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Autore: Najade    04/02/2015    1 recensioni
Primo esperimento in questo fandom con lo scopo di ripescare alcuni momenti salienti del telefilm - non necessariamente in ordine cronologico - ma prendendomi alcune "libertà" come l'introduzione di un nuovo personaggio femminile che seguirà i Winchester nelle loro avventure.
Progetto ancora in evoluzione, sono ben accetti consigli e critiche costruttive C:
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Terza stagione, Quarta stagione
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Torno in pista con la seconda parte del capitolo, questa volta un po' più sostanziosa ed avvincente spero.
Prima di iniziare vorrei ringraziare di cuore tutte le meravigliose persone che hanno letto, recensito, messo tra le preferite o le seguite questa storia: significa molto per me.
Seconda cosa, mi sto incartando ahaha Sono appena all'inizio e benché abbia una linea generale in testa, mi farebbe oltremodo piacere sentire voi cosa vi aspettate in questa storia; avete delle richieste? Delle situazioni particolari? Qualche cosiddetto "prompt"? Va bene qualsiasi cosa! E in questo modo mi impegnerò a soddisfarvi e al tempo stesso voi mi aiuterete a districarmi dall'assenza di fantasia che mi ha colpita. Potete fare richieste sia per messaggio privato che insieme alla recensione, as you want ♥
Siamo sempre nella quarta stagione, flashback dell'ultimo capitolo.
Enjoy ♥




Sam si lasciò cadere sulla sedia accanto alla sua, divaricò un poco le gambe e appoggiò le braccia sulle cosce abbassandosi così per cercare di intercettare lo sguardo della ragazza. « Ascolta… è solo che a volte tende ad esagerare. »
« Cerca di proteggervi. Lo capisco e lo apprezzo, davvero; dopotutto sono l’ultima arrivata, no? L’incognita, la mina vagante: normale che mi tenga sott’occhio. » Aveva smesso di maneggiare l’arma per dedicare tutta l’attenzione al cacciatore, tentò persino di sembrare più credibile accennando quello che voleva essere un sorriso rassicurante ma che dovette sembrare più una smorfia di dolore dato che il ragazzone si sentì in dovere di precisare qualcos’altro prima di alzarsi stancamente dalla sedia e lasciarla sola nel salotto.

La solitudine rimase perciò l’unico testimone della sfumatura di gratitudine che il suo sorriso aveva assunto.
Sai che per come la vedo io, la fiducia nei tuoi confronti è ormai scontata.


 

~ Then.

Click.
La serratura cedette senza opporre ulteriore resistenza, arrendevole di fronte ai precisi movimenti delle sapienti dita del cacciatore; con un “uh-u” soddisfatto, Dean si rimise in piedi e ripose gli strumenti del mestiere nella tasca interna della giacca del completo scuro che tanto odiava indossare. Si prendeva sempre del tempo per quella (ormai) semplice operazione, aveva imparato a considerarla una sorta di “rito di preparazione” poiché in grado di condensare in pochi mirati gesti la crescente trepidazione per i nuovi casi ma anche allo stesso tempo la calma glaciale e la concentrazione di cui aveva bisogno.
Come sempre fu Sam a riportarlo alla realtà schiarendosi la gola e lanciando occhiate nervose tutt’attorno, precauzione inutile perché l’intera strada sembrava deserta.
« Non si mette fretta al genio. »
« Come vuoi, ma muoviti ad entrare. »
Scivolarono all’interno della casa, ombre scure nel primo chiarore dell’alba; il minore aveva già la pistola in una mano e la torcia nell’altra, e sempre più circospetto osservò con attenzione la sala immersa nella penombra, ma risultava difficile concentrarsi con quell’improbabile arredamento che celava indubbiamente la mano di una donna. Neanche troppo a posto.
« Che diavolo, siamo finiti in “gioca con la casa di Barbie” per caso? »
« Aspetta di arrivare alla cameretta. »
La faccia già disgustata di Dean si accentuò ancora, acquistando anche una sfumatura evidentemente impanicata.
« Non dovremo mica… »
Sam si limitò a storcere la bocca, senza avere il cuore di infrangere in maniera esplicita le vane speranze del fratello, ma fu comunque inutile perché lo sentì sbottare un “Fantastico, facciamolo allora” abbastanza eloquente; non aveva neanche avuto il bisogno di puntargli il fascio di luce contro, conosceva persino i silenzi di Sam, poteva immaginarsi la piega assunta dalle labbra di lui.
