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Autore: flyingangel    29/11/2008    1 recensioni
"Amarti, il mio incubo. Che cosa nascondi dietro ai tuoi occhi?"
Chey è una ragazza come tante, ma qualcosa dietro l'angolo sconvolgerà la sua vita, e le farà vivere l'esperienza più eccitante, dolorosa, e pericolosa che abbia mai immaginato.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- VENTESIMO CAPITOLO -


*

Non pensarci era impossibile. Pensarci lo era ancora di più, perché quando ci pensavo era troppo difficile sopportarlo. Ero in bilico, tra due mezze verità e tra due mezze scelte.
Che cosa avrei fatto, a quel punto?
Le persone con cui stavo instaurando una futura amicizia, mi era stato detto che non erano mortali. Che non erano umane.
Che erano vampiri.
Pensai soprattutto a Loud, al ragazzo del quale me ne fregava. Non ne ero innamorata d’accordo, ma non potevo dire che fosse strano pensarci durante il giorno o la notte. Anzi, ci pensavo spesso.
Stava di fatto che l’unica amica che avessi era Jen, e così conoscendolo mi si erano aperte altre porte. E avevo conosciuto anche la sua… diciamo famiglia.
Avrei voluto integrarmi come si deve nel suo mondo, cercando di passare dei bei momenti, ma ora tutto mi era… crollato addosso.
E come potevo fare? Ormai quello che avevo sentito, quello che mi era stato detto dal licantropo, Liam, era tale.
Non potevo cambiare l’ordine delle cose. Potevo solamente cercare di scoprire qual era la verità.

