel suo petto. Harry la condusse lontano da tutta quella gente, andando verso il Platano Picchiatore dove potevano stare un po' in tranquillità ed ascoltare il silenzio del parco. Quando giunsero in prossimità dell'albero si arrestò e guardò verso il terreno.
Ginny seguì il suo sguardo e mormorò “Credi che la guerra l'abbia distrutta?”
“Non lo so, ma me lo stavo chiedendo.” fece il moro un po' dispiaciuto.
La ragazza improvvisamente trattenne il fiato emozionata ed indicò un punto poco lontano da loro dove spiccava un bellissimo fiore rosso.
“C'è ancora Harry!” esclamò raggiante. Il ragazzo restò gradevolmente sorpreso da come il fatto che la Camellia fosse ancora in vita l'avesse fatta sorridere. Anche lui ne era felicissimo: sembrava rappresentare il simbolo della vita, ovvero qualcosa di indistruttibile che non avrebbe cessato mai di esistere.
“Già ed è ancora bellissima, come te..” sussurrò baciandole delicatamente le labbra. Ginny ricambiò quel contatto con dolcezza e poi si tuffò nuovamente fra le sue braccia.
Lui l'avvolse, stringendola a sé ed accarezzandole i capelli profumati.
Il fatto di averla lì, aggrappata a lui, riusciva a tranquillizzarlo e a fargli capire quante cose belle che ci fossero ancora al mondo.
“Grazie...” sussurrò piano la rossa.
“Grazie a te...” rispose Harry in un sorriso.

 

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30/07/1998

 

“Mi date una mano con questa roba per favore?” chiese Harry con il volto spaventato, mentre il cumulo di scatoloni che sosteneva le sue braccia barcollava pericolosamente.

Vingardium Leviosa.” disse semplicemente Hermione, agitando la bacchetta e facendo levitare tutte le scatole a due centimetri dagli avambracci del moro “Ecco fatto.”
“Sempre ad usare la magia e a mostrarci quanto sei brava.” la stuzzicò Ron con un sorriso, entrando attraverso la porta per poi incamminarsi all'interno della casa.
“Perché non dovrebbe?! E' magnifico non avere più la Traccia addosso, anche se Hermione non ce l'ha pià da un pezzo, ma voi due..” disse Ginny nervosa, rivolgendosi ai due ragazzi “non capisco davvero perché evitate di usarla. Io farò tutto con la magia non appena compirò diciassette anni, così non muoverò neppure un muscolo.” concluse seria, consapevole di quello che stava dicendo, andandosi a sedere sul divanetto che si trovava nel grande ingresso.
Harry rise divertito e, dopo aver fatto accomodare l'amica riccia, chiuse la porta dietro di sé.
Erano a Grimmauld Place ed era il giorno prima del compleanno di Harry. Ginny era elettrizzata dall'idea che il ragazzo avesse deciso di andare a vivere lì; l'idea che sarebbe stato solo in quella grande casa e che lei avrebbe potuto fargli visita ogni volta che voleva era fantastico... Già pregustava i loro momenti di intimità, ma poi pensò alla gelosia morbosa di Ron e al fatto che per quanto i suoi genitori avessero accettato la loro relazione, non avrebbero mai approvato a farla dormire fuori casa, soprattutto con Harry. Sbuffò tristemente ed osservò il suo fidanzato mentre apriva tutti gli scatoloni e studiava il loro contenuto, aiutato da Hermione. Quanto era bello, seducente, incredibilmente attraente... sospirò, consapevole di essere totalmente cotta di lui e si voltò a guardare suo fratello che si guardava attorno curioso, come se non avesse mai messo piede in quella casa; poco dopo esordì dicendo “Dove hai intenzione di dormire? Questa casa è gigantesca.”
“Beh, credo che starò nella stanza dove abbiamo dormito questo autunno.” rispose quasi automaticamente il moro, che stava impilando i libri a seconda degli anni.
“Non è male quella stanza. Ma ha bisogno di una pulita.” ammise Hermione, inarcando il sopracciglio.
“Oh, lo farei io... peccato che non posso!” fece Ginny sarcastica.
Harry la guardò divertito e disse con aria tranquilla “Non dovete preoccuparvi, in fin dei conti non è urgente. Volevo solo portare le mie cose qui, ma penso che sistemeremo in seguito tutto il resto. Ad esempio per prima cosa vorrei togliere quel maledetto quadro urlante...” ed indicò la tenda che nascondeva il grande ritratto della mamma di Sirius “...e quelli” con un cenno del capo si rivolse alla scala, probabilmente per riferirsi a quelle poche teste di elfo appese al primo piano, sopravvissute alla pulizia accurata di Sirius. Sicuramente Kreacher aveva lottato in passato per lasciare quei cimeli al loro posto. “C'è tanta di quella roba da fare che non so davvero da dove incominciare.” ammise il moro.
Hermione, che come sempre sembrava avere le idee chiare, iniziò con aria decisa “Bene, allora tu e Ginny porterete alcuni di questi libri ed i panni di sopra, mentre io e Ron ci occupiamo di sistemare tutte le cose della scuola, la scopa e le altre cose qui giù.”
La rossa si alzò dal divanetto ed andò incontro a Harry prendendo i pochi libri che lui le consegnò, mentre il ragazzo afferrava il pesante baule per portarlo di sopra. Ron sembrò aver intenzione di protestare, ma Hermione glielo impedì mettendolo subito a lavorare.

