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Autore: Chimera    12/08/2003    1 recensioni
E'una cosa cominciata molto tempo fa e forse scritta male: mi hanno detto che è carina, perciò... (demoni,mostri, fuoco e sangue :P)
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dark Seed

Autore: Chimera

- Capitolo 3: la Valle dei Cinque Cieli -

Kyo si precipitò in soccorso di Soren, senza pensare a nulla, senza pensare a quello che sarebbe potuto succedere. E successe che assalì i ragazzi, che li picchiò, e che li mise in fuga. Ma già un altro difendeva Soren, un ragazzo piccolo, coraggioso, debole, tentava di dissuadere gli altri. E quando vide cosa faceva Kyo, tentò di calmarlo, di impedirgli di far male agli altri. Ma Kyo non si controllava, lo colpì senza neanche guardarlo, di rovescio. E dopo? Dopo recuperò la coscienza di sé, e si accorse che tutti lo stavano guardando ad occhi sgranati, anche Soren, e che il ragazzo coraggioso era rimasto a terra, ai suoi piedi. Poi d'improvviso il suono della campanella sembrò spazzar via ogni pensiero dalla mente di tutti, e, mandria docile, gli studenti si diressero verso l'ingresso della scuola, tutti, compreso Kyo, tutti, tranne uno, uno che si rialzava a fatica, sanguinante dal naso, uno che Kyo non poteva fare a meno di guardare, voltandosi indietro mentre camminava verso l'entrata…

Finalmente era arrivato, Kyo. Era arrivato alla Valle dei Cinque Cieli, dopo quel lunghissimo viaggio, era tornato dopo cinque anni. Il posto non era cambiato: era una piccola vallata circondata da tre monticelli, e attraversata da un piccolo ruscello. Al suo interno c'erano quattro grattacieli crollati, tutti molto vicini. Proprio da questo particolare veniva il suo nome: le finestre dei grattacieli, rimaste intatte, riflettevano il cielo come specchi: si diceva che quello era l'unico luogo in cui si potessero guardare ben cinque cieli. Fra i quattro grattacieli c'era un altro lascito dei tempi precedenti alla Grande Devastazione: il relitto di un lunghissimo treno deragliato, che formava un cerchio quasi completo, e che sembrava proteggere le abitazioni che costituivano il villaggio Sennetsu, l'ultimo della zona, uno dei pochi rimasti nel mondo intero. Kyo arrivava da uno dei rilievi circostanti. Dopo aver osservato per svariati secondi, con sguardo malinconico, lo spettacolo dei "cinque cieli", cominciò a scendere lungo il pendio.

Alla fine delle lezioni Kyo era stanchissimo: per tutta la mattinata non aveva fatto altro che pensare a quello che era successo prima dell'inizio delle lezioni. Non si accorse nemmeno che, di tanto in tanto, Soren gli rivolgeva uno sguardo, fra l'incuriosito e lo spaventato.
All'uscita, fu avvicinato proprio da lei, da Soren, che -incredibilmente- gli chiese, timidamente, se gli andasse di accompagnarla a casa, perché aveva paura che volessero vendicarsi per quello che era successo.
-Uh…ma certo…
Era strano, anche lei sembrava imbarazzata, anzi era arrossita…
-Grazie…ma…senti…non ti ho ancora ringraziato per stamattina…
"Ma è la stessa ragazza che prima a stento conosceva il mio nome?" pensava Kyo…
-Figurati…non potevo certo rimanere a guardare…tu stai bene…
I due ragazzi continuavano a camminare e a parlare, senza accorgersi che qualcuno li stava seguendo…
-Sai prima volevano vendicarsi perché avevo maltrattato il loro capetto…
Parlava in tono ironico, accidenti era anche meglio di quanto credeva Kyo…
-Quello stronzo! Però se non ci fossi stato tu non so cosa avrei fatto! Davvero, grazie di nuovo
Sorrideva, rideva, lo ringraziava…lei era bellissima, e Kyo era felice…poi…
"ma guarda che bei piccioncini", fu la voce che sentirono, tagliente, dietro di loro. Tre ragazzi, di quelli grandi, li avevano raggiunti, sembravano avere intenzioni assai poco rassicuranti, e quello che aveva parlato rigirava minacciosamente tra le mani un coltello a serramanico…

Arrivato ai confini del villaggio, Kyo entrò senza farsi notare dagli uomini di guardia, e cominciò a dirigersi verso il centro furtivamente, riparandosi tra le case e le macerie quando passava qualcuno. Non era il caso di farsi notare, dato che pochi ormai dovevano essere rimasti di quelli che lo avevano conosciuto: la gente moriva giovane in quell'epoca maledetta, e non voleva essere fermato dalle guardie. Arrivò infine ad un palazzo piuttosto grande, che lui ricordava essere sempre stato utilizzato come ambulatorio. E tale era rimasto, perché quando entrò lo accolsero gli sguardi di decine di persone fasciate, stese su barelle di fortuna, o intente a farsi medicare o visitare. Ma lui guardava una sola persona, una di quelle che stavano, per l'appunto, visitando e medicando, e consolando, i malati.
-Sono tornato.
E Soren corse a gettarsi fra le sue braccia.

  
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