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Autore: WickedSwan    31/01/2015    2 recensioni
A #Larry Fanfiction!
DAL TESTO: "Che schifo.
Ridotto a trascinarmi in locali sconosciuti dei sobborghi di Londra, pur di essere me stesso.
Che poi, forse, non sono me stesso neanche così.
No, non sono più me stesso da un po’ di tempo ormai.
Come sempre, il mio autista mi sta aspettando in una via laterale, pronto ad accogliermi in macchina, una berlina, ovviamente, e riportarmi a casa.
Sono sicuro che qualche sera non mi vedrà arrivare.
Prima o poi qualche pazzo mi rapirà, con la speranza di tirarci fuori un bel riscatto. O magari solo per il gusto di torturarmi ed uccidermi lentamente e con gusto.
Come se non ci stessi già pensando da solo."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8 - MIDNIGHT MEMORIES

Ormai la festa è agli sgoccioli ed io non mi sono ancora ripreso.
Quello di stasera non è stato un ‘episodio’ come tutti gli altri; è come se qualcosa dentro di me sia riuscito finalmente a smuoversi, dopo mesi di tentativi andati a vuoto.
Non ho idea del perché, ma mi sembra di essermi appena svegliato da un sogno.
 
Eppure, a livello conscio, non mi sento affatto diverso da qualche ora fa.
Cavolo, è un discorso talmente complicato ed assurdo che non riesco a capire una mazza di quello che sto pensando.

E i tre bicchieri di Cubalibre che mi sono scolato, sicuramente non mi aiutano a focalizzare il problema.
 
El sta salutando gli ultimi ospiti rimasti, mentre io continuo a restare seduto ed imbambolato, a studiare i riflessi che la luce del grande lampadario si diverte a creare sul bicchiere vuoto.
 
Harry se n’è andato molto tempo fa, giusto qualche minuto dopo la nostra.. ‘chiacchierata’ sul terrazzo, ma devo ammettere che da quel momento non ho smesso di pensare a lui neanche per un secondo.

Al suo sguardo terrorizzato durante la mia crisi,
alle sue braccia strette intorno alla mia vita,
alle sue parole di conforto soffiate vicino al mio orecchio.
 
Non so perché mi sia venuto un attacco proprio durante il mio scambio di battute con lui, ma so che è solo grazie alla sua pronta reazione che non è stato doloroso come gli altri.

Era come se, in qualche modo, ogni suo gesto fosse esattamente ciò che mi serviva per stare meglio.
Come se mi conoscesse abbastanza bene da sapere cosa sarebbe riuscito a calmarmi.

Ma Harry non mi conosce poi così bene.

Eppure portargli quell’enorme fetta di torta mi era sembrato il gesto più normale da fare.
Non ci avevo pensato molto, avevo voglia di uscire in terrazza con lui e l’ho fatto, portando con me un enorme pezzo del suo dolce preferito.

No, un attimo.
Come faccio io a sapere che la torta al cioccolato è il dolce che preferisce?
Da dove ho tirato fuori quest’assurda convinzione?

“Ehy amore, è ora di tornare a casa. Gli ospiti se ne sono già tutti andati..magari potrei darti il mio regalo..”
Mi sforzo di sorridere.
In fondo El è sempre dolce e comprensiva, e questo tubino nero la fascia alla perfezione; credo che sarò molto contento di scartare il mio regalo.

O almeno, lo sarei, se riuscissi a smettere di pensare a quel ragazzo per almeno cinque minuti.

El mi prende per mano, mentre ci dirigiamo fuori dall’hotel, dove un’elegante limousine ci sta aspettando, per accompagnarci all’appartamento.
Il suo appartamento, quello che stiamo condividendo da ormai sei mesi.

Sono seduto sul seggiolino, mentre la ragazza continua ad accarezzarmi dolcemente un braccio, pregustando, probabilmente, una notte d’amore e passione.

Soltanto stamattina ero convinto che chiederle di sposarmi fosse la scelta più giusta; eppure, neanche ventiquattr’ore dopo, eccomi qui, a farmi milioni di domande su di noi, ma soprattutto su di me.

E tutto, per questa sensazione stranissima che non mi abbandona.
Tutto per gli occhi verdi che ho sognato questa mattina.
Tutto, perché sono finalmente riuscito a riconoscere quegli occhi.

Sono gli occhi di Harry Styles.

