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Autore: lagunablu    01/02/2015    6 recensioni
Unima. Sono passati tre anni da quando il team Plasma è stato battuto, ma ora una grave minaccia incombe sulla regione e rischia di sconvolgere da vicino la vita di una nuova Touko. La ragazza questa volta non è sicura di potercela fare, o per lo meno non da sola.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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                                                 Pezzo dopo pezzo

«Touko!».
Una voce infantile, una voce di bambina, la voce di Belle.
«Touko?».
Una voce più matura, una voce altezzosa, la voce di Komor.
«Muoviti Touko».
Questa volta è stata sua madre a chiamarla ed è comparsa vicino allo stipite della porta di camera sua, le braccia incrociate e un sorriso divertito in volto.
«I tuoi amici di stanno aspettando!».
A Soffiolieve la primavera è sempre un’esplosione di colori e la città non viene risparmiata nemmeno stavolta. I bambini corrono sui prati, calpestando margherite fresche e profumati tulipani, seguono aquiloni nel cielo o giocano a pallone.
Touko esce di casa e vede i suoi amici nel prato, Belle e Komor la salutano ma lei non li raggiunge subito. Si ferma prima ad ascoltare il dolce cinguettio di un Pidove appena nato che a terra prova ad alzarsi goffamente. Lei lo prende in mano e questo arruffa le piume spaventato.
Una risata dolce è quella di Touko che vede quel piccolo batuffolo grigio, così fragile e così bello. I Pokémon per lei sono delle creature affascinanti, ma non può possederne. Dicono che è troppo piccola, ha solo cinque anni, e lei non vede l’ora di crescere.
Appoggia delicatamente Pidove a terra e volge gli occhi verso i suoi amici ma questi paiono scomparsi con un soffio di vento. Il cielo primaverile si rannuvola di colpo e quando un tuono squassa il cielo i suoi piedi iniziano ad affondare nel terreno. Si guarda intorno smarrita e prova ad urlare ma la sua bocca non produce alcun suono, si sente paralizzata e ha tanta paura.
Cerca Pidove con lo sguardo ma rimane stupita nel vederlo trasformarsi in un possente Unfezant che la osserva fiero dall’alto di un ramo.
Di colpo iniziano a cadere  piccole rocce dal cielo, appuntite come frecce e calde come lapilli di lava. Lei prova a proteggersi con le braccia ma si ferisce e sente le forze colarle a picco. Poco a poco iniziano a vedersi piccoli tagli nella sua bianca pelle e il dolore le mozza il fiato.
Dove sono ora i bambini con le loro urla festose che prima occupavano i prati verdi?
Non capisce più nulla e sta per chiudere gli occhi quando Unfezant le si avvicina fiducioso e le fa scudo dalla pioggia di pietre con il suo corpo, continuando a cinguettare per calmarla. Le lacrime iniziano a bagnarle la faccia della ragazza mentre vede il Pokémon cedere sotto quello sforzo immane e accasciarsi a terra, morto.
Touko però è ancora lì, immobile sotto quella pioggia di lapilli che gradualmente si trasformano in gocce rosse, è sangue. Sente un urlo provenire da casa sua ma non può far nulla, è completamente inutile.
Volge gli occhi verso il cielo e una forte luce la investe, tirandola fuori a forza da quella falsa dimensione e riportandola alla fredda realtà.
Eppure sta continuando a piangere.

 

 
Due figure svoltarono il corridoio della Lega, le teste chine e i volti scavati dalla stanchezza. La Professoressa Aralia si scostò un ciuffo di capelli biondi dal viso rifacendosi approssimativamente l’acconciatura mentre Red rimase concentrato sul suo percorso per non perdersi in quell’immensa costruzione.
«Secondo te è sveglia?» domandò la donna con una nota di speranza.
«Non sono io il dottore» la liquidò il ragazzo che ultimamente era più nervoso del solito.
I due entrarono nella stanza e si avvicinarono al letto della Campionessa, la quale però era tutt’altro che addormentata. Stava stesa trai cuscini ma aveva gli occhi spalancati verso il soffitto e sembravano fissare un punto inesistente.
«Ben svegliata, era ora!» proruppe Red tradendo una nota di felicità nella voce.
«Quanto ho dormito?» la voce di Touko era spenta e completamente stravolta.
«Cinque giorni».
La ragazza sospirò e tentò di alzarsi ma venne bloccata da Aralia.