Quando Harry e Ginny entrarono nella stanza ed il moro chiuse la porta, la rossa si sentì stranamente tesa senza riuscire a spiegarsene il motivo. Lei non voleva sentirsi così in sua compagnia, ma c'era qualcosa che le impediva di essere se stessa: era imbarazzata e allo stesso tempo attratta da lui. Osservò il suo fidanzato accuratamente, mentre decideva su quale scaffale riporre i libri: aveva il capo inclinato verso il basso, gli occhi verdi intenti a leggere i titoli dei manuali, le sopracciglia aggrottate a causa della concentrazione, i capelli scompigliati, la t-shirt un po' stropicciata e d'improvviso, con un gesto abitudinario, fece risalire la montatura degli occhiali su per il naso accostandola di più al viso. Era perfetto, perfettamente Harry, il suo Harry. Un'irresistibile voglia di saltargli addosso si impadronì di lei, ma tentennò cercando di darsi un contengo: di sotto c'erano suo fratello e Hermione, non poteva andar lì e baciarlo, altrimenti sapeva che avrebbe perso il controllo. In fin dei conti si trovavano in una stanza da letto e, nonostante avesse zero esperienza in quelle cose, sapeva bene che era una grande tentazione e non voleva imbarazzare Harry.
Ma proprio mentre rifletteva su tutte queste problematiche, le sue gambe si avviarono automaticamente e presero a camminare, conucendola verso di lui. Quando il moro notò che era così vicina, alzò lo sguardo su di lei immergendo gli occhi smeraldini nei suoi color nocciola.
Ginny trattenne il fiato emozionata e senza riuscire più a resistere si gettò su di lui, baciandolo appassionatamente; lo slancio spinse Harry contro il muro facendolo cozzare contro una mensola, causando la caduta dei numerosi oggetti pesanti che vi erano riposti sopra. “Ahi!” urlò.
“Scusa..” mormorò lei, scostandosi velocemente. Doveva avergli fatto male, che imbranata che era!
Harry si massaggiò per un secondo la nuca, ma poi collegò ciò che era appena successo ed afferrò la sua fidanzata avvicinandola a lui per baciarla con fervente passione. Ginny gemette serena a quel contatto e saltò in braccio a lui, circondandogli il bacino con le proprie gambe: sembrava una specie di pacifico ed innamorato Avvincino. Infilò le mani sotto la maglietta grattandogli piano il dorso liscio e caldo.
Il ragazzo le cinse la schiena con una mano, mentre l'altra era intenta a spingere dietro la sua nuca.
Era così incredibilmente fantastico, che Ginny non riusciva davvero a staccarsi da lui e avrebbe voluto stendersi per poterlo baciare ancora.. ed ancora..

