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Autore: Halfblood Queen    29/11/2008    1 recensioni
Due ragazzi, un'Organizzazione, un problema da risolvere, una città, i gelati al sale marino e tanti tramonti bellissimi, ma sempre diversi. Queste sono le componenti della mia nuova (e prima) longfiction su Kingdom Hearts.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Visita a Xemnas Terzo Capitolo-Visita a Xemnas


Questo capitolo è stato un po' faticoso, perchè fino a ieri non mi è venuto in mente niente, ma poi ho avuto l'illuminazione e ho scritto di fretta per paura di non aggiornare in tempo. Un bacio.

Spazio alle recensioni:
CrAzYtEn: Molto loquace, eh? Vedo comunque che hai letto la storia e hai recensito, perciò ti ringrazio e ti auguro buona lettura;
Il_Trio_Infernale: Puoi tranquillamente mettere la mano sul fuoco, Axel non ti bruciacchierà! Sì, è Cloud. Non ho ancora in mente un disegno preciso per questo personaggio, ma ho tante possibilità, perciò aspettati di tutto! un bacio, buona lettura.
Whattina: Certo che è Cloud, ma purtroppo non ho biscottini qui con me... Al prossimo capitolo te li porterò, ok? XD. Spero che questo capitolo ti piaccia.
Buona lettura a tutti!
Halfblood Queen

-C-cosa?- farfugliai. I miei sogni cupi e tetri si interruppero in modo brusco.
Avevo passato quasi tutta la notte insonne per cercare un modo, una soluzione per non far fare a Roxas quell'assurda pazzia, e quando mi ero addormentato era tardi, ed ero esausto e disperato. I miei sogni (o incubi) erano stati orrendi, ma avrei preferito quelli alla mia realtà attuale.
Aprii lentamente un occhio, chiudendolo velocemente, dopo essere stato abbagliato da una luce che di solito non c'era, in camera mia. Di solito chiudevo le mie tende ermeticamente, per non disturbare il mio sonno con raggi di sole indesiderati. Esattamente come quello che spuntava da uno spiraglio lasciato dalle tende che, la sera prima, avevo chiuso bruscamente e con poca attenzione.
Sbuffai, infastidito da quella luce.
-Axel, come mai ti disturba tanto il Sole?-ricordai all'improvviso una domanda di Roxas. Me l'aveva fatta molto tempo prima, agli inizi della nostra amicizia. Aveva notato che portavo sempre occhiali da sole scurissimi, e che non amavo uscire di giorno.
Ripensai con un sorriso a quando avevo perso i miei occhialoni formato gigante, e avevo camminato per tutto il tempo sotto i balconi delle case, lamentandomi come un bimbo di cinque anni che deve andare dal dentista.
-E' solo sole!-mi aveva detto, ridendo della mia espressione.
-Infatti-avevo detto, cupo-è il sole.
Gli avevo spiegato che i miei occhi erano molto più sensibili alla luce naturale di quelli delle persone normali (di quelli con un cuore) perché avevo passato così tanto tempo in mezzo al fuoco, il mio elemento, e vedere la luce normale non era più un'abitudine. Ormai la mia luce era di colore rosso o o giù di lì.
