Momenti Cruciali
I Parte
I momenti cruciali arriveranno comunque,
ciò che conta è come si reagirà.
La testa… La testa
gli stava scoppiando. E sentiva freddo, un freddo innaturale… Cercava
disperatamente di aprire gli occhi, ma non ci riusciva. Intorno a sé
vedeva solo buio. A rompere quell’innaturale silenzio giunse un grido,
una voce di donna. Era un urlo agghiacciante, terrorizzato. Ed era il suo nome
che veniva gridato con tanta insistenza, paura e
preoccupazione. Un immagine riaffiorò con
prepotenza nella sua mente.
<< Winry! >>
Edward cercò ancora una volta
di aprire gli occhi, ma proprio non ci riusciva. C’era solo quel buio,
tanto denso e consistente da dare l’impressione di poterlo toccare, se
solo avesse avuto l’uso della mano nel luogo in cui si trovava. Con paura
crescente si rese conto di non avere la coscienza del proprio corpo, in
qualunque posto si trovasse. Non riusciva a muovere niente, forse non esisteva
neppure. Ma l’urlo che aveva sentito apparteneva a Winry,
senza ombra di dubbio. Provò a chiamarla: << Winry!!! Winry? Dove sei? Winry! >>
Edward rimase interdetto: era certo
di aver chiamato Winry, eppure… non riusciva a
sentire il suono della propria voce. All’improvviso la poca aria presente
in quel luogo iniziò a mancare e la sensazione di soffocamento che il
ragazzo stava provando aumentò a dismisura, fino a che tutto non gli
apparve opprimente, come se fosse rinchiuso in qualcosa di troppo piccolo per contenerlo. Ma poi…
<< When I see your smile…
>> Quella voce… Quella canzone la conosceva… Era... <<
Win… ry… !
>>
Edward
tentò di chiamarla, ancora una volta senza ottenere risultato. Era la voce di Winry che cantava, non c’era alcun dubbio, ma Edward
non riusciva a capire da dove provenisse.
Il buio che c’era
in quel luogo iniziò a dissiparsi lentamente, per lasciare spazio a una
piccola luce lontana, calda e intensa… Edward non sapeva come, ma la luce
si stava avvicinando a lui, insieme alla voce di Winry:
<< Tears run down my face I can't replace…>>
Eccola, la luce…
era calda e rassicurante, proprio come la ricordava…
Adesso sentiva che
poteva aprire gli occhi, finalmente…
Winry si interruppe un
attimo, smettendo di cantare quella canzone che aveva accompagnato la sua
infanzia per asciugarsi le timide stille brillanti che le stavano scivolando
dalla guancia. Gli occhi le bruciavano di lacrime mal trattenute rendendo
sfocata l’immagine di Edward ancora steso sul
letto, con gli occhi chiusi. Aveva dormito per tutta la giornata precedente e
buona parte di quella nuova, visto che oramai era
pomeriggio inoltrato. Non si era svegliato né per bere e né per mangiare… se avesse continuato
così….
<< Winry… perché
piangi? >>
Presa da un inspiegabile esasperazione Winry si asciugò le ultime lacrime con
stizza, rispondendo: << Perché sono preoccupata per te, pezzo di idio…. >> Il cuore le si
fermò nel petto e per un attimo rimase paralizzata dallo stupore:
Edward aveva riaperto gli occhi.
Abbassò lo sguardo fino a lui quasi tremando dalla gioia:
il ragazzo la stava guardando con gli occhi accesi di preoccupazione. Dimenticando
per un attimo che Edward doveva essere debilitato dal lungo digiuno
si chinò su di lui seppellendo il viso nell’incavo del suo collo e
aggrappandosi alle sue spalle, facendolo gemere leggermente di dolore. Winry si allontanò subito, quasi scattando all’indietro
come una molla. Edward sorrise leggermente: il dolore alla spalla non era
ancora svanito del tutto.
<< Se avessi saputo che avrei ricevuto questa
accoglienza… mi sarei svegliato prima…>> mormorò
Edward con voce un po’ roca, ma inspirando a pieni polmoni l’odore
che Winry gli aveva involontariamente trasmesso
avvicinandosi tanto. Winry sorrise appena: era proprio Edward, e se aveva addirittura voglia di
scherzare doveva stare davvero bene. << Stupido. >> Gli rispose lei
fingendosi inviperita, e voltando il capo altrove con aria altezzosa. Poi parve
ricordarsi di qualcosa e si alzò dalla sedia vicino al letto su cui si
trovava, mormorando quasi a se stessa: << Devo avvisare Al… >>
Edward si irrigidì cercando
inutilmente di allungare una mano verso di lei; per fortuna Winry
se ne accorse.