«Le tue condizioni non ti permettono di muoverti».
Touko fece mente locale, ripescando dal mare di informazioni che aveva in  testa i ricordi relativi alla lotta avvenuta giorni prima e di colpo capì il perché del dolore alla gamba. Aegislash e la sua irritante Allenatrice.
Chiese allora uno specchio e si toccò la faccia alla ricerca di eventuali tagli, ma senza risultati. Il volto però era più pallido del solito e gli occhi non le rimandavano la solita luce che si rispecchiava ogni qualvolta che guardava quella superficie vetrata.
«Ricordi tutto?» questa volta era stato Red a parlare.
Lei annuì impercettibilmente.
Non poteva di certo dimenticarsi del rapimento di N, suo ennesimo fallimento e della morte di Unfezant. Al solo pensiero di quest’ultimo una lacrima di commozione le rigò la guancia: lui ce l’aveva messa tutta e si era sacrificato, morendo da eroe, qualcosa che per lei era ormai sconosciuto.
Gli occhi le pizzicarono maggiormente ma la brunetta era decisa a non rendere i due visitatori partecipi del suo pianto.
«Devo uscire» affermò con voce ferma.
«Ma non puoi!» Aralia era parecchio contrariata ma Red le fece segno di tacere con la mano e afferrò due stampelle appoggiate al muro.
«Usa queste almeno».
Touko si stupì della comprensività del ragazzo ma non diede a vedere alcun segno di gratitudine e con immensa fatica cercò di tirarsi su dal materasso declinando con un cenno qualsiasi tipo d’aiuto.
Prese le stampelle che il ragazzo le porgeva e iniziò ad avviarsi verso l’ascensore in assoluto silenzio, sentendo gli sguardi pressanti dei due addosso.
Quando finalmente fu fuori dalla Lega ispirò a fondo l’aria fresca e, vedendo un bel sole illuminare il cielo sereno, ebbe l’idea di chiamare a sé Unfezant per volare come un tempo.
Per qualche secondo si perse a cercare la sua Ball nello zainetto, che aveva avuto premura di prendere, ma poi si rese conto di ciò che stava facendo e si bloccò con un groppo in gola.
Che stupida che era.
Le sue mani presero a tremare e le sue lacrime per un momento parvero avere la meglio, quando sentì un muso poggiarsi delicatamente sulla sua spalla. Charizard la squadrava curioso agitando la grande coda e sbattendo pigramente le ali.
«Se devi andare da qualche parte fa che sia lui a portarti, Zekrom non è conveniente» la raggiunse la voce di Red.
«Grazie» biascicò lei tremante e con uno slancio a dir poco doloroso si issò sopra il Pokémon pronta al decollo.
Charizard partì e lei si tenne stretta al suo collo, stranamente impaurita dall’altezza, mentre il suo accompagnatore la guardava aspettando di sentire la destinazione.
Per un secondo la mente di Touko fu focalizzata sulle improvvise e sconosciute vertigini, probabili conseguenze della sua debolezza fisica, poi parve riprendersi e iniziò a vedere di fronte a sé tutti i luoghi in cui poteva andare.
«Portami alla Foresta Bianca» si limitò infine a chiedere.
Durante il viaggio però non poté far a meno di chiedersi il motivo dello strano sogno fatto e al solo pensiero rabbrividì: aveva di certo passato momenti migliori nella sua vita e forse il suo inconscio era stanco.
Persa trai suoi pensieri non si accorse di star volando sopra gli immensi alberi della Foresta Bianca e rimase meravigliata alla vista di quel paesaggio pacifico, ottima cura per il suo cuore in lotta continua.
Durante l’intera discesa di Charizard Touko trattenne il respiro e non appena il Pokémon toccò terra lei poté ispirare l’aria pulita di quel luogo immacolato.
Un vento leggero muoveva le foglie degli alti fusti provocando un piacevole suono mentre il vociare allegro di qualche bambino rendeva il posto in un certo senso più vivo.
La ragazza raggiunse una panchina dove prese posto con Charizard che la vegliava da dietro, poi fece uscire Samurott e Leafeon dalle Ball.
I suoi due compagni avevano un’aria triste, come se già sapessero che un loro amico era venuto a mancare, perciò si strinsero attorno a lei cercando conforto, sia da dare che da ricevere. Leafeon cercò di racimolare qualche carezza, funzione che però lei non era in grado di offrire.
