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Autore: Aon di Kale    01/02/2015    0 recensioni
Alexander è un ragazzo molto studioso e decisamente intelligente. Un arte in particolare lo attrae, l'arte della magia. Così, dopo anni di studio il giovane decide di testare sul campo quello che fino ad allora aveva solo letto nei suoi tomi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La notte avvolgeva la città nel suo oscuro manto, la natura attorno alla città era completamente immobile e silenziosa. Ogni luce era spenta, ogni porta sbarrata. L’unico suono che spezzava questa quiete era il ritmico incidere di Alexander che, privo del sonno, camminava scalzo tra la terra e la ghiaia sul suolo di Hairod.
Si avvolse con rabbia dentro la sua veste magica, nera coi bordi rossi. Si morse le labbra: ciò che indossava gli riportò alla mente Feza.
Non poteva credere a quello che era successo. Il ciondolo che Feza custodiva con tanta cura, era il simbolo dei suoi aggressori, i soldati di Kale.
Ricordava perfettamente i loro volti, duri e barbuti e la violenza con cui lo avevano aggredito. E da quel momento tutto era iniziato.
Non sapeva se aver intrapreso quel viaggio fosse stata la cosa più giusta da fare, ma tutto sommato non se ne dispiacque: aveva scoperto di non essere una persona comune. Tutto quello che aveva dentro era un passo in avanti verso la sua meta. I sogni sono come gradini: si possono raggiungere tutti, passo dopo passo, guardando sempre avanti.
Ma quale doveva essere il prezzo di tutto ciò? Non doveva commettere errori, non poteva permetterselo. Avrebbe mostrato a tutto il mondo, compresa la capitale Kale, che con la sua magia sarebbe arrivato lontano.
“Ti ho trovato, finalmente.”
Alexander trasalì. Non aveva sentito rumore di passi, forse perché perso nei suoi pensieri, o forse perché l’uomo era comparso dal nulla. Ad ogni modo, non aveva voglia di cercare una risposta.
“Salve, maestro.” Sibilò, con tutto il disprezzo che riuscì a sputare.
Feza pose una mano sulla spalla destra dell’allievo.
“Noto che non ti è ancora passata. Ti va di parlarne?” chiese, in tono pacato. Aveva gli occhi segnati da occhiaie, probabilmente neanche lui era riuscito a riposare.
“Conosci la risposta. Non abbiamo niente di cui parlare.” Replicò Alexander, secco.
“Sai meglio di me che questo non è vero, Alexander Eldan. Avresti potuto fuggire ovunque, lasciarmi completamente solo, ma non lo hai fatto. Hai bisogno di me, lo sai bene”
Alexander tacque per qualche secondo. Doveva riordinare le idee, voleva capire cosa stava succedendo. Voleva essere indipendente da Feza, ma sentiva nel profondo che in qualche modo erano legati.
“Hai cercato di uccidermi.” Disse Alexander, all’improvviso.
Feza impallidì e tentennò.
“Non lo neghi, dunque?” attaccò Alexander, ormai inarrestabile.
“Non so a cosa ti riferisci.” Replicò Feza, secco.
“Che bastardo!” esclamò Alexander, senza freni. Sentì lo schiaffo troppo tardi e rovinò a terra.
La mano di Feza tremava ancora, mentre il suo sguardo era perso nel vuoto.
“Vuoi sapere la verità? Quei soldati sono di Kale, ed è grazie a me se non ti hanno ucciso e se ora non ti stanno dando la caccia!” esplose Feza.  “Dovresti imparare a fidarti di più delle persone che ti vogliono bene, piccolo impertinente.”
Alexander abbassò la testa. “Scusa.”
 