<< Che cosa c’è, Ed? >> chiese
preoccupata guardando il suo volto contrarsi una volta da una scossa di dolore.
Lui si morse il labbro osservandola, indeciso se parlarle o meno: il ricordo di due sere prima era ancora più
vivo in lui che in lei, visto che restando addormentato per una giornata intera
si era perso lo svolgimento degli eventi successivi alla Trasmutazione.
<< Io.,. volevo sapere di Al.
>> disse lentamente e sfuggendo allo sguardo sincero di lei voltando il
capo verso la finestra presente nella stanza. Winry
rimase interdetta: << Lui è preoccupato per te. Come me. >>
disse cercando però di capire dove veramente
volesse arrivare Edward.
Il ragazzo scosse la testa provocandosi un forte dolore alla spina
dorsale. Si sentiva uno straccio e molto probabilmente avrebbe fatto meglio a
vere qualcosa prima di ricominciare a parlare, ma quello che aveva da chiedere
era troppo importante e non poteva aspettare. << Non ti ha detto nulla?
>> chiese ancora Edward, non avendo però la forza di dire quello
che veramente si stava agitando nel sui cuore. Winry si riavvicinò al letto, inginocchiandosi per
terra così da avere il volto a pochi centimetri da quello di Edward, che
adesso la stava fissando con occhi tormentati. << Di che cosa hai paura, Ed? >> gli chiese Winry
facendo proprie anche le sue preoccupazioni. Edward vide la propria immagine
riflessa negli occhi azzurro cielo di Winry: lei lo
stava fissando preoccupata, una preoccupazione che lui non si meritava, non dopo
quello che era successo… non dopo quello che
aveva fatto. Fu per quello che distolse lo sguardo,
non riuscendo a sopportare tutta quella sincerità e fiducia
incondizionata che vi leggeva dentro. Si voltò nuovamente verso di lei
al sentire un suono strano… un singhiozzo. Sorpreso
si voltò nuovamente verso Winry, trovando
conferma ai suoi timori: stava piangendo, di nuovo. Fece per parlare ma Winry lo precedette: << E’ tutta colpa mia, Ed,
ti giuro, mi dispiace tanto, mi dispiace tantissimo!
>>. Edward non capì. << Se io non avessi fatto così
la difficile in questi giorni…
se non fossi andata da sola al cimitero, quella volta… adesso tu e Al
stareste bene! … Io volevo davvero tanto bene alla mamma, a tal punto da
non voler più… vivere
senza di lei! Sono stata una stupida, io… non neanche pensato che anche voi stavate
male… che anche voi stavate soffrendo! Se fossi
stata con voi, se non mi fossi chiusa in me stessa pensando solo al mio dolore
tutto questo non sarebbe mai successo! Io… io… ! >>
Edward osservò stupito le lacrime di Winry
scendere copiose, una dopo l’altra, pensandosi responsabile
dell’accaduto. Winry stava soffrendo per
qualcosa che non aveva fatto, qualcosa di cui non aveva nessuna colpa… Non poteva sopportare le sue lacrime sapendone
di esserne la causa diretta…. Era troppo,
per lui.
<< Winry, smettila, ti
prego… ti prego, smettila di piangere! >>
implorò lui, sperando di fermare quelle lacrime che gli stavano
lacerando il cuore…
<< Non è affatto colpa tua,
hai capito? E’ solo colpa mia! Sono io che ho voluto cercare di
riportare indietro la mamma coinvolgendo Al in questa storia! Sono stato
io…. Stupido e presuntuoso, come dici sempre tu! Proprio perché
sono sempre stato bravo con l’Alchimia ho
cercato una soluzione… ma in realtà non avevo capito niente!
Per
ottenere qualcosa, è necessario dare in cambio qualcos'altro che abbia
il medesimo valore! Ma non
c’è niente, niente, che abbia il valore di una madre! Ed è per questo che io credo… che Al mi odi,
adesso… >> Ecco, l’aveva detto. Aveva ammesso tutte le sue
convinzioni, dubbi e paure. E Winry aveva smesso di
piangere.
