Ciao… allora, modifico la prima parte dell’introduzione a
causa di una recensione ricevuta che, di sicuro non mi ha fatto piacere, ma che
capisco possa avere ragione, quindi chiedo scusa alle fan dei
Tokio Hotel per quel che avevo scritto prima e vedrò di stare più attenta in
futuro.
Come mi è saltato in mente di scrivere sui miei Jonas e
su dei cantanti che proprio non reggo nella stessa shot?
Semplice, non è venuto in mente a me, ma alla mia sore,
Vitto_LF.
Non credevi che l’avrei fatta davvero,
la tua Bill/Joe, eh?
Spero, però, che tu mi conosca abbastanza da non credere
che questa sarà una storia totalmente negli schemi, nossignora!
Bene, cominciamo, allora!!
Mi raccomando, tanti commentino
anche per questa manifestazione di idiozia pura!
...e chiedo scusa alle fan del
signor Kaulitz per l’immagine che ne darò, vi assicuro che non è fatto con
cattiveria.
I Jonas Brothers
e i Tokio Hotel non mi appartengono e non voglio in alcun modo rappresentarne i
veri caratteri.
Temperance
I’m not gay!
Un vecchio proverbio dice che sarebbe sempre meglio fare
attenzione a ciò che si desidera, perché potremmo sempre essere accontentati.
Bene, dovete sapere che non è mai bene ignorare le perle di
saggezza popolare come questa, perché vi si nascondono spesso e volentieri
delle grandi verità. Specialmente, bisognerebbe prestare grande attenzione a
ciò che si desidera quando c’è davvero il rischio di ottenerlo.
Come Joe Jonas potrà certamente
confermare.
“Siamo grandi fan dei Tokio Hotel,
li ammiriamo molto e ci piacerebbe davvero incontrarli di nuovo.”
Maledetta fu quella frase pronunciata a TRL Italia per non
fare brutta figura.
Non poteva mica dire che, malgrado
la loro musica non fosse poi così male, faceva una gran fatica a tollerare un
membro in particolare della band. Gli altri erano ok, davvero, e, a parte il
fatto che Tom cercava, ogni volta che si vedevano, di fargli buttare il suo
anello nella spazzatura in favore di una notte con qualche fan, non era proprio
niente male passare un po’di tempo con loro.
Ma poi c’era lui.
Bill Kaulitz, il suo peggiore
incubo.
Non aveva idea del perché, ma quel ragazzo lo inquietava
profondamente... di certo non erano i capelli a porcospino fulminato né
quell’aspetto androgino che lo faceva assomigliare ad un demone, no, c’era qualcos’altro,
qualcosa a cui non riusciva a dare un nome.
Qualcosa che avrebbe scoperto molto, molto presto, non
appena la loro limousine non li avesse depositati davanti alla villa dei
gemelli Kaulitz che, per ringraziarli della buona
pubblicità che avevano fatto loro a TRL, li avevano invitati a trascorrere
qualche giorno a Monaco perché, come aveva cinguettato Bill, i mercatini
natalizi erano un splendore in quel periodo.
In aeroporto, fortunatamente, non trovarono la folla che si
erano aspettati: evidentemente le manager erano riuscite a tenere ben
nascosto quell’incontro che, se lasciato trapelare, avrebbe di certo scatenato
non una, ma due orde di fan impazzite.
“Dobbiamo proprio andarci?” domandò Joe, salendo sulla
limousine e stringendosi forte al braccio di Kevin, che se lo scrollò di dosso
con fare indifferente.
“Non fare il bambino, Joe.” Lo rimproverò Big Rob, scuotendo il capo con aria di disapprovazione. “Non
avete attraversato l’oceano per niente, è importante che manteniate delle buone
relazioni con quei ragazzi: siete le due boyband più
in vista del momento e non è proprio il caso che vi mettiate ad odiarvi a
vicenda.”
“Ma io ho paura
di quello lì, Rob!” Sibilò il giovane, provando ad
arpionare Nick, ma ricevendo esattamente lo stesso trattamento che gli aveva
riservato l’altro fratello. “È inquietante...”
“Non è inquietante.” Replicò Nick, insofferente. Dopotutto,
dodici ore di aereo con un Joe in quelle condizioni a
fianco non erano proprio il massimo della vita. “È solo un po’...particolare.”
