Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Kengha    01/02/2015    5 recensioni
Erano passati quasi sei mesi da quello che era poi stato ironicamente chiamato “Inverno Perenne” e adesso il freddo, quello vero, era arrivato ad Arendelle. Il freddo e il ventiduesimo compleanno della Regina.
 Dopo le numerose pressioni di Anna, Elsa si era arresa ed aveva deciso di organizzare un ballo per festeggiare l’evento. Dopo le altrettante numerose pressioni dei funzionari di corte, era stato stabilito che a tale ballo dovessero essere presenti anche i pretendenti della Regina.

La voce si era sparsa in un istante, nonostante il categorico rifiuto della sovrana di fare degli inviti ufficiali: non avrebbe mai pregato nessun’uomo di prenderla come moglie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anna, Elsa, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ancora una volta porto ritardo sulla tabella di marcia, che imbarazzo... e dire che ho anche i capitoli pronti. Spero di farmi perdonare aggiornando anche 'sta volta con un capitolo abbastanza lungo e "ricco".
Grazie a tutte le persone che mi stanno seguendo e recensendo, grazie alla mia fantastica beta e ai lettori silenziosi.
Buona lettura a tutti,
Besos

 

Capitolo 6


La Regina non si faceva vedere da ormai una settimana e l’atmosfera al castello era talmente tesa da poter essere tagliata con un coltello. Anna era nervosa: almeno quattro volte Kai l’aveva beccata a discutere animatamente col quadro di Giovanna D’Arco e altrettante erano le volte in cui era uscita all’alba per delle lunghe passeggiate a cavallo, senza avvisare nessuno. Alexander, come futuro sposo della Regina cercava di aiutare a tenere sotto controllo la situazione, nonostante anche lui – pur tentando di non darlo troppo a vedere – fosse agitato per via dello strano comportamento della sua fidanzata.
Erano passati otto giorni dall’isolamento di Elsa, quando Leanne uscì dalla sua stanza per recarsi a cena e trovò il castello in subbuglio. Il via vai di quei tempi era solito, ma vedere dalla finestra una dozzina di guardie correre verso il paese ed Anna e Kristoff, rispettivamente su Sitron e Sven, con delle torce in mano era una novità.
Era successo qualcosa e ne fu certa nell’istante in cui vide Alexander montare a cavallo e Gerda che cercava di tenere Nàjera, sellata ma senza nessuno sulla sua groppa. Col cuore in gola, la principessa si precipitò fuori e corse verso il fratello, bloccandolo appena in tempo « Che è successo? » urlò, cercando di mantenere la calma.
« La regina Elsa è uscita diverse ore fa per una passeggiata, ma l’unica ad aver fatto ritorno è stata la sua puledra. Nessuno riesce a trovarla ».
Senza chiedere altro, Leanne montò in sella a Nàjera e strappò letteralmente le redini dalle mani di Gerda. « Vado a cercarla » asserì, strattonando la puledra imbizzarrita.
« Sai dove potrebbe essere? » chiese la cameriera, gli occhi colmi di speranza.
« Faccio un tentativo ». La mora partì al galoppo e, senza esitazione, si diresse verso i parchi reali, pregando che Elsa non fosse ferita, o peggio.
Il suo potere le permise di far luce nel bosco e, se inizialmente seguire il percorso che la Regina le aveva mostrato la settimana prima fu semplice, poi divenne sempre più complesso. Gli alberi erano fitti e la luce comunque poca. Fece fermare repentinamente Nàjera ed iniziò a guardarsi attorno, cercando di ricordare la strada che conduceva alla radura. Un ululato squarciò il silenzio della notte e la principessa perse un battito: non aveva molto tempo, doveva trovarla prima che lo facessero i lupi. Si guardò intorno ancora per diversi minuti, prima di notare qualcosa di umido su alcune cortecce. Si avvicinò lentamente facendo più luce e poi, quando distinse chiaramente il muschio attaccato agli alberi, le parole di Elsa rimbombarono nella sua testa e seppe quale direzione doveva prendere.
Galoppò per qualche miglio nel fitto sottobosco, seguendo piste immaginarie e sfruttando al massimo delle sue potenzialità la giovane puledra; poi, finalmente, dopo quasi un’ora di ricerche, vide qualcosa: del leggero nevischio luccicava sull’erba davanti a lei, indicando chiaramente la strada presa dalla Regina di Arendelle. Con un colpo deciso dei talloni, spronò Nàjera a continuare in quella direzione, mentre una scia di fuoco le illuminava il cammino.