Lo stava guardando con occhi sgranati, e
dall’espressione che aveva in volto Edward seppe con certezza di aver
detto qualcosa di sbagliato: << Edward Elric,
ma hai segatura al posto del cervello?! Alphonse non ti odierà mai! Non è
capace! Tu sei il suo idolo, Ed! Da piccoli facevate sempre a gara a chi era il
più bravo con l’Alchimia, e Al ce la metteva sempre tutta per
eguagliarti! Sei sempre stato il suo modello, lui ti vuole bene e non ti
odierà mai! >>
Oh, Edward avrebbe voluto
veramente credere a quelle parole, veramente. Ma… << Ma è colpa mia se adesso ha quel
corpo. Sono stato io a legare la sua anima a quell’armatura nello studio
di papà! >> nella voce del ragazzo Winry
riuscì a cogliere tutta l’amarezza e il ribrezzo per se stesso che
Edward stava provando in quel momento. << Sì, sei stato tu. Gli
hai salvato la vita, nello studio. E Al te ne sarà per sempre grato.
>> affermò Winry convinta, rispecchiandosi
negli occhi di Edward in tutta la sua convinzione. Edward la guardò con scetticismo mista ad amarezza: << Ho legato la sua
anima ad un armatura dopo che… ha rischiato di morire per colpa mia.
– stava per dire ‘è morto per colpa mia’, ma sapeva che
Winry si sarebbe arrabbiata ancora di più e in
quelle condizioni fisiche non era assolutamente in grado di sopportare una
delle sue sfuriate – Deve odiarmi. Io mi odierei se fossi al suo
posto. >>
Winry sospirò
esasperata, le lacrime erano ormai scomparse dal suo volto: <<
Già, ma per fortuna Alphonse non è
testardo, vendicativo e basso come te! >> esclamò convinta,
annuendo con aria saggia.
Edward si corrucciò << Che cosa
c’entra desso la mia statura?! >> chiese
offeso, sebbene mentalmente ringraziasse Winry.
Solamente lei era capace di risollevargli il morale e di distrarlo facendolo
pensare ad altro e facendogli guardare le cose da
diverse prospettive. Era anche per questo lato del suo carattere che si era
innamorato di lei. Per il suo modo di vedere del buono in tutti, anche nel
peccatore che in quel momento si sentiva.
<< E, comunque, tu sei un Alchimista
provetto, no? Chissà che non sarai in grado di restituire ad Al il suo
vero corpo, prima o poi! >> continuò Winry guardandolo dolcemente, come solo lei sapeva fare.
Edward sorrise di rimando: all’inizio solo per riflesso condizionato, ma
poi… << Ehi, ma… è vero! Forse posso restituire il
corpo ad Al! >> affermò lui guardando Winry
stupito, come se avesse avuto davanti la
reincarnazione di una qualche Divinità leggendaria. Winry
arrossì sotto quello sguardo:
<< Perché mi guardi così? Cos’è, neanch’io posso avere una buona idea ogni tanto?! >> chiese puntando orgogliosamente il naso
all’insù, in una posa così infantile e spontanea da far
sorridere Edward; il primo sorriso sincero da quando si era risvegliato.
In quel momento la porta della stanza si
aprì, rivelando uno spettatore inaspettato. Winry
si voltò verso Alphonse sorridendo: <<
Forse è meglio che io esca a fare quattro passi… >>
suggerì a se stessa voltandosi e facendo l’occhiolino ad Alphonse, invitandolo ad entrare.
L’ultima cosa che vide prima di chiudersi la porta alle spalle fu Edward
che la guardava allontanarsi, in un certo senso rammaricato.
Non appena Winry si
chiuse la porta alle spalle nella camera scese un
silenzio strano.
Non era un silenzio imbarazzante, di chi non trova
niente di intelligente da dire. Era un silenzio denso,
ricolmo di mille parole, scuse, dubbi, e malintesi.
Alphonse aveva
notato lo sguardo intenso e tormentato che suo fratello aveva lanciato a Winry. E aveva visto il sorriso imbarazzato che Winry aveva sul volto prima di chiudere la porta.
Aveva ascoltato tutta la conversazione, ma
nonostante tutto gli sembrava di essersi perso qualcosa. Come
se per una sua svista si fosse perso una parte
importante del discorso o non avesse capito bene il senso di alcune frasi. E il
silenzio di Edward non migliorava certo la situazione.
Edward aveva volto il capo verso il soffitto nello
stesso istante in cui Winry aveva chiuso la porta. Fin
da piccolo aveva sempre saputo che i suoi occhi erano un libro facile da
leggere, specialmente per la sua famiglia, e adesso temeva che Alphonse potesse leggervi dentro quel che suo malgrado
Edward si impegnava a tenere nascosto. Si sentiva
sporco. Sporco per aver confinato l’anima di Alphonse,
del suo fratellino, dentro quella grande e imponente
armatura, sporco perché nonostante tutto quello che aveva combinato non
riusciva a emarginare i sentimenti che provava per Winry
dalla conversazione che di lì a poco avrebbe avuto inizio.
