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Autore: Herm735    03/02/2015    7 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Offtopic
: Nell'ultimo periodo ho scoperto le meraviglie di tumblr e ho passato un po' di tempo ad ammirare i lavori della Swan Queen Week (se non sapete cos'è e siete delle fan sfegatate della coppia vi consiglio caldamente di cercare la pagina, perché consiste in una settimana con un prompt diverso ogni giorno e decine di fanfiction e fanart), finché oggi sono entrata nel tag #swanqueen e quello che ho trovato sono stati messaggi davvero poco carini da parte di fan delle altre coppie di OUAT che di sicuro potevano risparmiarsi di mettere quello specifico tag. Quale è il punto di questo discorso senza capo né coda, vi chiederete? Ebbene, queste righe vogliono essere un incoraggiamento a non fare gli stessi errori, non importa quale sia la vostra ship, la vostra OTP, canon o fanon che sia, rispettate i gusti e le opinioni degli altri, essere cattivi non serve a niente se non a penalizzare la vostra stessa coppia. Davvero ragazzi, ma queli "Ship Wars"? Non facciamoci la "guerra", che davvero non serve a niente, è uno scontro tra poveri dove alla fine non vince nessuno, quindi in caso vi capitasse una situazione del genere, non dite cose cattive ma usate argomentazioni logiche, fate più bella figura sia voi che la vostra ship. In sostanza: non fate la guerra, fate l'amore (e scrivete fanfiction)! Scusate l'offtopic ma era una cosa che oggi avevo bisogno di condividere. Viva la Swan Queen!

Titolo: Il titolo del capitolo si ispira alle parole usate da Virginia Woolf nella sua lettera di addio al marito il giorno del suo suicidio, dopo lunghi anni di depressione che alla fine l'ha sconfitta, lei scrive "Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi." Se avete qualche minuto vi consiglio la lettura di questa spendida lettera (la trovate anche su Wikipedia, nella pagina con la sua biografia" e la visione del film "The Hours" in cui è citata e che parla della vita di questa incredibile donna. Scusate la prolissa digressione, vi lascio alla lettura del capitolo!







If Anybody Could Have Saved Me, It Would Have Been You


Emma continuò a seguire la polvere di fata per i tunnel, con i sensi sempre in allerta, pronta a carpire qualsiasi rumore.
E ci aveva creduto.
Davvero, per una decina di minuti aveva creduto che avrebbe funzionato.
Attraversò quel labirinto seguendo fedelmente la scia della polvere, perdendosi tra la fitta rete di vicoli della miniera, ma non dandosi per vinta.
Aveva deciso di aver fede in Henry e nella magia, per una volta.
E cercò di non lasciarsi scoraggiare dopo i primi dieci minuti in cui camminò a vuoto.
Ma poi, le sembrò di essere di nuovo in una delle strade in cui era già passata.
La polvere di fata poteva perdersi?
Perché se c'era anche solo una minima possibilità che succedesse, allora ovviamente doveva essere quella lì. Perché Emma era semplicemente fortunata a tal punto.
O forse la sua anima gemella era morta e l'avevano seppellita lì sotto da qualche parte e la polvere stava cercando di farla stancare, in modo che si arrendesse.
Ma poi successe la cosa più strana in assoluto.
La polvere entrò in una delle pareti, infiltrandosi nella terra e attraversandola.
All'inizio Emma pensò che quella era la fine. Che lei ovviamente non poteva attraversare i muri, neanche quelli di terra, quindi non c'era altro da fare.
Ma poi si ricordò di cosa era successo ad Elsa.
Aveva fatto esplodere una parete solo per trovarsi sulla spiaggia.
La mappa di quelle miniere era un casino, non c'era modo di capire dove si trovasse.
E se la polvere di fata non si fosse persa, né avesse sbagliato persona?
Forse i giri in tondo erano perché stava cercando di condurre Emma attraverso quella parete, ma vista la testardaggine della mora nel non capire dove doveva andare, aveva semplicemente deciso di mostrarglielo.
C'era una speranza, sebbene piccola, che dietro quel muro di terra ci fosse Regina. Viva. Pronta ad essere salvata.
Emma chiuse gli occhi, inspirando, pronta a far esplodere la parete con la propria magia.
Chiuse le mani a pugno, aprendole poi di scatto in avanti.
Un rumore sordo riecheggiò nelle gallerie mentre il muro che aveva davanti veniva frantumato in terriccio.