Il Sole splendeva già alto per i vicoli e le piazze di Hairod.
Alexander e Feza si incamminavano verso il centro di addestramento, ma l’atmosfera era tesa, nessuno dei due pronunciava una parola. La litigata avuta la sera prima bruciava ancora negli animi dei due.
Camminarono in silenzio, nonostante la città ricca pulsasse di vita, la tranquillità permeava le case e le botteghe.
Dopo quasi un’ora di camminata i due si fermarono di colpo.
“L’hai sentito vero?” disse Feza con voce piatta.
“Credo di sì, sento una forte presenza provenire da quella baracca” rispose teso Alexander.
In fondo alla via in cui si trovavano era posizionata una baracca non molto fatiscente, mura di pietra e tetto di mattoni rossi. Sembrava una bottega in piena regola.
“Che razza di magia è mai questa?” mormorò tra sé e sé Feza aggrottando la fronte. Molto di rado l’uomo non era riuscito a riconoscere un incantesimo quando lo vedeva in azione.
“Eldan…non so che magia abbiano usato, sembra una sorta di distorsione della realtà…vediamo qualcosa che non c’è. Magia arcana di alto, altissimo livello che non mi sarei mai aspettato di trovare qui ad Hairod” l’uomo aggrottò la fronte.
“Maestro…cosa facciamo? Io ho bisogno di questo addestramento, penso che dovremmo avvicinarci e sfidare questa magia, che rischi comporterebbe farlo?”
“Non lo so ragazzo, tieni la guardia ben alzata…preparati a respingere o a contrattaccare se necessario. Andiamo”
Alexander inspirò profondamente, si scostò i capelli con una mano.
“Perché deve essere così complicata questa faccenda? Forse solo i più degni si possono addestrare” pensò il ragazzo.
Un passo dopo l’altro i due si avvicinavano alla bottega o a qualsiasi cosa fosse.
Feza si fermò di scatto e tese le mani davanti a sé tastando l’aria:
“Lo spazio sta cambiando, l’aria diventa vischiosa, sarà sempre più difficile avanzare”
Fecero ancora qualche passo, poi divenne impossibile proseguire, la costruzione era a una ventina di metri da loro.
“Ho un’idea” disse Alexander ansimando “Hai parlato di aria che si appesantisce e diventa vischiosa? Beh io sto imparando a controllare quell’elemento…lasciami fare, forse ho una soluzione che ci permetterà di raggiungere quella dannata bottega”.
“Fai quello che vuoi” disse duro Feza “tanto siamo bloccati, possiamo solo tornare indietro”.
Il giovane tese le braccia e si concentrò al massimo.
“Un solo colpo, potente e deciso”
I palmi delle mani toccavano quell’atmosfera vischiosa e al contempo rarefatta
“Vai!” esclamò l’aspirante mago
La corrente d’aria emessa dalle mani si diffuse a onde circolari attraverso la distorsione emettendo un rumore sordo.
Nel centro esatto delle onde si vedeva la realtà così come doveva essere, i due avanzarono decisi e rapidi e il varco si richiuse alle loro spalle, mostrando il vicolo che avevano appena percorso.
Davanti a loro c’era una piccola fortezza di pietra nuda e grigia, più vicino al maestro e l’allievo erano situate due torrette di guardia, sempre di pietra.
“Chi siete e come avete fatto a entrare qui dentro!” gridò una voce proveniente dalla torretta di sinistra.
Alexander era stupefatto, il vicolo si era ingrandito di almeno cinque volte. Era forse questo il potere che investiva coloro che padroneggiavano al massimo la magia? Ma soprattutto, come avrebbe fatto ad ottenerlo?
La guardia che aveva parlato loro aveva un’armatura leggera di colore rosso, e puntava un arco fatto di fuoco verso di loro.
“Parlate o sarete due cadaveri” concluse con aria minacciosa la sentinella posta a destra.


Nota degli autori: Al lettore potrebbe sembrare strano o comunque fuori luogo lo stupore di Feza nei confronti della distorsione. Per chiarezza sottolineiamo che Feza è stupito in quanto, in una città dove si pratica quasi esclusivamente magia di chierici e di tipo elementale, è molto difficile che ci siano maghi di livello elevatissimo esperti in tipi di incantesimi diversi da quelli sopra citati.
  
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