Serie TV > Braccialetti rossi
Segui la storia  |       
Autore: JarOfHearts_World    02/02/2015    3 recensioni
Questa ff è incentrata soprattutto sulla vita della dottoressa Lisandri.
Ho inserito elementi di fantasia, ho modificato la trama reale del telefilm, aggiungendo personaggi non esistenti e ho provato a mischiare vicende inventate da me con le storie dei fantastici protagonisti che amiamo! Buona lettura :)
Per quanto riguarda il titolo...Avete presente la canzone di Christina Perri che dice "I'm Only Human"?
Perché Maria Pia Lisandri, come tutti gli altri protagonisti, è un essere umano con i suoi limiti e le sue virtù.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La sveglia doveva ancora suonare ma Maria era già sveglia.

Sveglia in un letto non suo, tra le braccia di un uomo che conosceva appena e verso il quale non provava niente.

A spingerla in quel letto era stato un bicchiere di troppo nel bar sotto casa dove Maria era solita fermarsi dopo i turni particolarmente intensi.

La sera precedente aveva bevuto un po' più del solito e non essendo abituata all'alcool le aveva dato subito alla testa; il suo vicino di casa Marco Dossetti, padre divorziato alla ricerca di un lavoro, da tempo mostrava interesse per la dottoressa dagli occhioni azzurri e non ci pensò due volte prima di approfittarsene e portarsela a letto.

E così, alle 5:59, Maria guardava il soffitto di quella casa sconosciuta dove regnava l'aroma di menta e bagnoschiuma da uomo.

Si alzò e si vestì evitando di fare il minimo rumore, Maria non era la donna da una notte e via, non le era mai successo prima d'ora e promise a se stessa che non le sarebbe più capitato.

Si fermò ancora un attimo ai piedi del letto con le scarpe in mano ad osservare Marco che dormiva.

La barba incolta e la carnagione olivastra, gli occhi erano chiusi ma chiari e di capelli non ce n'erano quasi più.

Maria non provava proprio niente, uscì diretta verso il suo appartamento due piani più in alto senza lasciar nemmeno un biglietto, tanto volendo lui avrebbe saputo dove trovarla.

 

Il suo turno sarebbe iniziato alle 8:00, Maria si fece una lunga doccia dove si lasciò scappare anche qualche lacrima.

Le lacrime che al lavoro non poteva mostrare.

Varcata la soglia d'ingresso dell'ospedale per Maria Pia Lisandri i sentimenti venivano messi da parte e la priorità era il bene del paziente e null'altro.

Era l'unica soluzione per lavorare tra gente malata, specie tra bambini e ragazzi.

Se ogni tanto sembrava dura e quasi insensibile, dentro era tutto il contrario e non riusciva a nasconderlo nelle situazioni più serie.

Non aveva molto tempo per la vita privata, viveva per l'ospedale e per i pazienti.

Aveva avuto un paio di storie d'amore e una figlia avuta dal suo unico matrimonio durato sei anni.

Lui la lasciò perché lavorava troppo.

La figlia di Maria, Agnese, aveva 18 anni e stava frequentando il liceo negli Stati Uniti, ospitata da una famiglia.

Voleva fermarsi anche per il college, tornava in Italia solamente durante a Natale e durante l'estate

ma sembrava fosse questa la vita che voleva.

Dopo la doccia immersa nei pensieri, una mail alla figlia e Maria era pronta ad andare al lavoro.

Indossava una maglia color vinaccia con un cardigan un po' più scuro sopra, pantaloni neri e tacchi.

Tutti indumenti che sarebbero finiti nello spogliatoio fino alla fine del turno per lasciar spazio al camice e alle scarpe più comode.

Salì a bordo della sua utilitaria nera e si diresse in ospedale, non molto lontano da casa sua.

Erano appena le 8:00 ma c'era già trambusto nei reparti, tutti la salutavano con cortesia e lei rispondeva abbassando la testa con un sorriso.

Gli infermieri servivano la colazione, prendevano i valori della pressione e provavano la febbre, alcuni genitori rimasti tutta la notte uscivano dalle stanze dei figli con le occhiaie alla ricerca di un caffè, altri arrivavano con i volti riposati e una brioches migliore di quelle che la mensa serviva.

Una volta cambiata si recò nel suo ufficio dove Carlo lo specializzando la attendeva per riferirle novità e cambiamenti.

 

-Buongiorno-

 

un sorriso impacciato da parte del dottore, le aveva fatto trovare il caffè sulla scrivania e le cartelle cliniche in ordine alfabetico come piacevano a lei, la ammirava molto e faceva di tutto pur di apparirle simpatico ma non poteva negare di temerla un po'.

 

 

-Buongiorno Carlo, novità?-

 

La Lisandri si sedette dietro alla scrivania, rimanendo dritta con la schiena e bevendo lentamente il suo caffè perfettamente zuccherato.

