Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hirriel    06/02/2015    6 recensioni
They say hope begins in the dark, but most just flail around in the blackness, searching for their destiny.
The darkness, for me, is where I shine.
(Richard B. Riddick)

Judal non si aspettava niente da quel viaggio nel sud d’occidente; Kougyoku si doveva sposare e lui la doveva accompagnare, punto. Non sarebbe dovuto succedere proprio nulla di anormale a parte gli occasionali bisticci e il fastidio arrecato dall’insopportabile caldo del territorio. Senonché gli rotolò davanti una piccola ragazzina con le guance paffute e gli occhi torbidi.
Il suo nome? Lilith.
E la quantità di problemi che portò fu indirettamente proporzionale alla sua altezza.
INTERROTTA
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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9. Repentini o graduali che siano, ci si adatta ai cambiamenti
 
 
I've said it once, I've said it twice. 
I've said it a thousand fucking times.
That I'm okay, that I'm fine, that it's all just in my mind.

—Bring Me The Horizon, It Never Ends
 
 

 
Dolore.

Tanto Dolore.

Da dove proveniva?

Perché lo stava provando?

dove aveva sbagliato?
[Puoi romperli, lo sai?
 
Cancellali e cancellerai il dolore.

Uccidili.

Uccidili tutti.]

Aah, non c’era bisogno di dirlo, lo sapeva benissimo. Chiunque gli avesse fatto una cosa del genere avrebbe pagato. Già si immaginava le loro urla imploranti (melodiose) mentre infliggeva loro un dolore cento volte più grande del suo.
Già, il suo. Lo sentiva distintamente. Partendo dalla gamba dilagava in tutto il corpo, senza lasciargli un attimo di pace e faceva male, era terribile, voleva che smettesse…

Una fitta più forte delle altre lo paralizzò. Sentì i tessuti della sua stessa carne lacerarsi sotto il potente strattone che avvertì scuotergli tutto il corpo e il caldo liquido –che suppose fosse sangue- uscì più impetuoso, impregnandogli fastidiosamente la pelle e i vestiti.
Sapeva di star urlando, poteva sentire le sue stesse corde vocali vibrare dolorosamente sotto lo sforzo a cui le stava sottoponendo. Eppure non avvertiva alcun suono, tutto era ovattato e distante. Solo il dolore era tangibile.
 
[E la rabbia.]

Era pronto a massacrare, martoriare, trucidare, sterminare tutti quanti. Si sarebbero uccisi a vicenda pur di sopravvivere, l’avrebbero pregato di risparmiare loro la vita, avrebbero pianto mentre osservavano tutte le cose a loro più care venire distrutte, cancellate. Da lui.

Erano pensieri così soddisfacenti che non riuscì a non trasformare il suo urlo in una risata.

Dolore dolore e ancora dolore! Tutti i suoi sensi ne venivano pervasi, riusciva quasi ad avvertirne il sapore: apparentemente mieloso ma forse acerbo, con un retrogusto aspro ma probabilmente amaro. Poteva essere paragonato al dolce succo delle sue pesche eppure assomigliava così tanto al forte sapore della terra…

Come lo percepivano le altre persone? Aveva un odore, lo identificavano con qualcosa, riuscivano a vederlo? Voleva saperlo saperlo saperlo saperlo! Ma come fare?



Semplice: doveva fare del male a qualcuno.
Così era sicuro che sarebbe riuscito a capire ciò che le persone provavano. L’avrebbe visto nei loro sguardi persi e agonizzanti.

E poi, poi avrebbe distrutto tutto.

La sua risata si ingigantì. Non ne sapeva il motivo, quasi non se lo chiese. Trovava quella situazione alquanto ironica perché… già, perché? E che stava succedendo? Se ne era dimenticato. Ah ma non importava, ormai niente aveva più importanza e forse non l’aveva mai avuta. D’altronde lui non voleva risposte, lui sopprimeva le sue stesse domande ritenendole inutili e noiose, quei dubbi presto sarebbero svaniti. Non gli importava. Avrebbe comunque continuato a fare come più gli piaceva. E tutto, tutto, tutto era così semplicemente e dannatamente divertente che sarebbe potuto morire! Anzi ne era sicuro: sarebbe morto e quella furia cieca l’avrebbe fatto rinascere, un sentimento del genere… era troppo forte, non poteva semplicemente svanire nel nulla. Aveva una forma, una consistenza… e se non ce l’aveva gliel’avrebbe data lui.
 
[La forma della disperazione]

Aveva in mano il mondo, poteva comprimere il cielo nel suo pugno e trascinare le stelle sulla terra. Ed ecco! L’aveva presa! Aveva afferrato la risposta che stava cercando, non l’avrebbe più lasciata e nulla l’avrebbe più fermato, finalmente poteva dar sfogo a tutto ciò che era, a tutto ciò che si nascondeva dentro di lui. Avrebbe fatto crollare tutto, tutti, il mondo, la realtà, il destino.
 
[Vedi? Ora sei libero.]

Così in quella spirale cadeva, si rialzava e veniva di nuovo travolto, trascinato e cancellato dai suoi stessi sentimenti mentre si sentiva sulle spalle qualcosa che poteva essere paragonato al peso del cielo.

E diventò fuoco e fragore, tempesta e luce, terremoto e pazzia.

Implose in se stesso.

Ma non lasciò la presa.
 
Lilith guardò come il corpo del Magi si contorse e scattò a sedere, gli occhi spalancati, le pupille così piccole che non sembravano altro che due puntini in quel mare vermiglio che erano le iridi.
Per l’ennesima volta divincolò il polso dalla stretta ferrea di Judal, chiamò di nuovo il suo nome ma il ragazzo non parve sentirla. Fissava un punto indefinito davanti a sé, lo sguardo perso, la bocca semiaperta in un rantolo silenzioso.
Poi finalmente spostò lo sguardo sul viso della ragazza e successivamente sul suo polso. Aggrottò le sopracciglia, come se si stesse chiedendo da solo cosa diavolo stesse facendo con le unghie conficcate in profondità nella carne di Lilith.
La lasciò andare. Prese una grande boccata d’aria e si lasciò cadere di nuovo sul materasso, la schiena contro il tessuto morbido e ancora tiepido del calore del suo corpo.
Si coprì gli occhi con un braccio, gemendo di dolore «Che male…»

«Ah, tu che male eh? Vuoi per caso vedere i segni che mi hai lasciato? È quasi uscito il sangue, una scusa non sarebbe sgradit-»

«Stai zitta.» mugugnò il moro, prendendo un cuscino e coprendosi il volto, troppo stanco per sentire la voce squillante e scontrosa di Lilith.

La ragazza sentì il volto andarle in fiamme ma si trattenne dal dire altro, capendo che la situazione non richiedeva ulteriore caos. Prese un gran respiro «…Stai bene?» chiese esitante, massaggiandosi il polso dolente.

Lo vide alzare il cuscino di qualche centimetro, così da poterle lanciare un’occhiata indagatrice. Si valutarono per un po’, poi il moro senza risponderle impuntò i gomiti nel materasso e alzò si nuovo il busto, guardandosi intorno «Siamo all’accampamento di Kou?» le chiese, anche se sapeva già la risposta: i pannelli rossicci fatti di canne di bambù e il lieve odore d’incenso erano inconfondibili.

La bruna annuì leggermente guardandolo di sottecchi «Come stai?» chiese di nuovo, sentendosi vagamente in imbarazzo per la stupida reazione che aveva avuto poco prima.

«Come se mi avessero infilato una cazzo di spada incandescente nel cranio.» sbottò lui sfregandosi violentemente le tempie.

Lilith annuì di nuovo «Probabilmente è colpa degli antidolorifici… per la gamba, intendo.» vide come un lampo di realizzazione passò negli occhi di Judal, che con uno scatto scostò le lenzuola che lo coprivano.
Entrambi si ritrovarono a fissare la coscia sinistra del ragazzo, completamente fasciata da garze che probabilmente un tempo erano state bianche immacolate. In quel momento invece, lì dove i suoi bei pantaloni neri erano stati strappati –probabilmente con l’intenzione di occuparsi della ferita- una grande macchia vermiglia campeggiava, quasi fiera nel suo colore acceso.

«Fantastico.» sibilò Judal «Che giornata di merda. Come cazzo hanno fatto quei… erano briganti? Ecco sì, come cazzo hanno fatto quelli a colpirmi?»

Lilith distolse lo sguardo dal troppo sangue che impregnava le fasciature «È quello che si stavano chiedendo tutti, ho sentito qualcuno borbottare qualcosa a proposito di un “borg” ma non ho capito bene. Cos’è?»

