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Autore: lasognatricenerd    02/02/2015    1 recensioni
E' da più di un mese che Zayn Malik, agente dell'FBI, insieme ai suoi colleghi, cercando di scoprire chi è l'hacker che, quasi tutti i giorni, entra nei database per cercare qualcosa. Intanto, fuori dal lavoro e quindi nella vita privata, Zayn cerca di trovare qualcuno che possa amare, per cominciare una relazione che lo renda felice. Ma poi, come si suol dire, le persone non sono mai come te le aspetti..
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante dovesse lavorare non faceva altro che pensare all’incontro che avrebbe avuto quella sera con quel ragazzo, CurlyAngel. Non sapeva bene che cosa aspettarsi da lui. Per ora non voleva montarsi la testa per qualcosa che forse nemmeno esisteva. Era certo che al di là dello schermo ci fosse una persona ma non sapeva chi ci fosse. Per quanto ne sapeva, poteva essere anche un suo collega che aveva capito l’anagramma del suo nome. In effetti, solo poco dopo, si rese conto che sarebbe stato molto facile decifrarlo… Nel momento in cui l’aveva scritto, però, gli pareva impossibile. “Malik?”

La voce del suo collega lo fece riscuotere velocemente, tanto da farlo sobbalzare sulla sedia. “Stavi ascoltando? Hanno ucciso una ragazza, stamattina, nel suo appartamento. Dobbiamo andare sulla scena del crimine a vedere se troviamo qualcosa.”

“Sì… Andiamo.” Il moro si alzò dal tavolo e stava per uscire dalla stanza quando John lo fermò da un polso. “Zayn… La pistola non la prendi su?” Ah, giusto, la pistola. Se l’era tolta dai pantaloni quando si era messo a sedere nel suo ufficio. Sperò che non si vedesse quanto fosse sbadato quel giorno e, soprattutto, pensieroso. “Ma stai bene?” Ecco, appunto. Dannazione. “Sì, sono solo stanco. Non ho dormito molto, stanotte.” L’altro guardò il moro ma decise di lasciar cadere l’argomento. Grazie al cielo. Prese così la pistola, se la mise addosso, ed uscì dalla grande struttura.
 
“Abbiamo trovato un capello del marito… Ma dice che, durante l’omicidio, era al lavoro. Alex sta arrivando. E’ andato a parlare con il suo datore di lavoro… Oh, eccolo!”

Un uomo piccolino ma con la faccia simpatica si sporse dentro all’ufficio e poi entrò in definitiva, chiudendosi la porta alle spalle. Si avvicinò a passi pesanti al tavolo ed appoggiò con forza i documenti che, fino a qualche secondo fa, aveva in mano.

“Siamo fregati: il marito non mente! Era al lavoro per quell’ora, ci sono anche le telecamere a testimoniarlo, oltre al capo e a tutti i colleghi. E a loro dire, nessuno pensa che lui possa aver ucciso la moglie. Dobbiamo trovare qualcosa di concreto.”

“Chi l’ha trovata?” Proferì per la prima volta Zayn, da quando erano tornati dalla scena del crimine.

“La sua migliore amica.”

Certi misteri erano così intrinsechi e bui che parevano impossibili da risolvere. Di recente succedeva fin troppo spesso che lasciassero dei casi in sospeso e poi chiusi e sistemati in archivio. Era una sensazione orribile quella che si provava. “E se fosse stata lei? Se in realtà è stata lei ad ucciderla? Se volesse incriminare il marito? Non ne ho idea.” Succedeva spesso che marito e moglie litigassero.

“Ragazzi! A quanto sembra il giardiniere è entrato in casa della moglie dalle due ed è rimasto lì dentro, ma nessuno sembra che lo abbia visto uscire. Quindi non sappiamo quanto è rimasto dentro casa. Però siamo certi che la donna è stata uccisa alle due e un quarto.”

“Dobbiamo ascoltare la migliore amica ed il giardiniere. Andiamo.”
 
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“H-Harry…”

“Ssssh… Non alzare la voce. Potrebbero scoprirci.”

La ragazza ansimava e si dimenava contro il muro, stringendo le mani ai ricci del ragazzo che sembrava stare fra le sue gambe. “S-Scusami, è che… D-Dio…”

A quanto pare i due si stavano dando da fare dentro all’armadio delle scope che nessuno, oramai, usava da anni. Se qualcuno l’avesse aperto sarebbero stati nella merda: dava direttamente sul corridoio. Anne, la ragazza, era appoggiata con la schiena contro il muro a gambe scoperte, così come la sua intimità, mentre Harry era fra queste, a fare qualcosa di altamente erotico.

