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Autore: _piccolascrittrice_    02/02/2015    8 recensioni
Questa fan fiction è il sequel di "Il risveglio".
Ambientata tra la seconda serie -More blood- e la terza -Dark fate-,
i capitoli allacciano la mia fantasia con alcuni passi della trama originale.
Cosa, o meglio, chi dovranno affrontare Yui e i fratelli Sakamaki?
Davvero la morte del Capostipite non avrà ripercussioni su di loro?
Sarà necessario fare una scelta, che segnerà profondamente ogni vampiro.
Una scelta che deciderà le sorti delle famiglie Sakamaki, Mukami e anche gli Tsukinami.
Lasciando svelare la vera essenza di Yui Komori.
Dunque, vi invito a seguirmi in questi nuovi capitoli,
che illustreranno risposte e porranno altri temi, culminando con la fine della storia.
Ma secondo voi...sarà un lieto fine?
...O finirà tutto in un bagno di sangue?
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 17 Angolo autrice:
Salve a tutti, eccomi qui ^-^
Mi è sembrato di capire che l'ultimo capitolo v'è piaciuto molto, infatti ringrazio con tutto il cuore le mie dolcissime amiche per
i loro pareri :D
Scusate per il piccolo ritardo, ma la stesura di questo capitolo ha portato più tempo del solito x)
Vi anticipo che ci tengo in modo particolare a conoscere il vostro giudizio su quanto ho descritto qui...
Comunque vada, auguro buon Febbraio e buona lettura a tutti!

-Su, Kanato-kun, vieni qui!-.
La giovane Yui si sbraccia per attirare l'attenzione del vampiro, che è rimasto indietro, imbambolato di fronte alla vetrina di un negozio di giocattoli: che cosa avrà visto di tanto bello? Forse un orsacchiotto più avvenente del suo Teddy?
Fatto sta che lui si volta lentamente in direzione della fanciulla e la combriccola al seguito, come se solo in quel momento si renda conto di dove sia, e, sorseggiando rumorosamente dalla cannuccia il sake nel bicchiere di carta, li raggiunge con la sua andatura incerta.
Yui si sforza di sorridere e da un buffetto al muso del peluche (beccandosi un'occhiataccia da parte del proprietario), poi intreccia teatralmente le mani e si rivolge ai sei vampiri che la circondano, ostentando allegria.
-Allora, che ne dite di accompagnarmi alla pasticceria, adesso?-.
Le sue parole sono accolte da un borbottio sommesso, anche se Kanato e Ayato si scambiano un fugace sguardo luccicante.

