Cara Amantha, cara CDM, sono contentissimo di aver trovato le vostre
recensioni. Sono felice che il disegno vi sia piaciuto, mi è costato
un'enormità di lavoro, e (non prendetevela) ne ho riciclato una
variante per rappresentare la profezia di Elyon in questo capitolo.
Mi sto dando da fare per buttare giù una ricostruzione plausibile, anche grafica, di alcuni luoghi chiave, come il palazzo e la città stessa di Meridian, Kandrakar e, ad Heatherfield, le case di Elyon, di Will, di Cornelia e il Ye Olde Bookshop, dove si svolgono diversi capitoli. Il fumetto dà diverse ispirazioni, ma non di rado sono incoerenti. La cosa più controversa sono i poteri diffusi tra gli abitanti di Meridian: nei primi numeri del fumetto, e soprattutto nel sesto, ai meridiani (o, almeno, ad alcuni di loro) vengono attribuiti poteri magici quali la telepatia ed il controllo dell'aspetto, poi, nei numeri successivi, la cosa cade gradualmente nel dimenticatoio. |
PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a impadronirsi del Cuore di Kandrakar e a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane, ed impedendone il ritorno. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi. Vera e Wanda, la ex goccia di Will, hanno sottratto il Cuore di Kandrakar a Will, usando l'ipnosi. Taranee ha captato la richiesta di aiuto di Will e si è ritrovata con le altre W.I.T.C.H. davanti al portale nella libreria Ye Olde Bookshop; assieme, lo hanno utilizzato per avvertire Kandrakar del furto e per ricercare il Cuore, con scarso successo. Elyon ha fatto sapere di non affrontare le ladre, e che sarebbe venuta ad Heatherfield al più presto. Il giorno dopo, ritrovatesi davanti allo specchio magico, le W.I.T.C.H. assistono alla trasformazione delle loro gocce in copie delle guardiane e della regina, ed alla loro partenza per Meridian, in contemporanea all'arrivo di Elyon. A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere del tutto convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. |
Cap. 36
Esilio
Casa Portrait, Heatherfield.
Il redivivo Thomas Portrait riapre gli occhi nella penombra della sua
vecchia casa.
La luce fredda del pomeriggio autunnale entra da sotto le saracinesche,
e sembra sottolineare il freddo dell’ambiente abbandonato.
Davanti a sé non ha più l’immagine della sua bella moglie
Miriadel, col suo delicato colorito uovo d’anatra screziato di verdazzurro
e la chioma dai meravigliosi riflessi celesti. Al suo posto, c’è
quel viso terrestre incorniciato da lisci capelli color carota, il meglio
che era riuscita ad inventarsi all’epoca delle sue prime missioni sulla
Terra.
Lei capisce subito la sua occhiata di disappunto. “Beh, neanche tu
ti sei sforzato troppo, caro!”, risponde stizzita. “Con la tua idea che
i terrestri sono tutti brutti, hai già perso l’occasione di scegliere
una faccia migliore per Thomas Portrait tanto tempo fa”.
“Ma ti pare il momento, Miriadel?”, si adombra lui. “Dobbiamo contattare
Elyon al più presto”.
“E’ quello che faremo. Ma ricordati di chiamarmi Eleanor, quando siamo
così. Eleanor Portrait”. Chiude gli occhi per concentrarsi. ‘Elyon,
piccola mia…’.
Heatherfield, cantina del Ye Olde Bookshop
In un altro locale nascosto, dove la luce fioca di una lampadina
non riesce a sovrastare l’irregolare riverbero azzurrino di un portale,
Elyon si sta confrontando con le sue amiche W.I.T.C.H.. Si guarda attorno:
quel luogo è pieno di ricordi che la mettono a disagio.
Will le indica una sedia dallo schienale alto, ma resta in piedi, tormentandosi
le mani. “Ma perché hanno fatto una cosa del genere, secondo te?”
.
Elyon, sedendosi, si stringe nelle braccia sotto la mantellina verde.