Così, dato che le mie reazioni sono assolutamente calibrate in questi ultimi tempi..ecco che ho avuto l’ennesimo attacco, proprio davanti al ragazzo a cui non avrei mai pensato di chiedere aiuto.
Il ragazzo di cui non so quasi niente ma che continua a tormentare i miei sogni, con uno sguardo così dolce e profondo da farmi tremare il cuore.

Tremare il cuore? Ma che diavolo vai a pensare Tomlinson?
Riprenditi, per favore, e guarda di goderti il tuo regalo.

Apro gli occhi mentre l’autista parcheggia davanti all’appartamento di El, per lasciarci scendere.
Inizio a camminare verso il portiere notturno, che ci saluta gentilmente; e mi accorgo solo adesso di quanto io sia realmente stanco.

Faccio fatica a mettere un piede davanti all’altro, mentre l’Alcool, il sonno e lo stress creano un mix letale nel mio sangue.

Quasi quasi potrei addormentarmi in questo ascensore, con la faccia appoggiata contro il muro scuro.
Ma ovviamente ‘Little miss Sunshine’ qui accanto non me lo lascia fare.

Così mi trascino stancamente verso l’appartamento, arrivando persino ad aprirle la porta (poi dicono che non sono un gentiluomo), prima di attraversare ogni stanza ed ogni corridoio e buttarmi sul letto a corpo morto.

“Ehy amore..ho comprato una cosa speciale per stanotte; so che ti farà impazzire!”
Inizia ad informarmi El, entrando in camera ed accendendo la luce.

Accidenti a lei e questa luce del cavolo che continua a puntarmi addosso.
Che fastidio.

“Lou! Ma cosa fai? Mi svieni sul letto prima di aprire il regalo??” Continua lei, avvicinandosi a me, prima di arruffarmi i capelli con la mano.
“No, dammi due minuti El. Devo riprendermi un attimo dalla serata.” Mento, sperando che mi lasci in pace almeno per qualche istante.

Mi sento incredibilmente in colpa; perché la sto trattando così? Non ho idea di cosa mi stia prendendo, ma avrei davvero bisogno di restare solo.
O meglio, di andare lontano da lei, per un po’.

“Ok tesoro. Intanto che ti rilassi io vado in bagno a prepararmi..a dopo!” Mi risponde, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Grazie.
Finalmente un po’ di silenzio.

Giro la testa verso l’orologio sul comodino, per accorgermi che, in fondo, non è poi così tardi come pensavo.

1.02 AM

Questi numeri mi ricordano qualcosa.

Mi metto a sedere in un attimo e prendo in mano la piccola sveglia, che continua imperterrita a segnare le stesse due cifre, come se il tempo non passasse mai.

Mi tolgo velocemente la cravatta, mentre inizio di nuovo a sudare freddo.
Devo restare calmo e concentrarmi su questi numeri.

So che sono importanti, so che sono fondamentali, eppure non riesco a focalizzare niente che mi aiuti a capire.
Sento dei rumori provenire dal bagno e so che fra qualche manciata di secondi Eleonor uscirà dalla porta, con un dolce sorriso sulle labbra, pronta a rendermi l’uomo più felice del mondo.

Ma io devo sapere.

E vederla, in questo momento, non mi aiuterebbe di certo.
Tutta la stanchezza che avevo addosso fino a qualche minuto fa sembra essere improvvisamente scomparsa, mentre mi alzo dal letto e recupero il giaccone, abbandonato sulla sedia nell’angolo.

Per fortuna che non mi ero ancora tolto le scarpe.

Raggiungo a grandi falcate il portone dell’appartamento; lo apro e mi lancio nel corridoio esterno, richiudendolo alle spalle, proprio mentre sento El che esce dal bagno.
Ma che cazzo sto facendo?

Non ho neanche il tempo di formulare una risposta sensata a questa domanda, che sono già dentro l’ascensore a schiacciare ripetutamente il tasto numero ‘0’.
Dove cazzo vado adesso?

Il ‘Din’ dell’ascensore mi risveglia dopo soltanto qualche secondo e non aspetto neanche che le porte si aprano del tutto, prima di fiondarmi verso l’uscita della palazzina.

Il portinaio stavolta mi guarda con fare interrogativo, non capendo come mai io stia correndo come un pazzo verso il nulla.

Eppure corro, corro perché ne ho bisogno.
Corro perché mi sento soffocare e devo riuscire a respirare a pieni polmoni.
Corro perché non ho idea di cosa sia successo stasera, non ho idea del perché l’idea di sposare Eleonor mi faccia così paura, non ho idea del motivo dei miei continui e lancinanti dolori alla testa.
Cosa mi sta succedendo?

