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Autore: Ryoda_Oropa    29/11/2008    1 recensioni
Gli ainu, che un tempo abitavano insieme agli oni sullo stesso pianeta, sono stati esiliati al termine di una lunga guerra e costretti a vivere su un pianeta inospitale e privo di vita. Alla continua ricerca di fonti di energia pulita con lo scopo di rendere migliore la loro nuova dimora, questi esseri individuano in Lamù un ottima fonte e si preparano ad attaccare la Terra... ma non hanno fatto i conti con Ataru e soci! Secondo capitolo della trilogia "Dei e popoli dell'universo" e seconda fatica letteraria ad opera del duo di autori composto da Kitsune no Pao e Achille88!
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Benten, Kurama, Lamù, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA DECISIONE DI OROPA

Mentre l'astronave proseguiva il suo viaggio, al suo interno gli occupanti riposavano fra le braccia di Morfeo.

Lamù e Ataru dormivano sdraiati sul futon in uno scompartimento separato; erano entrambi molto deboli e bisognosi più degli altri di recuperare le forze.

Ryuunosuke, invece, si svegliò di soprassalto. "Abbiamo lasciato il vecchio su Ainuboshi... meglio così!", esclamò la ragazza prima di riprendere sonno.

Soltanto Oropa, che era seduto in una sala adibita a dispensa in cerca di solitudine, era sveglio e guardava le impugnature delle tre spade divorate dalle fiamme. "Amicizia, fortuna, amore… non mi manca nulla", sospirò.

Alla fine si alzò, attraversò senza essere notato la stanza centrale dove dormiva il resto del gruppo ed entrò nella sala dove riposavano Ataru e Lamù. Li osservò attntamente: dormivano beati, l’uno con la faccia rivolta verso il dolce viso dell’altra, e probabilmente si tenevano le mani sotto le coperte. Senza svegliarli, richiuse lentamente la porta e si avviò verso il corridoio che portava a due moduli di salvataggio.

Appoggiò la mano sul maniglione di accesso alla capsula numero uno.

"Dove credi di andare?", disse Benten appoggiata con la schiena ad una delle pareti del corridoio dietro di lui con le braccia conserte e lo sguardo serio.

Voltandosi, Oropa incrociò anch’esso le braccia davanti all’addome, come a voler mettere una barriera fra sé e la ragazza.

"Da quando siamo partiti non hai aperto bocca e questo non è da te", proseguì la dea della fortuna. "Cos'è che ti tormenta?".

"Li hai visti?", domandò il ragazzo riferendosi ad Ataru e Lamù. Il suo sguardo era oscuro e quasi minaccioso; in più aveva le spalle ritte in un atteggiamento quasi marziale.

"Certo che ho visto i due teneri piccioncini", scherzò Benten nel tentativo di sciogliere la tensione venutasi a creare. "Non sarai geloso, per caso?!".

"Io li invidio!", rispose il giovane con parole che risuonarono nel corridoio come i rintocchi di una lugubre campana.

"Che cosa hai detto?!", esclamò sbigottita la dea.

"Li invidio perché combattono contro un destino avverso per poter stare vicini, mentre io non ho avuto bisogno di fare nulla. Ho comodamente trovato ogni cosa ad attendermi: fortuna, amicizia, amore... non ho dovuto muovere un dito per ottenere quello che molte persone cercano invano da una vita intera!", rispose Oropa.

"DOVRESTI ESSERNE MAGGIORMENTE FELICE, INVECE!", gridò adirata la ragazza.

"Non lo sono affatto", rispose inflessibile il giovane. "Durante la mia permanenza sulla nave degli oni ho approfittato dei loro mezzi informatici per scoprire quanto più potevo sul conto del popolo degli dei della fortuna. Voi siete una specie molto evoluta e conosciuta in tutto l’universo per le vostre qualità: intelligenza, abilità bellica, bellezza... così come gli oni, il popolo di Nettuno e i tengu. Siete i discendenti di coloro che gli uomini chiamano DEI!".

"Arriva al dunque!", disse Benten visibilmente seccata. "Il tuo discorso senza senso mi sta facendo impazzire!".

"Non sono degno di te; l’ho capito durante la battaglia… credevo di essere forte o quantomeno considerato tale. Eppure, senza l’aiuto degli altri sarei morto. Se Oyuki fosse stata al pieno delle forze e tu ti fossi scatenata avreste potuto fare tutto da sole… io ho dovuto sfruttare ogni mezzo, ogni risorsa per cercare di prevalere su quei dannati ainu. Ataru è riuscito da solo dove io ho fallito miseramente. Credi che io sia così stupido da non essermi accorto di nulla? Dall’inizio della battaglia ho ricevuto continuamente l’influsso benefico del tuo potere... era una sensazione calda, piacevole…", disse Oropa.