Le altre non accennano ad accomodarsi. “Che dirti? Avevo parlato con Vera
solo poche ore prima. Ero certa che, quando la ho incontrata, non avesse
in testa niente di simile”.
“Poche ore prima?”. Will ha la sensazione di un campanello che le suona
in testa. “E di cosa avete parlato?”.
“Di una premonizione che ho avuto: qualcuno è sulle loro tracce.
Forse gli stessi di cui Wanda aveva tanta paura”.
Will riflette. Chi poteva temere così la sua ex goccia? Forse…
“Forse un certo Sylla?”.
Le altre la guardano allarmate. “No! Sylla!”. “Ancora Sylla?”
“E quel testa pelata che era con lui?”.
“Non lo so”, risponde Elyon sempre stringendosi nelle spalle. “Però
ho dato istruzioni a Vera. Avrebbero dovuto cambiare identità, lasciare
la casa...”.
“Non si può dire che non l’abbiano fatto”, conviene Will sarcastica.
“Ma questo non spiega ciò che è successo, per me”.
Dalle sue spalle, Taranee richiama la sua attenzione. Lei ed Irma stanno
di fronte al portale, che emette una fastidiosa luce sfarfallante. “Will,
ragazze, non riusciamo a prendere nessuna immagine di Meridian. Né
del palazzo, né della città”.
“Non è normale”, aggiunge Irma. “Ieri, almeno, siamo riuscite
a vedere Elyon che dormiva”.
“Ah… ecco cosa ha fatto scattare l’allarme”, risponde la ex-regina.
“Più che altro, è stata Irma che non sa mai tenere le
mani al loro posto”, brontola Cornelia da un angolo in penombra.
Elyon sta per aggiungere qualcosa, ma si interrompe con la bocca già
aperta. In un qualche punto tra le orecchie le risuona forte: ‘Elyon, piccola
mia. Noi siamo nella vecchia casa’.
Taranee si volta, stupita, verso di lei. “Hai sentito?”.
“Cosa? I deliri di Corny io-so tutto?”, chiede Irma imbronciata.
“Un messaggio!”. Elyon si alza in piedi. “Ragazze, i miei genitori
sono arrivati a casa. Vado loro incontro”.
“Ti accompagno!”, risponde pronta Cornelia. “Abbiamo un po’ di cose
di cui parlare”.
“Anche io”. Will allunga la mano verso la sua giacca a vento, di traverso
sul tavolo. “Hay Lin, vieni con noi?”.
“Perché lei? E noialtre?”, chiede Irma, sentendosi esclusa.
“Voi restate al portale, ed avvisatemi di ogni novità. Taranee,
tu sai come”.
Appena lasciato il negozio, camminano a passo lungo per le vie della
città, senza parlare. Il traffico di metà pomeriggio ed i
marciapiedi affollati scoraggiano una conversazione così delicata.
Will decide di guidare il gruppetto lungo la piccola laterale di sinistra,
molto poco frequentata.
“Ma così faremo mezzo giro del mondo”, protesta Hay Lin.
“Non importa”. Will si accosta ad Elyon, agganciandola per un braccio.
“C’è una cosa importante che vorrei sapere da te, ora che non c’è
nessuno che ci interrompe”.
“Hai detto Irma?”, scherza Hay Lin. Si morde il labbro quando nota
lo sguardo severo di Cornelia.
Will ignora l’interruzione. “Elyon, tu hai il dono della precognizione,
vero? Allora rispondi sinceramente: sapevi cosa sarebbe accaduto?”.
La risposta si fa attendere parecchio. “Qualcosa lo immaginavo”, le
esce quasi sottovoce.
Studia le reazioni: Hay Lin è sbalordita, Cornelia non mostra
alcuna sorpresa, Will fa quasi paura. Gli occhi della ex-Guardiana
del Cuore sono due fessure. “Perché non lo hai impedito?”, sibila.
Lei allarga le mani, sulla difensiva. “Sapevo solo che prima o poi
sarebbe stato portato a Meridian, ed usato male. Il furto era solo una
delle possibili interpretazioni di una profezia sibillina”.