Corse ancora e ancora, la mente annebbiata e i minuti che parevano ore, quando improvvisamente la cavalla s’impennò, spaventata dall’improvviso muro di ghiaccio che si erano trovate davanti a sbarrare la strada. Per quanto Leanne tentò, la puledra non aveva intenzione di calmarsi: nitrì forte e si alzò ripetutamente sulle zampe posteriori, spaventata dal ghiaccio. Alla fine la principessa fu costretta a tornare indietro per qualche decina di metri, dando a Nàjera il tempo di calmarsi e cercando un posto dove poterla legare.
Quando si riavvicinò al punto dove c’era più ghiaccio, si rese conto che era davvero successo qualcosa e, nonostante lo sforzo di essere ottimista, alla fine temette il peggio. Guidata dalla rabbia e dalla paura, iniziò a bombardare le stalattiti con delle palle infuocate, aprendosi un varco nella barriera che Elsa si era costruita, un varco che la condusse fino all’entrata della grotta che aveva disperatamente cercato. Sciogliere il ghiaccio che ostruiva il passaggio fu un processo più lungo e difficile ma, alla fine, riuscì ad attraversare anche la grotta e a raggiungere, finalmente, la valle nascosta.
Se di giorno la radura era meravigliosa, di notte, con la luna grande e piena esattamente al centro di quel piccolo cerchio di cielo che gli alberi lasciavano libero, era uno spettacolo suggestivo.
Una nuova scala scendeva in direzione del lago, una costruzione molto diversa rispetto la precedente: irregolare, di tonalità rosso scuro, con spuntoni di ghiaccio che, talvolta, rendevano difficile scendere da un gradino all’altro. La principessa corse rapidamente giù per la gradinata e, una volta a terra, riprese a guardarsi intorno con agitazione, cercando la Regina nell’oscurità. Un fruscio non molto lontano le fece battere il cuore e non perse tempo a creare una fiaccola con la quale poter illuminare, almeno in parte, la vallata.
« Mio Dio, Elsa! » esclamò, notata in lontananza la figura della Regina semi-accasciata al suolo, col vestito strappato, la treccia sfatta e – cosa per la quale a tratti non svenne – del sangue sul volto.
Corse a perdifiato verso di lei e a malapena trovò la forza per piantare la torcia a terra, una volta che le fu di fronte. La bionda teneva lo sguardo fisso sul pavimento, le mani tremanti e gli occhi gonfi e rossi di pianto.
« Stai bene? Ti prego, dimmi che non sei caduta da cavallo ». Insisté Leanne, mentre strappava della stoffa dalla gonna del suo vestito da poter usare come pezza per pulire il viso dell’altra.
« Ti prego, vattene » biascicò la Regina, mentre una nuova lacrima le scorreva lungo una guancia.
« E lasciarti qui? Non se ne parla » ribatté decisa la mora, inzuppando la stoffa nell’acqua e poi poggiandola delicatamente sul naso sporco di Elsa.
« Ti ho detto di andare via! » urlò la platinata, dandole uno spintone abbastanza forte da spingerla a terra.
« E io ti ho detto che invece non andrò da nessuna parte! » esclamò a sua volta la principessa, rialzandosi e tornando con autorità al suo posto, dove tentò ancora una volta di pulire il viso della Regina al fine di valutare la gravità delle sue ferite. Elsa fece per alzarsi, ma il braccio forte della mora la tenne ferma e, seduta al suolo, la bionda si divincolò e provò ancora una volta a scacciarla. La lotta durò appena un paio di minuti al termine dei quali la platinata si appoggiò senza forze contro il petto di Leanne, dove pianse ancora e ancora. La principessa del Sud la strinse forte contro di sé e, dopo aver finito di disfarle la treccia, prese ad accarezzarle i lunghi boccoli argentei, cercando di tranquillizzarla. « Non ti lascerò affrontare tutto questo da sola, mettitelo bene in testa. Ci siamo dentro entrambe… troveremo una soluzione ».
« Non c’è una soluzione » ribatté Elsa, trovando finalmente il coraggio per allontanarsi e per guardarla negli occhi. « Sono la futura moglie di tuo fratello, per l’amor del cielo! E non è giusto che io abbia accettato di sposarlo solamente per non perdere te ». A quella confessione, gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime e, alla fine, decise di lasciarsi andare. « Io non ce la faccio, sono stanca di dover nascondere sempre ciò che sento. Come posso vivere con Alexander, quando sono innamorata di te? » Elsa sospirò, stanca e rassegnata. « Mentirei a lui… e, soprattutto, mentirei a me stessa ».