Appena il cuore fu di nuovo al suo posto, dentro il suo petto, Regina percepì una sensazione strana percorrerla.
Un calore diverso da qualsiasi altra cosa avesse mai provato si irradiò dal suo cuore e si diffuse alle sue braccia, alle sue gambe, alla sua testa. Si sentiva come se fosse stata per tutta la vita in uno stato semi vigile, in cui vedeva tutto ciò che la circondava in modo confuso e appannato, ma in quel momento non lo era più.
Tutto fu improvvisamente chiaro.
Le cose si incastrarono perfettamente al loro posto.
Tutto era dove doveva essere.
Malefica guardò stupefatta quando una tenue luce brillò sul petto di Regina, proprio nel punto in cui si trovava il suo cuore.
Regina inspirò, chiudendo gli occhi ed alzando il viso.
Un istante dopo, la luce sul suo petto si affievolì, la grotta tornò ad essere tetra.
“Vuoi dire le tue ultime parole?” chiese Malefica con un sorrisetto, il bastone teso nella sua direzione.
Regina alzò lentamente lo sguardo.
Una luce intensa le brillava dentro gli occhi.
Fu allora che sorrise.
Ma non era uno dei soliti sorrisi che aveva rivolto a Malefica nel corso della sua prigionia. Era un sorriso sincero e così puro che mise la strega seriamente in difficoltà.
“Grazie” sussurrò piano.
La sua voce era piena di qualcosa, aveva una nota particolare, che Malefica ci mise un bel po' a riconoscere. Ma quando ci riuscì, qualcosa in lei si paralizzò.
Regina era felice.
“Che cosa diavolo hai da sorridere?” domandò con rabbia.
“Posso provare di nuovo tutte le cose che avevo dimenticato” mormorò, non riuscendo a smettere di mostrare la gioia che provava. “Posso sentire ciò che contiene il mio cuore adesso che si è alleggerito delle sue colpe.”
“Perché sei felice?” urlò Malefica. “Non era così che doveva andare, stai per morire!”
“Ma non importa” sussurrò Regina con tono riverente, senza la minima paura. “Non importa perché oggi muoio come la ragazza di diciotto anni che aveva un futuro pieno di felicità davanti a sé, che aveva speranza e fede nel destino. Muoio sapendo di essere amata. Questo è il dono più prezioso che potessi farmi.”
“Zitta” ordinò Malefica con un urlo acuto. “Stai zitta” ripeté, la voce sempre più infuriata. “Non sei amata, Regina, nessuno ti ama! Tutta la città ti odia!”
“La mia famiglia mi ama.”
“No, loro non sono la tua famiglia, nessuno di loro è davvero la tua famiglia.”
“Sì che lo sono” Regina sorrise di nuovo, la consapevolezza di quella verità, che avrebbe dovuto indebolirla, la rese invece più forte che mai. “Era destino che lo fossero. Era destino che Bianca facesse parte della mia vita, prima come figliastra, poi come madre di Emma. Era destino che Henry toccasse la mia vita e mi cambiasse in modo così profondo. Era destino che portasse qui Emma e rompesse la mia maledizione solo perché distruggendo quella finta felicità potessi finalmente averne una reale. Potessi finalmente avere il privilegio di conoscere Emma, il tocco della sua mano, il calore del suo corpo, la morbidezza delle sue labbra. La felicità disarmante causata dal suo amore.”
Mentre parlava una piccola luce era tornata a brillare nel suo petto e man mano che il discorso procedeva si era ingrandita sempre di più, illuminando dapprima tutta la metà sinistra del suo torace e poi iniziando lentamente a diffondersi anche in alto, in direzione della spalla, e alla metà destra del suo petto.
“Emma Swan non ti ama!” urlò Malefica al massimo della sua voce, cercando di apparire il più terrificante possibile.
Regina rise a pieni polmoni, perché sapeva quanto Malefica si stesse sbagliando.
“Lei non è qui, non è venuta a salvarti, non è venuta per te, non è riuscita a trovarti! Si è semplicemente arresa, come tutto il resto del mondo.”
Regina scosse la testa, un sorriso aleggiava ancora sulle sue labbra.
“Se qualcuno avesse potuto salvarmi, sarebbe stata lei.”
Chiuse gli occhi, ricordando il tocco della sua mano sulla propria guancia, la sensazione delle sue labbra contro di essa o sulla sua fronte.
La luce candida continuava a diffondersi sul suo corpo.