Gli occhi di Hay Lin si spalancano sempre di più ad ogni parola.
“COOOOSA?”.
Will si ferma e affronta Elyon: “Avresti dovuto avvertirci!”.
L’altra si fa più piccola che mai. “Ma… ce l’hai con me?”.
Cornelia si mette in mezzo. “Ma no, è solo nervosa. Problemi
di Cuore”. Si guarda attorno. “Non richiamate l’attenzione. C’è
gente anche qui!”.
Will riprende a camminare veloce, sbuffando dalle narici e masticando
oscure maledizioni.
Elyon si sforza di starle dietro. “Will, la precognizione non è
sempre un dono. Queste predizioni si avverano sempre… qualunque cosa tu
faccia per impedirlo. Anzi, talvolta ciò che fai per impedirlo…
è proprio ciò che le fa realizzare”. Si ferma boccheggiando.
“Troppo teletrasporti”, ansima.
Anche Will si ferma, voltandosi di scatto. “Se ce lo avessi detto,
potevamo almeno tentare qualcosa!”.
Elyon scuote il viso. “Per scatenare un pandemonio? Considera
questa ipotesi: forse, in partenza, non avevano progetti ostili, ma se
vi avessi messo in guardia, voi avreste potuto fare qualcosa contro di
loro. Se fosse andata così, loro avrebbero solo reagito, e voi ora
avreste torto. E poi, sarebbero riuscite comunque a rubartelo, se era questo
il destino”.
Cornelia annuisce, e si accosta di più ad Elyon. Il suo viso
lascia trasparire che è soddisfatta della spiegazione. “Insomma,
perso per perso, non hai voluto che ci mettessimo in pericolo, o passassimo
dalla parte del torto”.
Elyon prende fiato, un po’ sollevata. “Ero sicura che avresti capito”.
Will, invece, non sembra del tutto convinta. “Elyon, vorrei sapere
di più sulle tue profezie. Cosa dicono, e cosa non dicono”. Tace
un attimo, mentre un passante frettoloso le sorpassa e si allontana senza
dar segno di averle ascoltate. “Mesi fa, a Meridian, dicesti che il nuovo
tiranno saresti stata proprio tu!”.
Hay Lin le guarda stupita, prima l’una, poi l’altra. “Elyon… il nuovo
tiranno?”. Si volta verso Cornelia. “E tu lo sapevi?”.
“Sì”, risponde lei. “Questo era ciò che poteva sembrare
dai disegni”.
“Quali disegni?”, chiedono ad una voce Will ed Hay Lin.
Heatherfield, casa Portrait
Non hanno mai amato questa abitazione, nonostante fosse spaziosa. Essere
costretti a tornarci dopo tre anni non migliora questo sentimento.
Le stanze mostrano evidenti segni di abbandono. Qualche ragnatela, poco visibile nell’ombra, adorna gli angoli dei soffitti. “Non sopporto più questa attesa impotente”, sbotta Thomas Portrait,
passeggiando nervosamente nel soggiorno in penombra. Batte una mano sullo
schienale di una poltrona, dalla quale si alza uno sbuffo di polvere che
la luce del sole d’estate avrebbe potuto accendere di piccolissimi bagliori
colorati. Purtroppo non c’è né il sole, né l’estate,
e la nuvoletta appare avvilentemente grigia.
“Mi chiedo se potremo ancora abitare in questa casa, con queste identità”. Thomas sbircia fuori da sotto le persiane abbassate. “Tre anni fa siamo spariti all’improvviso. Potrebbero farci delle domande per cui non abbiamo risposte credibili”. |
Eleanor comincia ad aprire i cassetti dei mobili. “La nostra vecchia
roba c’è ancora”. Tira fuori un album di fotografie e lo appoggia
sul mobile. Un’altra nuvoletta di polvere si solleva dal ripiano e volteggia,
sempre più lentamente. “Dai, vecchio, brontolone, non negarlo: siamo
stati felici anche qui”.
