Oswald

Sin dai primi tempi, definii il paziente O. come un circolo vizioso: un grave incidente gli aveva impedito di esercitare come chirurgo e questo lo aveva portato in una spirale di depressione che sfociava, molto spesso, in scatti d'ira che lo facevano sprofondare nuovamente nella depressione.

«Anni di studio andati a farsi fottere in questo modo, le pare possibile?» ringhiò Oswald a denti stretti, le mani che gli tremavano lievemente come ali di farfalle: «Quando dovevo incidere un paziente, questa stronza era ferma e solida come una pietra» aggiunse sventolando davanti al dottore la mano destra.
Steven rimase impassibile di fronte alle escandescenze di Oswald - non era la prima volta che accadeva - e non provò nemmeno a dirgli che la sua era una reazione psicosomatica all'incidente che non lo aveva ucciso per un soffio. L'ultima volta che lo aveva fatto, Oswald lo aveva mandato a quel paese e non si era presentato a due sedute.

O. era il membro più anziano dell'élite: me lo disse dopo quattro mesi di sedute e, anche nel suo caso, il gruppo gli aveva dato più benefici che altro.

«Non so come, ma un giorno nella sala comune viene fuori questa faccenda delle cinque vocali» disse Oswald: «Poi da lì abbiamo passato il tempo a parlare di cose che nemmeno ricordo, il giorno dopo abbiamo fatto lo stesso e anche il giorno dopo ancora. Alla fine Aaron ha detto "Siamo un bel gruppetto, vi pare?" e da lì la cosa è diventata ufficiale».
Steven fu felice di notare che, quando parlava del gruppo, Oswald era più disteso e sollevato.

A differenza di E., O. non mi aveva mai dato preoccupazioni dopo lo scioglimento del gruppo. Ciò non vuol dire che per lui fu meno doloroso.