Come promesso la sera prima ad Ayato, in uno spasmodico bisogno di calma, Yui s'era alzata di buon'ora, aveva preparato una colazione veloce per lei e gli altri fratelli ed era andata a chiamarli, uno per uno, imponendo loro l'idea di andare al centro commerciale in città per tutta la giornata.
Il primo ad essere svegliato fu, ovviamente, Reiji, che spalancò gli occhi incredulo nel momento in cui la fanciulla tirava bruscamente via le tende di velluto dalla finestra, inondando di luce la sua stanza spaziosa.
Il vampiro inforcò gli occhiali, appoggiati sul comodino accanto al letto in malo modo, e si passò una mano tra i capelli arruffati,
con i nervi già a fior di pelle.
Lei incrociò le braccia al petto e gli fece la proposta in tono perentorio, trattenendo una risatina alla vista dell' inappuntabile Reiji-sama infagottato nelle coperte.
Lui, comunque, annuì a denti stretti e le sibilò di sparire, se non voleva che cambiasse subito idea.
La giovane preferì non ribattere e si dileguò, pensando che il leggerissimo rossore sulle gote del vampiro fosse dovuto ad un sentimento di vergogna.
Entrando nella camera di Kanato, si era un po' stupita scorgendolo seduto a gambe incrociate sulla moquette porpora, attorniato dai suoi balocchi, mentre accarezzava il capo di Teddy.
Allora si era avvicinata, guardandolo con dolcezza, ed aveva avanzato la proposta con titubanza: lui l'aveva fissata in modo imperscrutabile per qualche attimo, prima di acconsentire con un cenno della testa.
Mentre si dirigeva in camera di Raito, la fanciulla si era chiesta a cosa avesse pensato il gracile fratello dagli occhi malinconici.
Il vampiro rossiccio lo trovò sbivaccato sulle lenzuola verde felce intatte, con indosso i vestiti stropicciati della sera prima. Dalle due porta-finestre filtravano i raggi di sole, che illuminavano direttamente il suo profilo, anche se lui non sembrava curarsene, immerso nel sonno.  Due bottiglie vuote, esalanti un odore secco e pungente, giacevano sul basso tavolino in legno di fronte al letto: sospirando,
la ragazza si accinse a scuotere il fratello esanime dalle spalle, abbastanza energicamente da svegliarlo.
Lui mugulò una lamentela e si stiracchiò, mentre si parava con un braccio gli occhi dalla forte luce.
-Fai un bagno e mettiti dei vestiti puliti: andiamo al centro commerciale tutti insieme-. Gli disse, in tono più duro di quanto volesse,
e si allontanò senza aspettare che rispondesse.
Tanto poco dopo lo udì biascicare un vago consenso.
La fanciulla incontrò poi Ayato nel corridoio. A giudicare dai capelli in ordine, lo sguardo lucido e la camicia pulita, doveva essersi alzato da un po'.
-Dalla cucina proviene un buon odore. Aspetterò te e gli altri per fare colazione-. Le sussurrò, torreggiando su di lei.
-Si è ricordato-. Pensò in quel momento Yui, rossa in volto, percependo un fremito all'altezza del petto.
Lui increspò le labbra in un sorriso, prima di eclissarsi giù per le scale.
Con lui non c'era bisogno di dire altro.
Fu allora la volta di Subaru: la sua camera era immersa nel buio, il sarcofago chiuso.
La ragazza si diresse a tentoni verso la finestra, situata alla parete opposta rispetto all'uscio, ma incespicò nello spigolo inferiore del sarcofago e cadde lungo distesa sul lineoum scuro, con uno scricchiolio assordante.
Si udirono imprecazioni e tonfi; l'istante dopo, Yui era letteralmente inchiodata al pavimento: il vampiro le era addosso, stringendo le gambe tra le sue e serrandole le dita intorno ai polsi.
Presa in contropiede, le ci volle qualche secondo per riuscire a dire -Subaru-kun, sono io!-, poi aggiunse, decisa:
-Lasciami andare e scendi giù per la colazione, oggi usciamo-.
Lo sentì inspirare bruscamente, ma non accennò a spostarsi.
Tra loro calò un breve silenzio imbarazzato.
-Subaru-kun, hai capito?-. Gli domandò ad un certo punto la ragazza, le guance accese dall'impaccio, scrutando l'oscurità sopra di lei:
le sembrò di scorgere le sue iridi vermigne indecise. Su che cosa, poi?
Ben presto,comunque, si ritrovarono entrambi in piedi, circondati dalla luce proveniente dalla fatidica finestra, Subaru che grugniva approvazione. Di certo non l'avrebbe lasciata uscire solo con quegli incapaci dei suoi fratelli.
Shu fu l'ultimo ad essere chiamato.
Ad una prima occhiata, Yui si spaventò: il vampiro era disteso supino sul suo letto, la pelle che appariva cinerea sotto l'alone della luce, le dita che artigliavano le lenzuola ocra,
il volto contratto dallo sforzo.
Metabolizzati i dettagli della scena, si era precipitata verso di lui e l'aveva chiamato a gran voce, senza badare d'esser cauta.
Shu aveva spalancato di scatto gli occhi e l'aveva guardata con l'aria di chi avesse appena avuto un incubo. Non si era mosso,
e nessun emozione gli attraversò il viso neanche mentre lei prese a mormorare riguardo la sua idea.
Aggiunse che lui poteva anche non venire.
Ma il vampiro si mise seduto, con un tale senso di spossatezza che la giovane fu tentata di farlo ridistendere, e disse:
-Verrò. Ah, e grazie.-.
La cosa che la colpì di più fu la serietà delle sue parole.

