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Autore: Lella Duke    30/11/2008    4 recensioni
Bo Duke ascolterà i consigli di qualcuno giunto apposta per lui o, fedele alla sua proverbiale testa dura, mancherà l'occasione ipotecando seriamente il futuro suo e di tutta la sua famiglia?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie infinite ragazze per le vostre belle parole, spero vi piaccia anche il proseguo della mia storia.

 

Capitolo due: il Natale passato

 

“Bo? Coraggio Bo, svegliati.”

Era una voce dolce e rassicurante quella che sentiva. Una voce di donna, ma non sapeva dire a chi appartenesse.

“Bo Duke è ora di alzarsi. Possibile tu sia sempre il solito pigrone?”

Perché non riusciva ad aprire gli occhi? Perché non capiva chi lo stesse chiamando? Sentì il calore di una presenza accanto a lui e una mano carezzargli dolcemente le gote. Lo conosceva quel tocco. Percepì un profumo nell’aria, era lo stesso odore al quale aveva sempre associato i suoi ricordi più belli, al quale aveva sempre abbinato un solo nome.

 

“Sai di biscotti zia Martha.”

“Davvero? Non so se considerarlo un complimento piccolo mio, ma l’idea mi piace!”

 

Eppure non poteva essere lei. La povera Martha era volata in cielo tre anni prima, non c’erano dubbi al riguardo.

“Bo? Dovrò chiamarti ancora per molto?”

A fatica il giovane riuscì a ridestarsi e, nell’istante stesso in cui aprì gli occhi, si mise seduto di scatto. C’era una figura accanto a lui. Ne percepiva solo i contorni perché un’intensa foschia gli impediva di visualizzarla correttamente.

“Chi sei?”

“Lo sai chi sono, perché me lo chiedi?”

“Avvicinati un po’ di più, non riesco a vederti bene.”

Quella figura accolse la richiesta del ragazzo e si sedette accanto a lui. La nebbia si diradò e il suo viso fu illuminato completamente dalla luna.

“Zia Martha…” Bo allungò un braccio e le sfiorò il volto. Riuscì a toccarla, la sua pelle era diafana, levigata: “ma… ma com’è possibile?” Domandò nel momento stesso in cui il fiume in piena nei suoi occhi iniziò a rigargli copiosamente le guance. Non potendo resistere, si tuffò nel suo grembo e stringendola con tutta la sua forza, lasciò che le lacrime uscissero liberamente. Senza paura, senza vergogna.

La donna prese ad accarezzargli i capelli e ricambiò il suo abbraccio. Lo cullò a lungo come faceva sempre quando era piccolo.

Bo rimase avvinghiato alla zia per molto tempo. Da quando era morta, non aveva mai avuto la fortuna di sognarla, ma finalmente era accaduto. Dopo un po’ si rialzò controvoglia e la guardò, era proprio così che la ricordava: i lunghi capelli neri come l’ebano erano stretti nell’abbraccio di uno chignon, le mani piccole e curate, gli occhi dolci e severi allo stesso tempo.

“Zia Martha, ho pregato tanto perché tu mi apparissi in sogno.”

Martha osservò il nipote divenuto ormai una maschera irriconoscibile dallo spasmo del pianto. Fu colta da un moto di tenerezza, ma allo stesso tempo non poté fare a meno di sorridere a quella vista: “bambino mio, sei così dolce quando vuoi.” Si allungò una manica del giacchetto e, coprendosi la mano per intero, la usò per asciugargli il viso: “basta con questi occhioni lucidi adesso, sei più bello quando ridi.”

“Non posso farne a meno, mi dispiace.” Farfugliò tirando su con il naso. "Sapessi quanto mi sei mancata."

“Mi sei mancato molto anche tu, ma adesso devi ascoltarmi Bo, purtroppo non ho molto tempo a mia disposizione. Vorrei poter rimanere con te così per tutta la notte, ma non posso. Se sono qui, c’è un motivo.”

“Non capisco quello che dici zia, quale sarebbe il motivo?”

“Ha a che fare con quello che è accaduto oggi. Sto parlando della discussione che c’è stata alla fattoria e di come tu hai voltato le spalle a Luke accusandolo ingiustamente.”

Bo si alzò in piedi come una furia: “è per questo che sei venuta? Anche tu stai dalla parte di Luke?”

