Film > Anna Karenina
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Autore: Arianna18    02/02/2015    1 recensioni
Anni dopo il suicidio di Anna Karenina, la figlia, Anja, avrà l'occasione di sapere la verità. I segreti così abilmente mantenuti, le nuove esperienze e un amore incondizionato animeranno la vita della ragazza. Una volta crollate tutte le sue certezze riuscirà a riconquistare la figura paterna, fino a quel momento, quasi completamente assente?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III.


Le giornate trascorrevano lentamente, dopo l’arrivo di Serëža tutto era tornato alla normalità, o per meglio dire, la vita era precipitata nel torpore più tedioso e monotono. Di certo le cose da fare non mancavano, ma i balli, le mostre d’arte e le uscite in società non riuscivano minimamente a placare i pensieri che, sempre più insistenti, andavano ad insidiarsi nella mente di Anja. Oramai la maggior parte delle sue riflessioni andavano a Vronskij per il quale nutriva un affetto incondizionato. Senza sapere chi fosse, si sentiva legata a lui dal destino mentre in maniera opposta, non riusciva neanche a stabilire un dialogo con il padre.
 Aleksei Aleksandrovič Karenin, effettivamente, non era proprio il miglior esempio di cordialità, senza dubbio era un uomo buono, ma, quando si trattava di sentimenti, ergeva una corazza inespugnabile. Non era così vecchio, ma i suoi modi, talvolta, risultavano troppo all’antica per essere compresi dai figli, soprattutto dalla giovane Anja. Entrambi non erano mai riusciti ad intendersi completamente e, durante gli anni, il loro distacco era via via aumentato. Karenin, a parte i segni del tempo, non era mai cambiato: rimaneva, come sempre, fermo nelle sue decisioni e moralmente rigoroso. Di sicuro non avrebbe mai approvato che sua figlia avesse fatto conoscenza con un uomo in una situazione così poco adatta. Ogni minima azione, soprattutto se si trattava di Anja, andava svolta secondo le sue disposizioni e contestarlo non era un privilegio concesso. Nonostante questo, tutti avevano una sincera stima di lui il quale incarnava i più nobili ideali di lealtà e decoro dell’alta società pietroburghese.
Una sera, i tre si ritrovarono, come di consueto, attorno alla lunga tavola della sala per consumare la cena, ma, quella volta, era calata su di loro un’insopportabile tensione, densa quasi quanto la nebbia. Anja, più irrequieta del solito, continuava a scambiare rapide occhiate con il fratello sotto lo sguardo intransigente del padre il quale mostrava i primi segni di nervosismo.
“Devo supporre che ci sia qualcosa che non va a giudicare dal vostro atteggiamento” disse Karenin rompendo il silenzio. Serëža, che tra i due fratelli era quello che temeva maggiormente i richiami, abbassò lo sguardo tentando di nascondere la vergogna, ma Anja, che mal sopportava i rimproveri celati, si girò verso il padre con un evidente atteggiamento di sfida. Non disse nulla e mentre distoglieva lo sguardo lasciò cadere il cucchiaio visibilmente seccata.
“Non gradisci la zuppa?” chiese, ma la ragazza al limite della pazienza non riuscì a trattenersi.
“Chi è il conte Vronskij?” A quelle parole, un brivido percorse la schiena di Karenin veloce e gelido: da diciotto anni non sentiva quel nome. Il passato ripiombò nella sua vita così bruscamente da impedirgli di reagire. Rimase impassibile di fronte allo sguardo attento della figlia. Come poteva, Anja, conoscere l’uomo che, un tempo, l’aveva rovinato? Ma soprattutto, perché voleva a tutti i costi informazioni sul suo conto? Mille domande cominciarono a comparire nella sua mente, una più allarmante dell’altra, ma non poteva tradire la sua preoccupazione. Karenin fece appello a tutta la sua forza interiore e rispose.
“Non lo so...” Fu tutto ciò che riuscì a dire. Anja però non era soddisfatta e ripartì più agguerrita che mai.
“E’ impossibile lui...” ma il padre, infuriato come non mai, la interruppe.
“Anja Karenina, ora basta!” non l’avevano mai sentito urlare in quel modo. Con un riflesso incondizionato si era alzato dalla sedia battendo un pugno sul tavolo. La ragazza, spaventata, corse via sforzandosi di trattenere le lacrime e quando arrivò nelle sue stanze chiuse la porta con una forza tale da far vibrare il lampadario di cristalli al piano inferiore.
Serëža osservò il padre di sottecchi, non approvava minimamente il modo in cui aveva trattato Anja, ma appena decise di parlare Karenin intervenne.
“Puoi andare...” non aggiunse altro. In totale silenzio il ragazzo si precipitò davanti alla camera della sorella e con un po’ di timore bussò.
Lei era seduta alla scrivania con la testa tra le mani, non stava piangendo, piuttosto era fuori di sé dalla rabbia: non era mai stata rimproverata così duramente.
“Hai visto come si è comportato? Lo odio, Serëža, con tutte le mie forze...” disse guardando il fratello attraverso il riflesso nello specchio.
“Anja, sai com’è fatto, non vuole essere disturbato” provò a replicare lui.
“Lo stai difendendo!” esclamò la ragazza voltandosi per guardarlo negli occhi.
“Comunque non è questo il punto...” concluse riacquistando in parte la calma.
“Cosa vuoi dire?” le domandò.
“Ha mentito prima, a cena. Non so chi sia il conte Vronskij, ma so per certo che conosceva maman. Di conseguenza nostro padre non può non essere informato sul suo conto”
Il ragionamento di Anja era lucido, ponderato: non fu difficile convincere Serëža delle sue teorie. Ora più che mai era intenzionata a far chiarezza in quella storia e, dato che non avrebbe ottenuto alcuna informazione dal padre, iniziò a meditare la possibilità di far visita alla zia Dolly e allo zio Stiva. Mosca era un’ottima idea, rimaneva solo da comunicare la decisione.  

   
 
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