C’era da dire che Dean si era mostrato restio all’idea di occuparsi del caso sin dall’inizio, e la cosa sarebbe stata strana se non avessero dovuto investigare su un uomo di neanche trentacinque anni morto soffocato nella camera della figlia di circa dieci mesi; segretamente temeva il parallelismo con la storia che Sam si portava alle spalle anche se in effetti si trattava di un capitolo chiuso da tempo.
« Controlla i campi elettromagnetici mentre io do un’occhiata alla stanza e cerco qualcosa, ok? » Sam gli porse il rilevatore con un’occhiata eloquente; Dean ci pensò un momento prima di prenderlo e annuire, grato di quella silenziosa cortesia.
Nel momento in cui fecero per separarsi un rumore li colse di sorpresa, rapidi si voltarono entrambi a guardare la fine del lungo corridoio che si srotolava davanti a loro; entrambi i fasci di luce si abbassarono, il maggiore dei Winchester sostituì il rilevatore EMF con la semi-automatica. Si scambiarono uno sguardo di intesa, con le labbra Sam mimò la parola “cameretta” accennando poi alla direzione da prendere, si avvicinarono cauti mentre in sottofondo i rumori continuavano.
Con lentezza misurata Sam ruotò la maniglia e aprì la porta mentre il fratello gli assicurava protezione con l’arma, ad una prima occhiata tutto sembrava nella norma, o meglio, nella norma se non si prestava attenzione al tripudio di colori, stoffe, copertine, pupazzetti e quant’altre decorazioni possibili: il salotto in confronto era stato arredato sobriamente. Non c’era niente, tuttavia, che potesse aver prodotto il rumore che li aveva attirati.
Di scatto la porta si chiuse dietro alle spalle dei Winchester, bloccandoli all’interno della stanza; senza dire una parola si precipitarono ad aprirla, inutilmente.
« Lo senti questo odore? »
« Cosa? Zolfo? Sapevo che c’era uno di questi bastardi dietro... »
« No Dean, è odore... di bruciato. »
Merda, no.
Non il fuoco.
Le pareti si infiammarono all’improvviso, la temperatura prese a salire vertiginosamente, l’intero locale inizava a sembrare un un’unica rovente fornace.
Come per Mary.
Come per Jessica.
Come all’inferno.
« Dean allontanati, la porta è in fiamme! »
Spinse via il fratello a forza dato che non dava cenni di volersi muovere da lì, lo prese per le spalle scuotendolo. « Dean, Dean! » Ma tutto quello che ottenne fu uno sguardo vacuo, nelle iridi smeraldine il puro terrore.
« E’ l’inferno. »
« No, è un maleficio. Hai capito, Dean? Stregoneria. Quell’uomo è morto soffocato, senza alcun segno di strangolamento o ostruzione. Il sacchetto, dobbiamo trovarlo! »
Solo allora il maggiore si riscosse per aiutare l’altro a cercare di scovare quell’ipotetico sacchetto per maledizioni; sperava che Sam avesse ragione, perché altrimenti sarebbero stati arsi vivi lì dentro, ma si fidava comunque perché in ogni caso era la migliore chance che possedevano.
Il tempo stringeva, le fiamme divampavano sempre più ferocemente e ben presto gli occhi presero a lacrimare e la gola a pizzicare a causa del fumo che si stava propagando con velocità allarmante; il Winchester più giovane indicò il lampadario prima di inginocchiarsi e permettere al fratello di usarlo come appoggio per arrivarci; senza perdere troppo tempo, l’aria era quasi irrespirabile ormai, Dean sfruttò lo slancio offerto dal ragazzo per raggiungerlo e iniziò a rovistare spasmodicamente con una mano mentre l’altra era premuta contro bocca e naso. Infine urtò quacosa che però cadde tra le fiamme sottostanti che rapidamente avevano guadagnato terreno, pregò che quello fosse veramente un sacchettino per maledizioni.