Finalmente Touko riuscì piangere tutte le amare lacrime che si era tenuta fino a quel momento e ripensò ancora agli ultimi istanti di vita dell’amico: l’attacco e la sua ultima caduta.
Poco per volta però la tristezza cedette il posto alla rabbia e lei vide il volto sprezzante di Adelaide sopra quell’elicottero mentre si portava via anche N dalla sua vita.
La brunetta non era mai stata un tipo attaccabrighe o portatrice di particolare odio verso le persone, lei semplicemente le schiavava e provava indifferenza per quelle più antipatiche. Però, al pensiero di Aegislash che recideva il petto di Unfezant, una sensazione di disgusto unita a qualcosa di mai provato prima si fece largo trai suoi pensieri, intaccando anche il cuore.
Odiava quella donna e mai, per nessuna ragione al mondo, l’avrebbe perdonata o avrebbe chiuso un occhio di fronte al suo gesto.
Improvvisamente sentì dei passettini affrettati e un Lillipup le corse incontro saltandole in grembo e iniziando a leccarle docilmente la mano. La ragazza rimase un attimo stranita, fissandolo torva, per poi poggiare titubante l’altra mano sul vaporoso pelo del Pokémon e iniziare ad accarezzarlo.
A quanto pare era diventata una specie di calamita per le coccole.
«Lily!» due bambini stavano correndo verso di lei con un’espressione spaventata in volto.
«Lily, scendi di lì» disse il più grande ma il Lillipup non si mosse di una virgola.
«Stai disturbando…» il più piccolo venne fermato dal sorriso incerto della ragazza che provò a rassicurarlo.
«Tranquilli, non dà alcun fastidio» disse Touko il più dolcemente possibile.
Il piccolo Pokémon abbaiò felice mentre la brunetta lo accarezzava dietro le orecchie e i due bambini la fissavano ammirati.
«Sei brava con loro!» esclamò il più piccolo indicando Lillipup.
«Ovvio che è brava Frank, lei è la Campionessa » si accorse il più grande con stupore.
«Giusto Marcus!».
La ragazza tremò un secondo cercando poi di sorridere nuovamente ma con maggior difficolta. L’avevano riconosciuta e l’ultima cosa che voleva era essere al centro dell’attenzione, soprattutto in un momento del genere.
«Come ti sei fatta male?» chiese allora Marcus, al che la brunetta si bloccò bruscamente ed esitò dubbiosa.
Non poteva raccontare a quei bambini cosa stava succedendo.
«Non ti sembra ovvio?» squittì allora Frank «Lei ci ha salvati!»
Touko rimase di stucco di fronte a quella affermazione ma non osò obbiettare nulla e anzi, spronò il bambino a continuare a parlare.
«Lei è forte e ci salva sempre, è la nostra Campionessa!» il piccolo volteggiava su se stesso e sorrideva, felice come non mai.
«Non temiamo i pericoli con lei!» continuò imperterrito.
Anche il più grande sorrise intenerito dal fratellino, poi volse lo sguardo verso la ragazza e fece per mormorare qualcosa.
«Frank, Marcus!» un urlo isterico lo interruppe e lo fece girare verso il vialetto centrale dove una  donna in veste da lavoro si stava avvicinando infuriata.
«Quante volte vi ho detto di non parlare con gli estranei!»
«Ma mamma lei è la Campionessa!» trillò Marcus gioioso.
A quella costatazione la donna sgranò gli occhi e spalancò di colpo la bocca, in parte sorpresa e in parte infastidita. Il suo atteggiamento comunque non presagiva nulla di buono. Touko ne era spaventata.
«Non importa chi lei sia, andate a giocare nel prato. Ora!» ordinò lei perentoria, intimidendo persino la brunetta che senti il peso del Pokémon scomparire dal suo ventre, mentre questo correva verso i suoi padroni.
«Mi scusi signora..» la ragazza tentò l’approccio educato, decisa a troncare sul nascere qualsiasi discussione.
«Finalmente incontro la famosa Campionessa di Unima!» il tono della donna era derisorio e sarcastico, cosa che ferì non poco la ragazza.
«Beh…».
«Sai, il loro Lillipup è nuovo come Pokémon».
«Bene, è bello» sussurrò Touko incerta.
«Beh il loro scorso compagno è stato rapito dai Plasma».