Lui si era fatto serio, e mi aveva guardato con un po' di pietà che mi aveva irritato molto.
-Davvero non puoi guardare il sole?-mi aveva chiesto, con un tono orrendamente compassionevole.
-Non è mica così male, sai? Abbaglia solamente-avevo risposto io. Odiavo quella luce, che rendeva tutto più chiaro. Il mondo era orrendo, e non mi sembrava giusto che arrivasse una comunissima stella che pretendeva di illudere le persone facendo loro vedere un mondo che non era quello vero, un mondo distorto, bello e luminoso.
Preferivo di gran lunga la notte, quella che, anzi, rendeva il mondo più brutto e ti faceva stare meglio quando scoprivi che non era così.
Dopo le mie parole, era rimasto zitto per tutto il giorno, e mi aveva salutato ancora in quello stato pensieroso, che mi aveva fatto pentire di avergli rivelato il mio problema con il sole.
Il giorno dopo, avevo sentito il mio telefono squillare, e avevo risposto al mio amico.
-Axel?-aveva salutato Roxas, con una voce piena di entusiasmo che non potevo capire, ma che mi faceva venire i brividi.
-Sono io, Roxas-avevo risposto con aria scocciata-non capisco come mai mi chiedi sempre se sono io, quando rispondo.
-Semplicemente perché qualcuno potrebbe averti rubato il cellulare, oppure perché potevi anche aver fatto rispondere qualcun altro-mi aveva risposto, con aria di chi dice la cosa più ovvia del mondo.
-Roxas, sono grande, grosso e senza cuore, chi pensi potrebbe rubarmi il telefono?
-Visto come ieri hai perso gli occhiali, non mi stupirei se perdessi anche il cellulare!-aveva riso.
Avevo alzato gli occhi al cielo, esasperato: se Roxas voleva qualcosa, la otteneva, sempre.
-Ci vediamo alle 5 alla stazione. Vieni senza occhiali.
Prima di lasciarmi rispondere, aveva già chiuso, costringendomi così, a presentarmi all'appuntamento.
Roxas mi era sembrato contento, e mi aveva tirato per le scale della torre della stazione. Eravamo arrivati in cima, e mi aveva fatto sedere proprio sul cornicione. Sapeva che una caduta non mi avrebbe fatto male, date le mie capacità.
-Ricordami cosa sono venuto a fare qui-avevo chiesto, scocciato.
-Shhh, ci siamo quasi.
Dopo aver aspettato un po', il sole aveva iniziato a tramontare, stendendo il suo colore arancione per tutta la vallata.
-Ho pensato che, se sei abituato solo alle sfumature del fuoco, questo ti avrebbe fatto piacere-la sua voce mi era sembrata solo un sussurro.
Anche io, in un mormorio imbarazzato, lo avevo ringraziato per quella meraviglia, e me ne ero tornato ad ammirare il tramonto.
Da quel giorno in poi, io e lui avevamo preso l'abitudine (qualsiasi cosa dovevamo fare) di andare lì a goderci il nostro unico momento di felicità insieme.
Le  nostre vite erano buie, anche di giorno, ma solo in quei pochi minuti di serenità completa, riuscivamo ad essere noi stessi: i ragazzi che erano diventati membri di un gruppo troppo grande e pericoloso per loro.