Doveva
avere inizio.
<< Fratellone, io…! >>
<< Al…. Io….!
>>
Parlarono contemporaneamente, e se ne accorsero nel
medesimo istante. Edward si voltò finalmente verso di lui, ed entrambi
risero. Il clima teso e problematico parve crollare in
un solo istante.
Edward pensò che aveva
quasi dimenticato il suono delle risate di Alphonse,
e sentirlo ridere, sebbene il suono fosse leggermente diverso, ovattato dal
metallo dell’armatura, lo fece sentire decisamente meglio. Significava
che Alphonse non era arrabbiato con lui. Era
già qualcosa.
<< Ti ricordi quando da bambini ci capitava
di parlare nello stesso momento? >> gli chiese Alphonse
con voce intrisa di ricordi. Edward annuì mentre tornava a quei momenti
sereni della sua infanzia. << E Winry? Ti
ricordi che faccia faceva ogni volta che parlavamo nello stesso momento
facendolo apposta? >> chiese retoricamente anche Edward, di rimando. Alphonse sospirò: << Come se potessi
dimenticarlo! Gonfiava le guancie e puntava il naso all’insù con
aria offesa… ! >> Edward sorrise ancora di più ripensando
alla scena di poco prima: << Non è che adesso sia cambiata molto,
in effetti… ! >>
Alphonse smise di
ridere per primo, facendo tornare nella stanza quel silenzio pieno di
sottintesi che solo il pensiero di Winry pareva in
grado di spezzare. Mai come allora Edward desiderava vedere il vero volto del
fratellino per leggerne l’espressione. << Fratellone… -
Edward trattenne il fiato, in attesa – ho sentito quello che ha detto Winry. Anch’io voglio farlo. >> Il tono di Alphonse era sicuro e convinto come poche volte era accaduto… peccato che Edward non avesse capito a
cosa si stesse riferendo. << Di cosa stai parlando? >> chiese infatti il fratello maggiore guardandolo confuso.
Dall’armatura si udì il suono rombante di quello che non poteva
essere nient’altro che un sospiro esasperato: << Anch’io voglio farti tornare normale! Riottenere il braccio e la
gamba che hai perso durante
Edward lo guardò: la sorpresa e
l’incredulità erano ben visibili sul suo volto. <<
Che… che cosa? Al, in confronto a quello che hai
perso tu, io non ho dato niente! Il tuo intero corpo è stato preso
per rispettare lo Scambio Equivalente! E’ solo colpa mia! >>
esclamò Edward con voce roca dal troppo sforzo ripetendo al fratello
quello che era successo due giorni prima, come temendo che lui non avesse
ancora preso piena coscienza della situazione.
<< Lo so,
Fratellone! – esclamò il minore, con convinzione – Ma anche
tu hai dato qualcosa, anche a te è stato preso qualcosa! E io voglio restituirtelo! E’ stata colpa mia se
è andato tutto storto, non av… >>
Ma Edward questa volta lo fermò prima che finisse
la frase <<
Tu non hai fatto assolutamente niente. Sono stato io a convincerti ad aiutarmi
a riportare in vita la mamma. >> gli ricordò con amarezza
ritornando con la mente a quella dannata sera per l’ennesima volta in
meno di venti minuti.
Dal tono di voce di Alphonse
traspariva tutta la rabbia mal trattenuta che stava provando in quel momento:
<< Non è vero! Non è vero niente! Io sapevo che
Edward non era ancora convinto, e Alphonse fu costretto a giocare l’ultima carta,
quella che teneva nella manica come ultima risorsa ogni volta che litigavano per gioco; peccato che quella volta fosse
diverso. << E’ uno Scambio Equivalente. Tu accetti che io
farò di tutto per riottenere ciò che hai perduto ed io ti
perdonerò per quello che mi hai fatto due sere fa. >>
Alphonse sapeva
di averlo in pugno: conosceva suo fratello e sapeva che era parte del suo
carattere prendersi la colpa di tutto e di tutti. Ovviamente questo lato del
suo carattere gli era stato da ostacolo in quel
momento, impedendogli di vedere il ‘giochetto’ di Alphonse. La verità era che non esisteva nessuno
Scambio Equivalente per quello che Alphonse aveva
deciso di fare. Lui non aveva perdonato Edward, ma solo perché non
aveva niente da perdonargli. Ma suo fratello era testardo, e se voleva che
lui non l’ostacolasse nel tentativo di
restituirgli il braccio e la gamba doveva appellarsi all’unica cosa che
Edward temeva e rispettava: lo Scambio Equivalente,e, secondo loro,
Winry dovette
appellarsi a tutto il buon senso che possedeva per non mettersi sulla soglia
della porta con l’occhio di fronte alla serratura e un bicchiere vicino
all’orecchio per sentire meglio quello che i suoi fratelli stavano
‘confabulando’. In quel momento sentiva che nulla poteva
scoraggiarla: sembrava che tutto si stesse sistemando. Edward si era svegliato,
in quel preciso istante si stava riappacificando con Alphonse,
e presto Pinako, che aveva da poco riscoperto essere
sua nonna, avrebbe lasciato Resembool.