Dei passi pesanti attirarono la sua attenzione e con uno scatto fulmineo balzò giù da Harry, lasciandolo disorientato; ma quando anche quello si accorse del rumore si diede una sistemata veloce ai capelli e alla maglietta.
Dopo pochi secondi Ron spalancò la porta e domandò con aria tesa “Che diavolo è successo? Cos'è stato quel rumore?”
Ginny rispose prontamente con aria rilassata “Harry è ancora una frana con gli incantesimi, ha provato a sollevare i libri sugli scaffali ed invece a fatto cadere tutto. E' stato divertente, vi siete persi una bella scena.” guardò Hermione che aveva corso affannata fin su ed aveva un'espressione dipinta sul volto che rifletteva il suo imbarazzo per non essere riuscita ad arrestare Ron.
“Ok.” disse soltanto il rosso inizialmente, facendo guizzare i propri occhi dall'uno all'altro “Adesso però venite di sotto.”
“Si, certo.” fece Harry, con la voce ancora un po' roca.
Ginny non poté non sorridere all'idea di averlo fatto eccitare e si sentì un po' in colpa; quando Hermione e Ron si incamminarono nuovamente verso l'ingresso, si avvicinò di nuovo a lui e gli disse con un sorriso “Buon quasi compleanno.”
Poi uscì dalla stanza, facendo danzare i suoi lunghi capelli rossi sulle spalle.

 

*

Ginny sorrideva radiosa mentre Harry guardava la torta emozionato ed aspettava che i tre amici terminassero di cantargli la canzone di buon compleanno. Quando il grande orologio a pendolo della stanza da pranzo segnò la mezzanotte, il moro soffiò sulle candeline e Ron, Hermione e la rossa gli fecero un lungo applauso.
Ron esordì dicendo “Ora sei maggiorenne anche nel mondo babbano!”
“E' vero!” esclamò Hermione entusiasta “Non c'avevo pensato!”
Ginny restava sempre più sorpresa da come la sua amica restasse ammaliata dalle osservazioni di suo fratello e lo stesso doveva succedere a Harry, che infatti li guardava divertito.

Ben presto le due ragazze tagliarono il dolce a fette ed i quattro amici iniziarono a mangiarlo.
“E' buonissima!” esclamò sognante il ragazzo occhialuto, con la bocca ancora piena.
“E' merito nostro caro mio!” fece Ginny guardandolo con le sopracciglia inarcate; quello osservò le due ragazze e sorrise loro dicendo “Grazie, siete le migliori cuoche di sempre!”
“Questa deve averla letta in 12 passi infallibili per sedurre una strega.” sussurrò divertita la rossa all'orecchio di Hermione che scoppiò a ridere fragorosamente.
“Eh?! Che hai detto?!” chiese lui allarmato.
“No niente.. solo un vecchio libro che abbiamo trovato fra le tue cose..” fece Ginny ridacchiando, mostrando il manuale anche agli altri due.
Harry abbassò il capo affranto, diventando leggermente rosso sulle gote.
“Guardate che questo libro è un capolavoro!” esclamò Ron in sua difesa, strappandolo dalle mani della sorella, che si pentì di non aver avuto una presa più salda.
“Quindi l'hai usato anche tu..” cominciò Hermione con aria di scherno.
“L'ho solo consultato di tanto in tanto..è di Harry, mica mio..!” fece il rosso in difesa.
“Ma se me l'hai regalato tu!” esclamò quello in risposta, allargando le braccia.
A quel punto le due ragazze non si riuscirono più a contenere e scoppiarono in una risata comune talmente fragorosa, che furono capaci di risvegliare la madre di Sirius.