“Non so come tu faccia a prenderla così”. Thomas si raddrizza,
come per rimproverare un subordinato. “Io ho la responsabilità della
sicurezza di Elyon, ho cento uomini al mio comando, e non ho potuto muovere
un dito per fermare quelle là. Mi hanno solo guardato negli occhi,
e…”.
“Usa pure il passato, caro. Avevi cento uomini, eccetera eccetera”,
risponde lei distratta, mentre sfoglia l’album con un sorriso di rimpianto
fuori luogo. Ad un certo punto fa una smorfia di disappunto: “Alb… Thomas!
Qualcuno ha tolto delle fotografie!”.
“Sarà stata la polizia”, risponde l’uomo con indifferenza.
“Ma erano i nostri ricordi! Quelle della gita a Longbridge! Il tredicesimo
compleanno!”. Continua a sfogliare. “Le più recenti! Le più
belle!”.
Sospira rassegnata, chiudendo l’album. “Non importa”.
Va all’interruttore accanto alla porta del corridoio, e prova a premerlo.
L’unico effetto è un “click” impotente. “Siamo senza luce. Come
faremo stasera?”.
“Anche senza soldi”, riflette Thomas. “Dovremo tornare ai vecchi trucchetti”.
Lei va verso la cucina.
“E senza acqua, naturalmente”, dice la sua voce da lì. Poi,
dopo qualche sbattere di antine: “Pane di tre anni fa. Biscotti con… bleah,
le farfalle!”.
Thomas la raggiunge in cucina. Quando apre il frigorifero, un tanfo
nauseabondo lo investe. Richiude con un’espressione disgustata. “Qui non
c’è niente di mangiabile”.
“Merendine!”, esclama Eleanor un po’ sollevata, aprendo l’ultimo pensile.
Poi guarda il cestino della spazzatura, stipato fin all’orlo di involucri
di biscotti e snack vari. “Di qua sono passate due tra le maghe più
potenti del creato, e non una di loro ha sprecato né olio di gomito,
né magia, per pulire!”.
Il signor Portrait stringe i denti. “Mir… Eleanor, io non ce la faccio
più ad attendere qui dentro!”, sbotta esasperato uscendo dalla cucina.
Dopo un po’, Eleanor lo segue nel soggiorno, trovandolo che cammina
avanti ed indietro come un sarvak in gabbia.
“E allora fatti quattro passi fuori, prima di consumare il tappeto
persiano. Quello ci è costato un bel po’”.
“Quattro passi! Facile a dirsi. E se mi riconoscono?”. Riflette un
momento, poi si decide. L’immagine dell’uomo riduce gradualmente la sua
statura, fino ad assomigliare ad un bambino. “Che te ne pare? Così
darò meno nell’occhio”.
Lei sorride, quasi intenerita. “Bravo tesoro, Elyon ci aveva chiesto
proprio un fratellino”, gli dice accarezzandogli la testa. “Ma guarda da
tutt’e due le parti prima di attraversare la strada, e sta attento ai malintenzionati!”.
“Stiano attenti loro, piuttosto!”, grugnisce il bimbo, schivandole
la mano.
“Ah, tesoro… fa freschetto. Vado a cercarti qualcosa da mettere. Non
vorrai...”.
Un quarto d’ora dopo, Eleanor, sola in casa, si è abbandonata
sulla poltrona. Fa freddo. Si è coperta con un playd, incurante
della polvere.
E’ scoraggiata dall’enormità del compito. Rendere abitabile
una casa abbandonata da tre anni non è cosa che si possa fare in
una serata. Ormai sta per fare buio…
All’improvviso, un’intuizione le prorompe nella mente: Elyon è
a pochi passi da casa. Finalmente!
Va ad attenderla, aprendo la porta sul davanti. Tre… due… uno… Ecco!
Baby-Thomas varca la soglia del giardino, seguito dalle ragazze.
Appena la vede, Elyon si affretta lungo il vialetto. “Mamma!”, cinguetta
festosa gettandosi al suo collo.