A proposito… ma dove diamine era finita
quella donna?
Winry si rese
conto con sorpresa di non avere la minima idea di dove potesse trovarsi. Che
fosse già partita?
Impossibile, si rispose Winry
mentalmente e con sconforto, se così fosse
stato di certo loro sarebbero stati i primi a saperlo. Già, ma allora
dov’era?
Sedendosi sulla sedia del tavolo in cucina, Winry si concesse finalmente un meritato riposo.
Posò la testa sul tavolo, usando le braccia come la pessima imitazione
di un cuscino. Nella casa regnava una pace che quasi le sembrava surreale, dopo
tutto quel caos che era diventata la sua vita nell’arco di una sola
settimana.
Senza neanche rendersene conto, rischiò di
addormentarsi lì, su quella scomoda sedia di quello scomodo tavolo in legno. Nonostante una parte di lei
si sentisse in territorio nemico, un'altra parte, quella più infantile,
si sentiva finalmente a casa. Era una sensazione raggelante e raccapricciante. Ma allo stesso tempo la faceva sentire protetta. Che cosa le
stava succedendo?
Una domanda le nacque spontanea, timida e
infantile: suo padre aveva vissuto in quella casa, da giovane? In quella casa
che profumava di menta piperita e tabacco da pipa?
Scuotendo definitivamente la testa e alzandosi
finalmente da quel tavolo ormai troppo invitante, Winry
bloccò il flusso dei propri pensieri per due motivi: motivo
numero uno, non era detto che la signora avesse vissuto in quella casa da
sempre, altrimenti di certo lei se ne sarebbe accorta, no? Viveva nella casa
accanto da quando era piccola! Motivo numero due, aveva sentito un rumore, il rumore di passi.
Pinako comparve
sulla soglia della cucina proprio in quel momento: indossava un abito nero che
pareva nuovo e fatto per essere indossato nelle occasioni speciali e in mano
dei documenti plastificati.
Winry la
guardò interdetta, mentre la sua mente non faceva altro che registrare: Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene-finché-sei-in-tempo-Vattene…
Non appena la donna la vide, le
si illuminarono gli occhi: << Winry!
Come sta tuo fratello? Si è svegliato? Ho una buona notizia da darvi e
vorrei che fosse sveglio anche lui, per sentire… >>
Winry non
poté far altro che sorriderle, domandandosi però che cosa avesse
combinato di tanto divertente da avere stampato in faccia quel sorriso
soddisfatto di chi ha vinto alla lotteria il primo fantastico premio.
<< Va bene, - acconsentì finalmente
Edward, facendo si che Alphonse
potesse rilassarsi e finalmente tirare un sospiro di sollievo – ma solo
se anche tu mi permetti di fare di tutto, per riottenere il tuo vero corpo.
>>
Se Alphonse avesse avuto
il suo vero volto probabilmente in quel momento
sarebbe stato corrucciato, Edward questo lo sapeva bene, ma non poteva proprio
fare altrimenti. Non quando il Principio dello Scambio Equivalente veniva usato contro di lui. Proprio nel momento in cui Alphonse stava per aggiungere qualcosa la porta si aprì, rivelando Pinako
e Winry. Le due entrarono nella stanza, la più
anziana con un sorrisone ad illuminarle il volto
raggrinzito dagli anni, la più giovane con l’espressione di chi
avrebbe preferito trovarsi dall’altra parte del mondo piuttosto che in
quella stanza.
Edward lanciò uno sguardo incuriosito a Winry, rendendosi conto solo in quel momento di non
trovarsi né in camera sua, né tanto meno in casa sua.
Quella doveva essere per forza la casa della vecchia venditrice di Auto-mail.