Il ragazzo la guardò e parve indeciso se risponderle o no. Dopo un attimo di esitazione però, parlò «Una barriera che ogni mago può creare per difendersi e il mio, il borg di un Magi, avrebbe dovuto fermare tranquillamente una freccia del genere.»

Lilith arcuò le sopracciglia «E perché non l’hai usato?»

«Uhm… chissà! Non mi interessa e di sicuro non è importante.» appena vide la ragazzina riaprire la bocca con fare sdegnato, sventolò una mano come per dire che quella questione era chiusa «Piuttosto, da quanto tempo siamo qui?»

“Come può essere così stupidamente spensierato?” Lilith sospirò abbattuta e decise di non insistere, Judal non le avrebbe comunque risposto «Direi più o meno due ore. Appena abbiamo fatto… ehm… irruzione nella stanza della principessa tu eri ancora cosciente, te lo ricordi?»

Il Magi aggrottò la fronte «Non proprio.»

«Già, mi avevano detto che gli antidolorifici ti avrebbero disorientato… in pratica, appena siamo arrivati nella stanza –tu con la freccia nella gamba, Halima priva di sensi e io che per poco non vomitavo, due uomini col velo ci si sono avvicinati. Volevano aiutarti ma tu hai ordinato loro di prendersi prima cura di Halima, dunque questi ti hanno affidato alle cure di un medico… non magico?» non aveva capito perfettamente cosa stava succedendo, aveva battuto forte la testa e c’era una grande confusione nella stanza «Questo ti ha strappato la freccia che ti aveva trapassato la gamba e ti ha ricucito la ferita. Credo sia stato quello il momento in cui sei svenuto, avevi perso troppo sangue.» cercò di nascondere il brivido che le scivolò lungo la schiena.

«E non avrebbe potuto aspettare?» la interruppe il Magi «Quelli di Al Sarmen si sarebbero potuti occupare della vecchia e poi venire a curarmi.»

«Ha detto che non c’era tempo, la ferita si stava infettando e l’emorragia non si fermava, rischiavi di finire male.» Judal alzò un sopracciglio ma non ribatté, facendole cenno di continuare. «Quando il tizio ha finito di ricucirti, hanno cercato di spostarti in un’altra stanza, ma la gamba doveva farti davvero male perché hai cominciato ad agitarti più di prima e i tizi con il velo sono stati costretti a farti bere un intruglio di erbe che ti avrebbe attutito un po’ il dolore ma confuso le idee, ecco perché non riesci a ricordarti bene quello che è successo. Comunque, dopo esserti calmato sono riusciti a fasciarti la gamba e ci hanno portato qui.»

Judal assottigliò gli occhi, portando di nuovo lo sguardo sulle fasciature“Non mi hanno curato.”
Se i due uomini di Al Sarmen avevano avuto tempo di fargli bere quell’antidolorifico, avrebbero anche potuto fargli guarire la ferita, anche solo parzialmente. Aveva la sensazione che non avessero fatto nulla per punirlo, dato che aveva ignorato le loro raccomandazioni di non tornare al paesino. Strinse i denti. Un soffio della rabbia che poco prima lo aveva attanagliato sembrò agitarsi di nuovo dentro di lui.

«Judal?» la voce di Lilith lo riscosse. Guardò di nuovo la ragazzina e notò come un’ombra di preoccupazione le oscurasse gli occhi, probabilmente si era accorta che qualcosa non andava.

Rilassò le spalle e ghignò «Beh, tutto è bene quel che finisce più o meno bene.» porto una mano alla fronte di Lilith e la spinse giocosamente, aspettandosi che la ragazzina ricominciasse a sbraitare come suo solito ma lei distolse semplicemente lo sguardo «…Piccola che succede?»

Lilith si rifiutò di alzare gli occhi, improvvisamente sembrava molto interessata a fissare i piccoli fili rossi e blu che si intrecciavano nella coperta del letto creando ghirigori e piccole decorazioni «È che…»

«Cosa?» insistette il ragazzo, piegandosi verso di lei. La bruna si stava comportando in maniera strana. Perché? Cos’era successo? Poteva avvertire una certa urgenza nel suo tono, come se ci fosse qualcosa che la metteva a disagio, qualcosa che le faceva desiderare di non essere lì. Qualcosa che a lui era sfuggito.

«Q-quando dormi sbavi!» sbottò lei, alzando finalmente lo sguardo e rivolgendogli un’occhiata tra lo schifato e l’imbarazzato.

Judal rimase un attimo impalato, ancora proteso verso di lei. Poi cominciò a ridere «Cosa? Bugiarda!»

«Ti giuro che è la verità! Guarda il cuscino!» anche le labbra di Lilith si incresparono in un piccolo sorriso mentre fissava di sottecchi il moro ridacchiare sempre di più «Non sapevo come dirtelo, è stato molto imbarazzante!»

Con una scatto che la colse di sorpresa, Judal le afferrò le guance e cominciò a tirargliele «E dire che mi avevi quasi fatto preoccupare. Io non sbavo!»

«Idiota laffami, mi ffai male!» Lilith tentò di afferrargli la treccia come contrattacco ma il ragazzo la lasciò, le poggiò le mani sulle spalle e, facendo peso con tutto il suo corpo, la spinse giù –manovra che fece davvero dubitare Lilith che il moro non riuscisse a muovere la gamba, se non ci fossero state tutte quelle fasciature non gli avrebbe mai creduto.

Si ritrovò bloccata contro il materasso, il Magi che la teneva ferma «Ritira ciò che hai detto!» ordinò divertito.

La piccoletta alzò gli occhi al cielo «Non posso negare la verità.» ribatté con tono altezzoso «Se ti comporti ancora come un poppante che non sa tenere la bocca chiusa nemmeno quando dorme non è colpa mia.» sapeva che lo stava provocando ma dopo aver passato così tanto tempo a preoccuparsi e a rimuginare aveva proprio bisogno di un sano battibecco.

«Ah sì?» chiese Judal, l’ennesimo sorrisetto stampato in faccia «Sei parecchio impertinente per essere solo una debole ragazzina, lo sai?»

Lilith inarcò le sopracciglia «Quando non sai che dire ripieghi sempre sugli insulti e non sei neanche tanto originale. “Debole ragazzina” ormai ha fatto la muffa.»

«Ooh ma io non insulto, io constato semplicemente la realtà: sei una piccola, debole, insignificante esistenza.» canticchiò lui, con un tono che si poteva quasi definire di pietà. Le diede i nervi.

«Non sono debole.»

Il moro rise «Davvero? A me non sembra.»

«Quanto sei fastidioso! Guarda,» senza troppe cerimonie, Lilith si alzò la maglietta, scoprendosi la pancia e mostrando al Magi una chiazza violacea abbastanza raccapricciante «mi sono scontrata con una Fanalis!» affermò tutta impettita.

Il moro sgranò gli occhi, fissando il grande livido che abbracciava gran parte della pancia della ragazzina. Avvicinò il viso, forse per esaminare più da vicino quella che sembrava essere stata una gran bella botta; per far venire una contusione del genere, un uomo normale avrebbe dovuto usare un bastone o picchiare ripetutamente sullo stesso punto.
Lilith sorrise, quasi soddisfatta per la sorpresa del Magi. Finché lui non aprì la bocca «Questo coso fa schifo. Cos’è un Fanalis?»

Se Lilith fosse stata in piedi sicuramente sarebbe caduta per terra dopo quella domanda «Non sai cosa sono i Fanalis?» era davvero incredula, perfino lei li conosceva «Capelli rossi, occhi particolari, forza sovrumana, ti dice niente?»

«Uhm…» il moro aggrottò la fronte, effettivamente qualcosa gli ricordava. Alzò il viso puntando lo sguardo in alto, in un punto indefinito «È qualcuno che ha a che fare con lo stupido sovrano?» si ricordava che Sinbad aveva qualcuno al suo seguito che corrispondeva alla descrizione di Lilith… Marur? Masur? Qualcosa del genere…

«E chi cavolo è lo stupido sovrano ora?!»

Il tono esasperato della bruna lo riscosse dai suoi pensieri. Judal riportò lo sguardo su di lei e ridacchiò «Nessuno di importante, piccola. Allora hai combattuto contro questa Fanalis?»

Lilith esitò «S-sì! Mi ha dato un pugno che mi ha mandato a sbattere contro una parete e per poco non mi spaccava anche la faccia, ma io l’ho evitata e le ho dato un calcio che l’ha stesa!» effettivamente non era andata proprio così ma a chi importava, lei non era debole e il Magi l’avrebbe dovuto riconoscere.

