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Autore: Flowerina    02/02/2015    3 recensioni
Cosa succederebbe se una normale ragazza, semplicemente guardando una puntata del suo telefilm preferito, si ritrovasse protagonista di una situazione surreale? Leggete e lo scoprirete!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Morgana
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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“Chi te l’ha detto?” domandai ad Artù con veemenza, in risposta alla sua osservazione. Poi, ricordandomi di avere davanti un principe, corressi: “Ehm cioè, come fate a conoscermi?”
Lui mi squadrò a lungo e con circospezione, forse decidendo se lasciar correre o mandarmi alla forca. Quindi, disse: “Ho visto quell’incapace di tuo cugino giusto il tempo di sapere del tuo arrivo qui. Poi, è scomparso nel nulla senza lasciar traccia. Sono passato a cercarlo da Gaius, ma non c’era; qui non c’è neanche. Mi rimangono due opzioni: o è stato rapito, e non mi dispiacerebbe, oppure si trova alla locanda. Per il suo bene, spero sia la prima!”
“Artù!” lo rimproverò Gwen.
“Credimi, Ginevra: è il servo peggiore che abbia mai conosciuto” sbottò lui. Poi, rivolto a me, aggiunse: “Senza offesa.”
“Nessuna offesa” assicurai io. Quindi, continuai: “Gwen, ti ringrazio per la tua ospitalità, ma si è fatto tardi: mi conviene tornare al castello. Artù, se dovessi vedere Merlino gli riferirò le vostre parole.”
Avevo deciso di andar via per lasciare quei due da soli, visto che in quel momento sentivo di essere il terzo incomodo. Ma, evidentemente, il principe non comprese il mio intento, poiché disse: “Ti accompagno io, Milena. Voglio vedere se tuo cugino è ricomparso o se mi tocca licenziarlo e trovarne uno più competente”.
Pensai che aveva ragione Merlino: quell’uomo era proprio una testa di fagiolo! Decisi, però, di non controbattere, visto che era già irritato a sufficienza. Salutai Gwen, ringraziandola ancora una volta, e uscii di fuori seguita da Artù.
“Come mai sei venuta a Camelot?” mi chiese il principe, una volta rimasti soli.
“Volevo rivedere Merlino” inventai, pensando che avrei dovuto istruire il mago affinché fornisse la stessa scusa.
“Allora hai qualche problema mentale!” sentenziò Artù. “Nessuno sano di mente potrebbe sentire la mancanza di quel buono a nulla.”
“È pur sempre mio cugino” scherzai io, ridendo un po’ troppo rumorosamente.
Perché stare con Artù mi faceva diventare imbranata? Lo guardai sorridere garbatamente e … cavoli, era davvero bello! I capelli biondi emanavano riflessi luminosi. Il sorriso si estendeva allo sguardo e non potei non rimanere incantata ad osservare l’azzurro intenso dei suoi occhi …
“Milena? Milena!” mi chiamò.
Tornai alla realtà e mi accorsi di essermi fermata lungo il percorso per osservarlo. Che vergogna!
“Scusami” dissi, rossa in volto per l’imbarazzo.
“Non importa” affermò lui, riprendendo a camminare verso il castello.
Un silenzio di tomba seguì quelle parole: entrambi eravamo troppo imbarazzati e procedemmo lungo il percorso senza fiatare.
Il silenzio venne, però, interrotto in modo brusco. Artù sfilò repentinamente la spada e affrontò un uomo che stava per attaccarci alle spalle. Io non fui altrettanto pronta: un secondo uomo mi portò di forza le mani dietro la schiena e cominciò a trascinarmi verso il bosco vicino. Artù ci notò e, dopo aver atterrato lo sconosciuto con cui combatteva, cominciò a inseguire il mio aguzzino. Ma non poté raggiungerci: qualcosa attraversò il tratto che mi separava da lui e lo colpì, scaraventandolo a terra e facendogli perdere i sensi. Mi voltai per capire da dove fosse provenuto quel potere e restai sconvolta nel vedere di chi si trattava: Mordred in persona stava in piedi ad osservarmi col braccio ancora sollevato. E a quel punto la paura divenne terrore. Cosa poteva volere da me il mago che di lì a qualche anno avrebbe ucciso Artù? Perché aveva mandato quegli uomini a rapirmi? Eppure sembrava così innocente, un bambino come tanti altri. Ad un certo punto, provai addirittura pena per lui che, sapevo, sarebbe morto troppo giovane. Poi parlò, e il terrore mi assalì nuovamente.