 

-E' previsto un ricovero per oggi, Valentino, il ragazzo del tum...-

-Si si ho capito-

interruppe il collega a metà frase, con ancora il caffè che scendeva bollente giù per la gola

-Ho passato parecchi giorni a studiarmi il suo caso, tuttavia non c'è altro modo di salvarlo se non l'amputazione-

finito il caffè si porto le mani sotto al mento, stringendosi nelle spalle

-Finirà in camera con Leo se non erro, magari vai a parlargli e digli di tenere a freno la sua esuberanza, almeno in questo primo giorno...Fagli anche una visita e riportami i parametri sulla cartella-

 

In questo modo Carlo venne congedato, dopo aver esaminato le cartelle per Maria fu la volta del giro di visite.

Aggiornò pazienti e famiglie quando un'infermiera le parlò di un bambino appena ricoverato.

 

-Si chiama Davide, ha perso conoscenza mentre giocava a pallone, forse ha avuto un arresto cardiaco-

 

La Lisandri entrò così nella “stanza di Rocco”, un bambino che da mesi ormai era in coma e che non mostrava né segni di miglioramento né di peggioramento.

Il ragazzetto seduto sul letto con le gambe incrociate scrutò attentamente la dottoressa, fissandola con aria di sfida.

Aveva gli occhi azzurri e un cumulo di ricci neri e indosso ancora l'uniforme per giocare a calcio.

Per tutta la visita mantenne un atteggiamento altezzoso e sgarbato, Maria non gli prestò molta attenzione ma chiese lui un recapito dei genitori e uscì per prescrivere degli esami da fare.

Incrociò la mamma di Rocco per i corridoi, stava per avvicinarsi e tempestarla di domande ma non fece in tempo, in quanto Maria si nascose tra la folla diretta all'ascensore.

Quella donna era in ospedale da mesi, ogni giorno accanto a suo figlio anche nelle vesti di pagliaccio, la dottoressa non nutriva nessun odio nei suoi confronti ma non le andava a genio la sua continua voglia di parlare e sapere cose che magari non la riguardavano strettamente, così tentava di evitarla se non ovviamente per parlarle di Rocco.

 

Era giunto il momento della pausa pranzo, Maria si recò nel suo ufficio tirando fuori dalla borsa l'insalata che si era portata da casa.

Aveva una chiamata Skype da parte della figlia.

 

-Ciao mamma!Riesci a sentirmi?-

 

Maria si fermò sorridente ad osservare la figlia che non abbracciava dallo scorso Natale, cinque mesi fa.

Era sempre bella e sorridente, aveva gli occhi verdi e i capelli castano chiari, più chiari dei suoi.

Non era molto alta ed era piuttosto esile ma aveva tutta la forza interiore della madre e un grande senso di determinazione, forte a tal punto da farla trasferire in un altro continente a soli 14 anni per inseguire il suo sogno di far carriera nel mondo del Musical.

Ogni pomeriggio dopo scuola infatti, Agnese si spostava nel quartiere di Broadway a frequentare corsi di canto, danza e recitazione e aveva già ottenuto piccole parti da comparsa in musical di una certa importanza.

 

-Ti sento benissimo tesoro, come mai questa chiamata?-

 

Per evitare di chiamare in orari scomodi madre e figlia si sentivano via skype tutti i weekend quando in Italia erano le quattro del pomeriggio e a New York le 10 del mattino.

 

-Ieri non sono stata molto bene, ho avuto nausea...Mal di testa...Ultimamente mi succede spesso e mi hanno detto di fare degli esami, giusto per togliersi ogni dubbio, ma dato che tu sei un medico ho voluto chied..-

 

Come aveva interrotto Carlo poche ore prima, Maria questa volta interruppe la figlia con tono più agitato e innervosito:

 

-E tu quando pensavi di dirmelo?-

-Beh...L'ho fatto ora-

-Agnese descrivi esattamente ogni tuo sintomo, dimmi che esami devi fare, voglio sapere tutto-

-Lo vedi perché non volevo dirtelo?-

-Parla-

-Ma nausea...Mal di testa...Mi stanco facilmente e volte ho male alla schiena-

-Devi venire in Italia, adesso...Solo per un po' ma devo accertarmi che tu stia bene-

 

Scocciata Agnese interruppe la conversazione e urlare il suo nome davanti allo schermo non servì a nulla.

Certamente Maria non voleva allarmarsi, ma una ragazzina dell'età di sua figlia che scoppia di salute e improvvisamente presenta tali simili metteva un po' d'ansia sia in lei quanto dottoressa ma soprattutto in lei quanto madre.

Alla fine del turno Maria avrebbe chiamato la famiglia che ospitava sua figlia per saperne di più, ora doveva solo metter da parte i sentimenti e andar a conoscere Toni, un ragazzino appena ricoverato in seguito a una caduta dalla moto.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Braccialetti rossi / Vai alla pagina dell'autore: JarOfHearts_World