Saltò a terra con un braccio che ancora tentava di filtrare un minimo l’aria circostante e con indicibile sollievò osservò il rogo intorno a lui divampare con sempre minore forza; si sentì strattonare da Sam e tra le lacrime riuscì a scorgere la porta che veniva aperta con violenza. Si tuffarono senza pensarci, le fiamme non più così letali, ed una bocca d’ossigeno li investì facendo quasi sfrigolare i polmoni.
« Respirate. » La faceva facile.
« È ancora in casa quella- » La voce venne soffocata dal rumore spiacevole di un corpo che sbatteva contro una parete; i due fratelli si raddrizzarono immediatamente tra un colpo di tosse e l’altro, la strega stava in piedi in mezzo al corridoio altera e colma di collera. Prima ancora che il maggiore dei Winchester potesse estrarre il pugnale di Ruby, lei mosse la mano e lo disarmò.
Con uno sguardo ammiccante prese a schioccare la lingua contro il palato. « Su, su, fate i bravi; non voglio essere costretta a rovinare i vostri graziosi visi. »
« Per questo hai pensato di darci fuoco? »
Lei assunse un’espressione ferita e dispiaciuta. « Ho dovuto farlo, zuccherino! Stavate mettendo il becco nei miei affari, dovevo punirvi in qualche modo. »
Sam intanto si era avvicinato alla donna accasciata contro il muro e scrollandola piano, con un occhio che teneva ancora sotto controllo la strega ed il fratello, si sincerava delle sue condizioni; con un fremito delle palpebre sottili e perlacee in quella penombra, lei aprì lentamente gli occhi rivelando uno sguardo ceruleo piuttosto seccato. « Stronza. » Suonò esattamente come un’imprecazione, a denti stretti.
« Ah una punizione leggera, per questo hai lasciato il sacchetto a portata di meno. Gentilissima. » Grugnì Dean.
« Il sacchetto? Oh no tesoro… » La sua risata toccava note alitissime. « Quello non era per voi: aveva già fatto il suo lavoro. »
« Darren Stone, era lui il tuo lavoro? Cos’ha fatto quel poveraccio per meritarsi di morire? »
Gli occhi d’ossidiana di lei lampeggiarono di pura furia mentre lei compiva un solo minaccioso passo in avanti e puntava il dito indice contro il ragazzo. « Questi, zuccherino, continuano ad essere affari che non ti riguardano quindi chiuditi la bocca. »
Il cacciatore non poté che ubbidire, le sue labbra si erano sigillate magicamente e già avvertiva la lingua gonfiarsi e occludergli le vie respiratorie.
« Fermati! Hai detto che non era tua intenzione ucciderci. »
« L’ho detto? Accidenti, mantengo sempre la parola data. » Si poté quasi percepire il sospiro di sollievo di Sam quando il gorgoglio soffocato di Dean scomparve e lui tornò a respirare normalmente, ma la tensione non lo abbandonò del tutto. « Ed è per questo che sarà lei a farlo. » Un’altra odiosa risata mentre la strega schioccava le dita ossute.
Fu il turno della ragazza di irrigidirsi come un blocco di cemento, segno che stava tentando di combattere l’incantesimo che le serpeggiava sulla pelle affondando malignamente fino a prenderle il controllo di nervi e muscoli; si alzò in piedi come un automa e sempre con lo sguardo duro ma assente raccolse la pistola che le era scivolata durante la caduta e una volta tolta la sicura la puntava contro il più alto dei due.
Incurante li vide entrmabi allarmarsi, alzare le braccia in segno di resa mentre davano le spalle alla strega, l’attenzione completamente rivolta a quel burattino nelle sue mani; Dean fece per muoversi e proteggere istintivamente il fratello preso di mira, ma il movimento della canna dell’arma e il guizzo di ammonimento negli occhi della cacciatrice lo bloccarono sul posto. E pensare che quegli occhi gelidi gli erano sembrati caldi in quel dannato locale in cui si era rintanato a piagnucolare per la sua sorte.
« Niente di personale, davvero. » E tornò a concentrarsi su Sam, il dito sul grilletto.
« NO! » Ma il colpo era già partito, rovente fendette l’aria con un sibilio familiare, sfiorò appena lo zigomo di Sam e lo sorpassò piantandosi direttamente nella fronte della strega seguito da una scarica di proiettili; contemporaneamente la ragazza abbassava il braccio, si girava e gridava ai fratelli di “alzare il culo e correre”.