***

Il negozietto di pasticceria si trova nell'ala ovest del centro commerciale, in una galleria relativamente grande, brillante di gradevoli sfumature di colore: il soffitto a volta arancione pastello, le pareti d'intonaco giallo chiaro e il pavimento in resina grigio perlato.
Yui e gli altri vampiri voltano l'angolo, mescolandosi al tranquillo via vai di persone che entrano ed escono dai sei negozi lì ubicati,
tre per lato: in fondo alla galleria, infatti, lampeggia l'insegna dell'ingresso al bagno pubblico, soprastante una porta a doppi infissi celeste dall'aspetto asettico.
Ignorando il pressante languorino, la vampira scansa un signore nerboruto e varca l'ingresso della piccola pasticceria, guardandosi intorno con occhi emozionati. Anche gli altri la seguono con piacere nei pressi del lungo bancone di servizio.
Alla vista dell' infinità di dolciumi esposti, tra ammitsu profumati, daifuku colorati, dango succulenti, dorayaki, taiyaki...
i Sakamaki iniziano quasi a scalpitare sul pavimento piastrellato lucido, attirando l'attenzione della commessa mingherlina dall'altra parte del bancone, che assume un'aria piuttosto intimorita.
-Come biasimarla, se si trova di fronte sei bellissimi e inquietanti ragazzi agognanti cibo...-, pensa Yui, lanciandole un'occhiata
a metà tra ironia e compassione.
Intercettando i suoi occhi lampone, la commessa si affretta a rivolgersi a lei, ignorando deliberatamente l'espressione di Ayato,
che sembra voler ringhiare: -Bada a me e dammi un takoyaki.-, ma, più in generale, i sei individui assatanati che sono stipati alle spalle della fanciulla, compressi tra uno scaffale a muro, che occupa l'intera parete, e gli altri clienti.
-Che cosa desidera?-. Cinguetta la donna, ostentando disinvoltura.
Ayato pare fumare di rabbia.
Kanato succhia dalla cannuccia in modo decisamente poco educato, mentre Raito sembra voler trattenere un sorriso.
Yui ordina gli ingredienti per una torta, tanto per distrarsi in cucina e far contenti i fratelli.
-
Sono 2662 yen-. Le fa poi la commessa, porgendole il grosso cartoccio degli acquisti.
La fanciulla sta estraendo il portamonete dalla borsa, quando una voce al suo fianco dice: -Signorina, li metta pure sul mio conto,
io pago anche questo biscotto della fortuna-.
Entrambe (con ogni probabilità, anche i sei vampiri) si voltano verso il benefattore: alla vista di quell'anziano signore, Yui sbianca.