Leanne non poté far a meno di sorridere lievemente a quelle parole e, nonostante la distruggesse vedere Elsa in quel modo, non poté che emozionarsi per la sua dichiarazione.
Poi, con la delicatezza con cui avrebbe maneggiato un oggetto di porcellana, prese il viso della Regina tra le mani e, dopo averle asciugato le lacrime con i pollici, le rispose: « La vostra unione serve ai nostri regni, me lo dicesti proprio tu. È questione di politica, ma tra di noi la politica non c’entra. Non mi perderai e ti prometto che, in qualche modo, troveremo una soluzione. Va bene? »
La Regina riuscì ad annuire in risposta e Leanne le sorrise dolcemente. « Adesso torniamo al castello, sono tutti molto preoccupati. Vedere Nàjera tornare senza di te ha scatenato il panico ».
« L’ho spaventata. Sono stata un po’ instabile nelle ultime ore ».
« Non preoccuparti, adesso ci sono io. Il tuo potere non prenderà più il sopravvento, sei al sicuro ».
La principessa le accarezzò dolcemente una guancia ancora sporca e arrossata, poi si alzò in piedi e le porse una mano « Andiamo » sussurrò. Elsa la guardò dal basso con gli occhi blu grandi e luccicanti, senza dire una parola, accettò l’aiuto di Leanne che, prontamente, la tirò su.
« Ce la fai a camminare? » chiese dolcemente la mora, alla quale non era sfuggito il passo instabile compiuto dall’altra.
« Sì, ho solo preso una storta ». La rassicurò la platinata, compiendo con sicurezza qualche altro passo e finendo, inevitabilmente, per accasciarsi di nuovo a terra. Seccata, si scostò brutalmente una ciocca di capelli da davanti il viso e, tanto era presa dalle sue mani sporche di terra, che quasi non si accorse del braccio di Leanne attorno alla sua vita che, con decisione, la tirò di nuovo in piedi. La principessa le cinse la vita col suo braccio destro, per sostenerla, poi si voltò verso di lei e le dedicò un sorriso dolce, mentre la scrutava attentamente coi suoi profondi occhi dorati: nonostante le chiazze di sangue sul volto, il vestito rovinato e la terra sulle mani, la Regina di Arendelle rimaneva una visione celestiale. Con la mano libera le scostò leggermente di lato la frangia, ormai troppo lunga, e le sfiorò delicatamente uno zigomo, sorprendendosi ancora una volta della freschezza della sua pelle. La bionda chiuse gli occhi e strofinò leggermente la guancia sul palmo caldo di Leanne, beandosi di quel contatto così a lungo bramato.
« Anna sarà così preoccupata » biascicò poi la Regina.
« Lo è, ma finirà tutto molto presto » rispose la mora, aiutando Elsa su per le scale.
« Sono stata così egoista a fuggire in questo modo » mormorò ancora la platinata, sentendosi in colpa e vergognandosi delle sue azioni di quell’ultimo periodo « Chissà cosa mi ero illusa di risolvere ».
« Nulla... ma infondo lo sapevi anche tu: volevi solo guadagnare tempo » disse Leanne, volgendole un’altra occhiata, mentre la sosteneva ancora per gli ultimi gradini.
« Sì, immagino sia così… » sospirò in risposta la Regina, stanca e afflitta.
« Non si può fuggire da se stessi per sempre, Elsa ».
« Già, me ne sono accorta ».
Attraversare la grotta con Elsa, che a malapena riusciva a reggersi in piedi senza un sostegno, fu un’impresa molto ardua e, se Leanne non avesse usato i suoi poteri per far luce, probabilmente sarebbe stato impossibile uscire senza ulteriori danni. Fortunatamente, ritornarono al bosco non riportando nuovi graffi o slogature e, senza perdere altro tempo, si incamminarono subito verso l’albero dove la principessa del Sud aveva legato Nàjera.
La giovane puledra nitrì un paio di volte quando vide la sua padrona arrivare, intimorita e nervosa a causa degli ultimi eventi, ma non scalciò né si ritrasse quando la Regina allungò una mano per accarezzarle il muso: ci sarebbe voluto molto di più che un’esplosione di ghiaccio involontaria per perdere la sua fiducia.
« Mi dispiace tanto, piccola » sussurrò la platinata, posando piano la sua fronte contro quella della cavalla.