E a lui, queste cose, non piacevano per niente. Ma le aveva chiesto se poteva fargli i compiti di matematica e lei aveva accettato ad una condizione. A quella condizione. Insomma, nessuno avrebbe mai capito che lui era palesemente gay, vero? Ma non si notava per niente? Secondo Katy era molto visibile, mentre per gli altri…

Forse aveva talmente ochette dietro che nessuno ci faceva più caso. Ma possibile che nessuno pensasse o avesse avuto l’idea che non usciva con nessuna di loro perché era gay da far paura? Evidentemente no. Illusi. Ed illuse, soprattutto.

“S-Sto per a… Harry!”

L’altra quasi urlò mentre raggiungeva l’apice del piacere che non metteva altro che la parola fine a tutta quella cosa ridicola. Lo sto facendo per i compiti di matematica. Continuava a ripetersi dentro di sé, prima di leccarsi le labbra e rimettersi in piedi, leggermente ricurvo. Era un ragazzo particolarmente alto e quel posto, ovviamente, non era fatto per spilungoni come lui. “Mmhn, grazie… Har.” Gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia, mentre velocemente si vestiva e cercava di non tremare. “Per domani i compiti saranno fatti.” E detto questa, forse troppo umiliata o cos’altro, uscì dall’armadio e andò dietro alla folla di gente.

Lui fece lo stesso, cercando di non badare troppo agli sguardi che gli erano rivolti. Tutti sapevano che cosa si faceva lì dentro, a parte i professori ed i bidelli, che non ci mettevano piede da anni. E per fortuna, o avrebbero trovato cose come preservativi e tracce di sperma un po’ dovunque. Una schifezza.

“Har…” Una vocina che il riccio conosceva fin troppo bene: la sua migliore amica, Katy. Lui alzò lo sguardo verso di lei cercando di leggere la sua espressione oltre al tono della sua voce. “Ci vediamo oggi?”

“Sei forse preoccupata per me?” Dovrei esserlo io, se non sbaglio. Quel messaggio di ieri che mi hai mandato…”

“Non era niente. Mi sentivo solo sola. Tu hai rimediato?”

“Sì.”

“C-Cosa?!”

“Sono andato in una chat e… Non lo so. Ho conosciuto un tipo. Non so chi sia. E lui non sa chi sono io…”

La ragazza sembrava abbastanza perplessa, ma poi gli sorrise. Se lui fosse stato felice, lo sarebbe stata anche lei.

“Quindi ci vediamo oggi pomeriggio?”

“Sì, Kat.”

 
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 La giornata era stata più pesante del dovuto. Avevano interrogato il vicino e la migliore amica e nessuno dei due sembrava voler parlare. Avevano addirittura dato due versioni diverse, quindi… O non si erano messi d’accordo per trovare un diversivo, o più semplicemente, uno dei due era il colpevole. Bisognava solamente trovare un vero indizio ed incriminare uno dei due. Non che questo fosse facile, ovviamente. Non potevano incriminare la persona sbagliata, pensando che fosse quella giusta: solo un folle lo avrebbe fatto. Ma il più delle volte era l’unica cosa che bisognava fare, quella di mettere in cella entrambi e sentirli praticamente ogni giorno finchè non si arrivava ad una conclusione esaustiva. “Zayn, perché non vai a casa?” Il moro, probabilmente per la prima volta in vita sua, annuì e prese il giubbotto, uscendo velocemente dall’ufficio. Guardò il suo orologio: era palesemente in ritardo di qualche minuto. L’unico problema è che la centrale e casa sua erano distanti circa dieci minuti di macchina, quindi sarebbe riuscito ad entrare nella chat con circa venti minuti di ritardo. Non l’avrebbe trovato, dannazione.

Ma perché ti impunti in questa cosa? Potrebbe essere chiunque. Non credere di aver trovato l’amore della tua vita solamente perché sei entrato in un sito di incontri. Che poi, quale sito e sito. E’ solo una chat di merda.

