Si svegliò travolto da un'ondata di vertigini e avvertì delle fitte in tutto il corpo.
Fece scorrere una mano sulle ferite e sentì che erano state medicate. Lupin se n'era già andato. Tastò il letto in cerca del suo corpo, come avrebbe fatto un cieco, le mani si allungarono in cerca della sua carne tiepida, ma il letto era vuoto.
Il proprio corpo, ancora dolorante, si fece sentire: avrebbe dovuto aspettare un bel po', pensò, prima di rimettersi del tutto, ma poteva sopportare. Si alzò dal letto e iniziò a recuperare i suoi vestiti sparsi per la camera.
Il sole era già alto e il bagliore della luce che filtrava dalla finestra gli punse l'interno del cervello.
Dalla camera accanto poteva sentire provenire le voci sommesse di Lupin e.... Fujiko!
«Nantekotta!». Esclamò tra lo stupore e il risentimento.
Si affacciò alla porta per osservarli: Si stuzzicavano, ridevano e scherzavano, proprio come due innamorati; Lupin con le sue solite manovre, gli ammiccamenti, lampeggiamenti d'occhi lascivi, gesti lussuriosi, discorsi osceni dalla quale prontamente Fujiko si schermiva, sorridendo con fare civettuolo, offrendo all' ammirazione e al desiderio del ladro fantasma il proprio corpo disegnato da un abito succinto.