Una volta messa a tacere la signora Black, i quattro si sistemarono sui divani ed iniziarono a discutere del futuro: quell'estate Ron aveva deciso di dare una mano a George al negozio che, essendo ritornata la pace, era frequentatissimo dai maghetti; Harry, dal canto suo, era molto indaffarato con i progetti sulla restaurazione di Grimmauld Place e Hermione, invece, sembrava essere sicura di cosa voler fare dopo la stagione estiva. Il mese prima era partita per andare alla ricerca dei genitori in Australia ed avendoli ritrovati aveva restituito loro la memoria e spiegato gli eventi accaduti a Maggio.
“Sapete ora che vivo di nuovo con i miei genitori e che non ci sono più pericoli imminenti nel mondo magico, ho deciso che tornerò a Hogwarts.” dichiarò la riccia con un sorriso raggiante “Voglio recuperare l'anno scolastico che abbiamo perso per scovare gli Horcrux.”
Ginny l'abbracciò forte, al settimo cielo: l'idea di essere in sua compagnia a scuola era fantastica; si trovava molto bene con lei ed era stata da sempre più di un'amica, quasi una sorella.
Harry sembrò prendere bene la notizia, ma Ron no; aveva l'espressione di uno a cui avevano appena tirato un bolide in testa.
“Perché?” domandò soltanto, con aria un po' accigliata.
“Perché..” iniziò lei un po' intimorita “..è importante per una futura carriera aver finito la scuola e penso che anche voi due dovreste pensarci.” concluse, rivolgendosi ai suoi amici.
Il rosso scosse la testa e fece con aria imbronciata “No, io non tornerò a Hogwarts. Non so cosa farò, ma ho già deciso di non concludere la mia istruzione.”
Hermione abbassò il capo triste e la ragazza dai capelli ramati capì quando soffrisse al pensiero di doversi separare da lui, con il quale aveva appena intrapreso una relazione.
Il moro si intromise dicendo con voce calma “Io vorrei intraprendere la carriera di Auror, quindi non ho bisogno del settimo anno.”
Ginny sospirò a malincuore: sapeva che Harry non aveva la benché minima intenzione di tornare a scuola, ma la speranza era sempre l'ultima a morire.
Harry parve accorgersene e disse con voce un po' triste “Mi dispiace, l'idea di dovermi separare da voi due è tremenda, ma sarà solo un anno in fondo.” poi guardò soltanto la rossa e sussurrò nel suo orecchio “Possiamo farcela.”
Lei sorrise e gli diede un bacio sulla guancia. Poi annuì, anche se il solo pensiero di trascorrere un anno accademico senza di lui la distruggeva.
Ron sembrava ancora imbronciato, ma gli sarebbe passata.
Il futuro era alle porte ed ognuno di loro avrebbe fatto le proprie scelte, a prescindere dagli altri: questo significava diventare adulti, secondo Ginny.
E lei era pronta per concludere la scuola e dedicarsi al proprio avvenire insieme a Harry.

 

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23/12/1998

 

Quella sera Londra era gelida e Harry fu felice di scendere dalla sella della moto, perché stava davvero congelando. Spense il motore, si tolse il casco che indossava solo in città per non far insospettire i babbani ed indossò veloce un cappello che aveva ripiegato nella tasca della giacca.
Alzò lo sguardo verso la stazione di King's Cross e si incamminò veloce verso l'entrata, attraversando la grande pazza; una volta arrivato all'ingresso entrò e scorse Ron che lo aspettava con un sorriso: anche lui indossava un cappello.
I due amici si abbracciarono e si incamminarono verso i binari.
“Ma quanto freddo fa?” domandò il rosso sfregandosi le mani.
“Troppo.” rispose Harry, che batteva incessantemente i denti “Fortuna che ho i guanti.”
“Già.. come va quel gioiellino?” chiese curioso l'amico.
“Va una meraviglia, non mi dà nessun problema. Tuo padre è stato eccezionale.” esclamò entusiasta Harry, mentre si dirigevano al binario 9.
Arthur durante tutta l'estate e l'inizio dell'autunno aveva lavorato per restaurare la motocicletta di Sirius; quando ad Ottobre gliel'aveva consegnata, il moro ne era stato talmente felice che per la prima volta aveva abbracciato il signor Weasley, trasmettendogli tutto l'affetto che provava nei suoi confronti. Quello gli aveva detto con gli occhi umidi...
“Sai Harry, per me è stato molto importante fare qualcosa durante quest'estate. Certo c'era il lavoro, ma non bastava. Avevo bisogno di qualcosa che mi tenesse impegnato anche fisicamente per non pensare al mio Fred; sono stati tempi difficili ed ancora adesso quando ci penso soffro indicibilmente, ma il pensiero di riparare qualcosa e di regalarla a te, mi ha sollevato. Sono felice di averti fatto questo regalo.”
Il ragazzo si era quasi commosso quando aveva udito quelle parole, per questo l'aveva stretto in un abbraccio simile a quello fra un padre ed un figlio.
Era orgoglioso di quel dono e soprattutto di come l'aveva reso bello Arthur: il sidecar era componibile, dunque Harry preferiva viaggiare senza e la moto era stata riverniciata quindi splendeva come un gioiello raro.
Aveva dovuto prendere la patente per guidarla e farne una copia falsa babbana nel caso la polizia l'avesse fermato, ma per il resto ora era tutto perfetto e l'idea di farla vedere a Ginny lo emozionava indicibilmente.
“Lo sai che a lui piace fare queste cose.” disse semplicemente Ron.