I pensieri non la smettevano nemmeno un attimo di influire sulla sua mente, mentre lui entrava in macchina, la metteva in moto e sfrecciava sulla strada verso casa sua. Non voleva perdere le speranze anche se lo aveva conosciuto solo il giorno prima. Non voleva pensare fin da subito che fosse una causa persa. C’erano un sacco di relazione, al mondo, che erano nate così e adesso erano sposati ed avevano, addirittura, messo su una famiglia. Perché lui non poteva? Oramai cominciava ad essere un vero uomo ed anche lui aveva bisogno di qualcuno che lo amasse e che gli desse il benvenuto una volta tornato a casa. Ma soprattutto qualcuno che lo baciasse dopo una giornata di lavoro dannatamente pesante. Proprio come quella che aveva appena passato. Sbuffò sonoramente e fece gli ultimi chilometri ad una velocità atroce, arrivando ad inchiodare davanti al proprio cancello. Parcheggiò poi la macchina nel giardino e corse verso casa, salutando il cane, che aveva cominciato a saltargli contro le ginocchia dal primo momento che aveva varcato la soglia della porta. “Lucky, aspetta…”

Si diresse verso la camera da letto ed accese il computer che aveva lasciato sul letto la sera prima, accendendolo velocemente, digitando sulla tastiera il nome della chat. Mise lo stesso nome della sera precedente ed entrò, finalmente. Serrò gli occhi andando sull’elenco della gente connessa e… AH. CurlyAngel è online.

CurlyAngel: - sei in ritardo.

NiazKilam: - Scusami, davvero. Ho finito tardi dal lavoro…

CurlyAngel: Mmhm.

NiazKilam: Non mi credi? Sono serio. Ho il fiatone per aver corso fino al computer.

CurlyAngel: Davvero?

NiazKilam: Davvero.

CurlyAngel sta digitando…

NiazKilam: Adesso che so che sei qui, aspetta. Devo svestirmi e riprendere fiato.
 
Si allontanò dal computer con un senso di appagamento enorme. Cos’era quella sensazione così strana che non sentiva da decisamente troppo tempo? Era strano da morire. Eppure…

Si passò una mano fra i capelli usati e mise la divisa da lavare, nel cenno dei panni sporchi. Aveva circa cinque di quelle divise, tutte uguali. Riusciva sempre a lavarne tre ancor prima di finire le altre due, quindi nessun problema. Si guardò allo specchio, notando quanto le sue guance fossero rosse per la corsa e poi si infilò sotto la doccia. Non l’aveva detto al ragazzo, ma avrebbe fatto più che presto. Si insaponò i capelli, il corpo e poi ci passò l’acqua, in modo da sciacquarsi, delineando quindi tutti i tatuaggi che aveva sul petto, e non solo. Anche un braccio era pieno di questi, finendo fino alla mano. Gli piacevano. Non avevano un significato particolare, ma, guardandoli in foto, gli era venuta voglia di farseli tatuare e… beh, eccolo lì, coperto di quei disegni. Una volta sciacquato, uscì dalla doccia e si mise un asciugamano attorno al bacino, prima di camminare fino alla camera da letto per prendere dei boxer.
Prima, però, si sedette sul materasso e guardò la chat.
 
CurlyAngel: - Anche io non vedevo l’ora di sentirti.

CurlyAngel: - Okay, ti aspetto.

NiazKilam: - Davvero?

CurlyAngel: Davvero, mhm…

NiazKilam: Mhm…

CurlyAngel: Beh… Che fai?
 
Zayn non sapeva se mentire o no. Non lo conosceva… E forse proprio per questo, poteva dire qualsiasi cosa gli passasse per la mente. Anche una boiata assurda. Qualsiasi. Si morse il labbro inferiore ed appoggiò nuovamente le mani sulla tastiera.
 
NiazKilam: - Una sega.

CurlyAngel: - Ah sì? Non ci credo.

NiazKilam: - E perché no, mh?

CurlyAngel: - Fammi vedere.

NiazKilam: - Come, scusami?

CurlyAngel: - In web. Fammi vedere…

NiazKilam: - Se ti fai vedere anche tu.

CurlyAngel: - Non in faccia.

NiazKilam: - Non mi importa della faccia. Mhn, accendo.
 