«Perché questa storia mi sembra molto surreale?» Judal le sfiorò il livido «Tu che metti al tappeto qualcuno con un calcio? Vorrei davvero crederti.»

«Bastardo, pensi non ne sia capace?»

«Assolutamente no!» beh, almeno era sincero.

La ragazza sbuffò «Dettagli. L’ho incontrata, l’ho fatta arrabbiare e ne sono uscita viva!»

«Lo sai che la posizione in cui ci troviamo è molto fraintendibile?» seriamente, come faceva Judal a cambiare argomento così velocemente? Sembrava annoiarsi subito per qualsiasi cosa e poi era di una sfacciataggine incredibile. Okay che era ferito, ma non si doveva permettere di interromper- Lilith bloccò lo scorrere dei suoi pensieri.

«…»

Effettivamente stavano su un letto, il moro che la teneva inchiodata sotto di sé e lei che si stava alzando la maglietta. Senza contare che lui le stava toccando il ventre.

«SPOSTATI!» il ragazzo evitò la mano che era diretta sulla sua guancia e si lasciò cadere affianco a lei ridendo di gusto.

La bruna invece era tutt’altro che divertita «Davvero esilarante…» si grattò la fronte, imbarazzata e sconcertata da quanto insensata stesse diventando tutta quella situazione. Giusto quella mattina –o per meglio dire notte, quando lei e Alibaba si erano messi a chiacchierare di roba inutile- si era svegliata pensando che finalmente tutto il casino in cui si trovava si sarebbe risolto e lei sarebbe tornata da Halima.

«Sinceramente sì! Molto esilarante!»

Lilith sospirò. Judal si distese più comodo accanto a lei con lo sguardo rivolto al soffitto e continuò a ridacchiare per un po’, finché non rimase solo un piccolo sorrisetto sulle sue labbra e cessò di far rumore. Lilith sospirò nuovamente. Calò il silenzio e i minuti passarono.
L’aria non era tesa, anzi, si sarebbe quasi potuta definire leggera mentre entrambi i ragazzi erano persi nei loro pensieri, l’uno affianco all’altra, le menti troppo distratte che ricordavano e assorbivano gli eventi successi poche ore prima.

Fu il Magi a rompere il silenzio «Mi devi raccontare tutto quello che ti è successo, pensavamo te ne fossi andata per sempre.»

La bruna ruotò leggermente il viso verso di lui «Pensavate?»

«Io e la vecchia, quando sei scomparsa ti abbiamo cercato per tutta una notte.»

«Tu e Halima vi siete…?»

Il Magi sventolo una mano, annoiato «Sì sì, all’inizio ero solo io, ma dopo un po’ che non ti trovavo ho pensato che la vecchia potesse conoscere qualche posto dove ti eri andata a nascondere, quindi sono andato da lei.»

Lilith si schiaffò una mano in fronte «Non ci posso credere, dopo tutti i miei sforzi per non farvi incontrare…» improvvisamente un pensiero le folgorò la mente. Era successo tutto così in fretta che non ci aveva potuto pensare con calma e tranquillità, ma in quel momento un dubbio che per tutto il tempo aveva fastidiosamente bussato a una piccola porticina della sua mente, cercando di avere più attenzioni, finalmente si fece più tangibile. La ragazza si alzò e guardò seria il suo interlocutore che le rivolse uno sguardo interrogativo.
Esitò, quasi timorosa di portare quella questione alla luce, eppure doveva chiederglielo «Judal… quando sono tornata al paesetto, cioè, quando ci siamo rincontrati… tu stavi-»

Sfortunatamente dei passi la interruppero. Avvicinandosi, risuonarono sempre più rumorosi, forti, frettolosi. Sembravano dei passi molto arrabbiati.
La penombra venne spazzata via dalla luce del sole che inondò improvvisamente la stanza, mentre una figura spalancava un pannello scorrevole che faceva da porta e attraversava la soglia a passo deciso. Kougyoku si erse in tutta la sua statura, gli occhi fiammeggianti, il mento alto e imperioso. Appena vide Judal parve che il viso le si ammorbidisse in un sorriso che non fece in tempo ad esprimersi perché vide l'altra figura vicino a lui «Che ci fai tu qui?» chiese, rivolgendosi a Lilith e assumendo un’espressione vagamente stizzita.

Lilith inarcò le sopracciglia. Era da quando erano arrivati che quella principessa non aveva fatto altro che lanciarle sguardi velenosi, aveva capito di non andarle molto a genio ma quell’occhiata con cui la stava inchiodando le ricordava tanto i visi schifati di certi ricchi quando passavano per i quartieri poveri.
Fece per risponderle a tono ma fortunatamente Judal la bloccò, evitando, forse involontariamente, il diverbio che si sarebbe andato a creare «Kougyoku~» canticchiò, alzando una mano in segno di saluto «Sei l’inutilità fatta persona, non eri neanche qui al mio risvegl-» non riuscì a completare la frase perché, essendosi sporto troppo dal letto e avendo tutta la parte inferiore del corpo addormentata e indolenzita, cadde rovinosamente per terra finendo a testa in giù, con le gambe ancora aggrappate al lenzuolo.

Sopraffatta da un improvviso attacco di risate, Lilith cominciò a battere i piedi sul materasso, le lacrime agli occhi, il dito puntato contro il ragazzo «Pfff AHAHAHAHAH! Ma che- ahahah movimento… aggraziato!»  annaspò, senza riuscire a impedire al suo sorriso di ingrandirsi ancora di più quando vide le guance di Judal diventare vermiglie.

Il moro per tutta risposta alzò la gamba buona e la colpì con il piede sulla fronte, facendola sbilanciare indietro «Silenzio!» intimò, cercando di rimettersi dritto.

La bruna perse l’equilibrio e quasi cadde anche lei «Ma sei stupido?! Mi fai mal- ahahaha!» ricominciò a ridere, non riusciva neanche ad essere arrabbiata con il ragazzo se stava in una posizione del genere.

«Lilith, giuro che appena mi rialzo ti ammazzo!!» il Magi venne interrotto da una lieve risata alle sue spalle e si voltò per vedere Kougyoku che nascondeva velocemente il viso dietro le larghe maniche del suo hanfu «Vecchia befana, non osar-»

«Su su, rialzati!» disse la principessa, riacquistando a sua compostezza e avvicinandosi, cercando di aiutarlo «Sarebbe sconveniente vedere il grande e terribile Sacerdote del nostro impero in una posizione del genere.» un piccolo sorriso però danzava ancora sulle labbra della principessa. Se Lilith non fosse stata troppo occupata a sbellicarsi dalle risate, avrebbe pensato che la ragazza sembrava molto più giovane e gentile con quell’espressione serena in viso.

Judal sbuffò appoggiandosi a lei e risedendosi con un tonfo sul letto «Stai zitta!» ringhiò di nuovo, spingendo la piccoletta che sghignazzava ancora senza neanche cercare di darsi un contegno.

«Allora, che è successo qui?» chiese Kougyoku divertita, mettendosi le mani sui fianchi ma rivolgendo a Lilith uno sguardo ben più amichevole. Quest’ultima si alzò dal letto, stiracchiandosi finché non sentì le ossa della schiena scrocchiare «Niente, raccontavo a questo idiota come sbava mentre dorme.»

«Ehi non ignora-»

Ah, addio sguardo amichevole, le fini sopracciglia di Kougyoku si piegarono leggermente all’ingiù «Non puoi certamente rivolgerti al sommo Sacerdote in questo modo! Non permetterti più!»

«Sul serio Kou-»

«Credo che continuerò a fare come voglio, grazie tante.»

«Mi prendete per il c-»

«Che insolenza! Non ti hanno mai insegnato le buone maniere?»

Lilith non ebbe comunque tempo di ribattere «ALLORA!» Judal si sporse e afferrò la sua bacchetta, di metallo abbandonata su un piccolo comodino di legno e la puntò contro le due «SONO PER CASO INVISIBILE?» velocemente, borbottò un incantesimo che fece condensare il vapore presente nell’aria, formando una piccola nuvola d’acqua che scagliò senza troppi complimenti verso le ragazze. Ma sfortunatamente mancò il bersaglio.

«Principessa, che succede? Le urla si sentono fin da fuori.» Ka Koubun venne completamente inzuppato dalla furia del Magi e dalle risate sguaiate di una piccola ragazzina, che cominciò letteralmente a rotolarsi sul letto.
 