“E ha un debole per te.” Aggiunse Kevin con nonchalance,
alzando provvidenzialmente il volume dell’iPod.
“Kevin, io ti...” Joe, che stava
per lanciarsi sul fratello, fu bloccato dal braccio di Big Rob,
mentre Nick tirava un sospiro di sollievo per aver evitato di ritrovarsi in
mezzo alla solita rissa in cui lui non c’entrava nulla. Come sempre.
“Siamo arrivati.” Annunciò l’autista, mentre Joe tentava
inutilmente di sparire tra la guardia del corpo e il sedile, di infilarsi nel
posacenere, nel porta cd o in qualunque luogo in cui
non lo avrebbero trovato.
Si sa, però, che al destino non si scappa, e così il povero
ragazzo si ritrovò, suo malgrado, ad essere trascinato giù dalla macchina senza
troppe cerimonie.
Monti mari e fiumi attraverserò
Turbini e tempeste io cavalcherò
Volerò tra i fulmini
Per averti, meravigliosa
creatura
(Gianna Nannini, Meravigliosa Creatura)
Bill finì con un gesto morbido di stendersi l’eyeliner nero sugli occhi, mentre suo fratello batteva
furiosamente sulla porta del bagno.
“Scheiβer, Bill, willst du dich bewegen, du idiot?!”
(Merda, Bill ti vuoi muovere,
razza di idiota?!)
Il ragazzo lo ignorò allegramente, passandosi uno strato di
rossetto color del carbone sulle labbra sottili, stando ben attento a non
sbavare nemmeno un pochino.
Doveva fare attenzione, era la sua unica occasione...
insomma, aveva persino imparato l’inglese per lui, non poteva buttare tutto nel cesso per un po’di trucco fuori
posto.
“BIIIILLLL!” Ululò Tom, senza ricevere, comunque, la minima
attenzione.
Poi dal corridoio giunse un suono di passi concitati e,
poco dopo, la voce di Georg si fece improvvisamente sentire, pronunciando una
frase che fece fare un triplo salto mortale al cuore del moro.
“Sie kommen
gerade an!” (Stanno
arrivando!)
“Wo, wo, wo
sind sie, wo???” (Dove, dove, dove sono, dove???)
Domandò Bill in tono concitato, aprendo la porta di scatto ed evitando per un
pelo di centrare in pieno il naso del gemello.
“In dem
Wohnzi...”
“Danke
Georg!” Strillò, già in fondo al corridoio,
mentre Tom scuoteva i rasta, sconsolato.
“Sag mir,
dass er nicht
mein Zwilling ist...” (Dimmi che non è
il mio gemello...)
Con un sorriso comprensivo, Georg passò un braccio intorno
alle spalle dell’amico, sussurrandogli parole di
conforto ed avviandosi con lui verso il salotto.
“Cio, Kefin, Nick! Che pello feterfi,
racazzi!” Esclamò Bill, trafelato, dopo aver
attraversato metà della proprietà di corsa per non fare aspettare i suoi
ospiti.
Joe, probabilmente in un gesto involontario, strinse forte
la manica del maglione di Kevin, guadagnandosi un’occhiata a dir poco
raggelante.
Quindi, presa tutta la sua buona volontà, mise su il
miglior sorriso che le circostanze gli permettessero e si allontanò dal
fratello per andare a stringere la mano al giovane tedesco, che lo guardava con
occhi luccicanti.
Inquietante, appunto.
“Ehm...ciao, Bill... hai...hai
fatto un corso di inglese?”
Il moro annuì, tutto contento, con un sorriso degno di
Julia Roberts: l’aveva notato!
“Ja! Che centile che sei, tu hai fisto! Ho pella pronuncia?”
Questa volta Joe non ebbe la prontezza di spirito
necessaria a rispondere e Nick dovette intervenire con un gentilissimo
“Eccellente, Bill, eccellente davvero” che venne accuratamente ignorato.
“Cio, tu fiene
su a camera mia, foglio farti fetere nuofa piastra che a me ha recalato
la mia mamma!”
Joe non fece in tempo a rispondere che si ritrovò a correre
per il corridoio, trascinato da Bill che saltellava peggio della Vispa Teresa.
Circa a metà strada incrociarono Bill e Georg, ai quali l’americano lanciò uno
sguardo così terrorizzato che avrebbe impietosito persino il conte Dracula, ma
i due non riuscirono nemmeno a rendersene conto, che la coppia era già sparita.