Mentre Elsa accarezzava ancora Nàjera, Leanne si occupò di toglierle la sella di dosso e di poggiarla dentro la caverna, al riparo dalla pioggia e dal vento. Se solo Elsa fosse stata in grado di cavalcare da sola, avrebbe creato un cavallo di lava con cui tornare al castello, ma non poteva dire quanto fossero gravi le condizioni della sua gamba e se fosse stata in grado di reggere per tutto il viaggio di ritorno senza cadere o ferirsi ulteriormente.
« Tornerò a prendere la sella domattina » spiegò, notando l’espressione incuriosita della Regina, poi, senza dir nulla, la prese per i fianchi e la sollevò da terra, aiutandola a montare in groppa alla puledra. Subito dopo Leanne occupò il suo posto davanti e si stava ancora sistemando quando sentì le braccia di Elsa cingerle la vita e stringerla forte. Sorrise al pensiero della loro prima cavalcata insieme e al ricordo dell’imbarazzo che aveva guidato la bionda in quelle azioni adesso così naturali, e con la mente ancora persa tra i ricordi partì verso il castello, galoppando sulla strada di ritorno.
La Regina di Arendelle posò la testa sulla spalla di Leanne e cullata dall’andatura regolare di Nàjera, si addormentò prima ancora di vedere in lontananza il bagliore appartenente alle torce delle guardie reali.

***

Elsa si svegliò la mattina seguente e, quando aprì gli occhi, rimase sorpresa di vedere le accoglienti mura della sua camera da letto attorno a sé – quella era stata la prima notte senza incubi da giorni e raramente si era sentita così riposata. Si stropicciò leggermente gli occhi e portò poi una mano alla testa pulsante, che trovò avvolta da un paio di strati di garza.
« Buongiorno, Elsa ». La voce calda di Kristoff era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire e fu per lei una sorpresa trovarlo seduto sulla sedia all’angolo infondo della stanza.
« Buongiorno, Kristoff » rispose la Regina perplessa.
Il montanaro sorrise benevolo, comprendendo la confusione della bionda e decise di giustificare subito la sua presenza. « Ha insistito un sacco per poter rimanere con te. Il minimo che potevo fare era tenerle compagnia » spiegò, indicando con l’indice la figura scomposta che dormiva seduta su una sedia e con la testa poggiata sul comodino di Elsa.
« Ha passato qui tutta la notte? » chiese la ragazza, guardando con tenerezza la sorella minore.
« Non ti ha lasciata un attimo da sola, un istante, da quando la principessa del Regno del Sole ti ha riportata al castello. Era terrorizzata all’idea di perderti di nuovo ».
« Quanto sono stupida » mormorò la Regina, cacciando indietro a fatica le lacrime.
« Dei “periodi no” capitano a tutti, non devi biasimarti. L’importante è che sia andato a finire tutto bene, non credi? » Il biondo ci sapeva fare con le persone tanto quanto Anna e, in quel momento, Elsa si sentì davvero fortunata ad averlo in famiglia. Il mugugno roco, che preannunciava il risveglio dell’esuberante rossa, pose fine alla piccola chiacchierata tra la Regina di Arendelle e Kristoff.
« Elsa… » mormorò la principessa, ancora insonnolita, con gli occhi a malapena aperti. Si stiracchiò per bene e sbadigliò sonoramente, senza preoccuparsi di doversi coprire la bocca con una mano, provocando il risolino divertito della sorella maggiore e del suo ragazzo.
« Elsa! » esclamò improvvisamente, dopo aver riconosciuto quel suono simile a delle campanelle: la risata della sua amata sorellona. « Sei sveglia! Come ti senti? Ero così preoccupata per te… I-io ti ho cercata un po’ ovunque, in giro per il paese. Mi sono sentita così persa e poi- ».
La Regina la interruppe dolcemente, posando con delicatezza una mano fredda sul suo grembo e intimandole silenziosamente di tranquillizzarsi. « Mi dispiace tanto, Anna. Ti prometto che non farò più una cosa del genere. Nell’ultima settimana sono stata davvero pessima e tutto ciò che chiedo è il tuo perdono. So che hai ancora tanto da perdonarmi e che non posso semplicemente entrare o uscire dalla tua vita come fosse un gioco, quindi- ».
Questa volta toccò alla rossa interromperla. Infatti, la principessa non aveva perso tempo e le si era lanciata letteralmente contro, stringendola in un forte abbraccio.
« Non hai nulla da farti perdonare, sei tornata. In un modo o nell’altro, torni sempre ».
Si sorrisero per qualche secondo, guardandosi amorevolmente a vicenda, riflettendo ancora una volta su quanto erano fortunate nell’aversi.
« Sicura che sia tutto a posto? » domandò la bionda, riluttante.