“E lo ha fatto” sussurrò. “In così tanti modi, Emma mi ha salvato. Mi ha salvato anche se io non volevo lasciarglielo fare. Anche dalla persona che temo di più al mondo. Me stessa.”
“Basta” l'urlo di Malefica tuonò dentro la caverna. “Lei non ti ama.”
Regina, per la prima volta da tantissimo tempo, accettò con fede cieca quello che il suo cuore le stava dicendo. Abbracciò il sentimento che stava esplodendo dentro di esso per poi avvolgere tutto il suo corpo e la sua mente.
L'aveva finalmente capito.
“Non importa. Quello che importa è che io amo lei, così profondamente che la mia vita è cambiata semplicemente per la sua presenza. La guardo ed il mio cuore esplode in mille emozioni indescrivibili. Sono una persona migliore, per merito suo. Per merito dell'amore che provo per Emma.”
Guardò verso il proprio petto, vedendo una luce bianca emanata dal suo cuore.
Era magia bianca.
“L'amore per Emma mi ha resa forte” realizzò.
Regina realizzò che la magia bianca evocata dall'amore che provava in quel momento, era così potente da poter sopraffare quella nera di Malefica. Perfino l'incantesimo che teneva imprigionati i suoi polsi e le sue caviglie.
Le corde che la tenevano legata si sciolsero senza il minimo sforzo.
Si alzò in piedi delicatamente, senza sforzo nonostante tutte le ferite che aveva addosso.
“No!” Malefica urlò.
C'era andata così vicina.
Regina sollevò le mani davanti a sé e la sua avversaria fu incapace di muoversi.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me, vecchia amica.”
Il tono sincero della voce di Regina mandò Malefica su tutte le furie.
“Non è finita” tuonò. “Otterrò la mia vendetta, tornerò per reclamare il tuo cuore e la tua magia e per maledire quest'intera città. E stavolta non commetterò gli stessi errori.”
Regina, sebbene avesse una presa salda su di lei, era ancora debole e ferita, allo stremo delle forze e praticamente ormai arresa al proprio destino di morte.
Per questo tutto ciò di cui Malefica ebbe bisogno, fu un suo attimo di distrazione.
Proprio in quel momento la parete alla destra di Regina esplose ed i frammenti di terra causarono una fitta nube di polvere.
Malefica, approfittando del tempismo perfetto, si dissolse in turbinio di fumo nero.

Quando la cortina di polvere si fu diradata, Emma corse dentro la stanza, guardandosi attorno con impazienza.
La vide subito, in piedi al centro della caverna, tremante. Cadde in ginocchio. Poi voltò la testa nella sua direzione.
Fu allora che Emma vide la metà sinistra del suo volto, livida e sanguinante, gonfia. I suoi vestiti erano lacerati e sporchi di terra e sangue.
Emma si precipitò al suo fianco, affrettandosi ad inginocchiarsi accanto a lei e sorreggerla prima che cadesse del tutto.
“Emma” sussurrò lei, un piccolo sorriso aleggiava sulle sue labbra.
Appoggiò una mano sulla sua guancia, accarezzandola con il pollice.
“Regina” i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Il mio desiderio è stato esaudito.”
“Quale desiderio?”
“Rivederti di persona ancora una volta.”
Emma rafforzò la presa su di lei, cercando di scacciare le lacrime.
“Mi dispiace di averci messo così tanto.”
Regina scosse la testa, continuando a sorridere.
“Il tuo tempismo è perfetto.”
Emma sentì un nodo alla gola.
“Non riuscivamo a trovarti. Non sapevamo come. Volevo soltanto salvarti.”
Quelle frasi erano sconnesse e non avevano molto senso, ma Regina capì comunque ciò che Emma stava cercando di dirle.
“Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stata tu.”
Ed Emma capì che niente al mondo avrebbe mai potuto reggere il paragone con quello che provava in quel momento per Regina.
Non avrebbe mai più pensato di qualcun'altra che era bellissima anche con i vestiti strappati, ricoperta di fango. Non avrebbe mai più sentito la mancanza di qualcuno come aveva sentito quella di Regina fino ad un momento prima di riabbracciarla. Non avrebbe mai più provato una felicità così assoluta e profonda soltanto sentendo la risata di un'altra persona.
Era solo Regina, che le faceva provare quelle cose.
Ed Emma ne era sicura, non sarebbe mai più stata così innamorata di qualcun altro come lo era di lei.
“Ti amo, Regina.”
Non trovò altro da dire.
Voleva solo che lo sapesse.