Edward si vergognò di averla insultata, d’un
tratto consapevole che la donna aveva messo a disposizione la sua casa e le sue
cure per lui, un ragazzo qualunque incontrato per caso al mercato in una comune
giornata di lavoro. La donna si fermò ai piedi del letto di Edward,
lì dove la sua già piccola statura pareva accentuarsi ancora di
più, se paragonata allo stipite del letto. Eppure il sorriso bonario che
aveva in volto impediva ai fratelli Elric di muovere
qualsiasi muscolo volontario. << Ragazzi, oggi sono stata in comune e,
sono lieta di comunicarvi, che sono stata formalmente
nominata vostra tutrice legale. >>
Winry si irrigidì indietreggiando, Edward spalancò
la bocca dalla sorpresa ed Alphonse lanciò un
esclamazione stupita: era ovvio che nessuno dei tre si era aspettato dalla
vecchia una cosa simile.
<< Cosa… cosa vuol dire? >> Winry fu la prima a superare lo stupore iniziale e a
parlare.
Pinako
spostò lo sguardo sulla ragazza, e Winry vide
in quegli occhi un affetto incondizionato, che lei non voleva né
desiderava. << Vuol dire che da questo momento in poi siete sotto la mia
esclusiva responsabilità. In questi giorni… mi sono affezionata a
voi, ragazzi. Specialmente a te, Piccoletto, sei stato veramente di molta
compagnia, incosciente per due giorni di fila. >>
Winry, con la
schiena contro il muro, non poté far altro che spostare lo sguardo su
Edward, l’unica persona di cui si fidava di cui in quel momento era in
grado di leggere l’espressione. E…
<< Lei non aveva il diritto di farlo!
>> sbottò Winry innervosita dalla
presenza di quell’infimo documento di carte che la etichettava come
legale proprietà di quella donna. Edward guardò Winry stupito, non aspettandosi da lei tanta freddezza
verso quella donna che li aveva accolti in casa sua e lo aveva curato. Alphonse non riusciva a capire cosa diamine stesse succedendo.
Pinako lanciò un fugace sguardo a tutti e tre,
prima di soffermarsi di nuovo su Edward, avvicinandosi al letto e tendendogli
il documento plastificato. << Temo che abbiate capito male… io mi
sono fatta nominare vostra tutrice solo per rendervi la vostra
libertà… Come ho detto a Winry, io sono
solo di passaggio qui. Legalmente tutti i vostri beni appartengono a me ed io
posso amministrarli come meglio credo fin quando non avrete raggiunto la
maggiore età. Per tanto vi lascio vivere nella vostra casa qui a Resembool senza nessuna intromissione da parte mia. In
cambio voglio solo che mi chiamiate ogni mese per farmi sapere se vi serve
qualcosa o avete bisogno di mettermi al corrente di
eventi particolari… le solite clausole legali, sapete. >>
chiarì subito Pinako, sperando di sedare fin
da subito le ostilità create da quella semplice accortezza da parte sua.
Winry non
allontanò da Edward quello sguardo accusatore, ma reprimendo a stento la
voglia di mettersi a urlare restò in silenzio. Edward vide la vecchia
posargli il documento plastificato sul petto, ancora leggermente scosso: ma chi
diamine era quella vecchia? Perché si stava prendendo cura di loro in
quel modo? E senza chiedere nulla in cambio, soprattutto! E perché aveva
la sensazione che… la sensazione che a Winry
lei non piacesse affatto? Che fosse successo qualcosa
tra loro mentre lui stava dormendo?
Ad ogni modo, se le cose stavano davvero come Pinako aveva spiegato - se davvero non c’erano
sotto tranelli o inganni - loro erano in debito con
quella vecchia.
<< Io la ringrazio veramente tanto per quello
che ha fatto e sta facendo per la nostra famiglia,
signora. >> disse Edward con un tono serio che sia Winry
che Alphonse stentarono a
riconoscergli. E a giudicare dall’espressione anche Pinako
non si era aspettata quell’improvvisata da parte del maggiore.
All’improvviso si udì un fischio, era
il suono del… << Oh, questo dev’essere
il tè! >> esclamò Pinako
risoluta, affrettandosi ad uscire da quella stanza per
lasciare discutere i tre.
Non appena la porta si richiuse Winry
esplose: << Come diavolo ti è saltato in
mente di ringraziarla?! >> sbottò subito, rivolta a Edward. Il
ragazzo la guardò serio: << Winry, si
è presa cura di voi mentre io ero incosciente, ha curato le mie ferite
senza che nessuno glielo chiedesse e non ha fatto nessuna domanda
riguardo… l’accaduto. E adesso ci ha anche reso la nostra
libertà. Ringraziarla mi sembra il minimo dopo tutto
quello che ha fatto per noi. >> Winry, gli
occhi lucidi e le mani tremanti dalla rabbia, si girò verso Alphonse, in cerca di appoggio. Ma
la grossa armatura scosse l’elmo, per la prima volta impenetrabile nel
vero senso della parola. << Il Fratellone ha ragione, mi dispiace, Winry. >>
Winry li
guardò incredula: ma davvero non avevano capito il gioco di quella
vecchia? Veramente non aveva capito che lei intendeva solo dividerli?
