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Autore: Giobuswin    05/02/2015    0 recensioni
molte volte non ci si accorge qual'è il limite esistente tra due universi interiori, semplicemente li si vive. jake era un semplice uomo trasformato in uno spaventapasseri da delle streghe ancora molti ma molti anni fa ed ora è costretto a vivere questa maledizione in eterno.
Genere: Avventura, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Quel giorno di vent’anni fa ero seduto sul mio letto ad aspettare che la mamma mi chiamasse per cenare. Ero involto nei miei pensieri quando ad un certo punto sentii dei rumori provenienti dal giardino. Ero curioso di sapere cosa fosse,magari era un ladro o magari uno dei miei tanti conigli. Così per controllare,scesi in salotto,presi il mio cappotto e una torcia,poi uscii. Andai nella parte di giardino visibile dalla mia camera; Mi accorsi che c’era qualcuno dietro un albero, così mi avvicinai pian piano spegnendo la torcia per coglierlo di sorpresa. Quando gli fui abbastanza vicino lo presi per la spalla e lo girai verso di me per riconoscerlo. Oltre a me si spaventò pure lui. Era una persona dall’aspetto bizzarro, si poteva confonderlo con uno spaventapasseri. Iniziò a parlarmi chiedendomi come mi chiamavo e quanti anni avevo. Quando gli dissi il mio nome la sua faccia si illuminò ed iniziò a saltellare dicendo che aveva indovinato. Io non sapevo a cosa si riferisse, poi per accettarsi della sua idea mi chiese il nome di mio papà … gli dissi che si chiamava Christian e si rallegrò ancora di più. Poi mi spiegò tutto. Disse che lui e mio papà una volta erano grandi amici e poi mi chiese di lui. Io gli detti la notizia che era morto 5 anni prima in un incidente di lavoro. Così si rattristò ma gli venne in mente un’idea. Voleva insegnarmi ad intraprendere la strada per la felicità. Poi mentre parlavamo mia mamma mi chiamò per la cena. Così con Jake lo spaventapasseri ci demmo appuntamento la sera dopo nello stesso posto. Lo salutai e rientrai in casa di corsa per non dare sospetti. Quando mi sedetti a tavola la mamma mi chiese dove ero stato; io inventai che ero stato a giocare in giardino. Girai la situazione a mio favore. Mangiammo con un silenzio di tomba che non mi piaceva. Così per interromperlo gli chiesi come era morto papà. Lei non voleva parlarne, diceva che ne avevamo già discusso ma io insistetti. Così con le lacrime agli occhi, mi raccontò che durante un concerto ci fu un cortocircuito e tutto il palco prese fuoco. Sopra di esso c’erano bombole di gas che non avrebbero dovuto esserci. Così esplose tutto e morì insieme a mio papà tutta la sua band. Dopodiché non chiesi altro. Il giorno dopo ero impaziente di rincontrare Jake. Per tutto il giorno non feci altro che raccontare ai miei amici dell’incontro con lo spaventapasseri. Così arrivò finalmente la sera. Stetti in camera ad aspettare il segnale che mi avrebbe avvisato che era arrivato. Aspettai, aspettai ed ecco il segnale!. Scesi in salotto e mi presi soltanto il cappotto. Uscii e raggiunsi il punto d’incontro della sera prima. Lo ritrovai di nuovo dietro l’albero. Lo chiamai e si girò. Ci salutammo ma la prima cosa che mi chiese era se avessi raccontato a qualcuno dell’incontro. Gli dissi che avevo raccontato in modo indiretto ai miei amici ma loro non mi avevano creduto. Tirò un sospiro di sollievo e mi chiarì perché non avrei potuto raccontarlo in giro. Disse che chi avesse avuto la notizia che esisteva uno spaventapasseri umano sarebbe diventato lui stesso uno spaventapasseri a vita. Così capii l’importanza di stare in silenzio. Quella sera parlammo di come avrei potuto raggiungere la vera felicità e che doveva insegnarmelo velocemente così sarei stato il suo ereditario messaggiero o almeno così diceva lui. Il primo passo verso la felicità era l’”aiuto” che comprendeva 3 sfide: la prima consisteva nell’accettare di eseguire tutti i favori che venivano chiesti in 24 ore. Ma mi avvertì che quando avessi accettato non avrei potuto più tornare indietro. Accettai consapevole del rischio che correvo; ci salutammo dandoci appuntamento il giorno dopo. Mentre se ne andava mi disse che avrei iniziato da subito. Così se ne andò. Rientrai in casa e la mamma mi chiese di andare a prendere il latte per la mattina