“Cara Ellie! Sono state lunghe queste ore, vero, tesoro?”.
“Mamma! Lo sai che mi piaci tanto, così?”.
“Grazie, tesoro. Prova a convincere anche il tuo papino”.
Cornelia, in testa al gruppo, sorride a quel viso sparito da tre anni.
“Signora Portrait! Disturbiamo?”.
“Cornelia! Ragazze! Accomodatevi, scusate se è tutto sporco…
Gradite
una merendina, garantita senza muffa?”.
“No, grazie”. Cornelia sbircia nella penombra della casa. C’è
tanta polvere, lei lo sente anche senza vederla. Quando Will la spinge
delicatamente dentro, fa qualche passo incerto come se si aspettasse che
milioni di acari affamati le si precipitino addosso per soffocarla e divorare
il suo cadavere.
“E’ scuro…”, si lamenta.
“Purtroppo la corrente non è allacciata”, si scusa Eleanor.
“Ma come!”, protesta Elyon. Quando preme l’interruttore, la luce elettrica
cancella ogni angolo d’ombra.
“O Cielo!”. Cornelia stringe i denti, osservando il velo grigio su
tutti i mobili, e gli irregolari festoni di ragnatele. “Scusate… la mia
allergia… non posso restare qui!”. Più che una scusa, sembra un
rimprovero, sottolineato da un colpo di tosse.
Elyon passa un dito sul piano del tavolo, lasciando una netta strisciata
nella polvere. “Eh, già…”, conclude mesta, guardandosi il polpastrello.
“Vado a cercare un canovaccio”, si scusa la signora. “Elyon accende
stelle in cielo, e non muove un dito per la sua casa!”.
“Veramente un dito l’ho mosso”, risponde esibendo il polpastrello impolverato,
ma la madre è già andata.
“Non viene neanche l’acqua!”, sbotta la sua voce esasperata dalla cucina.
“Come no?”, si stupisce Elyon.
Alle sue parole, uno scroscio improvviso è seguito da un’imprecazione
in meridiano che fa sbiancare in viso la ex-regina e il baby-colonnello.
Dopo un attimo, Eleanor torna torva nel soggiorno. Il suo vestito è
più zuppo dello straccio che tiene in mano. “Potevi preavvisare…”.
“Scusa, mà”.
“Oh, con Irma succede anche di peggio”, minimizza Hay Lin. “Forse posso
aiutarvi io. Aprite le finestre…”. Per un attimo si mette in posa a braccia
tese.
“Ferma!”, le grida Cornelia. “Non vorrai alzare polvere, con me qui?”.
“Ma…”.
“Niente ‘ma’. Stai a vedere come si fa”.
Appena le hanno fatto posto, Cornelia si pone al centro della stanza,
ad occhi chiusi. Fa un gesto solenne alzando le braccia, e allargandole
lentamente attorno a sé. Una debole luminosità verdina
si diffonde davanti ai suoi palmi, e illumina leggermente mobili e muri.
Compiuto un giro completo, lenta e solenne, Cornelia riapre gli occhi,
col sorriso di chi sente di meritare un applauso. La stanza sembra nuova,
o quantomeno lavata con Perlana.
“Whooow”, fa Elyon. “Brava, Corny!”.
“Passabile”, concede Hay Lin.
“Aspetta”, riprende Elyon entusiasta. “Adesso guardate cosa faccio
in corridoio…”.
Eleanor la tira per una manica. “In cucina! Prima in cucina, o niente
cena!”.
“NON VOLEVI MOSTRARCI DEI DISEGNI?”.
La domanda di Will, quasi urlata, richiama alle cose più serie.
“Non per sembrare impaziente, ma per me sono brutte giornate! Sono ventiquattr’ore
che il Cuore di Kandrakar mi è stato rubato, un’ora sola che lo
hanno usato per esiliarvi… e voi sembrate appena arrivate nella casa delle
vacanze, a fare a gara di prodigi!”.