Un lampo attraversò la mente della ragazza che ripensò a Red, il quale tempo prima le aveva riferito alcune informazioni. Pokémon rapiti, mossa fin troppo riconducibile a Ghecis.
La brunetta alzò lo sguardo ma la donna le si parò davanti decisa a continuare la conversazione, cosicché lei rimase seduta in religioso silenzio.
«Anche mio marito sai, è stato ferito dai Plasma» la donna era al limite dell’isterismo.
“Famiglia fortunata” si disse Touko mentre pensava ad un modo per usare la stampella come arma nel caso le cose si fossero complicate.
«E quindi cosa ha fatto la nostra Campionessa?».
«Beh sta indagando… sto indagando…» quella donna le faceva uno strano effetto come se…
«Oh, alla buon ora. Dovresti essere più responsabile, in fondo è la tua regione».
…Fosse sua madre.
Ecco chi le ricordava, sia nell’atteggiamento sia nell’aspetto esteriore.
«Si fidi…» tentò allora di difendersi.
«No sono stanca, siamo tutti stanchi signorina!».
La brunetta metabolizzò che quella che aveva di fronte doveva essere per forza di cose una di quelle estremiste che la detestavano con tutto il cuore e lei si trovava contro una di queste, mezza immobile a causa della ferita.
La giornata poteva andare peggio?
«Ehi Touko!»
A quanto pareva si.
Era stato Komor a parlare ed ora le si stava avvicinando salutandola.
«Si concentri Campionessa» la donna non voleva smetterla.
A quel punto la brunetta si stancò di quella paternale che, anche se meritata, stava diventando noiosa e ridicola perciò si alzò di slancio, nonostante le costasse un immane fatica.
«Come ti permetti ragazzina?».
«Ascolti, mi dispiace molto per la sua famiglia ma non è l’unica in difficoltà. Ora per favore mi lasci in pace!» sbottò Touko infastidita dal termine “ragazzina”.
«Ma…».
«Oh, le conviene controllare i suoi figli prima che parlino con altri estranei» bisbigliò allora la brunetta al suo orecchio prendendo possesso della stampella e incamminandosi verso Komor.
Appena gli arrivò vicino però si pentì immediatamente dell’azione fatta. Il ragazzo era una delle ultime persone con cui lei voleva parlare, ricordava di come fosse entrato alla Lega accompagnato da Nardo.
Touko, distratta, si sbilanciò leggermente in avanti perdendo l’equilibrio e si appoggiò prontamente al braccio di lui che però emise un verso di stizza.
Solo lì la ragazza si accorse che l’intero arto era coperto da una fasciatura e si ricordò di quando lo aveva visto fugacemente a Spiraria, a terra ferito.
Poi, novità delle novità, aveva litigato con Belle.
«Perdonami non mi ricordavo…» esordì cercando di darsi un contegno.
Oltre a essere stravolta fisicamente, la sua psiche era al limite della sopportazione e gli eventi finora accaduti la stavano mandando letteralmente  in crisi.
Non era nemmeno riuscita a sfogarsi in pace…
«Tranquilla, neanche tu sei messa meglio» un caldo sorriso si fece spazio tra la smorfia di dolore di Komor e Touko non riuscì a far altro che guardarlo stranita.
Certamente era un sorriso rivolto a lei ma quanto poteva valere questo gesto? Sarebbe contato dopo ciò che era successo?
Le domande affollarono la mente già satura della ragazza che cercò di scacciarle concentrandosi su come camminare con la stampella. Quello si che era realmente un problema.
«Ti va se ti offro un succo di bacche?» di nuovo quella voce cortese.
«Ok» fu la lapidaria risposta della brunetta.
I due si incamminarono lentamente verso lo stand dei succhi, attirando numerosi sguardi viste le patetiche condizioni fisiche in cui versavano.
«Tieni, allontana lo stress» ironizzò Komor porgendole un bicchiere dal liquido rossastro.
Sarebbe stato bello se avesse funzionato per davvero.
«Al momento berrei solo per poter dimenticare» rispose lei con falsa ironia.
La sua risposta tuttavia echeggiò nella mente del ragazzo, dilaniandogli il cuore.Sapeva di essere una delle cause del malcontento della ragazza e se ne rammaricava di continuo.
«Credo che io e te dovremmo parlare».
«Non mi dire Sherlock…» tutta quella situazione portava fuori il suo lato sarcastico.
«Per la storia della sfida».
«Oh parli del tradimento con Nardo».
«Lasciami finire!».