Qualsiasi cosa fosse successa, voleva che Regina sapesse cosa provava per lei.
Non aveva tempo di dire altro, ma non importava.
Qualcosa nel tono della sua voce, nei suoi occhi, nel modo in cui la stava abbracciando, qualcosa dette a Regina la consapevolezza di quello che provava Emma.
“Ti amo anch'io.”
La pelle del suo viso era innaturalmente pallida, i suoi occhi erano stanchi, il suo corpo era troppo fragile.
Emma inspirò, cercando di deglutire il nodo che aveva alla gola.
Poi si chinò appena su di lei, e la baciò sulle labbra.
E all'improvviso fu giorno in piena notte. Quel bacio fu neve ad agosto, fu un ricordo di qualcosa che doveva ancora accadere, furono mille rumori tutti insieme e allo stesso tempo attonito e stupito silenzio.
Fu tutto quello che c'era al mondo e allo stesso tempo non fu abbastanza, qualcosa dentro loro urlava perché gli fosse concesso di più o nient'altro in assoluto.
Il Vero Amore di per sé era già una magia potentissima. Ma se a fare quella magia erano la strega più potente in circolazione ed il prodotto del Vero Amore, qualcosa di indescrivibile sarebbe per forza accaduto.
Quando si guardarono di nuovo negli occhi entrambe sentirono per la prima volta il peso di cosa era successo attorno a loro.
Due ragazzine sperdute, che non sapevano come amare molto bene, che erano state abituate da tutta la vita a fuggire da qualsiasi forma di speranza o amore, si trovavano l'una davanti all'altra senza più difese, senza possibilità di rimangiarsi le proprie parole e tornare indietro.
La cosa più assurda fu quando si resero conto che nessuna delle due voleva farlo. Che erano entrambe pronte ad andare avanti.
“Mi hai salvata” sussurrò Regina.
“Ti sei salvata da sola” la contraddisse Emma con un sorrisetto. “Avevi praticamente fatto tutto il lavoro quando sono arrivata qui.”
Regina scosse la testa. “No, Emma. Guardami. Mi hai salvata.”
Lo sguardo di Emma scivolò sulla sua figura, constatando che non vi erano più ferite sul suo viso, né tagli sulle sue mani.
Aveva di nuovo guarito Regina con un bacio.
“Senti dolore?” chiese subito.
“Non più. Mi sento solo terribilmente stanca.”
“Andiamo a casa.”
Senza attendere alcuna risposta Emma si alzò in piedi, aiutando Regina a fare lo stesso e sostenendola mentre camminavano vero l'ascensore da cui era arrivata Emma e che le avrebbe riportate verso la biblioteca.
Fu solo quando furono dentro, che Emma si rese conto cosa le aspettava di sopra.
La verità.
Ora era allo scoperto, tutti conoscevano il suo segreto, il suo amore per Regina.
I suoi genitori, le sue amiche, perfino suo figlio, comprendevano perfettamente l'uso della polvere di fata. E Blu, per quanto in realtà fosse solo frutto della maledizione, era pur sempre stata una suora per ventotto anni.
E tutti loro sapevano la verità.
Emma deglutì, provando a dire qualcosa, ma non riuscì neanche ad aprire la bocca che l'ascensore si fermò e Regina si mosse verso l'uscita.
Il braccio sinistro della mora era attorno alle sue spalle, mentre quello destro di Emma sorreggeva la vita dell'altra, aiutandola a camminare. Le sue ferite potevano essere guarite, ma non mangiava da giorni e si sentiva davvero stanca, come se non avesse dormito per dieci anni.
David, Mulan, Belle e Aurora era seduti ad uno dei tavoli della biblioteca, Henry era seduto sopra lo stesso tavolo, guardando verso l'ascensore, Blu era in disparte, in piedi ed in silenzio, mentre Bianca e Ruby stavano nervosamente percorrendo la stanza avanti e indietro.
Quando sentirono il rumore delle porte che si aprivano, tutti i loro occhi scattarono nella direzione da cui proveniva quel suono. Nessuno parlò, nessuno si mosse, avevano tutti paura anche di respirare.
Quando Emma uscì dall'ascensore con Regina al proprio fianco il primo a muoversi di nuovo fu Henry.
“Mamma!” le corse incontro lanciandosi tra le sue braccia.
Lei avvolse il braccio libero attorno a lui, poggiando il mento sulla sua testa, sorridendo e chiudendo gli occhi.