“Giusto!”, fa eco il baby-colonnello. “Parliamo di cose importanti,
voglio vederci chiaro anch’io”. Fa un largo gesto verso il tavolo. “Sedetevi,
ora che è pulito”.
Eleanor gli pone il palmo della mano sulla testa, ed il bambino cresce
velocemente fin a tornare il signor Portrait. “Ecco, caro. Se vuoi comandare,
così ti riesce meglio”.
“Papà…”, gongola Elyon quasi commossa.
“Arriviamo al sodo”, fa Will, raschiando il fondo della sua riserva
di pazienza.
“Allora vi raccontiamo la nostra”, inizia Eleanor. “Le vostre amiche
si sono materializzate tutte lì, appena Elyon è andata via.
Hanno fatto un rituale con quel coso luminoso…”.
“Il Cuore di Kandrakar”, fa Will, attentissima.
“Sì. Poi si sono accorte di me, e mi hanno tolto il sigillo
per il teletrasporto”.
“Cosa?”. Elyon spalanca gli occhi. “Tolto…”.
“Sì…”, annuisce Miriadel colpevolmente. “E’ grave?”.
“E’ che quelle guardiane sono terribili!”, la difende Thomas. “Basta
che ti guardino negli occhi, e non puoi più rifiutarti di obbedire”.
“Noi non abbiamo questa capacità”, si preoccupa Hay Lin. “Funzionerebbe
anche su di noi?”.
Gira gli occhi verso Will, che commenta amara: “Quando dormiamo, senz’altro.
Da quel che dite, sospetto persino che possano avermi sorpresa da sveglia”.
Cade un momento di silenzio preoccupato.
“Ah, già…”, aggiunge Thomas. “Quella… quella strega dai capelli
rossi ha detto di chiedere a voi perché sono venute. A te, Elyon,
e a voi guardiane”.
“A noi?”. Elyon trasale.
“Non capisco”. Will scuote la testa. “Non pensavo a loro da mesi”.
Cornelia alza un sopracciglio. “Forse Wanda, la tua goccia, ce l’ha
ancora con te per la faccenda di Matt”.
La frase coglie Will come un insulto. “LEI ce la dovrebbe avere con
me?!?!”, fa, quasi alzandosi in piedi.
“Fosse anche”, interviene Hay Lin, “come avrebbe fatto a coinvolgere
le altre nella vostra bega?”.
“La NOSTRA bega?!?!…. E’ LEI che…”.
“Non è questo il punto”, interrompe Eleanor. “Certo non è
stata questa Wanda a decidere, semmai Vera”.
Si alza dal tavolo. “Te l’avevo già detto, Ellie, hai
creato tu stessa l’unica che poteva spiazzarti”, sbuffa. “Tutto per la
tua idea balzana di modernizzare Meridian!”.
“Come, balzana?”, fa Elyon, colpita sul vivo.
“Basta, Miriadel”, interviene il colonnello. “Non si discutono le decisioni
della Luce di Meridian, soprattutto davanti…”. Si interrompe. ‘…Ad estranei’
sembra echeggiare nell’aria, più forte che se fosse stato pronunciato.
“Mi dispiace che siamo di troppo”, dice Hay Lin, un po’ offesa.
“Ma no, restate!”, fa il signor Portrait. “Solo che questa discussione
era fuori luogo”.
“Sono contento che lo abbia detto lei”, interviene Will, “perché
io sono qui soprattutto per sapere di queste infallibili profezie”.
“Ti prego, Elyon, mostra i tuoi disegni”, fa eco Cornelia.
“Ma certo”, risponde lei, togliendosi la mantellina. Comincia a sentirsi
un po’ di tepore, come se l’impianto di riscaldamento avesse ripreso vita
dopo tre anni.
Sul tavolo, davanti a lei, c’è una cartellina che nessuno aveva
notato prima. Apre la copertina.