E’ come se ci fosse un enorme segreto che mi è stato nascosto.
Come se ci fosse qualcosa su di me che io stesso non riesco a capire.
Mi sento sbeffeggiato dal mondo, anche se in questo momento sono completamente solo.

Dopo non so quanto tempo rallento la mia corsa e mi fermo, completamente senza fiato.
Cazzo, devo ricominciare a giocare a calcio, o diventerò un vecchio ciccione senza neanche accorgermene.

1.02

Cosa c’è di così importante in queste cifre?
C’è soltanto un modo per capirlo.

Prendo il cellulare e compongo il numero del mio migliore amico, l’unico per il quale la mia domanda non risulterà completamente assurda e che non mi tratterà come un pazzo psicotico.

“Pronto? Lou, tutto ok?” Chiede la calda voce di Zayn, mentre io sto ancora cercando di recuperare il fiato.
“Hey Zay..si..tutto bene..ma devo..chiederti una..cosa.” Riesco a dire, fra i respiri affannati.
Sono un pazzo.
Perché hai il fiatone Lou? Dove sei? Cosa vuoi sapere?”
“Lascia perdere il fiatone. Dimmi solo se i numeri 1.02 vogliono dire qualcosa per me. E già che ci sei, spiegami anche perché sembro un malato di Alzheimer che ogni tanto ha un momento di lucidità. L’ultima volta che ho controllato non avevo problemi di memoria.”
Rispondo io, ormai incazzato nero.
Qual è il mio problema?

“Di questa cosa ne parliamo a modo domattina, magari. Ok?” Dice allora Zayn, improvvisamente sulla difensiva.
“Zayn, che cazzo sono ‘sti numeri?” Non ho più voglia di scherzare e sta iniziando di nuovo a farmi male la testa.
“Ehm..lasciami pensare Lou; 1 e 02 dici..non lo so! Potrebbe essere un orario, una stanza d’albergo, un codice segreto, una data..oh cazzo.”

“Oh cazzo cosa, Zayn?” Ti prego, dimmelo, o potrei davvero buttarmi nel Tamigi.

“Ho capito cos’è Lou. E’ una data.”
“Una data? Quindi.. il primo Febbraio? E cosa mi è successo?” Chiedo, speranzoso. Magari è qualcosa che riguarda me ed Eleonor. Magari potrebbe tranquillizzarmi.
“No, non è successo niente a te.”
“Zayn..”
“Lou, il primo Febbraio è un compleanno. E’ il compleanno di Harry.”

Sgrano gli occhi, prima di appoggiarmi con la mano libera al primo muro che mi trovo vicino.
I due numeri che mi stavano facendo impazzire..sono la data di nascita di Harry Styles.

I suoi occhi.
La fetta di torta.
Le sue mani.
Il suo profumo.
Il suo starmi sempre lontano, pur continuando a fissarmi, come se io non me ne accorgessi.
Come se dovesse, in qualche modo, rimanere accanto a me.

“Ti aiuterò a restare.”

“Zayn. Dammi l’indirizzo di Harry.”
“Perché?”
“Zayn, dammi questo cazzo di indirizzo!” Continuo a sbraitare; non me ne frega se sto svegliando mezzo quartiere.
“Harry sta al 356 di Knightsbridge Street. Interno 14. Ma, Louis. Non fare cazzate.”
“Grazie Zayn!” Rispondo, prima di attaccargli il telefono in faccia. Gli voglio bene, ma adesso ho da fare.

Ormai tanto, non ho nulla da perdere.
El sarà arrabbiatissima con me.

“Servizio taxi londinese.” Gracchia una voce dall’altra parte della cornetta.
“Si, avrei bisogno di un Taxi. Devo andare al 356 di Knightsbridge. Adesso.”
 
 
SPAZIO AUTRICE:

Eccomi, in ritardo, con un capitolo orribile e un cerchio alla testa che nemmeno Louis Tomlinson lo smemorato di turno.
Non vedo l’ora di finire questi esami perché, ragazzi, mi stanno mangiando viva.
E poi io mangio i biscotti, così mi reintegro e ingrasso.
CHE SCATOLE.
Comunque, Louis sta dando i numeri, ma sappiate che la strada è ancora lunga, perché accettare la verità spesso non è facile come si può pensare. Vi avverto..sarà un GRAAAN casino.

Comunque, che ne dite, seguite ancora volentieri la storia?
O vi sta annoiando?
Dai lasciatemi qualche recensione..non mi fate sentire sola soletta!!!!

Un bacio

iri (:
 
   
 
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