“Lo sapevo” si allontanò, guardando lei e poi verso Emma e di nuovo lei per qualche secondo. “Io avevo detto che avrebbe funzionato” con un sorriso fiero l'abbracciò di nuovo. “La polvere di fata non sbaglia mai.”
Regina corrugò la fronte, guardando Emma.
“Polvere di fata? È così che mi hai trovata?”
Lei distolse lo sguardo, mentre le sue guance si coloravano di un tenue rosso.
Henry si allontanò di nuovo, pronto a raccontare tutta la storia, ma rimase senza parole quando due braccia si avvolsero veloci attorno a sua madre, prendendo il posto delle sue.
“Bianca, allenta la presa, Regina è molto debole” mormorò Emma, che in realtà aveva il timore che Regina l'avrebbe fatta volare dall'altra parte della biblioteca.
“Suppongo che, soltanto per questa volta, gli abbracci vadano bene” la tranquillizzò Regina con tono stoico, portando con incertezza la propria mano libera verso l'alto, dando due pacche sulla schiena di Biancaneve, prima di appoggiarla semplicemente e stringendo appena.
Bianca si allontanò dopo qualche secondo, le lacrime agli occhi.
“Sono grata che tu stia bene.”
Regina deglutì, cercando di scacciare il nodo che aveva in gola, ed annuì. Il suo stupido cuore intriso di magia bianca le stava rendendo difficile trovare una risposta irritante.
Prima che potesse processare il primo abbraccio, ne arrivò un secondo, forte almeno quanto il primo.
“Miss Lucas.”
“Hai usato il plurale, abbracci. E poi Bianca ne ha avuto uno, ed io non ho mai tentato di mandarti al rogo.”
Regina rise, ricambiando l'abbraccio.
“Beh, io non ho mai fatto una maledizione del sonno eterno su di te.”
“Vedi? Possiamo senza dubbio essere ottime amiche.”
Ruby si allontanò, lasciandola andare e le sorrise.
“Anche io sono grata che tu stia bene.”
“Grazie” stava per usare il cognome, come al suo solito, ma suonava così formale adesso, dopo tutto quello che avevano passato insieme. “Ruby” si corresse, ricambiando il sorriso.
Guardò attorno alla stanza.
C'erano davvero delle persone che la amavano, Malefica aveva torto.
C'erano persone che l'avevano cercata e che erano preoccupate per lei. La sua famiglia ed i suoi amici.
“Grazie a tutti voi.”
Bianca scosse la testa. “Nessuno viene abbandonato, siamo una famiglia.”
Henry la abbracciò di nuovo.
“Mi sei mancata, mamma.”
“Mi sei mancato anche tu tesoro” lo baciò sulla testa, sorridendo.
“Andiamo a casa, adesso. Penso che Regina abbia bisogno di una bella dormita e di almeno un pasto completo” li incoraggiò Emma.
“E di una doccia di tre ore” aggiunse la mora.
“Regina, oh mio Dio, ma tu stai sanguinando” notò improvvisamente Ruby, guardando i suoi vestiti ricoperti di sangue.
“No, no, Emma mi ha guarita. Sto bene. Sono solamente molto stanca.”
“Emma ti ha guarita” ripeté Bianca, alzando un sopracciglio in direzione della figlia. “Non sapevo che ne fossi capace.”
“Neanche io, se ti è di consolazione” scherzò Emma con un sorriso.
“Come è possibile” sentirono un sussurro debole, una voce in disparte.
“Blu” disse soltanto Regina. “Non ti avevo vista.”
“Come è possibile che tu, tra tutte le persone, sia riuscita a redimerti?” chiese, facendo un passo avanti, ma tenendo la testa bassa. “Dopo tutto il male che hai fatto, come è possibile? Ci sono persone che commettono un singolo errore e poi passano la vita a tentare di riparare, mentre dopo tutto quello che tu ci hai fatto passare, puoi semplicemente avere di nuovo un cuore puro. Come è possibile?” ripeté per l'ennesima volta.
Regina inspirò, cercando di trovare la forza per affrontare quella discussione.