“Arme Joe...” (Povero
Joe...) Commentò Georg, scuotendo il capo e, questa volta, fu il turno di Tom
di battergli amichevolmente sulle spalle.
È l’uomo per me
Fatto apposta per me
(Mina, L’uomo per me)
“Feti, Cio? Qvesta
è piastra ti ultima cenerazione, ancora no c’è in necozi. Mia mamma ha afuta a prezzo speciale perché è amica di commesso, ja.”
“Sì, immagino...” Mormorò Joe,
seduto sul letto e aggrappato al piumino al punto da far assumere alle sue
nocche una delicata tonalità molto prossima al bianco. “Po...possiamo
tornare di sotto, ora?”
Bill prese un profondo respiro: era il momento, il suo
momento e non se lo sarebbe lasciato scappare.
Dopotutto, lui era Bill Kaulitz,
no?
“No, Cio, io tefe
tirti una cosa... una cosa molto importante.”
“Ehm...sul serio? Beh, se è così importante forse è
meglio che sentano tutti, no?” In un lampo, Joe fu in piedi davanti alla porta
della stanza, ma altrettanto velocemente l’altro gli fu vicino, il viso
distanziato dal suo solo grazie a quei dieci centimetri d’altezza che li
separavano.
“Ho...ho qualcosa sulla faccia?”
Esalò, cercando a tentoni la maniglia della porta dietro di sé, mentre l’altro
lo scannerizzava dalla testa ai piedi con aria famelica.
“Nein... Cio,
ascolta, io penso che arrifa un momento nella fita quanto non si può più essere pampini e allora pisogna essere sinceri e tire
agli altri quello che si profa e io...”
Non lo dire non lo
dire non lo dire non lo dire!!!!
“Io sono innamorato ti te, Cio Cionas.”
Fu allora, proprio nel bel mezzo di quell’appassionata
dichiarazione, che la vide.
La sua unica via di fuga.
La finestra che, con un salto di appena un paio di metri,
dava sulla terrazza del balcone di sotto.
Aperta.
Sfruttando la statura inferiore rispetto al suo spasimante,
con uno scatto vi fu davanti e poi fuori, mentre Bill, basito, era ancora
immobile sulla porta.
Big Rob che, drink alla mano e
cuffia di lana in testa, era uscito in balcone per prendere un po’d’aria,
sussultò al vedersi atterrare davanti un Joe a dir
poco sconvolto, gli occhi dilatati come se avesse visto un fantasma.
“Ragazzo, ma sei impazzito? Mi hai fatto prendere un...”
“Nascondimi!” Sibilò il giovane, correndo dietro di lui e
aggrappandosi alle sue spalle, mentre anche Bill si apprestava a scavalcare,
con qualche difficoltà in più, il davanzale della finestra.
“Per la miseria, vuoi dirmi che è successo?”
“Che è successo? Che quello mi stava per saltare addosso,
ecco che è successo! Digli che non ci sono, che non mi hai visto, ti prego!”
Nel frattempo Bill, che invece era perfettamente conscio
della presenza del suo innamorato, era atterrato con non molta grazia ai piedi
dell’immenso bodyguard e si stava rialzando, un’espressione perplessa dipinta
in viso.
“Perché sei scappato, Cio?”
Domandò con aria innocente, mentre Big Rob si
spostava, lasciando i due ragazzi faccia a faccia.
Ok, Joe, fatti coraggio, non può farti niente...
“Perché... perché non sono gay, Bill e
non ho nessuna intenzione di diventarlo.
Mi dispiace.” Detto ciò, si avviò verso il salotto a passo di marcia, fiero di
sé per come aveva concluso quella faccenda, mentre Bill si accasciava,
distrutto, sulla spalla di Big Rob, piangendo a
dirotto.
Da quel giorno Joe Jonas fece
molta più attenzione ai desideri che esprimeva, soprattutto a quelli che
esprimeva in tv, dove tutto il mondo lo poteva sentire...e,
forse per una fortuita casualità, la ridente città di
Monaco non ospitò mai più un concerto dei Jonas Brothers.
Fine
E ora....un bel lavoretto di Minako:86!!!
http://img167.imageshack.us/my.php?image=gayfn9.png