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Autore: crazyfrog95    02/02/2015    11 recensioni
Naruto è partito con Jiraiya per il suo viaggio di apprendimento, e i due si dirigono alle rovine del Villaggio del Vortice, dove potranno scoprire il segreto dello sterminio del clan Uzumaki. Nel frattempo, Hinata e Sakura hanno continuato ad allenarsi per conto loro: mentre Tsunade addestra Sakura ad essere un ninja medico, Kakashi allena Hinata e la trasforma in una guerriera di prim'ordine. Cosa accadrà alle ragazze durante questo lungo addestramento? Quale straordinaria abilità svilupperà Hinata? E cosa sta succedendo, nel frattempo, a Sasuke, che ha seguito Orochimaru?
Scopritelo con me, nel sequel di "Rikudou Legacy - Fratelli Non di Sangue". Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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Una Nuova Vita


 

L'aria si stava raffreddando, mentre il sole si abbassava sull'orizzonte.
Dal balcone da cui osservava quello spettacolo, il ragazzo non poteva fare a meno di essere orgoglioso e affascinato da ciò che vedeva.
Il deserto era uno spettacolo che non tutti sapevano apprezzare, e nonostante la vita nelle sue vicinanze non fosse comodissima, ciò era compensato dai magnifici spettacoli che il sole e la sabbia offrivano con la loro luce e i loro riflessi.
Al calare della notte, il Villaggio della Sabbia prendeva vita. I negozi restavano aperti fino a notte inoltrata, e i locali straripavano di clienti. Anni prima questa situazione sarebbe stata un'utopia, ma con i suoi sforzi aveva permesso che il villaggio prosperasse e si arricchisse, ritrovando la sua passata magnificenza.
Un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione, ma non si voltò. Sapeva benissimo chi era, e a conferma dei suoi sospetti la voce di suo fratello lo chiamò.
«Stai facendo tardi, Gaara, dovresti cominciare ad avviarti.»
Gaara socchiuse gli occhi, poi diede un'occhiata all'orologio appeso sul muro della sua stanza. Kankuro aveva ragione, erano le 22:30, tra pochi minuti avrebbe dovuto trovarsi al ristorante che aveva prenotato.
«Si, Kankuro, grazie.»
Dopotutto, non poteva permettersi di arrivare in ritardo. Aveva una certa immagine da mantenere, e non poteva fare figuracce.
Perchè lui era il Kazekage.


Indossò l'abito cerimoniale che il suo ruolo imponeva per occasioni di quel tipo, lasciando il copricapo verdeacqua dietro la schiena, appeso al collo con una cordicella, e diede una leggera pettinata ai suoi capelli rossi, per poi avviarsi al seguito del marionettista. Mentre lo seguiva, la sua mente volò al sè stesso di qualche tempo prima, e non potè far altro che sorridere al pensiero di quanto fossero mutate le cose in quel lasso di tempo.
Erano passati ormai tre anni da quegli esami di selezione dei chunin a Konoha, e lui era tornato al villaggio con un insegnamento che gli aveva cambiato la vita: Naruto Uzumaki, il suo più grande avversario, l'unico ad averlo mai sconfitto, dopo aver vinto non lo aveva denigrato, umiliato o ucciso. Gli aveva offerto la sua amicizia. Era ciò che Gaara aveva sempre desiderato, anche se fino a quel momento non se n'era mai reso conto, e da quel giorno la sua vita era cambiata.
Tornato al villaggio aveva ricevuto la notizia della morte di suo padre, e ciò aveva provocato una strana reazione in lui. Non aveva pianto, non aveva versato una lacrima per quell'uomo che aveva più volte tentato di ucciderlo, ma si era sentito vuoto, come privato di qualcosa che aveva sempre dato per scontato.
Solo più tardi avrebbe realizzato che quello era senso di colpa, per essere stato lui la causa, per tutti quegli anni, del mancato rapporto che dovrebbe esserci tra padre e figlio. Con la sua follia aveva messo in pericolo il villaggio, e suo padre aveva dovuto rinunciare al loro rapporto, cercando con tutte le sue forze di ucciderlo.
Le parole di Naruto avevano innescato in lui un cambiamento radicale, e per giorni la sua mente era stata tormentata da un esame di coscienza di una vita intera. Quante volte era stato trattato con odio da tutti? Troppe, mai una volta le cose erano andate diversamente.
E come aveva reagito? Odiando e distruggendo tutto a sua volta.
Ma tutto ciò era cambiato.