seguente, ma l’unico posto dove si poteva comprare il latte a quell’ora era in cima alla collina nei pressi di casa. All’inizio rifiutai ma poi ripensai alle parole dello spaventapasseri:” inizierai da subito”. Così cambiai idea e dissi alla mamma che ci sarei andato e ci avrei messo poco tempo. Partii e ritornai con il latte mezzora dopo. La mamma mi ringraziò e dentro di me sentii un senso di felicità. Capii che i metodi di Jake servivano. Il giorno dopo mentre andavo a scuola, la mia anziana vicina di casa, la signora Marmillate; mi chiese di prendergli un barattolo di miele che si trovava sopra la sua credenza che toccava quasi il soffitto. Accettai e feci ciò che mi chiese poi aggiunse che gli serviva una persona che fosse stata in grado di cambiarle la lampadina della cucina. Mi offrii volontario anche se non ero esperto in questo lavoro ma lo avevo visto fare da mio zio molte volte. Dopo la scuola mi fermai da un ferramenta a comprare una lampadina e mi avviai verso la casa della signora Marmillate. Cambiai la lampadina e la signora mi ringraziò. Voleva offrirmi denaro ma rifiutai. Tornai a casa a mangiare. Dopo pranzo mi chiamò una mia compagna di scuola chiedendomi se potevo,nel pomeriggio, darle ripetizioni di matematica. Accettai e due ore dopo si presentò a casa mia. In tre ore le feci capire tutto ciò che non era riuscita a comprendere. Mi ringraziò e tornò a casa. Era quasi sera quando l’altro mio vicino di casa, il signor Ducker, mi chiese di tagliarli l’erba. Accettai e finito il lavoro mi ringraziò. Tornai a casa pieno di felicità. L’ultimo favore che dovetti fare era quello di aggiustare la bicicletta del figlio di un amico di mia mamma. Accettai nuovamente e finito il lavoro mi ringraziarono. Arrivò sera e come ogni appuntamento con Jake, lo aspettai in camera. Sentii il segnale e andai in giardino. Mi disse che avevo fatto tutto quello che richiedeva la sfida. Ora mi aspettava la seconda sfida. Mi disse che consisteva nell’aiutare i più bisognosi senza esitare. Poi mi chiese se avessi fatto fatica ad eseguire la prima sfida ma io risposi che era stato facile e divertente. Così ci salutammo di nuovo e tornai in casa. Il giorno dopo mi svegliai contento; andai in camera di mia mamma a svegliarla ma capii che c’era qualcosa che non andava. Le chiesi cosa aveva e mi rispose che aveva tanta nausea. Le chiesi poi se voleva qualcosa ma non rispose. Io preoccupato le preparai una tisana e gliela portai. Andai a scuola angosciato. Trovai per strada un barbone che chiedeva soldi. Io nelle mie tasche avevo soltanto due euro ma pensai che anche poco lo avrebbe reso felice, così glieli detti. Arrivai in classe e venni a sapere che alla mia compagna di classe a cui avevo dato ripetizioni gli era morto il papà. Cercai di contattarla per chiederle come stava ma non c’era per nessuno. Diventai ancora più angosciato e non riuscii a stare attento, ma penso che nessuno lo fu. Quando tornai a casa presi il motorino e andai a casa di Charlotte;così si chiamava. Quando suonai il campanello venne ad aprirmi la porta lei stessa, non la riconoscevo più. Aveva una faccia da morta, come se tutta la felicità le fosse andata via. Rimasi con lei tutto il pomeriggio e alla fine mi seccava un po’ andarmene senza aver fatto niente per aiutarla, così le proposi di cercare la felicità insieme a me. Lei accettò e così iniziò la nostra grande amicizia. La sera la portai con me all’incontro con Jake. Quando arrivammo alla fine della via una signora ci chiese se volevamo adottare un bambino a distanza e accettammo. Eravamo felici, tutti e due. Sembrava che a Charlotte stesse ritornando la felicità. Arrivammo a casa mia e cercai Jake ma sembrava non esserci. Poi arrivò con il fiatone per la fatica di correre per arrivare puntuale all’incontro. Appena vide Charlotte urlò. Mi disse che avevo fatto un grossissimo errore. Si assicurò che lei non diventasse spaventapasseri per tutta la sera, ma non accadde niente. Comunque mi disse che avevo svolto bene la seconda prova e che ora mi aspettava la terza. Aggiunse che alle sfide poteva partecipare anche Charlotte, pure lei sembrava d’accordo. Facemmo un patto: saremmo stati presenti in tutte le sfide. Ora toccava alla terza ed ultima sfida.
   
 
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