“Per prima cosa, il mio cuore non è puro. Questo è proprio il motivo per cui Malefica lo voleva. Ho dentro me sia le cose buone che quelle cattive che ho fatto, ogni mia azione è parte di me. Dovrò convivere con la mia oscurità per il resto dei miei giorni. E ci saranno giorni in cui cadrò di nuovo, certo” ammise, quasi con leggerezza. “Ma saranno piccoli errori, per cui continuerò a rimediare per il resto della mia vita. La redenzione non è mai fine a sé stessa. È un processo che dura tutta la vita, i miei errori continueranno a perseguitarmi ed io farò del mio meglio per essere migliore e per riparare a quello che ho fatto. La redenzione non finisce mai. Tutto quello che ha fatto Malefica è stato un incantesimo per accelerare il processo per cui il cuore si libera della magia nera. Ma non significa che non tornerà. Il mio cuore si macchierà di nuovo” sospirò. “Ma va bene così. Perché stavolta combatterò l'oscurità che è parte di me, non mi lascerò diventare di nuovo soltanto una parte di essa.”
Nessuno osò dire una parola.
“Non causerò mai più tutto quel dolore” disse con risoluzione. “Adesso so che non importa quanto in basso potrò cadere, ci saranno sempre accanto a me le persone che amo per aiutarmi a rimettermi in piedi.”
Il suo sguardo incontrò quello di Henry e si sorrisero con aria complice.
“Finalmente” le disse, alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo ancora. “Sto cercando di fartelo capire da, tipo, sempre.”
Regina alzò gli occhi al cielo in modo praticamente uguale a quello che aveva usato Henry qualche secondo prima, ed Emma si chiese come fosse possibile che si assomigliassero così tanto.
Lei gli accarezzò una guancia.
“Ti voglio bene, Henry.”
“Ti voglio bene anch'io, mamma.”

Quando arrivarono a casa, Regina riuscì a percorrere il vialetto senza l'aiuto di Emma, nonostante la bionda fosse rimasta accanto a lei per tutto il tragitto, pronta ad offrire il proprio aiuto al minimo cenno.
“Potresti rimanere?” domandò Regina quando furono dentro casa. “Mentre mi faccio un bagno caldo, così puoi tenere d'occhio Henry, proteggerlo se succede qualcosa.”
“Certamente, sarò qui finché avrai bisogno di me” rispose immediatamente con un piccolo sorriso.
Regina lo ricambiò, rispecchiando l'incertezza di Emma con la propria. Senza aggiungere altro si incamminò verso la scalinata, mentre Emma appoggiò una mano sulla spalla di Henry, conducendolo verso la cucina.
“Vieni ragazzino. Perché non prepariamo qualcosa da mangiare?”
“Ottima idea, mamma sarà affamata.”
Emma sorrise di nuovo, con un po' più di decisione.
“Cosa dovremmo preparare secondo te?”
Lui ponderò la domanda per qualche istante, scrollando poi le spalle.
“Diamo un'occhiata al frigo” propose la bionda.
Nel frattempo Regina aveva raggiunto il bagno. Iniziò a riempire la vasca mentre lentamente si tolse i vestiti. Fu solo quando fu immersa nel tepore dell'acqua calda che si rese conto di quanto fosse davvero stanca.
Ogni muscolo era indolenzito, ogni centimetro del suo corpo era teso. Si sforzò per rilassarsi, lasciando che l'acqua massaggiasse via la tensione del proprio corpo. Fu solo quando il calore iniziò a dissiparsi, che decise di uscire.
Avvolta solo nel suo asciugamano tornò nella sua camera da letto, scegliendo dei vestiti puliti.
Si rivestì con la stessa lentezza con cui si era tolta i vestiti, ancora dolorante e stanca, nonostante il bagno caldo le avesse giovato.
Un sommesso bussare alla porta la distrasse dalla sua scelta delle scarpe.
“Avanti” disse immediatamente, scegliendone poi un paio a caso.
La porta si aprì solo il minimo indispensabile a fare passare una voce, senza che la persona a cui apparteneva si mostrasse.
“Regina, quando vuoi la cena è pronta. Voglio dire, se vuoi. Cioè, se hai fame, ecco.”
La mora sorrise tra sé e sé di quel tenero balbettare, infilandosi velocemente le scarpe e poi aprendo la porta del tutto, guardando Emma con un sorriso.
Lei alzò timidamente lo sguardo.
“Tempismo perfetto, mia cara.”
Emma ricambiò il sorriso.
“Non aspettarti niente che arrivi neanche lontanamente vicino al sapore delle cose che cucini tu, però, ti avverto. Ma io ed Henry abbiamo fatto del nostro meglio.”
“Sono sicura che andrà benissimo.”
Si sorrisero di nuovo, percorrendo poi le scale fianco a fianco.
“Pensavamo che saresti stata affamata, quindi abbiamo fatto un bel po' di pollo, mamma. Prepara lo stomaco” la avvertì Henry.