Quando arrivarono alla colonna fra il binario 9 e 10, si guardarono furtivamente intorno e con un solo passo oltrepassarono la barriera; Harry come ogni anno chiudeva istintivamente gli occhi nel momento in cui passava attraverso il muro di mattoni e sbucava sul binario 9 e ¾.
Erano le 7 in punto della sera del 22 Dicembre e l'espresso per Hogwarts, con la sua meticolosa puntualità, era già arrivato: tantissime persone stavano scendendo dai vagoni, afferrando le proprie cose per correre il prima possibile dai loro cari.
Sia lui che Ron allungarono il collo nella speranza di vedere Ginny e Hermione e dopo pochi secondi le videro: entrambe indossavano sciarpa e cappello e quando si accorsero dei propri fidanzati iniziarono a correre veloci, spingendo il carrello.
Harry era talmente emozionato che non riuscì a muoversi ed attese che la rossa lo raggiungesse; quando finalmente fu dinnanzi a lui si avvicinò velocemente e la baciò. L'intensità di quel contatto lo trasportò lontano a quei caldi giorni di scuola trascorsi in riva al lago, riscaldati dal tepore del sole di fine primavera. Ora, invece, entrambi avevano le mani in tasca per il troppo freddo e mentre le loro lingue si intrecciavano in quella danza consueta, che era mancata al moro in modo indescrivibile, cominciò a nevicare.
Quando si scostarono guardarono entrambi verso l'alto sorpresi e risero felici: solo su quel binario poteva succedere una cosa del genere, nonostante fosse coperto; a quel punto Harry l'abbracciò forte stringendola a sé con tutta l'intensità e la delicatezza che potesse avere.
Dopo alcuni secondi Hermione e Ron, che dovevano aver appena finito di salutarsi li affiancarono e tutti insieme si incamminarono fuori dalla stazione.

Una volta giunti alla moto di Harry le ragazze la osservarono sbalordite.
“Fa molto macho.” fece Ginny con aria maliziosa e Harry arrossì a quelle parole.
Hermione ridacchiò divertita e commentò “Beh, è vero.”
“Già, mentre la macchina di papà no..” borbottò accigliato Ron, mentre gli altri tre scoppiavano a ridere. “Comunque sbrigatevi a salutarvi voi due che dobbiamo andare, a meno che tu non voglia venire a casa Harry, lo sai che alla mamma fa piacere.” disse il rosso in direzione dell'amico.
“Ti ringrazio, ma domani devo andare a lavoro quindi preferirei dormire a casa.. però..” si interruppe guardando sofferente Ginny: aveva una voglia matta di stare con lei e dallo sguardo della ragazza sembrava trapelare lo stesso desiderio.
Hermione parve capire e disse “Andiamo Ron, diremo che Ginny è andata a cena da Harry, ma che verrà a dormire da me. Quando mi riaccompagnerai a casa noi faremo finta di passarla a prendere. Buona serata ragazzi!” e prese il fidanzato per mano strattonandolo verso la macchina, prima che potesse replicare.
Lui provò a divincolarsi, ma Hermione lo obbligò con qualche sorta di incantesimo a seguirlo; Harry riuscì ad udire soltanto “Dormite in camere diverse!”, prima che la riccia lo facesse salire in macchina come un docile cagnolino.
Il moro si voltò verso Ginny che sorrideva raggiante e domandò indicando la modo “Ti va di salire su?”
“Con piacere!” esclamò lei prendendo posto dietro di lui ed indossando un casco.
Poi con un incantesimo il ragazzo rimpicciolì tutti gli oggetti della ragazza, mise in moto ed accelerò lungo la strada. Una volta premuto il filtro anti babbani la motocicletta divenne invisibile e loro poterono spiccare il volo nel cielo scuro di quella serata gelida, circondati da fiocchi di neve.