Avevano lasciato Lilith nella stanza, intimandole di non muoversi da lì. Judal sarebbe voluto rimanere con lei ma Kougyoku era venuta a dirgli che i maghi di Al Sarmen le avevano chiesto di andarlo a chiamare perché gli dovevano parlare. Il Magi si chiese distrattamente come facessero a sapere che si era svegliato.
Di malavoglia si era alzato in volo –camminare era fuori questione con la gamba che si ritrovava- e si era diretto nella tenda dall’altra parte dell’accampamento, dove si trovavano i due uomini.

Judal rifletté che forse era stato un bene lasciare Lilith da sola, probabilmente si sarebbe annoiata e, nonostante le raccomandazioni di Ka Koubun, si sarebbe fatta un giro per l’accampamento creando qualche casino. Il ragazzo ghignò, sperando che la piccola facesse proprio così, almeno non si sarebbe annoiato.

Passò vicino al piccolo edificio che un tempo era stato la stanza di Kougyoku e dovette ammettere che effettivamente poche ore prima non aveva inscenato uno dei suoi atterraggi migliori: una parte delle pareti era completamente sfondata, all’interno c’era qualche schizzo di sangue (il suo sangue) e la maggior parte degli oggetti lì presenti era stata rotta o buttata malamente in un angolo. 

Con una smorfia, distolse lo sguardo dal gruppo di soldati che stavano cercando di renderla di nuovo presentabile e lo puntò verso la sua meta.

Appena fu abbastanza vicino alla tenda dove si trovavano i due uomini di Al Sarmen, però, si bloccò.

«Rukh neri.» le piccole anime sbatacchiavano pigramente le ali e fluttuavano intorno alla tenda, soprattutto davanti l’entrata; non erano tantissime ma un numero abbastanza grande da poter dire che i due maghi dovevano star facendo qualcosa lì dentro. Si ridestarono quando Judal si avvicinò di più, riconoscendo il loro Magi, avvicinandosi a lui più vivaci e quasi euforiche.

Aggrottando le sopracciglia, il moro si decise a scostare il panno che copriva l’entrata e varcare la soglia.

Per un attimo esitò, lasciando che gli occhi si abituassero alla penombra della stanza, fissandosi su una piccola figura al centro della stanza.
L’amica di Lilith era distesa per terra, priva di sensi, al centro di quelli che sembravano cerchi magici scavati nel terreno: brillavano di una tenue luce bianca, alcuni grandi e altri più piccoli, e all’interno di essi c’erano minuscole file scritte in quel linguaggio che Judal non si era mai preoccupato di imparare (gli sembrava si chiamasse Toran) che, come piccoli fili di ragnatela si intrecciavano, collegandosi tutte a quel corpo anziano.

«Magi.» una voce bassa e pacata lo chiamò e il ragazzo si rivolse verso un angolo della stanza dove due figure si nascondevano nell’ombra.

«Cosa avete fatto alla vecchia?» chiese guardandosi di nuovo alle spalle, verso Halima.

I maghi di Al Sarmen emersero dalle tenebre «È stata una fortuna, Magi.» uno dei due parlò, anche se il moro non seppe dire quale «Inizialmente non avevamo molte speranze, nonostante tu ci avessi chiesto di curarla, la donna era praticamente morta, non potevamo fare molto. Ma poi,» ci fu una pausa, uno dei due si diresse verso il centro della stanza, esaminando con attenzione il corpo privo di sensi «abbiamo notato che la sua anima era parzialmente nera.»

Judal inarcò un sopracciglio «È caduta nella depravazione?» era strano, quando l’aveva incontrata era sicuro che la vecchia non avesse maledetto il suo desti-  ah.
Certo, doveva essere successo quando Lilith era tornata. Anzi, più precisamente quando lui aveva tentato di portare via la piccola senza dirle che la vecchia si trovava lì nella stanza, schiacciata dal soffitto. Sbuffò, guardando l’anziana signora «Ironia della sorte, sembra che alla fine io ti abbia salvata. Che fortuna sfrontata che hai. Ecco come hai fatto a urlare per l’ultima volta il nome di Lilith, eh? Devono essere stati i rukh neri a darti la forza.» fluttuò più vicino a lei, notando che qualcosa era appoggiato sul suo petto: una piccola scatoletta nera.

«Magi, ti dobbiamo chiedere cos’è successo esattam-»

«Dopo.» l’uomo tacque a quello che sembrava quasi un ordine da parte del ragazzo, consapevole che insistere sarebbe servito solamente a farlo innervosire.

Judal fissò la vecchia, percependo le intricate magie e il misterioso potere che scorrevano da quei cerchi nello scrigno e successivamente nel corpo di Halima «Beh, la piccola sarà felice di sapere che la sua vecchia starà bene.»

«Forse hai frainteso, Magi.» il moro si voltò, uno sguardo che chiedeva risposte stampato sul viso.

«Tutto quello che abbiamo fatto -continuò l’uomo- è stato far sì che la vita non abbandonasse quel corpo, che gli organi non smettessero di funzionare, dunque che il rukh non si staccasse completamente da le-»

«Arriva al punto!»

«Magi, nulla potrà tornare come prima.»
 


L’ennesimo brivido freddo percorse la piccola ragazzina che si arrese, concedendosi finalmente il lusso di infilarsi sotto le coperte.

Era da quando Judal e la principessa se ne erano andati che non smetteva di tremare, uno strano freddo le si era insinuato nella pelle, tra le ossa, e non sembrava volerla lasciare. Alla fine, si era decisa a cercare conforto nelle coperte del letto dove aveva dormito il Magi e lì si rannicchiò, trovando un minimo di sollievo nel lievissimo tepore che era rimasto.

“Sei ridicola Lilith.” pensò prima si tuffare la testa nella morbida stoffa del cuscino e ispirare profondamente.
Le arrivò alle narici il familiare odore di Judal. Era molto più forte del solito, la stoffa ne sembrava pregna: era un unione di effluvi a lei sconosciuti, aromi esotici e speziati, quasi pungenti, come la stessa personalità del ragazzo e c'era di più, qualcosa che sapeva di scontri e di terra e di cielo, odori che non sapeva descrivere se non semplicemente come "Judal". Non le dispiacque.

Lasciò vagare lo sguardo nella stanza, lungo le pareti, sul pavimento, senza pensare a qualcosa in particolare. D’un tratto lo puntò sulla sua mano e lo fece scendere, finché non intravide i piccoli solchi rossi che le unghie del Magi avevano lasciato incisi nella sua carne; prudevano leggermente ma presto sarebbero scomparsi. Ciò che la preoccupava di più erano i lievi segni viola che sembravano partire da essi: lì dove le dita del Magi si erano strette, dei lividi le abbracciavano tutto il polso. Li sfiorò. Era successo quando gli era stata strappata via la freccia dalla gamba, era stato in quel momento che Judal l’aveva afferrata senza lasciarla più –o almeno fin quando non si era svegliato.

Poco prima aveva mentito al Magi. Non era perché sbavava che era sentita a disagio, anzi, fosse stato solo quello l’avrebbe trovato molto divertente.
Era il ricordo dei suoi urli che la metteva in difficoltà. Da quando la sua mano di era stretta su di lei, imprigionandole il polso, i lamenti di dolore erano iniziati e mai cessati; per lunghi minuti il moro aveva urlato parole incoerenti o suoni insensati senza quasi respirare, così tanto che insieme all’antidolorifico il medico aveva dovuto somministrargli un tranquillante, ma nessuno dei due aveva avuto un grande effetto. L’unica cosa che si rimediò fu che le grida si trasformarono in rantoli e piagnucolii.

Lilith si era chiesta più volte cosa stesse succedendo nella mente di Judal, cosa stesse vedendo, cosa stesse pensando, quasi affascinata dagli orrori che sembravano passare davanti a quegli occhi vermigli che alcune volte si spalancavano per poi richiudersi subito.
Lilith si era chiesta più volte se erano risate quei suoni leggermente diversi che si potevano sentire insieme alle urla strazianti del ragazzo.
Lilith si era chiesta più volte come mai, più che dolore, ciò che avvertiva scuotere il moro fosse un’enorme e incontrollabile rabbia.

Un altro tremito la pervase e per un attimo serrò le dita sulla sua carne, lì dove si erano strette quelle del ragazzo.

Fissò di nuovo i lividi.

“Sono bellissimi.” quasi non percepì i suoi ultimi pensieri mentre, senza accorgersene, scivolava tra le braccia del sonno.
 