Da quando aveva deciso di migliorare, di ottenere il rispetto degli altri non per paura del demone che custodiva, ma per la persona che era, il suo modo di fare era cambiato totalmente.
I suoi fratelli, che per un'intera vita, pur volendogli bene, avevano avuto il terrore della sua follia, erano stati i primi a credere in lui, e in poco tempo aveva stretto con loro un rapporto magico che nessuno, almeno inizialmente, riusciva a comprendere.
Ridevano, scherzavano, si capivano e si volevano bene, una situazione fino a quel momento impensabile.
Non erano mancati i momenti di tensione, certo, a volte Gaara si arrabbiava, e allora Shukaku aveva la possibilità di liberarsi. Ma dopo alcuni mesi aveva trovato una soluzione.
Durante una notte aveva deciso di conoscere il demone che custodiva, e avrebbe cercato, per quanto possibile, di comprenderlo. Dopotutto, entrambi erano sempre stati trattati da emarginati, quindi potevano comprendersi a vicenda.
Si era così immerso nelle profondità della sua mente, giungendo senza timore dinanzi al demone della sabbia. La discussione che ne era seguita non era stata proprio una chiacchierata da amici, ma Gaara aveva fatto valere le sue ragioni, lasciando l'ospite piuttosto contrariato.
Alla fine, paradossalmente, il loro rapporto era migliorato.
Non erano diventati amici, ma Shukaku aveva smesso di tormentare Gaara, iniziando a provare per lui una lieve forma di rispetto. Dopotutto, aveva avuto il coraggio di presentarsi al suo cospetto e discutere apertamente con lui.
Gaara non poteva comunque dormire, ma aveva smesso di avere attacchi di follia, e questo era stato un enorme passo avanti.


Libero dai tormenti di Shukaku e dai suoi problemi mentali, era emerso il vero carattere di Gaara. Riservato e di poche parole, ma gentile e saggio, e dotato di un intelletto fuori dal comune. Questi cambiamenti, uniti all'amore e al sostegno dei suoi fratelli, avevano provocato una decisione storica.
A pochi mesi di distanza dalla morte del Quarto Kazekage, dopo un breve periodo di governo di passaggio, il consiglio della Sabbia aveva deciso di affidare a lui la carica di suo padre.
La decisione era stata tremendamente impopolare, poichè il popolo non voleva saperne di essere governato da un Jinchuuriki, che fino a poco tempo prima mostrava chiari sintomi di squilibrio mentale.
I primi mesi erano stati durissimi, nessuno voleva accettare la sua autorità, e Suna aveva rischiato di perdere i suoi rapporti diplomatici con i paesi vicini, per non parlare delle lotte interne e delle frangie rivoluzionare che si era trovato a dover combattere e mitigare.
L'unico villaggio che non aveva mutato i suoi rapporti con Suna era stato Konoha. La Godaime Hokage Tsunade Senju, memore di ciò che era avvenuto con Naruto, aveva deciso di avere fiducia in Gaara, e aveva acconsentito a mantenere inalterati i rapporti della Foglia con la Sabbia.
Seguendo il suo esempio altri paesi avevano cercato il dialogo, e con sorprendenti doti diplomatiche Gaara aveva assicurato ottimi scambi commerciali e vie di comunicazione al suo villaggio.
Gli stessi consiglieri, che inizialmente erano dubbiosi riguardo le sue capacità di governare, erano rimasti stupefatti da ciò che il neo-Quinto Kazekage, per quanto giovane, era riuscito a compiere.