«Tenuto conto che devi ancora iniziare…».
«Non era un tradimento, volevo solo batterti».
«Sì, detto così suona decisamente meglio!».
La ragazza si era già stancata di quell’inutile conversazione e fece per posare il bicchiere sopra al bancone, ma venne fermata da Komor.
«Te ne prego… io non ci so fare… con le parole».
Touko alzò gli occhi al cielo e soffiò forte col naso in segno di disappunto però rimase lì, gli diede un’ultima possibilità.
«Hai ragione, volevo diventare Campione. Nardo diceva che avrei potuto farcela e io gli ho dato ascolto».
«Questo non spiega un bel niente!» stavolta la brunetta era decisa ad andarsene.
«Andiamo, sai che pensa la gente…»
Il ragazzo si tappò immediatamente la bocca ma realizzò che era troppo tardi e l’amica aveva recepito tutto.
Lei si voltò lentamente ma, al contrario di ciò che lui credeva, non sembrava arrabbiata, più che altro stanca. Una strana luce le attraversava lo sguardo, un qualcosa di spaventoso e anomalo.
«So che pensa…» iniziò determinata avanzando sempre di più «E sono arrivata ad un punto di non ritorno».
«Ovvero?» Komor stava sudando freddo mentre l’amica gli puntava i penetranti occhi in volto e continuava ad avvicinarsi pericolosamente.
«Ho finalmente realizzato che» le fronti dei ragazzi si toccarono provocando un ulteriore brivido da parte del corvino «Non me ne può fregar di meno!».
Touko aveva scandito ogni singola sillaba in modo chiaro e cristallino, finendo poi per soffiare sul naso di Komor.
Il ragazzo dalla sua sentiva il cuore battergli all’impazzata mentre metabolizzava le parole dell’amica e il suo strano atteggiamento. Doveva essere veramente arrivata ad un limite.
«Però è stato Nardo a chiedermelo».
«Tranquillo caro, puoi pure considerare la nostra amicizia ormai finita».
Di nuovo quella freddezza disarmante, quella smorfia stanca, quegli occhi senza un’ombra di speranza.
Komor avrebbe desiderato tirarla su di morale e ne fu tentato. Aveva sempre avuto un carattere mite e odiava litigare ma le parole di Touko lo avevano spiazzato e ora si sentiva vuoto come non mai. A lei ci teneva e ricordava le numerose volte che lo aveva aiutato, supportandolo, con un sorriso o una parola d’incoraggiamento.
Era vero allora che l’amicizia era come il vetro? Così bella e sofisticata, ma al tempo stesso fragile, pronta a frantumarsi in mille pezzi.
Non poteva perderla eppure lei sembrava così decisa, così poco umana.
Come poteva ora ricostruire i pezzi che giacevano a terra, taglienti e difficili da rimettere insieme?
«Aspetta Touko» iniziò volenteroso quando il Pokégear che aveva in tasca squillò.
Il ragazzo fece cenno alla brunetta di aspettare e rispose.
«Komor, Komor!» la voce di Belle lo colpi come una secchiata d’acqua gelida.
«Dimmi».
«Devi aiutarmi, riesci ad avvisare Touko?»
A sentir pronunciare il suo nome la ragazza rizzò la testa e si mise sull’attenti.
«Beh, è qui con me» Komor era imbarazzato.
«Dille di venire a Soffiolieve il più presto possibile!».
«Perché?».
«Come sarebbe “perché”? La città, sta bruciando!».
E con quelle ultime parole la chiamata venne interrotta.

 

Touko credeva di averle sentite tutte. Era convinta che la sua sfortuna avesse già raggiunto apici storici eppure la sua teoria ora veniva smentita da quella semplice chiamata.
A Soffiolieve? Era scoppiato un incendio…
Un risolino isterico le uscì dalla bocca mentre faceva cadere la stampella per terra e si portava le mani al cuore. Sì, stava ancora battendo e il che era strano dato che lei non sentiva più nulla. tremò e porto la gamba ferita a terra ma non emise nessun lamento, voleva sentire dolore per poter capire di essere ancora cosciente.
Questa volta la risata che le uscì fu meno contenuta della precedente e la ragazza si appoggiò al banco del chiosco, con le mani che le tremavano febbrilmente. Aveva un pessimo presagio, come se si stesse dimenticando di qualcosa, eppure non riusciva a capacitarsene.
«Non fare mosse azzardate».
