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Autore: cherubina    03/02/2015    2 recensioni
Fantasticando con le poche anticipazioni della seconda serie ho provato ad immaginarmi una nuova storia.
Attenzione: possibili spoiler e tono decisamente drammatico
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Cris aveva vissuto quella fuga come una realtà offuscata. Come se quella che era corsa lontana da quel bosco, nonostante le gambe le facessero malissimo, e fosse stata tanto folle da mettersi a fare l'autostop non fosse lei.

Sapeva solo che doveva andare via di lì, mettersi al sicuro anche se accettare passaggi dagli sconosciuti non la rendeva immune da altri pericoli.

Fu abbastanza fortunata: un camionista che viaggiava verso il suo paese la caricò sul suo mezzo senza farle troppe domande. Forse era stata la sua aria smarrita e sconvolta ad intenerirlo, forse la sua giovane età.

Forse era una sorta di angelo e Cris fu ben grata di trovarselo sulla sua strada.

Respirava ancora affannosamente e le lacrime non erano completamente asciutte quando aprì lo sportello del tir perché il suo viaggio, dopo due ore, era ormai finito.

Voleva solo entrare in casa, farsi una doccia bollente per levarsi di dosso l'odore appiccicoso di Fabrizio, rintanarsi nella sua cameretta e, finalmente, sfogarsi.

"Grazie per quello che ha fatto per me. Non lo dimenticherò mai."

Ringraziò, con un po' di imbarazzo, quell'uomo discreto che l'aveva riaccompagnata. Il camionista sorrise.

"Io ti ho solo dato un passaggio. Solo tu puoi trovare la forza per stare meglio."

Quella frase ambigua la colpì molto e le ricordò gli input che le dava la psicologa durante le loro sedute.


Suo padre era a lavoro a quell'ora e Cris sperò, con tutto il cuore, che anche sua madre non fosse in casa impiegata, magari, in uno dei suoi pomeriggi di shopping.

Purtroppo le sue speranze erano destinate ad essere deluse.

Sorseggiando con nonchalance la sua tazza di tè, la Signora cercò di celare la sorpresa per l'improvviso ritorno della figlia.

"Cristina cosa ci fai qui? Credevo che la gita durasse un altro paio di giorni. Cielo guarda in che condizioni sei: si può sapere cosa stai combinando?"

Cris non ce la fece più. Tutta la tensione accumulata in quelle ore aveva bisogno di sciogliersi: si strofinò le mani sulla t-shirt sporca di terriccio.

Si vergognava a raccontare quello che le era successo ma era necessario non vivere più nelle bugie. Erano state proprio le menzogne ad allontanarla da sua madre in passato, a farla sentire inadeguata e a portarla a sviluppare il suo disturbo alimentare. E poi sua madre doveva sapere di che pasta era fatto quel Fabrizio.

"Fabrizio..."

Iniziò con voce esitante per poi nascondersi il viso tra le mani.

"Fabrizio cosa? Oh Cristina non avrai sfigurato con quel povero ragazzo."

Cris era disgustata. Come faceva sua madre, l'ambiente da cui proveniva, ad essere così bigotta?

Come faceva ad avere i paraocchi e a non accorgersi che lei stesse male?

"Fabrizio ha cercato di violentarmi!"

Buttò fuori sentendosi alleggerita. Seguì un breve silenzio durante il quale la Signora cercava di misurare la gravità di quell'accusa. Poi sbottò a ridere: una risata isterica, sciocca, miscredente.

"Cristina, cara, come fai a lanciare simili accuse a un ragazzo per bene come Fabrizio? Forse lo hai provocato o forse hai frainteso!"

Cris era letteralmente incredula.

"Non credo di aver equivocato niente quando mi ha sbattuta per terra e ha cercato di slacciarmi i pantaloni!"

Urlò.

"Per fortuna gli ho dato un colpo in testa e sono riuscita a scappare!"

"Tu cosa? Hai cercati di uccidere una persona?"

"Mi sono solo difesa, mamma!"

Con passi compiti la mamma di Cris si avvicinò al ricevitore sollevando la cornetta.

"Chi stai chiamando adesso? La polizia?"

"No Cris: chiamo la tua psicologa. Credevamo tu fossi guarita ma, a quanto pare, hai ancora dei problemi!"

"Certo io sono carina ma bugiarda. Grazie tante mamma, mi aiuti davvero!"

E senza dare alla donna il tempo di replicare raggiunse le scale correndo verso il bagno e chiudendovisi dentro.

Per i primi minuti le sembrò di impazzire: sollevò più volte la tavoletta del water cercando di controllare quell'impulso irrefrenabile di vomitare.

Poi spalancò lo stipetto dei medicinali e rigirò più volte, tra le mani, vari blister di pillole.

  
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