Ma una cosa era rimasta inalterata: l'odio dei suoi compaesani, che continuavano a vederlo come il mostro della sabbia. Nessuno di loro era ancora pronto a fidarsi di lui, e nonostante egli si prodigasse per dimostrare quanto fosse cambiato, nonostante la ricchezza che aveva iniziato a portare al villaggio e la magistrale politica attuata, i risultati non erano incoraggianti...
La situazione era rimasta tesa per oltre un anno e mezzo dalla sua nomina, fino a quando Gaara non aveva preso una decisione che avrebbe mutato per sempre l'opinione che il villaggio aveva di lui: decise di diventare, insieme ai suoi fratelli, un maestro.


Il giorno che i tre fratelli Sabaku si presentarono all'Accademia ninja di Suna c'erano venticinque neo-genin che avrebbero dovuto scegliere da chi volevano apprendere le arti ninja superiori.
Fu così che i ninja appena diplomati si divisero. La paura per Gaara aveva impedito quasi a tutti di volerlo come maestro: dodici genin scelsero Temari e altrettanti si affidarono a Kankuro.
Gaara c'era rimasto malissimo, ancora nessuno voleva provare a fidarsi di lui...
E invece, c'era stato un solo genin che si era avvicinato titubante a lui. Quando l'aveva vista la prima volta, non credeva ai suoi occhi: Matsuri, una quattordicenne appartenente a nessun clan, figlia di due civili, si era avvicinata a lui e l'aveva scelto come suo maestro.
Piccola, alta poco meno di lui, con un fisico più gracile della media ma ben proporzionato, con buone promesse per il futuro, con i suoi capelli e occhi color cioccolato l'aveva incantato. Era la sua prima allieva, la prima persona ad essersi fidata di lui.

Da quel giorno Gaara aveva dedicato a quella ragazza tutto il tempo che riusciva a ritagliare dai suoi doveri di Kazekage, impegnandosi a renderla il più forte possibile, orgoglioso di ogni suo miglioramento, e orgoglioso di sè stesso nello scoprirsi un buon maestro e, soprattutto, un buon amico.
Perchè Matsuri non lo temeva. Inizialmente aveva provato una certa soggezione nel trovarsi con lui, ma conoscendolo aveva avuto modo di superare e sfatare qualsiasi pregiudizio il villaggio avesse per lui.
Dopo pochi mesi di addestramento si erano svolti degli esami di selezione dei chunin, e lei era stata l'unica a superarli tra tutti i partecipanti della Sabbia.
Lo stupore di tutto il villaggio era stato la molla che aveva cancellato ogni macchia dalla reputazione di Gaara, e l'inizio dell'enorme rispetto che il popolo aveva iniziato a provare per il suo Kazekage.

Un anno dopo, la felicità di Gaara era stata completa. Un episodio con Matsuri gli aveva donato ciò che nella sua vita era sempre mancato...


*Flashback*

Gaara era estremamente orgoglioso della sua allieva, l'allenamento che aveva sostenuto quella mattina era uno dei più duri a cui Baki, il suo vecchio maestro, l'avesse mai sottoposto, e vedere la sua allieva completarlo con successo era stata un'enorme soddisfazione.
Per premiarla le aveva offerto il pranzo, e aveva passato con lei tutto il pomeriggio. D'un tratto, mentre pagava il conto e ringraziava il proprietario, la ragazza gli fece una strana proposta...
«Maestro Gaara, vorresti combattere contro di me? Vorrei mostrarti tutti i miei progressi, sempre se tu sei d'accordo.»
Seppur sorpreso da quella richiesta Gaara accettò, e insieme di diressero al campo di addestramento privato che il Kazekage aveva riservato solo a lei.
Si batterono per più di un'ora, e benchè Gaara non avesse nemmeno pensato di fare sul serio, non aveva potuto fare a meno di restare stupefatto dall'abilità di Matsuri.
La ragazza aveva padroneggiato alla perfezione le Lame di Vento di Temari, anche se non usava un ventaglio, e aveva in parte sviluppato una forma di controllo della sabbia, seppur non assoluto e potente come il suo.
Alla fine, Matsuri era crollata esausta al suolo.