Lei rise, sedendosi a tavola.
Mangiarono mentre Henry raccontava a Regina tutto quello che avevano provato in quei giorni per riuscire a trovarla.
“Finché stamani mi sono svegliato con l'idea della polvere di fata. Ha funzionato in passato, quindi di sicuro poteva funzionare di nuovo.”
Il sorriso di Regina vacillò, la sua espressione divenne confusa. Non c'era bisogno di avere i poteri del signor Gold, pensò Emma, per capire che stava pensando a Robin.
“Ma ovviamente ho pensato che il tuo vero amore di sicuro doveva essere cambiato quando avevi scelto di non entrare in quella taverna tutti quegli anni fa. Poi ho capito.”
“Cosa hai capito?” chiese Emma, curiosa forse anche più di Regina di sapere come aveva deciso che doveva essere lei.
“Beh, è semplice. Voi due adesso non litigate più, andate d'accordo, lavorate fianco a fianco per sconfiggere i cattivi e tutto il resto, giusto? E avete detto a tutti quanti che è perché siete diventate amiche.”
Loro due si guardarono per un breve momento, ma subito lo sguardo di Regina tornò su Henry ed annuì.
“Ma gli amici non si guardano in quel modo” fece notare lui, riferendosi allo sguardo che si erano appena scambiate. Poi guardò verso Emma, sorridendo. “Noi ti guardiamo come se secondo noi avessi appeso le stelle” disse, voltandosi poi verso Regina. “Ed io ed Emma guardiamo te come se avessi creato la luna” concluse. “Voi non vi guardate come se foste amiche, vi guardate come si guarda la famiglia, come vi guardo io. Ed entrambe avete rotto delle maledizioni baciandomi, quindi un amore più vero di questo non esiste, giusto?”
Regina, dopo parecchi attimi di attonito silenzio, iniziò a ridere sommessamente.
“Quindi questa è la storia di come siamo stati tutti fregati per perspicacia da un bambino di tredici anni.”
Anche Henry iniziò a ridere insieme a lei, ed Emma si unì poco dopo.
“Sono piuttosto sveglio, per queste cose” osservò, senza modestia.
Quello fece ridere Emma ancora di più.
“Andiamo, Henry, l'unico motivo per cui eri così sicuro è che hai origliato i tuoi nonni mentre dicevano che ci guardiamo come si guardano loro.”
“Quello potrebbe aver aiutato” ammise lui.
Regina continuò a ridere, scuotendo la testa.
“Fantastico, adesso Biancaneve è più informata di me sulla mia stessa vita privata. Forse dovrei ricominciare con i miei piani per liberarmi di lei.”
“Oh, Regina, vi hanno visto tutti mentre vi abbracciavate” le disse Emma, ridendo.
“Quella è stata una cosa che non succederà mai più” ci tenne a chiarire. “Un momento di debolezza dovuto a giorni e giorni di tortura fisica e psicologia. Non mi coglierà di nuovo alla sprovvista, poco ma sicuro.”
Ed ovviamente Regina stava scherzando, ma la menzione dei suoi giorni di prigionia fece rabbuiare i volti di Emma ed Henry.
Ci furono parecchi minuti di silenzio.
“Perché non andiamo a letto, adesso?” propose guardando il ragazzo.
Lui comprese che quello era il modo di Emma per dirgli che voleva parlare con Regina, quindi si limitò ad annuire, alzandosi ed abbracciando entrambe le sue mamme, prima di andare verso la propria camera.
Appena loro figlio sparì al piano superiore, Emma vide nel volto di Regina tutta la stanchezza e la fragilità che la donna aveva fino a pochi istanti prima cercato di celare davanti agli occhi del proprio figlio.
“Dovresti riposare anche tu, Regina.”
“Metterò a posto qui e poi” iniziò, ma Emma scosse la testa, interrompendola.
“Ci penso io. Chiuderò a chiave con la magia mentre esco, promesso.”
Regina inspirò, non sapendo bene cosa dire. Non voleva lasciare ad Emma, che aveva cucinato tutto, anche il compito di rimettere a posto.
“Possiamo fare così” propose la bionda, percependo la sua indecisione. Senza sapere bene come spiegare ciò che voleva fare, si limitò a muovere una mano, spostando con la magia tutti i piatti sporchi all'interno della lavastoviglie e tutti gli avanzi dentro al frigo. “Nessuna delle due deve mettere a posto” le rivolse un piccolo sorriso, alzandosi in piedi.
Regina non sapeva bene cosa dire.