Guardai la mia sveglia sul comodino, come se fosse una ghigliottina con accanto il boia. Odiavo alzarmi presto, ma anche quando avevo dormito fino a quell'ora, era un sacrificio enorme saltare giù dal mio letto.
Mi aspettava un colloquio con il Capo dell'Organizzazione, un incontro che aveva l'aria di essere abbastanza pericoloso, sotto tutti i punti di vista.
Molte volte, quando alcuni non seguivano più le sue idee, lui li aveva distrutti. All'inizio, l'Organizzazione era composta da altri elementi, che andavano sostituendosi con gli anni, a seconda degli umori del capo.
Dovevo stare attento, se non volevo finire in un mucchietto di cenere sul pavimento della sala riunioni.
Guardai con la stessa espressione di prima la sveglia, che ad ogni essere umano sano di mente sarebbe sembrata innocua, ma che a me sembrava prendere forma di un mostro degli Inferi pronto a sbranarmi se non mi fossi alzato.
Con un pugno, la distrussi, e pensai che magari Xemnas poteva aspettare un altro po'.

Con passo fermo e sguardo fisso davanti a me, camminavo per il corridoio che portava allo studio di Xemnas. Non potevo non provare a distogliere la sua mente dal suo piano, ma avrei dovuto stare attento, per riuscirci.
Bussai cortesemente alla porta, ed entrai.
Xemnas era seduto dietro la sua scrivania, a mani giunte e con uno sguardo che non prometteva bene.
Conoscevo il mio capo: non era un individuo normale, non lo era per niente.
-Buon giorno, Axel-il suo tono aveva un chè di minaccioso. "Cominciamo bene" pensai.
-Xemnas-salutai, freddo. Non mi andava di dimostrare il mio rispetto ad uno che avrebbe mandato alla morte uno dei suoi più fedeli servitori, nonchè mio migliore amico.
-Cosa ti porta qui?-mi chiese. "Scommetto che lo sa già, ma vuole sentirlo da me" , mi dissi. Era vero: il suo viso non mostrava né sorpresa nel vedermi, quando avevo bussato, né curiosità nel chiedermi il motivo della mia visita.
-Una sola cosa-risposi-il fatto che hai condannato a morte Ro-mi interruppi-il Numero XIII-corressi. Sapevo che lui era a conoscenza dell'amicizia che ci legava, ma non volevo che la usasse contro di me durante la discussione.
-Lui non morirà-disse-semplicemente, l'anima incompleta di Sora lo ingloberà, totalmente, dentro se stesso. Roxas sarà per sempre un pezzo di Sora, ma non avrà potere decisionale sul corpo. Cesserà di pensare, di parlare, o di esistere.
Io strinsi i pugni: lo faceva apposta a girare il coltello nella piaga? "E' così che vuole sbilanciarmi, è una tattica per sconcentrarmi" mi ripetei, per non perdere la calma.
-Con tutto il rispetto, Xemnas, ma non c'è un altro modo? Una soluzione diversa da quella che vuoi provare?
-Axel, io non capisco proprio perché ti ostini tanto a far finta di avere un cuore: non lo hai-disse, con tono calmo-ogni sentimento che provi non è reale, non esiste, come il tuo cuore. Sono morti insieme alla persona di cui sei il Nessuno.
-Io ho tutto il diritto di provare questi sentimenti, anche se fittizi! E' proprio per farli diventare veri che vogliamo Kingdom Hearts, no?
-Hai ragione, ma fino ad allora, nessuno dovrebbe fingere sentimenti non suoi-il suo sguardo mi sconvolse. Non capivo cosa ci fosse che prima non c'era, ma mi inquietava.
-Ma cosa ne sai tu? Scommetto che tu neanche ci sei riuscito a provarli, questi sentimenti!-urlai. Come si permetteva di insultare l'amicizia che avevamo io e Roxas?
-Ecco. Vedi?-disse, indicandomi-L'unico sentimento che possiamo provare, è la rabbia.
-No, ti sbagli, Xemnas-dissi-c'è molto altro.
-Le uniche cose che ci fanno, scusami il termine, battere il cuore, sono la rabbia e l'affanno, Axel-mi disse-non c'è spazio per i buoni sentimenti che provavamo quando avevamo un cuore.
-Io non sono d'accordo.
-Certo che in mezzo a tutte le persone che ho conosciuto, tu sei proprio il più cocciuto. Vorremmo tornare all'argomento principale?-mi chiese. Era vero, eravamo usciti fuori discorso da fin troppo tempo.
-Come dici tu. Cosa si potrebbe fare per non sacrificare Roxas?
-Niente, Axel. E' l'unico modo-sospirò, fingendo di essere dispiaciuto-non pensi che nemmeno a me faccia piacere perdere uno dei miei più forti combattenti? Non c'è altro modo, mi spiace.
-Non mentire!-mi adirai-Non ti interessa neanche un po' se lo perdi! Sei un egoista e un bugiardo! Se non hai trovato un modo, lo troverò io per te!-urlai-Non permetterò una simile follia!-urlai, girando i tacchi e andandomene.

Mentre facevo lo stesso percorso di prima per uscire da quel maledetto posto, pensavo a chi avrebbe potuto aiutarmi nella ricerca di una soluzione. Non mi venne in mente altri che il vecchio Ansem il Saggio, ma nessuno sapeva dove fosse, dopo la sua sparizione un paio di anni prima.



Cosa ve ne pare di quest'ultimo capitolo? Fatemelo sapere, così mi aiuterete a migliorare la mia storia.
Halfblood Queen
  
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