Gaara le si avvicinò e si sedette accanto a lei, posando la testa della ragazza sulle sue ginocchia. Era una strana situazione, provava qualcosa che non aveva mai provato prima di allora. Una sorta di inquietudine, come una morsa allo stomaco, ma non era una brutta sensazione...
D'un tratto Matsuri si sollevò, e incatenò i suoi occhi color cioccolato a quelli verdeacqua del suo maestro, avvicinandosi sempre di più...
«Matsuri...»
Era solo un sussurro, ma Gaara desiderava avvicinarsi sempre di più, le labbra della ragazza era come se lo stessero chiamando...
«Maestro... Gaara...»
Anche la ragazza era al limite, il buonsenso le imponeva di allontanarsi subito, ma il suo istinto prevalse sulla ragione. Con un movimento esitante, posò le labbra su quelle del giovane Kazekage, che inizialmente ne fu stupefatto, ma poi rispose al bacio.
Restarono lì per quelle che parvero ore, beandosi della compagnia l'uno dell'altra...

*fine flashback*


Da quel giorno, la vita di Gaara poteva davvero dirsi felice.
Al villaggio la notizia della sua relazione con Matsuri si era sparsa in fretta, e addirittura le altre ragazze avevano preso a invidiarla per la sua conquista.
Paradossalmente, da temuto come un mostro, Gaara era diventato il ragazzo più ambito del Paese del Vento, e non passava giorno senza che subisse le avances di altre ragazze che chiedevano di diventare sue allieve.
Ma lui non aveva mai ceduto, aveva occhi solo per Matsuri, e anche se alla fine aveva accettato di addestrare anche altri allievi nessuna altra ragazza ebbe mai il coraggio di provarci con lui.
Ma quest'ultima condizione non dipese dalla sua reputazione...
Infervorata, era stata proprio Matsuri a minacciare qualunque ragazza osasse provarci con Gaara, e alla fine nessuna aveva più osato sfidarla.
Seppur leggermente spaventato, Gaara era divertito e stuzzicato nel vedere la sua ragazza così gelosa. Non poteva essere più attratto da lei di così, era felice, e non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo...



Era proprio da lei che si stava dirigendo. Si erano messi insieme sei mesi prima, e lui aveva organizzato per il loro semi-anniversario un'uscita nel ristorante più lussuoso di Suna, il cui proprietario era onorato di avere come ospite il più giovane Kage della storia, dopo il Quarto Mizukage.
Giunse al locale e prese posto in attesa della sua compagna. Quando questa entrò, Gaara faticava a credere a ciò che vedeva...
Matsuri era vestita con un abito da sera che la fasciava alla perfezione. Di un colore a metà tra rosso e ambra, il vestito le arrivava alle ginocchia, si stringeva sopra la vita con una cintura, che provocava svolazzi della gonna vaporosa, e le arrivava alla gola, senza spalline, allacciandosi dietro il collo e lasciando la schiena quasi completamente scoperta. Non c'era scollatura, ma anche così il suo seno, anche se piccolo, era valorizzato alla perfezione, senza cadere in un eccesso di volgarità.
La ragazza si sedette, e Gaara non poteva fare a meno di toglierle gli occhi di dosso, facendola arrossire. Era di una bellezza accecante in quell'abito, e la serata passò così, tra le chiacchiere allegre e qualche bacio, che non facevano altro che mandare fuori di testa tutte le ragazze del locale.
Per Matsuri, vedere le facce invidiose delle altre ragazze era esilarante...