And, for the first time in my innocent and confined life, I sensed in myself a potentiality for corruption that took my breath away.
 
—Angela Carter, The Bloody Chamber
 


Spalancò gli occhi appena sentì la porta della stanza aprirsi. Dopo tutto quello che era successo era diventata vigile e attenta a qualsiasi rumore, pronta a reagire se la situazione fosse diventata d’un tratto pericolosa. Forse anche perché stava avendo un sonno agitato, forse perché era ormai da giorni che aveva i nervi a pezzi, scattò seduta, pronta ad affrontare quell’improvviso rumore.

I suoi occhi incontrarono uno sguardo rosso sangue leggermente canzonatorio «Te la sei fatta sotto, piccola?» Judal varcò la soglia, fluttuando a pochi metri da terra «Certo che non ti rilassi nemmeno per un momento.»

Lilith con un gemito si distese di nuovo sul letto «È colpa tua che apri così di scatto la porta.» chiuse di nuovo gli occhi, rilassandosi «Devo essermi assopita. Non ho connesso subito, non ricordavo di essere a Kou, al sicuro.» marcò l’ultima parola con un tono leggermente sarcastico.

Sentì il moro sbuffare rumorosamente «Assopita? Hai dormito per un sacco di tempo!» il materasso si piegò leggermente sotto il peso del Magi «Mi stavo annoiando a morte. Pensavo che, restando da sola, saresti uscita per l’accampamento a guardare un po’ in giro e invece ti sei addormentata.»

La ragazza mugugnò qualcosa di incoerente prima di riuscire a formulare una frase «È che non conosco nessuno… e le guardie sembrano abbastanza ostili, non volevo cacciarmi in ulteriori guai.» borbottò stiracchiandosi, desiderosa di tornare tra le braccia del sonno.

Due mani la presero bruscamente per le spalle e la tirarono su «Allora,» si ritrovò il viso di Judal, su cui era prontamente ritornato un sorrisetto, a pochi centimetri di distanza «ti porto a fare un giro per l’accampamento, basta che non ti riaddormenti.»

«Non mi va.»

«A me invece sì.»

«E perché dovresti decidere tu-» quasi non fece in tempo a finire la frase che sentì il letto spostarsi da sotto di sé. O, per meglio dire, era stata lei ad essere stata spinta oltre il materasso dal Magi.
Per evitare di schiantarsi al suolo si appoggiò con il braccio a un piccolo mobiletto, mettendosi completamente eretta e rivolgendo a quel maledetto essere petulante uno sguardo di puro astio «Ehi!»

In risposta ebbe una scrollata di spalle «Io sono il più forte, io decido.»

«Non credi di essere un po’ presuntuoso?»

Ignorando le proteste della ragazzina, il moro ghignò e la trascinò oltre la soglia.

Davanti agli occhi dei due apparve l’accampamento di Kou sotto un cielo stellato. Piccoli falò erano stati accesi qua e là e uomini in armatura o vestiti in un abbigliamento che Lilith non aveva mai visto stavano attorno ai fuochi, chi affilando la spada, chi mangiando qualcosa, chi ancora bevendo allegramente. All’orizzonte si stagliava solo il grande deserto nero.

La bassa ragazzina alzò gli occhi al cielo «Ho dormito un sacco…» sbadigliò «Ah, le scarpe.»

«Te l’ho detto, infatti mi stavo annoiando.» disse Judal scrollando le spalle e puntando la sua stecca di metallo sulle scarpe di Lilith rimaste all’interno della stanza. Quelle volarono davanti alla bruna che, leggermente sorpresa, le prese. «E che hai fatto per tutto questo tempo?» chiese mentre se le infilava ai piedi.

«Ho avuto il mio da fare.» le rispose lui, dandosi una pacca sulla gamba sinistra  su cui sembrava essere stata ricucita la stoffa dei pantaloni (o ne aveva messi altri? Lilith non avrebbe saputo dirlo) «Quei vecchi mi hanno detto che questa è una buona occasione per imparare qualche nuovo incantesimo dai rukh. Anche se non sono bravo con l’ottavo tipo di magia, dovrò riuscire a guarirmi da solo questa ferita e ho già fatto qualche progresso; per guarire i tessuti della pelle non serve tanto magoi, ma i nomi delle magie sono complicati da avvertire. Comunque credo di essere quasi riuscito a sentirli, mi serve solo un po’ di pratica in più.» sembrava essere abbastanza fiero di quello che stava dicendo e forse si aspettava qualche parola di apprezzamento, peccato che a Lilith fosse sfuggito il senso della maggior parte delle parole che aveva detto.

«Ah.»

«“Ah”? È tutto quello che hai da dire?»

«Chi sono i “vecchi”?» Judal le lanciò uno sguardo che sembrava parlare da sé ma le rispose comunque, scocciato «Al Sarmen.» con un mugugno come risposta, Lilith si apprestò a seguire il giovane che aveva già cominciato a fluttuare in avanti ma d’improvviso, le tornò in mente la sua di vecchia. L’aveva dimenticata, di nuovo.

«Judal, dov’è Halima?»

Il Magi la guardò di sbieco piegando leggermente la testa di lato e volgendo gli occhi verso il cielo «È viva, ma non puoi ancor- ehi!»

La bruna non lo stava più ascoltando, si era messa a setacciare con lo sguardo l’accampamento, in cerca di qualcosa di ben preciso e appena lo vide ci si diresse di gran carriera, ignorando i richiami del Magi.

Che le stava succedendo? Non era da lei comportarsi così, dopo tutto quello che Halima aveva passato e forse stava passando in quel momento, lei non poteva semplicemente permettersi di dimenticarsi di lei, non poteva nascondersi dietro la scusa di essere stanca, non quando la vita della persona che le stava più a cuore rischiava di finire. Sentendo una leggera fitta di rimorso stringerle lo stomaco, Lilith affrontò le due figure che sembravano tenersi in disparte, nascoste tra le tenebre, silenziose come dei morti.

«Voglio vedere Halima.» tentò di usare un tono più perentorio possibile, cercando di far capire che  non avrebbe accettato un no come risposta. Non era sicura di avere tutto il diritto di comportarsi in quel modo dato che tutto sommato in quel momento era ospite di Kou, ma aveva bisogno di sapere dove si trovava la vecchia, di accertarsi con i suoi occhi che stesse bene, di parlarle.

I due uomini di Al Sarmen si voltarono verso di lei, fissandola in silenzio, e la ragazza si sforzò di non distogliere lo sguardo, di tenerlo puntato su quei veli che coprivano i volti dei due, senza lasciar intendere quali fossero le loro espressioni. Le davano fastidio, avrebbe voluto strapparli via e fissarli negli occhi.

Fece per riaprire la bocca senza neanche sapere bene cosa dire, ma una forte pacca dietro la nuca la bloccò «Ahia!» protestò, voltandosi verso Judal.

«Quando ti parlo mi devi ascoltare.» disse lui, gonfiando le guance in un’espressione offesa, ma poi si rivolse alle due figure 
silenziose «Portatela da lei.» ordinò, con un tono che sembrò far suonare una campanella d’allarme nella testa di Lilith che si irrigidì, sentendo un brivido freddo scenderle lungo la schiena. Non ebbe il tempo di capire cosa fosse però, perché finalmente uno dei due uomini le si avvicinò e parlò «Come desideri Sacerdote. Solo,» e si piegò leggermente verso di lei «non deve fare mosse avventate signorina, ora come ora la donna è ancora instabile, non deve né toccarla né calpestare i cerchi di magia o sfiorare lo scrigno, anche per il suo stesso bene.» incerta, Lilith annuì, confidando nel fatto che una volta vista Halima avrebbe capito di cosa stesse parlando l’uomo.

Lasciando l’altro mago alle spalle, che non aveva dato segno di volerla scortare verso il luogo dove i trovava la vecchia, Lilith seguì Judal e l’uomo in silenzio. Il Magi sembrava perso nei propri pensieri e a lei era montata dentro una strana ansia, quindi accolse volentieri quel momento di silenzio, non aveva voglia di parlare.
Passarono accanto a qualche fuoco guadagnandosi le occhiate incuriosite di alcuni uomini e la bruna realizzò solo in quel momento quanto la sua presenza dovesse apparire singolare a quei tizi; una ragazzina piombata dal cielo insieme al potentissimo Sacerdote –che per altro, si era beccato una freccia nella coscia-? Nonostante in guerra potessero succedere molte cose, dubitava che i soldati fossero abituati a stranezze del genere.
Per caso incrociò lo sguardo della principessa Kougyoku che si trovava a pochi passi da loro, ma quella si affrettò a guardare da un’altra parte, il viso imbronciato.