« Sicura ». La principessa poi si riaccomodò con estrema – troppa per lei – compostezza e, dopo essersi schiarita la voce con teatralità ed aver messo su un’espressione maledettamente seria, conferendole un’aria ancora più buffa, riprese a parlare. « Vostra Maestà, è necessario che restiate al letto per il resto della giornata e che riprendiate le regolari attività in maniera graduale. Siete stata fortunata, ma comunque la vostra caviglia è slogata e ci vorrà almeno una settimana prima che possiate tornare a camminare senza bisogno di sostegno ». Fece una pausa scenica, guardando di sottecchi le reazioni del suo ragazzo e della sorella maggiore, che a loro volta attendevano divertiti la seconda parte del discorso. « Per qualsiasi cosa, potrete mandare una delle vostre guardie a chiamarmi, mi farò trovare nel mio ufficio. Ah, prima che dimentichi, la fasciatura alla testa va cambiata due volte al giorno e potrà essere tolta tra tre giorni: non sono stati necessari punti e fortunatamente è stata prevenuta in tempo un’infezione; tuttavia è meglio non scherzare con tagli di quel genere ».
« “Tagli di questo genere”? Te ne sarai fatti a decine ben peggiori, quando eri piccola » constatò la Regina, trattenendo a stento le risate.
« Questi sono dettagli, Vostra Maestà. Non potete paragonare la vostra delicata carnagione al campo di battaglia che è la pelle della vostra maldestra sorellina ». Questa volta furono le inaspettate parole di Kristoff a scatenare le risate generali e una piccola battaglia con i cuscini tra lui ed Anna.
« Campo di battaglia, eh? » ringhiò la rossa, premendogli l’ennesimo cuscino contro la faccia, attendendo la sua resa, che non tardò ad arrivare.
« Io sono sempre più sicuro che sia stata adottata » biascicò il montanaro, guardando in direzione di Elsa con complicità.
« Guarda che lei sa essere molto peggio di me! Quella della reginetta perfetta è solo una facciata, come se non sapessimo che è lei a rubare la cioccolata dalla credenza alle due di notte ».
In seguito a quell’accusa, la temperatura nella stanza calò di diversi gradi e il silenzio più totale avvolse i presenti, che si scrutarono per dei lunghi secondi.
La Regina venne degnata particolarmente di attenzioni, visto che sia Anna che Kristoff attendevano una sua controbattuta. Dopo esser rimasta interdetta per quasi un paio di minuti, la bionda ghignò perfidamente e alzò le sopracciglia, mettendo su di nuovo quella maschera fredda e irraggiungibile. « E voi come fareste a sapere che io vado nelle cucine in piena notte, di grazia? Non vi ritirate nelle vostre stanze molte ore prima? »
I due ragazzi divennero immediatamente paonazzi e distolsero subito lo sguardo dalla figura di Elsa che, con gli occhi ridotti a due fessure, continuava a guardarli.
« Tu non dovevi andare a chiamare la principessa Leanne? » chiese Anna a Kristoff, cercando di spingere la conversazione in qualunque altra direzione.
« Sì, infatti! Vado ». Senza indugiare oltre, il biondo uscì dalla camera da letto della Regina e si diresse verso quella della bella principessa del Sud.
« Andarla a chiamare? » domandò Elsa, leggermente confusa.
« Sì. Voleva rimanerti affianco tutta la notte, sai? » Sorrise la rossa, guardando la sorella maggiore, alla quale, per un riflesso ormai incondizionato brillarono, gli occhi.
« Il principe Alexander alla fine l’ha letteralmente trascinata fuori, ma le abbiamo promesso che l’avremmo chiamata non appena ti fossi svegliata. Non so come avremmo fatto senza di lei, ieri sera ».
« Davvero voleva rimanere qui? » domandò la Regina, la cui mente era rimasta ferma a quella parte.
« Già, ha persino aiutato il dottore a pulirti il viso e a fasciarti la ferita sulla fronte. Probabilmente ti avrebbe anche portata in braccio fino alla tua stanza, se non lo avesse fatto prima Alexander ».
Elsa sorrise leggermente, immaginando la figura snella e slanciata di Leanne prendersi cura di lei, trattandola con gentilezza e lottando contro chiunque avesse intenzione di ostacolarla. La sua mente era ancora persa ad immaginare la principessa del Sud, quando quest’ultima fece irruzione nella stanza seguita da Kristoff, accaldata e col fiatone: era evidente che avesse corso per arrivare lì il prima possibile e i suoi occhi puntarono immediatamente la sagoma della Regina allungata nel suo maestoso baldacchino. La scrutò rapidamente e con attenzione poi, quando fu sicura che stesse bene, le sorrise dolcemente in quel modo unico. « Ehi ».