Non persero tempo approfittando di quell’attimo di indecisione che colse la loro avversaria e se la dettero a gambe lungo tutto il corridoio finché con un grido rabbioso e fiamme scoppiettanti quella bastarda comparve davanti a loro sbarrando la strada.
« Questo non dovevi farlo, caramellina. Sei stata molto molto cattiva. » I fori d’arma da fuoco che le segnavano la fronte la rendevano ancora più inquietante, quando alzò minacciosa entrambe le mani, tutti e tre trattennero il fiato - anche se era maledettamente difficile visti i battiti concitati nei loro petti - ma proprio nel momento in cui credevano d’essere fottuti, il miracolo accadde.
Una luce intensa li abbagliò per qualche istante, le orecchie coperte dal grido della strega e poi solo un ovattato puff! e di lei neanche più l’ombra; al suo posto si ergeva Castiel avvolto nel suo trenchcoat, scuro in volto li esaminò tutti quanti assicurandosi che stessero bene.
« Castiel! » Sollievo tangibile nella voce dei Winchester.
« Porca puttana. » La cacciatrice storse bocca e naso come se avesse appena sentito un cattivo odore.
« Lui è… » Iniziò Dean.
« Fammi indovinare, la tua impronta. Sapevo che era opera di uno stramaledetto angelo. » Continuava a guardarlo in cagnesco.
« Beh è una buona cosa, no? » Tentò di appianare le acque Sam. « Stiamo tutti dalla stessa parte, direi. »
La cacciatrice lo sorprese quando prorruppe in una risata profonda, gutturale, schernitrice. « Sì, certo, raccontatelo di notte. »
« Ho salvato la tua vita. »
« Questo non pareggia le cose, Castiel. E lo sai. »
« A-aspetta un attimo… » Dean adesso era decisamente confuso. « Vi.. vi conoscete? »
Si sentì un bambino che assiste ad un litigio dei grandi quando venne ignorato.
« Non puoi incolpare me, cacciatrice. »
« Pare che al momento debba accontentarmi. »
« Fermatevi un attimo, dannazione! »
Il timbro profondo di Dean si impose su quell'assurdo battibecco; quando ebbe ottenuto il silenzio prese un bel respiro e mosse il braccio per toccare la spalla dell'angelo, ma parve rispensarci all'ultimo.
« Grazie per averci salvato le chiappe; un po' prima non ci avrebbe fatto schifo, ma non ci lamentiamo. » Con gli occhi sfidava chiunque a contraddirlo; chiunque, persino quella morettina random che sbuffava.
Castiel si era placato ormai quando si rivolse al suo protetto con aria sinceramente mortificata e senza dar segno di aver colto l'ironia di fondo. « Mi rincresce, sono stato.. trattenuto e ho visto che era riuscita a bloccare la strega prima che potesse bruciarvi. » Si rivolse direttamente alla fantomatica "lei". « I sigilli vengono spezzati più rapidamente di quanto ci aspettassimo. »
Ottenne solo una scrollata di spalle da parte dell'altra. « L'ho sentito. Fortuna che hai i tuoi cagnolini che ti aiutano. »
« Sei stata tu ad aiutarli quando io non ho potuto esserci. »
« Sai com'è, posto giusto al momento giusto. » Si sentì un attimo a disagio, aveva la strana sensazione che l'intenzione dell'altro non fosse quella di ringraziarla sul serio, era più... la calma prima della tempesta.
« Pensavo che tu magari potessi affiancarli con maggiore dedizione di quanto sia in grado di fare io al momento. »
Appunto. « Diamine, siete tutti uguali. » Sbuffò e superò l'angelo avviandosi allingresso. « Non ho intenzione di prendere parte a qualunque cosa stia succedendo qui, va bene? Quindi che ne dici se vi lascio ai vostri preparativi, uh? »
Il meccanismo di blocco della porta si azionò impedendole così di andarsene. « Non te lo sto chiedendo, Eveleen. » Il tono adesso era duro e non più falsamente accomodante, gli occhi color del cielo avevano perso la loro brillantezza.
Eve li sostenne solo per un attimo prima di sbattere un pugno contro il legno della porta e ammiccare a Sam. « Bravi, innocenti e gentili angeli, ve'? »
Ma la frecciatina non colpì dove sperato: in un battito d'ali, Castiel li aveva lasciati soli.
« Odio quando lo fanno. »

  
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