No, capì Winry,
non potevano capire. Per la prima volta.
Winry nascose
gli occhi all’ombra dei capelli, cercando di nascondere le lacrime ai due
ragazzi: doveva uscire al più preso da quella stanza. Si voltò:
<< Torno a casa. >> mormorò con voce strozzata aprendo la
porta ed uscendo da quella camera. Alphonse
fece per fermarla: << Aspetta, Winry! Le tue
condizioni fisiche non… >>
<< Lascia perdere
– lo interruppe Edward. Non ti ascolterebbe. >>
Alphonse si
voltò a guardare il fratello, che in quel momento aveva abbassato gli
occhi fino al documento che gli aveva dato Pinako
pochi attimi prima. Ma, come notò Alphonse, i suoi occhi non si stavano muovendo, quindi Edward
stava solo facendo finta di leggere.
<< Che cosa succede, Fratellone? >> gli
chiese Alphonse, preoccupato.
Edward tuttavia non staccò gli occhi dal
foglio, cercando di riordinare le idee.
<< Winry ci sta
nascondendo qualcosa. >>
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Eccola, finalmente. Riusciva a scorgere la propria
casa fin dalla base della collinetta su cui era posta. Winry
non poté fare altro che affrettare il passo: non vedeva l’ora di
ritrovarsi tra le mura di casa sua.
Non appena poté avere una visuale completa
della casa le parve subito lampante che qualcosa non andava. La porta era
semiaperta. Un'altra volta semiaperta.
Un nodo doloroso le si
fermò in gola, mentre già lottava per respingere le
lacrime che ancora non aveva versato.
… Che cosa poteva essere successo questa
volta?, si chiese Winry
intimorita, ritrovandosi in una situazione già familiare per
l’ennesima volta, quella settimana. Che ci fossero i ladri?
Facendosi coraggio spinse la porta d’entrata
leggermente, con la mano sinistra, caricando un possibile destro chiudendo la
mano a pugno, nel caso ci fosse qualcuno.
In cucina non c’era nessuno. Winry non sapeva se esserne felice o spaventata.
Mentre una trave di legno del pavimento
scricchiolava sotto il suo piede uno suono metallico
le giunse all’orecchio, associando involontariamente a quello che fa una
pistola che viene caricata.
Che cosa doveva fare adesso? In casa sua
c’erano i ladri! Doveva girarsi e correre il più velocemente
possibile per tornare da dove era venuta oppure doveva
restare e vedere se il suo era solo un brutto scherzo dell’immaginazione?
Winry non riusciva a decidersi.
Finché….
Una donna bionda in divisa blu comparve
improvvisamente sulla soglia della porta del soggiorno, puntando una pistola
contro di lei con aria minacciosa.
<< E’ solo una ragazzina. >>
osservò una voce maschile profonda e leggermente roca proveniente dalle
spalle della donna. Questa, annuì abbassando l’arma lentamente e
facendosi avanti: << Sono il Sottotenente Riza Hawkeye. >> disse la donna dai capelli biondi,
avanzando per fare spazio all’uomo che aveva alle spalle. Winry si ritrovò automaticamente ad arretrare,
facendo caso solo in quel momento alle vesti di quella donna: un Alchimista di
Stato. In casa sua. Che cosa diamine volevano?
<< E io sono il
Tenente Colonnello Roy Mustang. Se sapete dove si trovano
Edward, Alphonse o Winry Elric, sei pregata di informarci, ragazzina. >>
chiarì l’uomo fin da subito guardandola con nervosismo.
Winry lo
fissò con scetticismo: << Che cosa volete da loro? >> chiese
lei cercando di giocare d’astuzia sebbene lo stomaco le
si stesse torcendo dalla paura.
<< Chi sei? >> chiese invece il Sotto
Tenente, come intuendo la situazione.
<< Dipende da cosa volete da me. >>
rispose Winry sulla difensiva, indietreggiando
un'altra volta.
Il Tenente Colonnello Mustang affilò lo
sguardo, squadrandola incuriosito. Il Sotto Tenente Hawkeye
sembrava aver capito il gioco di Winry. << Lei
deve essere Winry Elric,
signore! >> esclamò subito lei, stupendo Winry
di quel tono così pratico e rispettoso. Un cane dell’Esercito ben
addestrato.