« Ehi » rispose piano la bionda, ricambiando il dolce sorriso.
« Come ti senti? » domandò Leanne, sedendosi con attenzione al bordo del letto, controllando più volte di non essere troppo vicina alla caviglia ferita dell’altra.
« Molto meglio, adesso ». Né Anna né Kristoff compresero che con “adesso” Elsa intendesse da quando la mora aveva messo piede nella stanza.
« Sono contenta ».
Sapendo di dover prendere in mano la situazione, Elsa spostò il suo sguardo sulla sorella « Anna, Kristoff, mi fareste un favore? »
I due interpellati scattarono immediatamente: « Certamente ».
« Potreste far uscire Nàjera per una passeggiata? Ieri si è comportata molto bene, immagino l’abbia meritata ».
« Andiamo subito! » esclamò la principessa, con una mano già sul pomello della porta « Tornerò verso l’ora di pranzo ».
« Sarò qui » rispose la bionda, accennando un sorriso.
« Beh, allora… a dopo! » concluse allegra, scomparendo dietro la porta e trascinando con sé il montanaro, che a malapena aveva avuto modo di salutare.
Sia Elsa che Leanne rimasero a fissare per qualche secondo la superficie liscia della porta chiusa, facendo attenzione ai rumori provenienti dal corridoio. Solo quando le voci della principessa di Arendelle e del suo biondo fidanzato non furono più udibili, la mora tornò a concentrarsi su Elsa, avvicinandosi ancor di più a lei e posandole con delicatezza una mano sul ventre.
« Una passeggiata, eh? » ghignò, disegnando cerchi invisibili sulle lenzuola azzurre.
« Ho approfittato del fatto che fuori fosse bel tempo » si giustificò la Regina, scrollando le spalle come fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Sei incredibile! » Rise la principessa del Sud, ripensando con ammirazione alla scusa che, prontamente, la bionda era stata in grado di inventare.
« Non potevo semplicemente chiedere loro di uscire! Sarebbe stato un comportamento inaccettabile anche per una come me ».
« “Una come te”, eh? Perché, come saresti? » domandò Leanne, avvicinandosi pericolosamente alla bionda, riducendo lentamente la distanza che le separava.
« Instabile » rispose con un filo di voce Elsa, cercando di concentrarsi su qualsiasi cosa che non fosse la mano della principessa straniera sulla sua pelle o il suo viso a pochi centimetri dal suo.
« Mh, mh ». L’incalzò la mora.
« Egoista ». Riuscì a malapena a respirare questa volta e la parola venne fuori come un sussurro.
« Continua ». Insisté Leanne, muovendo leggermente le dita sul collo bianco ed esposto della Regina, salendo sempre più in alto.
« Distante » guaì l’altra, il cervello in tilt per via dell’estrema vicinanza con la mora.
« Sì…? » La spinse ancora la principessa, strofinando con leggerezza il polpastrello dell’indice sulle labbra rosee della platinata, in completa agonia sotto il suo tocco bollente.
« Gelida » riuscì finalmente a concludere Elsa, annegando negli occhi di Leanne, ormai ad appena pochi centimetri dal suo volto.
« Gelida » ripeté l’altra, in un sussurro caldo che per la Regina di Arendelle fu troppo. Non essendo ormai più in grado di resistere oltre alla tentazione, si tuffò sulle labbra carnose e umide di Leanne, già pronte ad accoglierla. Un bacio totalmente diverso rispetto quello della settimana prima: non c’erano incertezze o paure, per quei secondi ci furono solamente loro, nient’altro. Le mani della Regina corsero subito alla vita della principessa e, viceversa, quelle della principessa s’intrecciarono prontamente dietro la nuca della Regina, tra i suoi capelli argentati. Questa volta nessuna delle due ebbe timore di approfondire il bacio e le loro lingue s’incontrarono a metà strada, scontrandosi e danzando assieme, senza concedersi neppure il tempo di respirare, lasciando che le loro bocche assaporassero con voracità il sapore l’una dell’altra.
Fu passionale, quasi violento: un bacio di ghiaccio e di fuoco.

Si staccarono lentamente, guardandosi ancora le labbra, cariche di desiderio. Leanne fu la prima a rialzare gli occhi e a guardare la Regina in volto.
« Wow… » riuscì a biascicare, leggermente ansimante.
Elsa alzò lo sguardo a sua volta, concedendo alla principessa il lusso di perdersi in quei due pezzi di oceano, poi sorrise dolcemente ammirando la bellezza del volto della mora.