Passata l'una e mezza i due decisero di rientrare, e Gaara accompagnò la ragazza fino a casa. Lungo la strada, mentre chiacchieravano, per un attimo qualcos'altro attirò la sua attenzione.
Non sapeva spiegarsi con esattezza cosa fosse, ma aveva come la sensazione di un pericolo imminente, e sentiva che anche Shukaku era piuttosto irrequieto.
«Gaara, mi stai ascoltando? C'è qualcosa che non va?»
Anche Matsuri si era accorta della momentanea assenza di Gaara, che subito si voltò e la rassicurò.
«Si, si, scusami, mi sono distratto un attimo...»
Seppur sospettosa, la ragazza non indagò oltre.
Giunsero dopo un quarto d'ora di camminata sulla soglia della casa di Matsuri, dove il Kazekage la salutò con un intenso bacio, e si diedero la buonanotte. O almeno, Gaara la diede a lei, visto che lui non poteva dormire.
Ma anche se avesse potuto, quella sera non sarebbe mai andato a letto...
Trasportato dalla sua sabbia come da un tappeto volante giunse rapidamente alla sue stanze, dove si liberò dei vestiti cerimoniali da Kazekage, indossò la sua tenuta da combattimento e prese la sua giara colma di sabbia.
Quindi raggiunse il tetto e si mise a scrutare l'orizzonte, in attesa che l'ospite indesiderato che aveva percepito chiaramente si mostrasse.
"Avanti, vieni, ti sto aspettando..."



A distanza di alcuni chilometri, al chiaro di luna, due figure avanzavano a piedi nel deserto.
Una di loro era un ragazzo dai lunghi capelli biondi che coprivano metà del viso, nascondendo un mirino inserito al posto di un occhio perso in battaglia. Aveva in testa un coprifronte del Villaggio della Roccia, il cui marchio era segnato da un taglio orizzontale, segno che il suo proprietario era un traditore. Il suo dettaglio più inquietante, però, era che sul palmo di ogni mano c'era una bocca, con tanto di denti e lingua.
L'altro invece era decisamente più basso, la metà del biondo, e sembrava tutto fuorchè umano. Camminava come fosse una tartaruga, ma una grossa coda di metallo simile a quella di uno scorpione si intravedeva dietro di lui, nascosta sotto il mantello.
Entrambi erano vestiti nello stesso modo, una cappa nera con disegnate delle nuvolette rosse, e un cappello di paglia calcato sul viso a nascondere il volto.
Il più basso parlò al più alto.
«È il momento di agire, Deidara. Cerca di non farti scoprire, e soprattutto non esagerare. Il Kazekage ci serve vivo.»
Il biondo rispose con aria scocciata, gettando via il cappello.
«Ti preoccupi troppo, Sasori. È un ragazzino, dopotutto, non mi darà problemi.»
Così dicendo infilò una mano in una borsa che portava sotto il mantello, e ne estrasse una piccola quantità di argilla. La bocca presente su quella mano la mangiò, e dopo pochi secondi la risputò, scolpita nella forma di un piccolo gufo.
Il biondo vi immise del chakra e lo lanciò in aria, e dopo qualche metro il gufo si ingrandì con uno sbuffo di fumo e si animò, discendendo verso di lui.
Deidara ci salì sopra, prendendo il volo. Si diresse dunque verso la sua meta: il Villaggio della Sabbia, che ora si vedeva all'orizzonte.


Grazie alla silenziosità del gufo su cui volava, passò oltre le mura di quel villaggio non notato da nessuna sentinella.
"Però... se nessuno mi ha visto entrare sarà più facile di quanto pensassi..."
Ma non fece in tempo a finire questo pensiero che notò ciò per cui era venuto.
Il Kazekage era in piedi sul tetto del suo palazzo, e lo fissava con aria minacciosa.
Pronto a combattere, Deidara si diresse verso di lui...





 

   
 
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