Forse stava facendo la cazzata più cazzata della sua vita, ma se non l’avesse visto in volto… Beh, che cosa sarebbe potuto succedere? Se non era qualcuno che conosceva, non aveva mai visto i suoi tatuaggi. E quando appariva sui giornali, a causa della sua divisa, i tatuaggi erano sempre nascosti. Cercò di accendere la web e abbassò leggermente lo schermo del pc per centrarlo alle sue gambe, leggermente aperte, con addosso l’asciugamano. Le sue pupille si dilatarono nell’istante in cui vide la web dell’altro, accesa, che puntava verso le sue gambe. Ma c’era una differenza: lui era senza niente. “Dio…”


“Cosa hai detto?”

Oh cazzo, mi sente.

“Guarda che ti ho sentito…”
La sua voce era quella di un ragazzo, ma era così… roca. E calda. E dolce allo stesso tempo. “Non ho … detto nulla.”

“Hai detto che ti stavi facendo una sega. Mi hai mentito. Hai l’asciugamano.”

“Mhn, posso farmela adesso.”

Di colpo si tolse l’asciugamano e scoprì il membro che non era del tutto addormentato. A causa dell’immagine che aveva davanti agli occhi, si era alzato. Respirò affannosamente, non capendo niente di quello che stava realmente accadendo. Si stava per segare insieme a qualcuno che nemmeno conosceva?

“Ti va di farlo, NiazKilam?” Gli venne da ridere quando lo chiamò così.

“Sì, riccio.”

L’altro, senza dire niente, appoggiò una mano sul proprio membro e cominciò a masturbarsi, lentamente, spostando la pelle per poter rendere visibile il glande. Era la prima volta che il poliziotto faceva qualcosa… di così estremo, ma adesso era come se non gli importasse. Si schiarì la voce e fece la stessa cosa con la propria erezione, provando fin da subito un piacere enorme, come se fosse l’altro a muovere la mano… e non lui. “Non l’avevi mai fatto prima, Niaz?” D’ora in avanti sarebbe stato il suo nome.

“No, m-mai.”

Si lasciò scappare dalle labbra un gemito quando la propria mano prese ad aumentare senza che lui potesse sul serio regolare il ritmo. Era come se questa facesse tutta da sola, per avere più piacere, un piacere enorme che gli faceva riscaldare il cuore, e non solo, ovviamente. “Nemmeno io l’avevo mai fatto.”

Quella frase lo sorprese. Significava che per lui era la prima volta? Dio, quanti anni poteva avere? Il fisico era… Dio, grandioso. Intravedeva anche dei tatuaggi, ma a causa del buio non riusciva bene a capire che cosa fossero. Ma… aveva dei bellissimi addominali e delle gambe ben fatte. Sedici o diciassette anni? Diciotto? Dio, sperava con tutto sé stesso che avesse almeno diciotto anni.
Il moro adagiò meglio la schiena sul cuscino, lasciando che i gemiti riempissero la stanza, fregandosene altamente di tutto. Era da solo a casa e nessuno poteva sentirlo, se non solamente il ragazzo che stava dall’altra parte. “N-Niaz…”

“Dio, più forte, ti prego.”

Quei gemiti lo facevano impazzire. Erano rochi e alla fine di questi, sembrava che la voce stesse per finire. Aveva una tonalità unica e… bellissima. Doveva essere tutta l’eccitazione a fargli dire quelle cose. Per forza. “Aumenta, aumenta.”

Oramai, entrambi, muovevano la mano il più velocemente possibile, causando leggeri rumori di bagnato. Ma a nessuno dei due pareva importare troppo, se non… solamente il piacere dell’altro e di se stessi. “Niaz, sto per… Mhnm…”

Nemmeno Zayn resisteva più. Sentiva che stava per arrivare all’apice del piacere. Mugolò ed inarcò la schiena con decisione, arrivando all’orgasmo con tale piacere che il proprio corpo continuò a tremare per qualche istante. Era arrivato anche l’altro, proprio sulla mano. “Ho sporcato un po’ la tastiera.” Rise.

Zayn, in tutta risposta, si lasciò andare contro il cuscino e respirò a fatica, fissando il soffitto con gli occhi lucidi. Si sentiva ancora più depresso di prima. Che tristezza. Segarsi davanti ad un computer con un’altra persona che, per di più, nemmeno conosceva. Sì, decisamente una cosa triste.

“Dormiamo?” Sussurrò poco dopo, mentre prendeva l’asciugamano e se lo rimetteva al bacino. Notò il mento dell’altro muoversi, segno che aveva detto di sì. “Grazie per stasera, riccio…”

“Harry. Chiamami… Harry.”
 
 
 
   
 
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