« Già, wow » rispose, muovendosi nuovamente in avanti, pronta per un secondo bacio.
« Vostra Maestà! » La voce squillante di Gerda, che si sentì distintamente nonostante la porta chiusa, interruppe il momento.
Come un felino, Leanne saltò in piedi e si allontanò repentinamente dal letto, prendendo le distanze appena in tempo per l’ingresso della cameriera.
« Buongiorno, Vostra Maestà, mi duole disturbarvi. Il principe Alexander voleva vedervi e non ero certa foste sveglia ». Gli occhi attenti della donna saltarono poi dalla figura della Regina, seduta nel letto, a quella di Leanne, posata con la schiena contro il muro dall’altro lato della stanza. « Anche se noto foste già in ottima compagnia ». Sorrise.
La platinata lanciò una rapida occhiata a Leanne e non perse il suo sbuffo contrariato: aveva intuito che tra la ragazza e il fratello non corresse più buon sangue dal loro arrivo ad Arendelle, ma – fosse dipeso da lei, avrebbe passato unicamente del tempo con la bella principessa – aveva dei doveri da fidanzata e si ritrovò costretta ad annuire a Gerda.
« Fatelo entrare ». Fece appena in tempo a guardare mortificata la mora, che il principe fece il suo ingresso, impeccabile in una divisa rossa e dorata.
« Buongiorno, mia Regina » disse con l’estrema regalità che ormai lo contraddistingueva, chinandosi per un baciamano che non gli fu negato.
« Buongiorno, Alexander ».
« Buongiorno anche a te, Leanne » aggiunse dopo pochi secondi, guardando con la coda dell’occhio la sorella, che gli rispose con un gesto della mano decisamente svogliato.
« Come vi sentite? » chiese, rivolgendo le sue attenzioni nuovamente alla platinata.
« Meglio di quanto possiate immaginare, grazie ». Elsa finse uno dei suoi migliori sorrisi e si costrinse a non distogliere lo sguardo dalla figura alta e muscolosa del principe, per guardare quella snella e prosperosa della sorella.
« Mi stavo recando in biblioteca e ho pensato di venire a controllare le condizioni della mia bellissima futura sposa ».
« Avevate in mente un libro da leggere? » domandò la bionda, fingendo interesse nelle sue parole.
« Oh no, non amo la lettura, a dire il vero. Certo, i doveri sono una cosa, ma leggere per diletto… non fa per me. Avevo intenzione di scrivere una lettera a mio padre, magari con qualche dettaglio in più sul matrimonio e sulla nostra partenza » illustrò, guardando Leanne quando arrivò a citare il viaggio.
« Ve l’ho detto, potete rimanere per tutto il tempo che vi aggrada. È un piacere avervi come ospiti ». Provò ad insistere la Regina, non riuscendo ad immaginare le sue giornate lontana dalla principessa del Sud.
« Ci siamo trattenuti fin troppo e chiedervi un’altra settimana mi è sembrato già molto scortese ».
« Figuratevi ».
« La prossima domenica saremo sulla nostra nave e tra meno di due settimane ci staremo scambiando lettere per discutere delle nozze » previde Alexander, sorridendo genuinamente alla Regina di Arendelle.
« Non vedo l’ora » mentì quest’ultima.
Il principe si chinò per un leggerissimo bacio che Elsa non poté negargli: fu appena un lieve sfiorarsi di labbra, ma non appena si staccarono la bionda non poté che guardare Leanne e le fece male vederla con gli occhi bassi e le braccia conserte, chiusa in se stessa.
« Ci vediamo più tardi ». Sorrise il principe, riavviandosi verso la porta.
« Va bene » mormorò in risposta la Regina, seguendolo con gli occhi mentre andava via.
« A dopo, Leanne » aggiunse poi il ragazzo, mentre chiudeva la porta.
« Ciao » borbottò la mora, lanciandogli un’occhiataccia.
Dopo l’uscita di Alexander dalla stanza, un gelido silenzio calò tra le due ragazze: Leanne non si mosse dalla sua posizione ed Elsa rimase per dei lunghi istanti a fissarla, in colpa.
« Mi dispiace » riuscì infine a mormorare la Regina, richiamando finalmente la sua attenzione.
« Non devi, è il tuo futuro marito. È giusto così » rispose con fermezza la mora, entrando poi nel bagno tramite la porta comunicante alla camera da letto.
« Cosa stai facendo? » domandò la platinata, sentendo il rumore delle ante del mobile vicino la vasca da bagno che venivano aperte.