La mattina si oscurò di nubi, attorno alle dieci, quando ero nel banco dell’aula di storia; avevo preso un bel sei nell’interrogazione di scienze ed ero soddisfatta.
Ma non lo sarei mai stata davvero, finchè non avessi scoperto la verità su di loro.
“Chey, va tutto bene?” mi chiese Jen, lanciandomi un’occhiata preoccupata. Era a qualche centimetro da me, vicino al mio banco.
Scossi la testa. Preoccuparla era l’ultima cosa da fare. Oppure era la prima? Se le avessi detto… se le avessi detto quello che Liam aveva detto a me, forse  avrei avuto un’alleata, forse avrei potuto avere un aiuto. D’altronde anche lei ormai li conosceva, e forse avrebbe voluto sapere…
No, l’avrei messa di certo in pericolo, e non potevo permettermelo. Inoltre, sapendo quanto soffrissi io a quell’idea, le avrei di certo procurato dei brutti momenti, come quelli che stavo passando.
No, non potevo dirglielo.
“Va tutto bene, Jen. Tu?”
Lei annuì, ma non mi sembrò tanto convinta.
“Se hai bisogno…” iniziai, ricordando che lei per me lo faceva sempre.
Lei annuì di nuovo, accennando un sorriso.
Mi chiesi se lei vedeva Antoine anche da sola, anche se non c’ero io. Chissà a che rapporti stavano veramente.
La guardai, aggrottando le sopracciglia. Lei dopo poco se ne accorse e cercai di sorridere, voltandomi verso l’insegnante.
Era tutto così confuso, persino i contorni dell’aula mi apparivano sbiaditi. Appoggiai una mano sul mento, ricordando l’inizio della scuola, dove tutto era così, soffuso e palloso.
Improvvisamente, pensai al licantropo… Loud mi aveva salvato da lui due volte, era lui quello che mi aveva attaccato, quando ero con Jen… oppure uno dei suoi amici lupi, se mai ce ne fossero stati?
No, non potevo saperlo con certezza. Di certo, se lui era l’unico licantropo in circolazione in quella zona, era lui che ci aveva attaccate. Diversamente, poteva essere stato qualcun altro.
Rabbrividii. Chissà quante creature c’erano in quel posto, senza che nessuno ne sospettasse nulla. Era spaventoso. Erano potenziali assassini, criminali nascosti.
In una villa, criminali nascosti in una villa, oppure in giro.
Chissà dove se ne stava Liam… in una casa? Oppure non l’aveva?
Scossi lievemente la testa, cercando di smettere di pensare. Sospirai, fare tutte quelle stupide congetture e non saperne nulla della verità era frustrante.
Ero immersa nello studio quel pomeriggio, così non potevo pensare ad investigare sulla faccenda. Dopo le due sufficienze che avevo preso, era ora di tornare a galla nelle materie scolastiche e cercare di recuperarle un po’ tutte. Ma matematica…
Mordicchiai la penna, pensare mi portava sempre in ampi spazi aperti e mai rimanere vigile su ciò che stavo facendo nella realtà.
Così scossi la testa e mi concentrai sul quaderno pieno di strani simboli e numeri…
“Chey, Chey” mormorò una voce, che prima mi parve piuttosto lontana, poi più vicina.
Qualcuno mi puntellò la spalla.
“Chey, svegliati”. Aprii gli occhi e vidi mia zia.
“Anne…”
“Ti sei addormentata sul quaderno…” fece un’espressione un po’ contraria ma non fu di rimprovero, d’altronde anche lei capiva la difficoltà di studiare quella roba.
“Hai dormito tutto il pomeriggio”.
“Ops” biascicati, alzandomi dal letto e mettendo il quaderno sulla scrivania.
“Che ore sono?” mugugnai.
Anne guardò l’orologio prima di me. “Le sei”.
Sospirai. “Devo aiutarti con la cena?”
Scosse la testa. “Se vuoi mangiare è già pronto”.
Scendemmo le scale e mangiammo in silenzio.
“Senti Anne… tu per caso conosci abbastanza le persone della zona?” chiesi, lasciando il cucchiaio sul piatto della zuppa.
Lei mi lanciò un’occhiata. “Non troppo bene, sono tutti così per i fatti loro e gli altri sono enigmatici”.
Sgranai gli occhi. “A che cosa ti riferisci con “enigmatici”?”
Lei succhiò un po’ di zuppa dal cucchiaio. “Nulla di particolare. Mi sembra sia così”.
“Oh, bè” dissi, rimuginando un attimo sulle sue parole.
“Con enigmatici intendi anche strani?”
Lei mi guardò un secondo poi sembrò scrutare il vuoto, con le sopracciglia alzate. Annuì.
“Sì, la penso anch’io così. Sono tutti un po’ strani qui”.
“Conosco varie persone… dipende” andò avanti lei, ponendomi altri interrogativi in testa.
“E della collina conosci qualcuno?” alzai un sopracciglio, guardandola curiosa.
Lei sembrò pensarci un attimo. “Della collina?”
“Non so… è un posto poco frequentato, per noi del paese, ma ci sono varie case e … e persino una villa” mormorai, scrutandola.
Lei annuì, socchiudendo la bocca. “Ah sì, conosco qualcuno che sta in negozio e la villa… conosco una certa Mer, della villa”.
La bocca mi si aprì a metà, ma non riuscii a dire nulla. Lei mi scrutò, continuando a mangiare.
“Ah, conosci una certa Mer… e com’è?” dissi, rivolgendole un’occhiata.
“Mmm… una persona pacata, credo”.
“Pacata?” alzai le sopracciglia, incredula.
“Sì insomma si fa gli affari suoi, però è abbastanza estroversa e simpatica. Mi sembra una persona cordiale, perché?”
“Nulla” scossi la testa, trangugiando un po’ di zuppa.
La sera mi cullò tra le sue braccia, e mi stesi nel letto. Mia zia, Anne, che conosceva Mer, quella della villa. Una coincidenza? Una possibile spiegazione c’era? Che idiozia, magari si erano solamente incontrate e siccome Mer ha una predilezione per qualsiasi essere, ed è estroversa, cordiale e simpatica ha cominciato a parlare con Anne e così si sono un attimo conosciute. Magari avevano parlato solamente una volta, magari erano semplici conoscenti.
Anne aveva mai visto i vampiri, oltre Mer? Mi mordicchiai un labbro, pensandoci e rabbrividii, quasi involontariamente. Non ci capivo più niente, ma mi rasserenò l’idea di non aver visto né Liam, né Loud e gli altri, in quella giornata. Così potevo tuffarmi nel mio piccolo mondo di ovatta, cercando di rasserenare i miei pensieri, per quanto potessi.
Infine, andai a dormire, certa che prima o poi avrei dovuto scoprirne di più.

*
Se ci sono errori fatemi presente... forse c'è qualcosa di incoerente, uhm...

Ringraziamenti a chi continua a leggermi, e grazie a chi mi vuole lasciare un commento, fanno sempre piacere! E a:

alexis ---> sono contenta che ti sia piaciuto! Eh già, Loud in quanto a famiglia non scherza! haaa :D ehheh ; )
  
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