La voce di Komor la riportò bruscamente alla realtà ma non per questo le sue mani smisero di contorcersi.
Cos’è che continuava a sfuggirle, un pensiero indefinibile che le era impossibile mettere a fuoco.
«Mi senti?».
«Certo…».
«Non preoccuparti per tua madre io…».
Sua madre, ecco cos’era il cattivo presagio di prima. L’aveva indirettamente messa in pericolo sin dal giorno della sua investitura a Campionessa e ora poteva addirittura rischiare la vita.
«Credi sia imputabile al Team Plasma?» il ragazzo era parecchio preoccupato.
«Se tu la smettessi di parlare per un secondo e mi facessi ragionare!» esclamò astiosa Touko riprendendo la stampella e incamminandosi verso Charizard.
«Non penserai di andare…».
«Sì» fu la scarna risposta della ragazza, mentre il Pokémon l’aiutava a salire.
«Questo è fuori discussione!».
«Mi spiace Komor, non mi mancherai» mai tanto odio era stato riversato in una frase, quando finalmente Charizard decollò prendendo come direzione la cittadina di Soffiolieve?.
«Ferma Touko, non lo fare!».
«Non ti sai imporre sugli altri» un’altra risata nervosa, segno che la ragazza era davvero al limite della follia.
Poi il Pokémon si alzò in volo e lei tornò con lo sguardo all’orizzonte lontano, perdendosi tra sue preoccupazioni e cercando di dividere in fiocchi di neve la valanga che la stava, suo malgrado, colpendo. Tutto era un susseguirsi di eventi dalla portata troppo elevata per una persona fragile come lei, un macigno immenso per le sue esili spalle.
Eppure c’era qualcosa che l’aveva sempre spinta avanti: dopo la messa in atto del primo piano di Ghecis aveva combattuto, dopo essere diventata Campionessa aveva lottato, dopo che N l’aveva abbandonata era rimasta in piedi.
Cos’era ora che le mancava, cosa avrebbe voluto avere con sé per fermare tutta quella serie di drammatiche azioni? No, non poteva saperlo. Non le rimaneva solo che sperare in un futuro più roseo e nel frattanto andare avanti, zoppicando e soffrendo ma continuando ad avanzare.
Nient’altro era in suo potere, anzi credeva non fosse in suo potere. Stava attraversando un periodo buio e ormai aveva perso qualsiasi facoltà di scegliere il suo futuro. Viveva giorno per giorno e senza accorgersene cadeva sempre di più in un vortice, trasformandosi in un guscio vuoto e fragile.
Dov’era la sostanza, quella Touko che affascinava la gente con lo sguardo?
Le persone che considerava amici si trasformavano in gente di contorno, la tradivano con la stessa facilità con cui le dichiaravano affetto, le voltavano le spalle con un soffio di vento. Però la cosa peggiore era sapere che tutto ciò era colpa sua, che in qualche maniera se lo meritava.
Il fatto di Komor l’aveva scossa non poco, anche se aveva cercato di non darlo a vedere si sentiva ferita e ora anche la sua città natale era in pericolo proprio com’era successo con Spiraria. Non poteva però permettersi lo stesso esito.
Si aggrappò maggiormente a Charizard e inspirò per prendere coraggio, le serviva tutto in quel momento. L’orizzonte era sempre lì, che l’attendeva bramoso, scrutando con il cielo la vita di quella giovane ragazza.
E ogni giorno che la vedevano andare avanti e osservavano attentamente i suoi gesti, si accorgevano che stava sempre più cadendo in tanti piccoli pezzi.

 

 

La Cioccolateria di Guna
E visto che sono in tema sto pure mangiando del cioccolato. Cavolate random a parte…
Salve gente!
Passo subito a dunque ovvero: so benissimo che questo capitolo è per lo più riflessivo e molto introspettivo/nonaccadenientedegnodinota ma vi assicuro che nel prossimo c’è più azione. Ho dovuto infatti spaccarlo in due visto che comunque finora è il capitolo più lungo mai scritto da me.
Sorpresi? Anche io!
Beh come sempre passo ai ringraziamenti. Mille grazie a Andy Black, Rovo, Zoichi Kuronin e Allys_Ravenshade per aver recensito lo scorso capitolo e Ink Voice che si sta portando avanti ad una velocità assurda.
Grazie ancora per il vostro continuo supporto e al prossimo capitolo!

  
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