La principessa non rispose, si limitò a tornare nella stanza dopo qualche minuto, con in mano una ciotola, un asciugamano e delle garze.
« Ho promesso al medico che ti avrei aiutata a disinfettare la ferita e a cambiare le fasciature » illustrò, guardando con gli occhi dorati la testa della Regina.
« Oh ».
Leanne posò il contenitore sul comodino vicino al maestoso baldacchino e, finalmente, si riaccomodò affianco ad Elsa.
« Posso? » chiese, allungando le mani verso il nodo che teneva stretto la garza attorno alla fronte ferita della Regina.
La bionda annuì, sorridendole leggermente, e fu lieta di notare che il sorriso venne ricambiato senza indugi. Con estrema attenzione la principessa slegò la benda e, una volta tolta del tutto, si prese qualche momento per guardare la ferita della platinata.
« È così orrenda? » domandò la Regina, leggermente intimorita dal responso.
« Al contrario, è una cosa ridicola! » Rise la mora, porgendole uno specchietto, che Elsa non esitò ad afferrare. La ragazza guardò immediatamente alla sua fronte e non poté far a meno di ridere anche lei nel notare il taglietto che era stato causa di tutta quella confusione.
« Stiamo scherzando, vero? Tutto quel sangue… per questo misero graffio? » chiese Leanne, che ancora non si capacitava della situazione.
«A quanto pare ». Rise ancora Elsa, immaginando il panico che si era scatenato quando al castello l’avevano vista rientrare col volto sporco di sangue.
« E io che credevo fossi caduta da cavallo! » esclamò la principessa, ancora allibita.
« No, devo aver colpito un ramo mentre ero in groppa a Nàjera. O qualcosa del genere… » spiegò la bionda, ridendo ancora leggermente.
« Un ramo ». Le fece eco Leanne, alzando un sopracciglio.
« Galoppare alla cieca nella foresta non è stata una delle mie migliori idee ». Si arrese la bionda, alzando le mani.
« Puoi ben dirlo. Ad ogni modo, squarcio o graffio va disinfettato » decretò la mora, intingendo leggermente una pezza nella ciotola sul comodino, che doveva contenere del disinfettante.
« Brucerà un po’, ti avverto » disse, poco prima di applicare una leggera pressione sulla ferita della Regina, che istintivamente le strinse la mano.
« Te l’avevo detto ». Ridacchiò Leanne, immaginando il motivo della reazione della bionda.
« N-non preoccuparti » biascicò in risposta Elsa, non riuscendo però a trattenere una smorfia contrariata.
« Ci siamo quasi ». La rassicurò la mora, poco prima di allontanare il panno e di occuparsi del bendaggio. « Tieni indietro i capelli, così non te li tiro » ordinò, mentre stendeva la garza.
La Regina ubbidì e, senza dir nulla, spostò dietro le orecchie i morbidi boccoli argentati e tirò indietro la lunga frangia. Quando fu finalmente pronta, Leanne avvolse con estrema cura la fascia attorno alla sua testa e infine la legò con un morbido fiocco.
« La mia piccola coraggiosa ». Ridacchiò, strofinando amorevolmente il naso contro quello della bionda che sorrise a sua volta, ricambiando il gesto. Elsa portò poi una mano al volto ambrato della principessa e le sfiorò una guancia con una delicatezza estrema, lasciandole intendere le proprie intenzioni. Leanne chiuse la distanza che le separava e le lasciò un nuovo leggerissimo bacio, come a volerle ricordare che ormai si appartenevano.
« Devo andare a fare una cosa in paese » le sussurrò sulle labbra. « Torno appena possibile ».
« Credo che troverai la stanza un po’ affollata » considerò la Regina, mentre la mora si alzava per riporre in bagno i medicinali.
« Rimarrò tutto il tempo necessario affinché rimanga solo io, allora ». Le sorrise di nuovo, un lieve incurvarsi di labbra, mentre girava la maniglia della porta.
Elsa rimase a guardarla, quando lentamente attraversò l’uscio, e rimase perplessa, quando la vide fermarsi sulla porta, come si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa di importante.
« Ah, Elsa, comunque anche io » ci tenne a specificare Leanne.
« Anche tu che cosa? » chiese la Regina, certa di essersi persa qualcosa.
La mora voltò leggermente il viso e la guardò nel modo in cui solo lei era in grado, la voce roca questa volta fu appena un sussurro, un sussurro che arrivò con la forza di un grido alle orecchie della ragazza sul letto.
« Anche io sono innamorata di te ».

   
 
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