“Qual è il suo problema?” Lilith non ebbe tempo di chiederlo a nessuno, il tizio con il velo aveva scostato il panno di una tenda facendole cenno di entrare.

Intravide subito Halima. Lì, distesa sul freddo terreno, sembrava ancora più magra e minuta di quello che era. Così stanca e provata da tutto il dolore che aveva passato.
Un improvviso calore, che non seppe bene dire se fosse sollievo o senso di colpa, le inondò il petto e per un attimo si dimenticò delle raccomandazioni che le erano appena state date. L’unica cosa che voleva fare in quel momento era avvicinarsi alla vecchia, scuoterla finché non si sarebbe svegliata, e urlarle contro quanto si era preoccupata per lei, dirle che era un'idiota e scusarsi per averla fatta preoccupare.

Fortunatamente, Judal la riportò alla realtà appoggiandole una mano sulla spalla «Ehi, nessuna mossa avventata, ricordi? Non la puoi toccare.»

«Che le avete fatto?» chiese lei in risposta, guardando quelli che dovevano essere i “cerchi magici” menzionati prima.

Il ragazzo si rivolse al mago di Al Sarmen «Lasciaci.» e l’uomo, con un lieve inchino, si affrettò ad uscire dalla tenda. Una volta soli, il Magi fluttuò verso la vecchia e la ragazza lo seguì, stando attenta  non calpestare le linee luminescenti scavate nel terreno.

«Allora?» lo incalzò lei, accucciandosi accanto alla sua amica senza levarle un attimo gli occhi di dosso.

Il ragazzo si grattò la nuca, evidentemente in difficoltà «È leggermente complicato, quanto sai di magia?» chiese, anche se sapeva già la risposta.
Eppure, Lilith lo sorprese «Rukh.»

«Cosa?»

La bruna gli lanciò un’occhiata «È una parola che hai ripetuto un po’ di volte quando parlavi di incantesimi e roba varia, anche poco fa. Ricordo che la prima volta che l’hai menzionato era nel boschetto, quando dicesti che avresti potuto far diventare il mio rukh nero… o una cosa del genere.»

Judal sorrise soddisfatto, gli piacevano le persone svelte a capire «Sì, diciamo che i rukh sono le anime delle persone; tu, la vecchia, io e qualsiasi essere umano ne possediamo uno. E quando si muore, il rukh torna al “Grande Flusso”, diciamo che si stacca dal suo corpo di carne e vaga per il mondo.» fece una pausa, rivolgendo lo sguardo alle anime nere che in quel momento fluttuavano placide nella stanza «A parte il proprio, ognuno ha un certo numero di rukh dentro di sé e questi producono il magoi, una specie di energia che, se si sa come fare, può venire sfruttata per generare attacchi, difendersi, o addirittura trasferirla a qualcun altro, ed è proprio questo che stiamo facendo con la tua vecchia. Attraverso quella» indicò la piccola scatolina adagiata sul petto di Halima «e i cerchi magici, una quantità costante di magoi viene passata dai rukh che si trovano in questa stanza al corpo della tua vecchia, dandole la forza di sopravvivere, dato che il magoi è anche una fonte di energia vitale –infatti se la si esaurisce si muore.» si fermò di nuovo, dando il tempo a Lilith di assorbire i concetti che le stava dando. Non aveva mai avuto la pazienza di spiegare cose a qualcuno, temeva di non essere chiaro abbastanza. Eppure la piccoletta rimase in silenzio, concentrata, fissando un punto indefinito davanti a sé; dunque si decise a continuare «Il punto è che questo è un incantesimo molto complicato, perché normalmente non si potrebbe attingere alla forza di rukh esterni–solo i Magi sono capaci di una cosa del genere- ma con tantissime formule e i rukh neri i vecchi sono riusciti a farlo. Però è appunto un incantesimo instabile, non si possono sfiorare i cerchi o la scatola o la vecchia, perché tutto potrebbe collassare. L’unica cosa che ora puoi fare è aspettare e sperare che si stabilizzi.» concluse fissandola con occhi socchiusi, tentando di capire cosa le stesse passando per la mente. In quel momento il viso di Lilith era una maschera inespressiva. Judal notò che era la prima volta che la vedeva comportarsi in quel modo.

Dopo una manciata di secondi, la ragazza si decise a parlare «E tu puoi vederle, queste anime?»

Il Magi sbatté le palpebre, sorpreso di nuovo «Oggi hai deciso di mettere in funzione il cervello, piccola? Esattamente, tutti i maghi sono capaci di vederli.»  in quel momento la ragazza incrociò il suo sguardo. E d’un tratto si poterono leggere tutti i sentimenti che la attraversarono, forse perché solo in quel momento, aveva capito appieno ciò che le era stato detto.

Fino a quel momento, Lilith aveva ascoltato la spiegazione di Judal quasi fosse un racconto, qualcosa che non la riguardava, solo una storia ben costruita. Perché era troppo surreale e inverosimile, praticamente demoliva alcune delle sue sicurezze più importanti, come poteva semplicemente accettare una cosa del genere?
Fu solo solo quando sentì la risposta del moro alla sua domanda che tutto sembrò diventare più vero. Senza volerlo, il ragazzo aveva anche risposto a una delle questioni che l’avevano assillata di più sin dalla prima volta che si erano incontrati.

Gli occhi di Judal.

Fin dall’inizio aveva avuto la stranissima sensazione che il Magi potesse vedere qualcosa di più, qualcosa che a lei, che a tutti, sfuggiva. Qualche verità che se fosse riuscita ad afferrare anche lei, forse –forse, avrebbe capito.

«Cosa? Cosa ne vuoi sapere tu, tesoro? Cosa potrebbe mai capire la mia dolce bambina? Cosa mai riusciresti a intendere tu, stupido, cieco, ottuso amore mio?»

Solo dopo quell’ultima rivelazione, capì veramente quanto quello che le era appena stato spiegato fosse vero. Una cosa normale ma nascosta, il corso della natura che lei era incapace di vedere.

Si alzò, realizzando che aveva bisogno di una boccata d’aria fresca per schiarirsi le idee. Sembrava che la mente le stesse per scoppiare sotto la carica di verità con cui era stata appena bombardata.

Lanciò un ultimo sguardo ad Halima e si diresse all’esterno senza guardarsi più in dietro, accettando finalmente il fatto che non c’era davvero nulla che potesse fare per la sua amica.
Eppure detestava sentirsi così impotente, e forse l’atto di allontanarsi da lei fu anche un po’ egoista; stare semplicemente a fissarla le dava i nervi, non poter fare neanche la più piccola cosa che l’aiutasse a stare meglio le faceva montare dentro solo una grande rabbia. Quindi meglio non guardarla più, non voltarsi, non pensarci. Aspettare.

Immersa nei suoi pensieri, uscì dalla tenda e senza pensarci due volte diede le spalle all’accampamento e si diresse verso le grandi e oscure dune di sabbia. Aveva bisogno di stare da so-

Era così persa nei propri pensieri che per un attimo si era dimenticata di Judal e solo in quel momento realizzò che il ragazzo le era stato affianco, chiamandola per tutto il tempo, e lei non l’aveva neanche sentito. E forse avrebbe continuato così, se il Magi non le avesse tirato i capelli, incredulo che la ragazzina non gli prestasse ascolto.

«Ma che ca- lasciami!» la bruna si divincolò dalla sua presa facilmente, voltandosi verso di lui con uno sguardo scocciato «Che vuoi?»

«Ti rendi conto che non è normale quanto tu sia distratta?» disse lui, incrociando braccia e gambe «O forse lo fai solo per darmi fastidio, eh, piccola?»

Lei sospirò, massaggiandosi la testa «Ho solo bisogno di stare un po’ per i fatti miei,» indicò il deserto «puoi per favore, andartene?»

«No!»

«…Scusa?»

«Ti ho già lasciata dormire abbastanza, ora stai con me.» la stava trattando come se fosse un animale da compagnia? Ooh, in quel momento Lilith non aveva certo la pazienza di cercare di fare la persona matura tra i due.

«Io non sto al servizio di nessuno, specialmente il tuo.» disse fra i denti «Non hai davvero nessuno da infastidire? Sei così infantile da non poter stare da solo?»