“Fammi parlare Bo. Io sto dalla parte di tutti e due, ma mi dispiace dirtelo stavolta stai agendo davvero male. Sono qui per mostrarti cosa accadrà se ti ostinerai a non voler sentire ragioni.”

“Io lo so già cosa accadrà. Luke partirà tra pochi giorni e non tornerà più. Mi abbandonerà come hai fatto tu.” Bo aveva ricominciato a piangere, ma stavolta non erano lacrime di gioia. Erano colme di rabbia. “E poi tu come fai a sapere cos’è successo? Non c’eri, non puoi giudicare.”

“E’ questo che credi? Pensi che soltanto perché tu non puoi vedermi, io non sono comunque con te? Non vi ho mai abbandonato, Bo. Sono sempre stata presente, ogni singolo istante delle vostre vite.”

Martha si alzò e si mise di fronte al nipote, gli afferrò le mani e lo costrinse a sollevare lo sguardo: “vieni con me, ti porto alla fattoria.”

“Non ci voglio venire!” Esclamò contrariato, indietreggiando tanto da andare a sbattere con la schiena contro un albero. “Non ho niente da dire a nessuno e non voglio più vedere Luke. Mai più.”

“Devo mostrarti qualcosa di molto importante, Bo. Stai tranquillo, nessuno ci vedrà.” Martha offrì la sua mano al nipote. Era ancora lì quello sguardo che Bo conosceva tanto bene. Era sereno, ma sinistramente determinato. Era lo stesso sguardo al quale ricorreva il buon Jesse ogni volta che voleva farsi ubbidire senza dover alzare la voce. Martha non gli aveva mai mentito, se aveva detto che nessuno li avrebbe visti, di sicuro sarebbe andata così. E tanto bastò. Allungò il bracciò e afferrò la mano della zia.

Il tragitto fu inaspettatamente breve. La luna, piena e grande come non mai, illuminò il loro cammino: “saranno pure poche assi di legno tenute insieme da chiodi e collante, ma io non ho mai visto una fattoria più bella di questa.” Esordì Martha non appena giunsero di fronte all’entrata. “Dentro questa casa ho vissuto dei giorni splendidi, i migliori di tutta la mia vita.”

“Anche io lo pensavo una volta, ma prima te ne sei andata via tu… e adesso se ne va Luke.”

Martha strinse più forte la mano del nipote: “avviciniamoci un po’, vediamo che succede all’interno.”

“NO! Ci vedranno! Ti ho detto che non voglio!” Esclamò irritato Bo.

“Ti ho dato la mia parola, nessuno ci vedrà. Andiamo Bo, non farti tirare.” Martha non aveva mai tollerato a lungo disubbidienza o capricci. Si era sempre fatta rispettare dai suoi tre nipoti e da suo marito. Quando non chiedeva, ma ordinava garbatamente, si erano sempre guardati bene tutti dal contrariarla.

“E va bene, mi hai convinto. Ti seguo.”

Si avvicinarono ad una finestra del salone. La stanza era completamente illuminata. Il fuoco scoppiettante nel camino e un abete decorato, rendevano perfettamente l’atmosfera natalizia.

“E’ davvero strano, devono aver fatto l’albero mentre io ero via.” Pensò Bo ad alta voce. Si posizionò meglio per avere una visuale più completa dell’interno. Intravide il tavolo della cucina coperto per intero da piatti colmi di qualunque pietanza. Sentì in sottofondo Deck the halls nella versione country di Loretta Lynn. “Non importa a nessuno che io sia andato via, stanno festeggiando come niente fosse.” Disse poi aggrappandosi di peso al davanzale.

“Non limitarti a guardare, Bo. Osserva. Ciò che stai per vedere è accaduto molto tempo fa. Questo è il primo Natale che abbiamo trascorso tutti insieme: io, il mio amato Jesse, Luke, Daisy e te. Sto per farti un dono: ti porterò nel passato, nel presente e nel futuro. Ti renderai conto di quanto siano importanti e a volte fondamentali, le azioni che compiamo e le parole che pronunciamo. Ti permetterò di sbirciare laddove nessun altro è mai giunto per far sì che tu comprenda quanto la tua famiglia ti ama e soprattutto quanto tu ami la tua famiglia.”

Bo ascoltò completamente rapito la zia. Non aveva mai fatto un sogno così strano in vita sua, ma la determinazione che leggeva nel suo sguardo era tanto reale che si limitò ad annuire.