“Cosa aspettate, buoni a nulla?” si rivolse ai due uomini. “Portatela nel bosco. Ci stanno aspettando.”
Cosa aveva intenzione di fare? Avrei voluto chiederglielo, ma la paura mi aveva mozzato il fiato e non riuscivo a parlare.
Poi successe qualcosa. I due uomini, compreso quello che mi teneva prigioniera, caddero a terra privi di sensi ed io, finalmente libera, vidi Merlino avanzare con la mano puntata (passatemi il termine!) verso Mordred. Ingaggiarono una lotta intensa, ma il servo ebbe il sopravvento.
“Ci incontreremo ancora, Emrys” disse il bambino, rialzandosi da terra e ripulendosi. Poi scomparve nel nulla, e con lui i due uomini.
“Stai bene?” mi chiese il ragazzo, correndo verso di me.
“Sì” risposi. “Grazie a te.”
“Cosa volevano?” volle sapere.
“Non lo so” affermai io. “Non me l’hanno detto.”
“Vieni, torniamo da Artù” disse. “Se Mordred vuole qualcosa da te, dobbiamo assolutamente trovare un modo per riportarti a casa.”
Lo seguii, e trovammo il principe ancora steso a terra privo di sensi.
“Che bel cavaliere!” esclamò Merlino, sarcastico. “Se fosse per lui, saresti ancora nelle mani di quegli uomini.”
Poi, lo rialzò cautamente e … cominciò a schiaffeggiarlo. Pur nella drammaticità della situazione, la scena era davvero comica: se inizialmente lo scopo era quello di far rinvenire il principe, Merlino iniziò a prenderci gusto e continuò a prendere a schiaffi il povero Artù anche dopo che si fu ripreso.
“Merlino, che stai facendo?” volle sapere il ragazzo, fulminando l’altro con uno sguardo.
Il servo smise di schiaffeggiarlo e disse: “Artù, vi ricordate mia cugina Milena? Occhi castani, lunghi capelli ricci e castani? Beh, se non fossi intervenuto io, quegli uomini l’avrebbero portata chissà dove!”
“Milena!” si alzò di scatto il principe. “Stai bene?”
Stavo per rispondergli di sì, ma il mago fu più veloce ed esclamò: “Sta bene, ma non grazie a voi!”
Artù si rialzò da terra con l’aiuto del ragazzo. “Scusa” mi disse. Poi, rimettendo la spada nel fodero, ‘distrattamente’colpì con l’elsa lo stomaco di Merlino che stava dietro di lui.
“Oops, scusa!” gli disse con un sorrisino stampato sulle labbra. “Non ti avevo visto. Ho sentito solo il ronzio di un fastidioso moscerino alle mie spalle!”
“Scherzate pure” ribatté Merlino, piegato in due con una mano sullo stomaco. “Resta comunque il fatto che siete svenuto come una fanciulla!”
Due a zero per Merlino, pensai io. Artù, incapace di controbattere, finse di non sentirlo e si diresse verso il castello.
Lo seguimmo dentro, e ci scortò fino alla dimora di Gaius.
“Manderò degli uomini a fare la guardia, stanotte” disse.
“Non c’è bisogno, Artù” ribattei io.
“Non dormirei tranquillo pensandoti in pericolo” confessò. Poi, arrossendo, aggiunse frettolosamente: “Sei comunque la cugina del mio servo”, e andò via di corsa.
“Vieni, entriamo” disse Merlino. “Voglio vedere se riesco a trovare un modo per farti tornare nella tua epoca.”
Salutammo sbrigativamente Gaius e ci chiudemmo nella stanza del ragazzo.