 

*

 

Harry aprì la porta di Grimmauld Place e scivolò dentro, trascinando con sé tutte le cose di Ginny, senza lasciare la sua mano. Le accatastò con noncuranza in un angolo dell'ingresso ed iniziò a togliersi cappello, guanti, sciarpa e cappotto.
La ragazza fece lo stesso, guardandosi intorno curiosa “Hai cambiato molte cose qui, è bellissimo!”
Il moro si rese conto che la rossa mancava da un pezzo ormai, ma ora lui non riusciva a pensare ad altro che a lei.
“Si..” mormorò avvicinandosi e baciandola “..magari dopo ti faccio fare un tour della casa..”
“Già... magari dopo...” sussurrò lei in risposta, saltandogli addosso come quella volta in estate nella stanza di sopra.
Harry la condusse al primo piano attraverso le scale, tenendola stretta a sé per non farla scivolare di dosso; era bellissima la sensazione di averla contro il suo corpo: riusciva a sentire le sue forme, il suo calore ed il suo irresistibile profumo. Una volta entrato nella stanza dove dormiva, si piegò verso il letto in modo che la schiena di Ginny potesse toccare il materasso. Con le mani tremanti dall'emozione le sfilò il maglione ed iniziò a sbottonare la camicetta.
“Hai le mani congelate..” gemette lei mordendosi il labbro.
Harry rabbrividì di eccitazione a quella scena, trovandola estremamente seducente, e deglutì sussurrando “Scusami..”
Lei a quel punto lo interruppe e si rialzò per sfilargli i vestiti con una voracità e velocità che lasciarono un attimo spaesato il moro: si ritrovò improvvisamente solo con il jeans.
Però decise di darsi da fare anche lui, così quando lei iniziò a giocare con il bottone del pantalone, lui riprese a baciarla, correndo giù lungo il collo per distrarla, e riprese a lavorare con i bottoni della camicia bianca.
Poi, nonostante fosse forte il desiderio di dedicare la propria attenzione subito in direzione del décolleté appena scoperto della ragazza, le sfilò la gonna e le calze, lasciandola in intimo.
Ginny inspirava affondo, facendo muovere il proprio seno contro il petto di Harry: riusciva a sentire quanto era sodo e allo stesso tempo soffice e ai suoi occhi semplicemente perfetto.
Le mani sottili di lei si cimentarono di nuovo a sbottonare il jeans del moro e quando ci riuscirono anche lui si ritrovò soltanto in intimo.
Per un attimo si domandò se anche lei volesse lo stesso che lui desiderava da tanto tempo e decide di domandarglielo “Ginny, io non voglio obbligarti a fare niente che tu non voglia, quindi se vuoi che io mi fermi dimmelo immediatamente.” Sembrava che stesse parlando dall'alto di chissà quale esperienza, eppure si sentiva sicuro di ciò che pensava: non avrebbe mai voluto fare qualcosa contro la sua volontà.
La ragazza sorrise e disse in un soffio al suo orecchio “Io voglio te.”
Harry sentì stavolta un'eccitazione forte e profonda invadergli tutto il corpo e fargli perdere letteralmente le staffe; con un solo movimento fluido fece scivolare la ragazza sul letto, le sfilò la biancheria intima e si mise su di lei, guardandola negli occhi.

I loro sguardi si intrecciarono, mentre i loro corpi si legavano fra loro in qualcosa di nuovo ed indissolubile che Harry non aveva mai provato, ma aveva sempre immaginato quando pensava a Ginny; solo lei era riuscita a far sorgere tali pensieri nella sua mente, perché era così bella, intelligente, seducente ed unica che nessun'altra avrebbe potuto creare un effetto simile.
Lui l'amava e voleva stare con lei per il resto della sua vita.
Danzarono in un ritmo incalzante, stingendosi l'un l'altra ed assaggiandosi bramosi, mentre l'eccitazione cresceva in maniera esponenziale.

E quando poi tutto esplose in una miriade di coriandoli di piacere, Harry ansimò stanco e si appoggiò accanto a lei stringendola in un abbracciò.
Anche la rossa aveva il fiato corto e sprofondò la testa nel suo petto.
“Ti amo Harry..” mormorò emozionata Ginny, guardandolo negli occhi; lui sentì le lacrime farsi spazio prepotentemente attraverso le palpebre: era talmente felice che non riusciva quasi a risponderle.
Poco dopo però si fece coraggio e dopo aver deglutito sussurrò “Anche io e ti amerò per sempre.”
Le diede un lungo ed intenso bacio, caldo ed appassionato, mentre fuori alla finestra continuava a nevicare.

 

*questo breve discorso di George è stato scritto da me in una FanFic su di loro, ambientata durante le scorribande a Hogwarts e ritenevo fosse carina l'idea di inserirlo durante il funerale.

  
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