“Non ha molto senso per me quello che mi stai dicendo zia, ma farò come tu vuoi.” Disse poi imitandola e riprendendo a guardare all’interno della fattoria.

 

“Tutti a tavola, è pronto!” La voce di Martha riecheggiò squillante dalla cucina. Due piccoli scalmanati comparvero da dietro una porta e si precipitarono ad accaparrarsi i posti migliori.

 

“Chi sono quei due bambini?” Chiese Bo rivolto alla zia.

“Non li riconosci? Guardali bene. La femminuccia è Daisy, il maschietto è Luke.”

“Ma sono piccolissimi!” Esclamò Bo quando si rese conto che la zia aveva ragione.

Martha sorrise: “piccolissimi non direi. Luke ha cinque anni, Daisy tre. Aspetta di vedere chi ha tra le braccia il mio Jesse.”

 

Dopo pochi istanti il buon Jesse raggiunse la sua famiglia.

“Credevo stesse dormendo!” Esclamò Martha quando lo vide arrivare con il piccolo Bo tra le braccia.

“In effetti dormiva profondamente già da un paio d’ore, ma qualcuno lo ha disturbato.” Rispose guardando bonariamente i piccoli seduti a tavola. “Martha, mia cara, prima di iniziare la cena vorrei parlarvi un attimo. Potreste sedervi tutti sul divano?”

“Certamente. Coraggio bambini, sentito lo zio? Andiamo tutti in salotto.” Martha prese i piccoli per mano e, raggiunto il divano, se li mise in braccio. Uno su ciascuna gamba.

“Miei adorati, siete così piccini che probabilmente non capirete molto di quello che vi dirò, ma lo farò lo stesso. Il buon Dio ha voluto che dessimo vita a questa famiglia. Ci ha donato prima Luke, poi Daisy e ora il piccolo Bo. Questo è il nostro primo Natale insieme. Il mio unico desiderio in questo santo giorno è che voi possiate imparare ad amarvi come fratelli e che possiate contare su di me e su vostra zia come fossimo i vostri genitori.”

Martha afferrò la mano del marito e lo guardò con gli occhi lucidi. Gli ultimi anni non erano stati facili per loro, ma erano rimasti uniti ed avevano superato le più dure delle prove amandosi e sostenendosi a vicenda. Da lì in avanti avrebbero avuto anche il conforto dei bambini. Il piccolo Bo, un fagottino di pochi mesi, era intento a succhiarsi una mano completamente inconsapevole delle parole dello zio. Daisy stava giocando con i laccetti delle sue scarpe e di tanto in tanto controllava il tavolo della cucina come se avesse avuto paura che da un momento all’altro sarebbe potuto entrare qualcuno in casa per fare razzia di manicaretti.

Luke lasciò il grembo della zia e si avvicinò a Jesse: “questo significa che io sarò il fratello maggiore?” Chiese poggiando le sue manine sulle ginocchia dello zio.

“Ti piace l’idea?” Domandò Jesse.

Luke osservò prima Bo e poi Daisy, dopo una breve pausa, senza alcun tentennamento affermò: “ti prometto che d’ora in avanti mi occuperò di loro come fossero miei fratelli. Li proteggerò e li difenderò sempre. Non li abbandonerò mai”

Jesse e Martha sorrisero nel sentire con quanta solennità, quel bimbo di appena cinque anni, avesse pronunciato quella frase. “Dai loro il tempo di crescere e vedrai che tutto quello che farai per loro, ti tornerà indietro come amore e ammirazione.” Sostenne Jesse profondamente commosso.

Martha si asciugò una furtiva lacrima e si alzò dal divano con Daisy ancora tra le braccia: “a tavola adesso, prima che si freddi tutto!”

“Che Dio ci benedica tutti quanti.” Sussurrò Jesse rimirando la sua nuova famiglia riunita.

 

Martha sbirciò Bo di sottecchi. Pensava che lo avrebbe trovato commosso, in realtà aveva uno sguardo contrariato.

“Io non mi ricordo niente, ma tutto questo avvalora solo la mia tesi. Luke mi aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonato e invece ha deciso di partire.” Dichiarò lasciandosi scivolare con la schiena lungo la parete.

“Non era questo il commento che avrei voluto sentire, Bo. Vedo che continui imperterrito nelle tue convinzioni. Bene. Dai un’ultima occhiata a questa casa festante perché d’ora in avanti non ci saranno più facce allegre ad attenderci. Te la sei cercata, Bo.”

   
 
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