Poté chiaramente vedere una vena spuntare sulla tempia del suo interlocutore «Come ti permetti, brutta stupida? E dire che oggi ti ho salvato il culo e sto salvando anche quello della tua vecchia, sii più riconoscente o forse potrei cambiare idea.» concluse con l’ennesimo ghigno stampato in faccia, come se si stesse complimentando da solo per l’idea che gli era venuta in mente.

“Mi sta… minacciando?” solo quel pensiero fu la miccia che la fece finalmente esplodere; non poteva davvero credere a quanto quel ragazzo fosse egoista, le dava fastidio, le prudevano le mani dalla voglia di colpirlo. E d'un tratto tutta la tensione accumulata in quel giorni si manifestò «Ho avuto una giornata di merda, Judal!» sbottò, alzando la voce «A dire la verità da quando ti ho conosciuto sto avendo varie giornate di merda, ma con quest’ultima ho raggiunto il mio limite! Mi hai appena detto che una piccola e insulsa scatoletta sta tenendo in vita la persona a cui tengo di più al mondo, sono stata rapita da dei mercanti di schiavi, il mio paese è stato completamente distrutto e ormai ho perso il conto di quante volte ho rischiato di morire! Potrai almeno farmi il sacrosanto favore di non rompermi le palle?» perfetto, quella sfuriata le stava anche facendo venire il mal di testa, di bene in meglio.

«Povera piccola vittima!» la prese in giro il Magi, sovrastando la sua voce «Maltratta dal mondo intero, lei ha solo bisogno di un po’ di pace! Se vuoi ti trapasserò molto volentieri la gamba con un freccia, così poi mi dici cosa si prova. Credi di essere l’unica ad essere stanca? Beh, notizia del giorno: non lo sei. Quando sei scomparsa ho passato tutta una notte a cercarti, chiedendomi dove cazzo ti fossi cacciata e quando finalmente mi convinco che probabilmente sei schiattata da qualche parte ecco che ricompari! Ho addirittura portato quella cazzo di Halima con noi, mentre avrei benissimo potuto lasciare te e lei morire lì come meritavate e come probabilmente il destino aveva deciso per voi!»

Destino. Eccolo di nuovo. Era davvero impossibile non sentire più quella parola? Voleva cancellarla. Non voleva mai più sentirla nella sua vita. Era così facile per tutti attribuire la colpa a qualcosa che nemmeno esisteva.
«Vaffanculo!» urlò quindi, esasperata «Nessuno nessuno nessuno ti ha chiesto di farlo! Potevi semplicemente non venirmi appresso fin dall’inizio, io di sicuro non mi sarei lamentata! Non stai facendo nient'altro che rinfacciarmi quanto ti devo la vita, quanto mi sei stato d’aiuto, beh, ti informo che non lo sei stato per niente! Per quanto mi riguarda potresti scomparire adesso e io mi arrangerei come ho sempre fatto, anzi forse starei anche meglio! Io... io non ce la faccio più. Perché sembri aver deciso di rendermi la vita un inferno?!»

«Perché io voglio stare con te!» una forte folata di vento investì i due e Lilith non ebbe dubbi provenisse proprio da Judal. Sentì un vociare scontento alle sue spalle e rumori di tende che probabilmente venivano spostate e scaraventate via dall’improvvisa rabbia del Magi, eppure non si voltò. Per quanto potesse sembrare palese e ovvia, l’ultima affermazione l’aveva lasciata senza parol; sembrava essere sfuggita dalle labbra del moro. Stranamente, quella consapevolezza le sembrò molto più imbarazzante di tutti i commenti maliziosi che si erano scambiati in passato, probabilmente perché, mentre quelle erano solo delle frecciatine con cui Judal voleva metterla a disagio, le parole che aveva appena sentito sembravano così naturali –così sincere che le si formò un nodo in gola al punto che, anche volendo, non avrebbe potuto emettere alcun suono.

“Non arrossire.” nell'esatto istante in cui pensò quelle parole sentì il suo viso avvampare di vergogna.
Si irrigidì ancora di più, pregando qualsiasi entità divina che Judal non la vedesse. E forse il moro non la vide davvero, o più probabilmente ebbe la decenza di non dire nulla, perché non spiccicò parola; sembrava deciso a non guardarla negli occhi, fissandosi invece su un punto indefinito alla sua sinistra con fare infastidito. Teneva le labbra strette a tal punto che ormai erano diventate una linea sottile, quasi volesse fonderle insieme e non aprirle mai più.

Passò una manciata di secondi. Poi un’altra. Poi un’altra ancora. Lilith cominciava a convincersi che sarebbe potuta rimanere lì impalata per il resto della notte mentre quella stupida frase le rimbombava come un eco in testa. Eppure si riscosse; la cosa che catturò la sua attenzione fu una piccolissima scia di luce che sembrò quasi uno spiraglio bianco, una crepa, nella grande cupola nera che era diventata la volta celeste.

Si lasciò sfuggire un'esclamazione «Una stella cadente!»

«Eh?!» Judal si girò verso il punto che la ragazzina stava indicando «Dove? Non l’ho vista!»

«Era vividissima! Che sia periodo? Aah che bello, era da anni che non ne vedevo una!»

Il Magi gonfiò le guance «Voglio vederla anche io!»

Lilith si grattò la nuca «Forse qui c’è troppa luce dell’accampamento, proviamo ad andare verso quella duna.» si incamminò a passo svelto con il Magi che le fluttuava accanto, entrambi con il naso rivolto all’insù, lo sguardo fisso e concentrato, cercando di non perdersi alcun movimento di quei piccoli puntini luminosi.

Incespicando un paio di volte e rimediandosi qualche ghigno di scherno da parte di Judal, la bruna raggiunse per prima la cima dell’alta duna che aveva indicato ma non si fermò lì, anzi, la superò e continuò a camminare sul terreno in pendenza finché non si decise e senza troppe cerimonie si mise a sedere sulla sabbia fredda. Si levò le scarpe, godendosi la bella sensazione del terreno sotto ai piedi nudi, e si distese secondo l’inclinazione della duna, le mani intrecciate dietro la nuca.

Con la coda dell’occhio intravide Judal esitare affianco a lei «Allora?» batté una mano vicino a sé, facendogli segno di stendersi.

Il moro borbottò qualcosa tra i denti.

Lei inclinò la testa in avanti «Che?»

«I capelli si riempiono di sabbia.» bofonchiò il Magi in risposta.

Lilith soffocò un sorriso «Certe volte sei più donna di me. Dai, se i capelli sono il problema te li lavo io appena torniamo.»

Vedendolo snudare i denti bianchi in un ghigno si chiese se avesse appena firmato la sua condanna a morte «Allora mi accomodo.» disse semplicemente lui distendendosi e reprimendo il piccolo brivido che gli percorse il corpo quando poggiò la schiena sulla sabbia 
fredda . Si avvicinò di più alla bruna finché le loro spalle non si toccarono.

«Che fai?»

«Fa freddo.»

«Esagerato, c’è solo una leggera umidità.»

«Fa molto freddo.»

«Sei un viziato.»

Piombò un silenzio che nessuno dei due si preoccupò di rompere, entrambi rilassati e concentrati a guardare il cielo, già dimentichi del diverbio avuto poco fa. Successivamente Lilith avrebbe dato colpa alla stanchezza e al non voler prolungare un'inutile litigata ma forse, più che altro, entrambi stavano facendo finta di niente di fronte a qualcosa che nessuno dei due sapeva gestire, lasciando semplicemente cadere la discussione nel nulla, in un accordo comune e silenzioso. Sta di fatto che nessuno dei due accennò neanche per sbaglio all'argomento.

Lilith si mosse, cercando una posizione più comoda, trovando silenziosamente conforto nel calore del corpo accanto al suo. Le erano sempre piaciute le stelle, le davano una sorta di serenità. Non le capitava molte volte di uscire dal paesino ma quando lo faceva preferiva le ore serali, il sole che calava o era già scomparso all’orizzonte, così da potersi fermare a guardare il firmamento senza che le fastidiose luci delle abitazioni le offuscassero la visuale.

«Che forma hanno i rukh?» chiese sovrappensiero, setacciando ogni angolo del cielo in cerca di qualche movimento da parte degli astri.

«Sono dei piccoli uccelli fatti di luce e hanno diversi colori, ma principalmente si dividono in bianchi e neri.» le arrivò una risposta un po’ assonnata e con la coda dell’occhio vide Judal fare un grande sbadiglio.

«Sono anche qui?»

«Sì, ce n’è uno che ti sta volando sopra il naso.» il moro ridacchiò appena vide la ragazza sventolarsi una mano davanti alla faccia.