Un bel disegno a matita e pennarelli mostra le cinque guardiane minacciose, disposte in cerchio. Al centro la Luce di Meridian, cupa, ha l’espressione di una cattiva delle favole. Sullo sfondo si riconosce, appena abbozzato, il Trono di Luce. “Sembriamo proprio noi”, fa Hay Lin, turbata.
|
Il foglio successivo mostra i visi eterogenei di un gruppo di metamondesi,
chini e umiliati, su uno sfondo nero che sembra l’oscurità di una
segreta.
“C’è Galgheita in primo piano!”, si stupisce Hay Lin.
“Proprio lei”, conviene Thomas. “E molti saggi del Consiglio. Tutta
gente in grado di riconoscere un’usurpatrice”.
“Un’abilità che non farà la loro fortuna”, conclude amara
Eleanor.
Altre tavole sembrano meno comprensibili: occhi luminosi, ombre indistinte,
sagome umane delineate da nuvole di puntini.
Hay Lin li squadra con occhio critico: “Questi sarebbero ottimi
per una mostra di quadri onirici”.
“Vero?”, Per un attimo, l’orgoglio d’artista traspare dal tono di Elyon.
“Anche questi sono stati disegnati in quasi trance. Secondo me, sono un’allusione
all’uso di poteri magici”.
Will riguarda rapidamente le prime tavole. “Ma cosa ti faceva
pensare che si riferissero ad una tua tirannia? E perché noi avremmo
dovuto fiancheggiarla?”.
“C’erano anche predizioni verbali. Alcune parlano di un anno che sarà
ricordato per la tirannia della sorella di Phobos. Altre dicono che
il nome di Kandrakar sarà infamato da un’oppressione”.
Cornelia annuisce. “Insomma, un quadro che faceva pensare che noi e
lei avremmo fatto assieme qualcosa di infame, o almeno di impopolare”.
“Però, si adatta bene anche a ciò che sta succedendo
ora a Meridian”, fa presente Thomas.
Will riflette, sostenendosi il viso con le mani. “E così, la
tirannia di Elyon era un’interpretazione ormai superata di questa profezia.
Eppure sarà così che la percepiranno a Meridian: lei e noi,
le guardiane di Kandrakar”.
“La situazione, lì, è destinata a peggiorare”, rimugina
Thomas. “E io, comandante della guardia, sono stato neutralizzato per primo!”.
“A questo punto, considerati fortunato”, gli ribatte Eleanor. “Pensa
a Galgheita e agli altri rimasti lì.”.
“Ci penso. Ma è questo senso di impotenza…”.
“Un’altra cosa, Elyon”, fa Will. “Prima hai parlato di un anno?”.
“Signorsì. Un anno di Meridian. Diciotto mesi. Io non intendo
tentare nulla, prima di quella scadenza”.
Will torna ad accigliarsi. “E poi, come si risolverà?”.
“Non so ancora. Spero, usando l’intelligenza anziché la forza”.
Will rimugina ancora un attimo. “E il cuore di Kandrakar? Dovrebbe
restare lì fino alla fine?”.
Elyon si stringe nelle spalle. “Andare a reclamarlo ora sarebbe una
pazzia”.
“Per me non è accettabile!”. Will sui alza in piedi. “Dovremo
riprenderlo prima. E’ troppo importante per l’equilibrio degli universi!”.
“O per te?”. Cornelia la guarda severa. “Ti ricordo che i nostri poteri
sono dimezzati”.
Hay Lin, incerta, riflette: “Il Cuore di Kandrakar ha spesso rovesciato
le sorti di qualche missione, quando stavamo per essere sconfitte”.
“Conto proprio su questo”, fa Will, decisa. “In passato, il Cuore è
tornato a me di sua volontà”.
Elyon ha seguito con apprensione questa discussione. “Will, aspetta…Studiamo
un po’ la situazione. Per iniziare, come arriveresti a Meridian?”.
“Escludiamo l’autostop”, scherza Hay Lin sottovoce. Lei e Cornelia
si scambiano uno sguardo d’intesa: nessuna delle due ha intenzione di andare
allo sbaraglio senza un buon piano.