“Stanotte dormirai nel mio letto” decise lui. “Io mi sistemerò su una branda di là.”
“No, non è giusto: è il tuo letto” obiettai. “Starò io sulla branda.”
“Non potrei permetterlo” replicò Merlino. “E poi, non ti conviene: Gaius russa!”
Mi guardò sorridendo, ed io non potei che accettare e sorridergli in risposta.
Risolta la questione, il ragazzo tirò da sotto il letto il libro di magia donatogli dal suo mentore e cominciò a cercarvi dentro qualcosa di utile. Fu interrotto, però, dallo stesso Gaius.
“Merlino, c’è qui Morgana che ti cerca” chiamò il vecchio. “Io esco un attimo per parlare con Artù” aggiunse.
Il ragazzo ripiegò in fretta il libro e lo ripose sotto il letto. Poi, uscì dalla stanza e  richiuse la porta alle spalle.
Io, curiosa di sapere cosa volesse la figliastra di Uther e se c’entrasse qualcosa con la comparsa di Mordred, socchiusi con cautela la porta e ascoltai le voci dei due maghi rimasti soli nella stanza accanto.
“Ho visto la scena dalla finestra” stava dicendo Morgana. “È stato Mordred, vero?”
“Sì, c’era anche lui” ammise Merlino.
“Ma cosa voleva da tua cugina?” domandò la strega. Era chiaramente molto agitata.
“Non lo so” rispose il ragazzo.
“Promettimi che non dirai di Mordred ad Artù” lo supplicò Morgana. “Ti prego, Merlino: promettimelo.”
“Prometto che non gli dirò nulla, per ora” disse il mago. “Ma se sarà necessario, lui saprà.”
“Merlino, cos’è che non mi stai dicendo?” volle sapere la ragazza. “Hai promesso che non ci sarebbero più stati segreti tra noi, quando ti ho rivelato il mio.”
Il mago non parlò e abbassò lo sguardo, cominciando ad osservare il pavimento.
“Lei non è tua cugina, vero?” indovinò Morgana, alzando con una mano la testa del ragazzo.
“Viene dal futuro” confessò Merlino, lasciandomi sconcertata. Come aveva potuto rivelarle il mio segreto?
“Dal futuro?” si stupì la ragazza. “Come ha fatto ad arrivare qui? Come si fa a riportarla indietro?”
“Non ho risposta a nessuna delle tue domande” disse Merlino, abbattuto.
“Potrei aiutarla io” propose Morgana. “Visto che ho … tu-sai-cosa?”
“Potresti essermi d’aiuto” accettò il ragazzo. “Ne parlerò con lei e ti farò sapere.”
“Lei sa di … me?” chiese la strega.
“Sì, sa tutto” confessò lui.
“Merlino, guardami” disse la ragazza. “Sai che tengo a te.”
“Morgana, non ho parole per descrivere quanto io tenga a te” disse, e poi la baciò.
Io rimasi scioccata, con la bocca spalancata. Mi accorsi solo in quel momento che Merlino si rivolgeva alla figliastra di Uther non con il voi, ma con il tu. Quando era accaduto? E perché? I due rimasero avvinghiati per qualche secondo. Fu Merlino ad interrompere il bacio.
“C’è Milena di là” si ricordò.
“Non mi importa” disse Morgana. “Hai detto che lei sa.”
“Non so se sappia pure di noi” rifletté il ragazzo. “Non ha mai detto nulla.”
“Merlino, sai che, se non fosse per Uther, rivelerei al mondo intero il mio amore per te” disse lei. “Il mio cuore sa che, un giorno, io e te usciremo allo scoperto. E, allora, saremo quello che tutti sognano.”
“Tu sei quella che io sogno ogni notte” le rivelò Merlino. E la ragazza si gettò nuovamente tra le sue braccia, baciandolo ancora una volta come se fosse l’ultima.
A quel punto, chiusi la porta e mi stesi sul letto. Mi serviva del tempo per accettare quella novità. Soprattutto, non avevo il diritto di essere spettatrice indesiderata di un amore che, persino conoscendo la loro storia futura, non poteva che farmi battere forte il cuore.
   
 
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