Benten era incredula, stupita ed amareggiata; fremeva di rabbia eppure cercava di contenersi per non far peggiorare ulteriormente la situazione.

"ADESSO BASTA CON QUESTE STUPIDAGGINI!", ringhiò fuori di sé la ragazza. "E’ COSI’ BRUTTO CERCARE DI PROTEGGERE UNA PERSONA?".

"No, affatto. Semmai è brutto essere protetti quando anche altri ne avrebbero avuto bisogno!", rispose Oropa. Il ragazzo si avvicinò alla dea con passi lenti e gridò: "PERCHE’ NON MENDO? PERCHE’ NON SHINOBU? PERCHE’ NON RYUUNOSUKE? PERCHE’ PROPRIO IO?! MI CONSIDERI FORSE INFERIORE ANCHE A TUTTI LORO OLTRE CHE A TE STESSA?".

Oropa aveva dipinto sul volto il colore dell’odio e per la prima volta da quando lo conosceva, Benten ebbe paura di lui. Scoppiò in lacrime ma si sforzò di non singhiozzare.

"Se non capisci da solo il perchè, non crederesti alle parole che ti verrebbero dette", rispose mestamente la dea della fortuna.

"Sempre su Uru ho scoperto che voi dei della fortuna siete devoti ad un essere leggendario", continuò il giovane. "Il suo nome è Orochi e dal momento che ho scoperto il settore dello spazio in cui vive, mi recherò da lui e…".

"TU SEI PAZZO!!", gridò sconvolta Benten afferrando Oropa per lo yukata e dandogli dei violenti strattoni. "OROCHI E’ IL GENITORE DEL DESTINO DI MOLTE SPECIE! TUTTI COLORO CHE SI SONO RECATI AL SUO COSPETTO PER UNA QUALSIASI RICHIESTA NON HANNO MAI FATTO RITORNO. COSA VORRESTI MAI CHIEDERGLI TU CHE POSSIEDI GIA' TUTTO?".

La ragazza era terrorizzata all’idea che lui si recasse davvero dal leggendario essere; da tempo immemorabile i suoi discendenti lo veneravano con terrore atavico, pregando per ingraziarselo e temendo ogni suo interessamento negativo verso di loro.

"COSA VUOI DI TANTO IMPORTANTE DA FARE UNA PAZZIA TALE CONOSCENDONE LE CONSEGUENZE?", urlò nuovamente Benten.

Oropa la spinse via con rabbia, aprì lo sportello che dava nella capsula e prima di entrarvi si voltò un ultima volta verso di lei e disse: "Gli chiederò di fare di me un uomo degno di stare al tuo fianco, di liberarmi del comodo destino che mi è stato regalato… e lo farò lontano da te, in modo che io possa non aver più bisogno dell’aiuto di nessuno!".

"E’ UNA PAZZIA! TI UCCIDERA’ AL SOLO UDIRE UN COSI’ FUTILE MOTIVO! OROPA, NON C’E’ BISOGNO CHE TU FACCIA QUESTO PER ME PERCHE’ IO…".

Lo sportello si chiuse e la capsula si perse nell’infinità dell'universo.

Benten si lasciò cadere a terra ed esplose in un pianto dirotto, picchiando i pugni sul pavimento.

"Io... Io... IO TI ODIO!!", gridò infine la dea della fortuna coi denti serrati e gli occhi colmi di collera.

Ataru e Lamù avevano sentito tutto; l’impianto audio dell’ufo era configurato in maniera tale che ogni stanza comunicasse con quella dove loro riposavano, che era anche quella adibita alla vita a bordo per viaggi lunghi. Entrambi singhiozzavano. piangendo e stringendosi in un abbraccio.

"Povera Benten", si dissero affranti stringendosi in un abbraccio.

Benten si fece coraggio, si asciugò le lacrime e raccolse i pezzi delle tre spade di bambù che Oropa aveva abbandonato. Camminò spedita verso la botola di scarico e li espulse dall'astronave.

"Vai al diavolo, stupido! Voltare le spalle alla fortuna non farà di te un uomo migliore... se ci incontreremo di nuovo, io sarò la tua nemica!", disse la ragazza sorretta dal suo formidabile spirito battagliero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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