La gentilezza di quella donna, certe volte, era disarmante.
“Grazie, Emma. Per tutto quanto.”
Lei scrollò le spalle.
“Ho solo mosso una mano.”
“Intendevo-”
“So cosa intendevi. Ma non voglio essere ringraziata per essere arrivata troppo tardi.”
“Non era troppo tardi. Io sono qui, sono viva.”
“Non grazie a me.”
“Anche grazie a te, Emma. Tu mi hai guarita.”
“Sarei dovuta riuscire a trovarti prima, avrei dovuto pensare alla polvere subito, invece non sono stata razionale.”
“Se ci avessi pensato tu non saresti mai venuta a cercarmi, ma avresti mandato” si rifiutò di pronunciare quel nome “qualcun altro. E non avrebbe funzionato.”
Emma sospirò, portandosi le mani alla vita, guardando in basso.
“Ci credi davvero?” domandò con un filo di voce. “Nella polvere di fata, in questa storia del vero amore?”
Regina preferì non rispondere, sicura che Emma non avrebbe gradito ciò che aveva da dire, e la lasciò continuare.
“Nel mondo da cui vengo io, queste cose non esistono. L'amore significa riuscire a sopportare un'altra persona anche nei giorni in cui a malapena sopporti te stesso.”
“Il Vero Amore è la magia più potente di tutte” le ricordò Regina, alzandosi in piedi. “Ed è una cosa terrificante, perché potrebbe scivolarti accanto e non lo sapresti mai. È così facile, perdersi, non solo nel tuo mondo, ma anche nel mio. Tu sei abituata a vedere i tuoi genitori, ma anche nella Foresta Incantata trovare il vero amore è estremamente raro, la maggior parte delle persone si convincono di esserci riuscite e non avranno mai modo di essere smentite. Le maledizioni del sonno eterno, la polvere di fata, nella maggior parte dei casi sono solo modi di provare che qualcosa che veniva considerato magico in realtà non lo è. Saresti sorpresa dal numero di coppie che erano sicure di essere il reciproco vero amore e poi non sono riuscite a salvarsi a vicenda.”
Lentamente si avvicinò ad Emma, fermandosi proprio davanti a lei e guardandola negli occhi, lo spettro di un sorriso aleggiava sulle sue labbra.
“Per rispondere alla tua domanda, non credo nella polvere di fata. Ma sì, credo nella magia del vero amore, perché l'ho vista tante volte.”
Emma deglutì, cercando di capire cosa stesse cercando di dire. Se non credeva nella polvere di fata, significava quindi che non credeva che Emma fosse il suo Vero Amore?
“Credo nelle scelte che facciamo, credo che siano quelle a fare la differenza alla fine. E di certo non posso costringerti a scegliere di credere in qualcosa di così assurdo per il tuo mondo. Non posso costringerti a scegliere me” il fiato di Emma fu bloccato a metà della sua gola. “Né penso che dovresti farlo, perché mi conosco e conosco te e penso che questo” indicò tra loro con un gesto della mano “potrebbe essere o l'amore più grande mai esistito, oppure la distruzione di tutto quello a cui teniamo.”
“Ho già preso la mia decisione quando ho accettato di seguire la polvere fatata. Anzi, credo di averla presa molto tempo prima, quando ti ho detto che avrei trovato il modo di farti avere il tuo lieto fine.”
Regina scosse la testa, un sorriso amaro.
“Il mio lieto fine non è qualcuno che vuole salvarmi, è qualcuno che vuole amarmi.”
“Non possono essere entrambe?”
Lo sguardo di Regina divenne triste, in qualche modo distante. Troppe persone avevano già provato a salvarla, e lei sapeva che non era quello di cui aveva bisogno. Era perfettamente capace di salvarsi da sola.
“Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stata tu” le disse, alzando una mano ed accarezzando lentamente la sua guancia. “E se qualcuno avesse potuto amarmi, saresti stata tu” continuò con un sorriso triste. “Ma nessuno può davvero amare qualcuno come me.”
Senza aggiungere altro si allontanò da lei, incamminandosi verso le scale.
“Buonanotte, Emma.”
“Buonanotte, amore mio” fu la risposta della bionda.
Gli occhi di Regina si riempirono di lacrime.
Ma non tornò sui propri passi.












Grazie a tutte per aver letto, fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia e di questo capitolo (e anche la vostra opinione sulle poche righe iniziali, se le avete lette)!
Un abbraccio






  
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