«E quindi sono loro che ti permettono di fare quelle magie.» borbottò ancora lei, la mente che ricominciava a viaggiare veloce, cercando di ricordare tutto quello che il Magi le aveva spiegato.

«Sì, sono loro che mi sussurrano i nomi degli incantesimi e sono loro a darmi un’energia che dubito tu abbia mai visto. Posso creare enormi fenomeni distruttivi e fonderli insieme: fulmini, uragani, terremoti. Questo è il potere di noi Magi. Diciamo che l’unico nostro limite è il corpo, che potrebbe distruggersi se sottoposto a una quantità di magoi troppo grande. Ma io sto aspettando una situazione del genere e non mi importerebbe di spingermi a limite. La sto aspettando.» Judal per un attimo sembrò non trovarsi lì ma tanto, tanto lontano.

«Una situazione del genere… quale?» a quella domanda, gli occhi del moro sembrarono tornare alla realtà, ogni traccia di sonno era scomparsa dal suo viso.

«Una guerra.» sussurrò, alzando le mani verso le stelle quasi volesse afferrarle «Non una stupida battaglia con soldati e eserciti, no. Una guerra vera. Dove solo i più forti, coloro che sono stati scelti, sopravvivranno e combatteranno tentando di avere la meglio gli uni sugli altri, volando sopra a un tappeto di morte, sangue e distruzione. In quel momento i rukh non saranno più quieti ma si agiteranno, turbineranno nel cielo come impazziti, costretti a donare tutto quello che hanno a coloro che li richiedono, in una tempesta di luce e di potere.» si alzò in volo, tenendo gli occhi spalancati fissi sul cielo buio, un sorriso forse troppo grande, forse troppo distorto per essere considerato sano, gli illuminava gli occhi «In una guerra del genere si perde se stessi. Non importa quali siano le proprie convinzioni o gli stupidi ideali per cui ipocritamente si afferma di star combattendo e di voler cambiare il mondo. Non c’è più niente. Tutto si riduce al semplice desiderio di sopravvivere, quello di poter esalare ancora un respiro, di sentire dentro di sé il cuore battere nel petto. E nulla, nulla, nulla ha più importanza. Le idee, i sogni, gli affetti scompaiono e per un attimo si è soli con se stessi.» si voltò verso Lilith e il suo sorriso si ammorbidì fissando quegli occhi grigi che sembravano splendere sotto al cielo stellato «Non importa più chi sei.»

«Quando…» la ragazza si ritrovò a boccheggiare, 
per un attimo tutte le cose che voleva dire le si bloccarono in gola, le sembrò di non essere capace di esprimerle a parole «Quando ci sarà una guerra del genere?» si era messa seduta, portando le ginocchia al petto e avvolgendoci attorno le braccia, quasi volesse proteggersi da tutto ciò che aveva detto il ragazzo. Le sembrò quasi di poterle toccare, le emozioni che parevano aver avvolto la figura di Judal, e per un attimo pensò che stessero per avvolgere anche lei. Anche se non avrebbe mai saputo dire cosa fossero esattamente.

Lui abbassò le spalle, il viso tornò serio mentre le si risedeva accanto «Tra tanto tempo.» rispose, passandosi una mano tra i capelli «Ma succederà. Sono un Magi, il mio compito è quello di portare un unico sovrano a governare sul mondo intero e ora che ci sono così tanti candidati re… è solo una questione di tempo, si deve solo aspettare. Succederà.»

Altre stelle cadenti brillarono nel cielo ma nessuno dei due le vide. Erano troppo occupati a parlare.

Anche quando alcuni soldati li trovarono e dissero loro che dovevano tornare all’accampamento, anche quando si ritrovarono da soli nella camera di Judal. Passarono ore e ore e nessuno dei due fu mai sazio delle parole dell’altro; il Magi raccontò ancora le dinamiche di quel nuovo mondo che si stava rivelando agli occhi di Lilith, sconosciuto, bellissimo, e lei gli narrò ciò che le era capitato la sera in cui avevano bevuto, di come si era trovata a Qishan, del viaggio di ritorno con Alibaba. Il moro rise.

Si fecero portare la cena in camera e entrambi si sorpresero di quanta fame avessero, divorando la carne e la zuppa, chiedendone poi nuove porzioni. Per la prima volta Lilith si sentì completamente sazia e serena. Si dimenticò perfino della vera domanda che l’aveva tormentata, un timore che forse neanche lei voleva davvero portare alla luce; lo rinchiuse in un angolo della sua mente e inconsciamente lo lasciò lì, con la speranza che presto sarebbe scomparso.

“Judal, quando sono tornata al paesino tu sapevi che Halima si trovava in quella stanza, schiacciata dal legno e dalle pietre. So che lo sapevi.

In fondo perché dar retta a una cosa del genere?


“E allora perché non me l'hai detto?”

Judal stava ridendo.

“Volevi... che morisse?”

Non avrebbe mai permesso a una stupida paura, anche se fondata, di rovinarle quel meraviglioso attimo. C'era solo la risata di Judal. Chissà come mai era così ammaliante, le sembrava di non averla mai udita veramente. 

“...Tu in realtà cosa vuoi da me?”


Se solo Halima fosse stata lì in quel momento, probabilmente si sarebbe rattristata.
Perché lei aveva pensato che solo Lilith potesse salvare il Magi. Ma non aveva capito. Non aveva visto quanta influenza potesse avere il ragazzo sulla sua bambina, quanto lei potesse cambiare a causa sua senza neanche accorgersene. Se avesse visto il sorriso che danzava sulle labbra della ragazzina che aveva amato così tanto mentre, sotto le stelle, il Magi le parlava della folle guerra che sarebbe infuriata sul mondo, forse avrebbe capito quanto Lilith stesse mutando. Forse si sarebbe agitata e avrebbe rabbrividito, cercando di scuoterla e farla rinvenire, di ficcare un po’ di buon senso in quella mente che aveva cominciato a galoppare veloce, piena di eccitazione, trepidazione, aspettativa.

Ma l'anziana signora non era lì.

Anzi forse c’era, chi può dirlo. Magari uno dei tanti rukh neri che volteggiavano sopra i due era proprio il suo, ma noi non abbiamo la capacità di vederli e Judal non notò niente di diverso nel moto delle piccole anime oscure.

I due giovani si addormentarono al lume di una piccola lampada ad olio e per quel giorno alcuni segreti rimasero tali.


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Seriamente, io detesto quando le persone postano un capitolo ogni morte di papa. Si perde il pathos, il feeling che si era creato con i personaggi e, se passa davvero tanto tempo, si rischiano di perdere i punti fondamentali della trama. Credo che questa mia fic, dovrebbe essere letta più o meno tutta assieme, poiché magari negli ultimi capitoli ci sono riferimenti a fatti che sono stati solo menzionati all'inizio della storia o semplicemente perché faccio accadere delle cose, le lascio perdere per un po' e poi le riprendo cinque capitoli dopo (tutto ciò perché sono davvero una frana a costruire una trama decente e lineare).
Al contempo però, sono una persona enormemente pigra che rimanda tutti i suoi impegni e conseguentemente, io faccio sempre ritardo. Insomma, dopo metà anno ho ancora la faccia tosta di aggiornare questa fic. Che gli dèi mi fulminino.
Sarei comunque davvero tanto, tanto felice che voi commentiate anche questo capitolo e cerchiate di perdonarmi anche questa volta.
........Anzi no, non perdonatemi, non me lo merito, linciatemi a dovere.

L'ho gia detto nelle risposte alle recensioni ma vorrei dirlo anche in questo angolo di fine capitolo: anche questa volta ho una valida scusa giustificazione per questo ritardo madornale. Teoricamente, a Dicembre avevo finito il capitolo, mi mancava solo di revisionarlo un po' e correggere alcuni passaggi, poi l'avrei postato. Ironia della sorte, alla mia mente bacata è venuta la brillante idea di fare un po' di pulizia sul computer e per sbaglio ho cancellato il file word dove appunto c'era il capitolo 9 per poi sovrascriverci sopra altri millemila file. Insomma, in poche parole l'ho distrutto, sfanculizzato, cancellato. Evviva.
Caduta nello sconforto più totale c'è voluto un po' di tempo prima che mi rimettessi a scrivere seriamente.
Tutto questo per dire che non penso vi farò più aspettare così tanto tempo, almeno spero, insomma sono leggermente imbarazzata >___>

Detto ciò me ne vado, che mi sono già dilungata troppo. Mi siete mancati tantissimo ma finalmente sono tornata.

Alla prossima!
  
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