Mustang la squadrò ancora di più,
questa volta la delusione era ben leggibile sul suo volto. << Ma sul
documento c’era scritto che aveva 24 anni! E io che speravo di conoscere una bella donna….!
>> esclamò dando voce alla delusione ben visibile sul volto e
dando l’impressione a Winry di trovarsi nel bel
mezzo di uno scherzo. Anche Riza Hawkeye
doveva pensarla allo stesso modo, visto l’espressione rassegnata che
aveva in volto. << Sui documenti deve esserci un
errore, signore. >>
Mustang grugnì: << Lo vedo… un
errore decimale! >>
Riza
tirò un profondo sospiro e alzò di nuovo gli occhi a Winry: << Sei Winry Elric, vero? >>
<< Sì.>>
confermò Winry, ormai smascherata. <<
Dove sono i tuoi fratelli? >> chiese Mustang con voce seccata, come se
stesse decidendo se schiacciare uno scarafaggio particolarmente brutto con le
scarpe nuove pagate un occhio della testa (XD)
Non avrebbe cavato un ragno dal buco restando sulla
difensiva. Doveva dargli quello che voleva per essere messa
al corrente dello scopo di quella ‘intrusione’. D’altronde
stava avendo a che fare con due Alchimisti. Scambio Equivalente.
***************************My
Space
E rieccomi qui, dopo
tanto tempo^^ Mi spiace avervi fatto aspettare^^
Allora… la frase di inizio
capitolo, come al solito, non mi appartiene, ma purtroppo (ancore T^T) non mi ricordo da dove l’ho presa T^T
La parte iniziale in corsivo col gessetto, invece,
sono i primi due versi di una canzone intitolata ‘Your
Guardian Angel’ , che
molto probabilmente sarà il titolo del sequel che ho in programma si
scrivere (si spera tra Natale, Befana e Pasqua, visto che nella mia mente
sembra non avere mai fine XD) Quelle due frasi tradotte significano: Quando io
vedo il tuo sorriso/Le lacrime cadono giù dal mio viso e
non riesco a fermarle ( o qualcosa del genere, comunque XD non sono mai
stata troppo brava in inglese, anche se di tanto in tanto traduco qualche ff di FMA e vari dall’inglese all’italiano XD)
Mmmhh… ho
appena notato una contraddizione che compare in questo e nel prossimo
capitoli… mi toccherà modificarli un po’, uffa! Come
avrete notato, la mia pigrizia non ha limiti -___-
Tecnicamente parlando non avrei neppure dovuto
aggiornare oggi, ma siccome ieri era il mio compleanno e oggi
mi sento più felice di Mary Poppins… Voglio festeggiare con voi pubblicando
questo nuovo capitolo^^
15 anni ieri XD Ora rispondo
ai commenti:
Aki13: Sono contenta che la pensi così,
credevo che fosse troppo lunga e pesante da leggere… riguardo ai tempi di
aggiornamento mi spiace, ma la mia indole presuntuosa mi dice che devo sempre
aspettare che ci siano almeno 3 o 4 commenti a
capitolo… meglio ancora se ce ne sono di più XD E’ per
questo che incito sempre a commentare, anche se vengo puntualmente ignorata da
quelli che la leggono e basta ( e sono veramente molti… ) Spero che
commenterai anche questo capitolo^^ (ß----------- ed ecco che l’indole presuntuosa si
ripresenta >.<)
Kekkuccia: Grazie
per i complimenti^^ Mi rende orgogliosa sapere di
riuscire a rendere bene i sentimenti di tutti i personaggi pur non avendoli mai
(per mia fortuna!) provati sulla mia pelle…. Per quanto riguarda
MellyVegeta: Grazie
per il commento^^ Anche a me piacciono molto i momenti in cui Ed e Winry stanno soli… Mi piacciono troppo *ç*
Speriamo che il nostro mame-san si dia una mossa! Perché
essere timidi va bene, ma essere come lui…
insomma, sinceramente, è da classificare nei casi patologici O.O XD Vabbe, non offendiamolo
oltre se no poi si arrabbia XD Spero di legggere un
tuo nuovo commento^^ A presto^^
Talpina Pensierosa:
Sai, ho notato una cosa di cui stranamente non mi ero mai accorta prima…
sei una di pochissime parole, vero? XD vabbe, i tuoi commenti mi fanno piacere comunque XD Ti
è piaciuto questo cappy?
Spero di poter rispondere a un tuo commento anche al prossimo chappy^^ Ciao^^
Se ottengo 4
commenti aggiorno in settimana, se ne ottengo di più ancora prima
>.<
Alla prossima^^