***

-Padre, sei davvero tu?-.
Chiusa nell'anticamera claustrofibica del bagno pubblico, spalmata contro la parete attingua al washlet per le donne,
Yui non riesce a credere di vedere, proprio lì, di fronte a lei, l'uomo che l'ha cresciuta ed accudita come una figlia:
si è ingobbito leggermente, le rughe si sono accentuate, gli occhi castani hanno perduto la loro scintilla di vitalità, ma i capelli sfumano ancora sul grigio, le spalle rimangono possenti, ed indossa il completo da sacerdote. Proprio come nella foto che la giovane, ancora umana, ha rinvenuto in un diario, nello sgabuzzino della villa Sakamaki, tanto tempo addietro.
Nella pasticceria, si sono fissati a lungo, fino a quando qualcosa non è scattato nella mente della fanciulla, e lui si è sporto con veemenza, prendendole le mani tra le sue, fredde e consunte dall'età, sussurrandole con foga, e fretta: -Non c'è tempo, cara,
e dobbiamo parlare.-.
Ha gettato sul bancone una mancia più che generosa, e l'ha sospinta fuori dal negozio, sotto gli occhi increduli dei presenti.
Ma i sei vampiri non si sono mossi, lei non ha reagito, l'uomo ha richiuso la doppia porta del bagno dietro di sé.
Poi, come se l'odore di disinfettante e la scarsa luce avessero riattivato i suoi sensi, Yui ha indietreggiato fino a premere
la schiena contro l'angolo più lontano, rivolgendo occhi vitrei e smarriti all'anziano, che respira con fatica e trema, mentre spranga l'uscio con due scope accostate al muro dagli inservienti.
Vuole tenere dentro lei, o tenere fuori qualcuno?
Lo ode sospirare pesantemente, gli si afflosciano le spalle, poi volge di nuovo lo sguardo su di lei.
A quel punto, la fanciulla si sente trafiggere il petto come da uno stiletto di ghiaccio, lungo e affilato, che serba con sé dolore, nostalgia, confusione, paura, rabbia...Tutto contemporaneamente.
-Che ci fai..tu, qui?-. Pronuncia, stupendosi per prima di aver parlato. L'uomo aggrotta impercettibilmente le sopracciglia, ferito dal suo evidente tono distaccato, fa un passo avanti, come se voglia avvicinarsi, poi ci ripensa, e strascica i piedi indietro.
-Mi dispiace tanto per quello che ti sta succedendo-. Balbetta, con il suo timbro di voce profondo, congiungendo le mani tremanti;
le palpebre luccicano delle lacrime in procinto di scendere.
Cosa?
Yui si sente invadere dalla nausea, mentre domanda, a voce bassissima, in tono che rasenta l'isteria: -Tu sai...cosa sta succedendo?-.
Lui fa scivolare dalla manica al palmo destro della mano un rosario, sfrega convulsamente un polpastrello contro il piccolo crocifisso di legno, e annuisce col capo.
Lo stiletto di ghiaccio trapana più in profondità.
-Aspetta, lasciami spiegare!-. Esclama l'anziano, forse notando l'espressione particolarmente sofferente della giovane.
La scruta per un lungo attimo, lo sguardo colmo di mestizia e pentimento, poi inizia a parlare.
-C'è una leggenda...Una leggenda che narra degli albori della dinastia dei vampiri.
Si diceva vi fosse una donna di ineguagliabile bellezza, la quale, terrorizzata dall'idea di invecchiare, immaginò che bere il sangue fresco e di giovane individuo avesse potuto mantenere il suo corpo florido e sano. Così, iniziò a frequentare gli uomini dal fascino più illustre del suo tempo, tagliando loro la carotide con un pugnale d'argento al momento del coito.
Ella non rimase mai gravida ed uccise tutti i suoi amanti, nutrendosi del loro sangue... meno che di uno.
Non si conosce l'identità dell'uomo che mise incinta la donna per ben tre volte, ma alcuni sospettano dell'incarnazione di Satana stesso. Qualsivoglia il caso, vennero al mondo simultaneamente tre splendidi fratelli, riconoscibili per le loro iridi topazio.
Erano gli Tsukinami.
Subito dopo la loro nascita, il padre scomparve e nulla più si seppe sul suo conto, mentre la donna scoprì di essere il primo esemplare di vampiro. Diede la caccia a molti altri uomini, sempre particolarmente affascinanti e giovani, e con il loro sangue riuscì ad ottenere l'eterna giovinezza.
Soltanto dopo aver superato l'età della pubertà, i tre Tsukinami capirono di essere a loro volta dei vampiri.
Due di loro, Shin e Carla, non solo seguirono l'esempio della madre, nutrendosi in modo selvaggio e sfrenato, ma si diedero anche allo studio di libri d'arte proibiti, sviluppando il potere di trasformarsi in bestie come un lupo, un serpente, un'aquila o un pipistrello.
Il terzo fratello, Karl, invece, rimase perlopiù al fianco della donna, che si avviava verso un profondo stato di depressione.
Il senso cronico di solitudine che ella provava era colmato solo dalla presenza di suo figlio, tant'è che da un giorno all'altro se ne infatuò. Così, il giovane conobbe il piacere carnale con sua madre, che rimase nuovamente incinta.
Quella gravidanza assunse un significato simbolico per tutta la famiglia: intuirono che Karl era il successore del padre, scelto per guidare la dinastia a venire.
Dopo nove mesi, la donna finalmente partorì. Ma non un maschio, bensì una femmina.
Due anni dopo la sua nascita, però, la madre si tolse la vita, straziata dalla depressione.
Avendola amata profondamente, Karl assunse uno dei suoi cognomi, Heinz.
A sua figlia, invece, affibbiò l'altro appellitivo: Komori.
Perché sì, Yui, quella bimba eri proprio tu.-.
















 






























 

 


 






   
 
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