Continuavo ad ascoltare la sua voce divina mentre sistemavo la mia stanza.

Sentivo che ascoltava la musica e Lui cantava quella canzone che stava ascoltando.

Non so che canzone fosse, ma era davvero bellissima.

Lo sentivo bene visto che tra la mia finestra e la sua ci sarà stato si e no cinque metri.

Non avevo proprio idea che Denise avesse ben quattro figli.

Continuavo a sistemare quella maledetta camera.

Ogni volta c'era un casino assurdo e mi ci voleva trent'anni per mettere a posto.

L'unica cosa che mi distraeva dal pensiero della mia stanza era la voce di quel ragazzo.

Ad un certo punto preferii sedermi sul letto e ascoltarlo e così feci.

Il mattino dopo mi svegliai e vidi mamma seduta sul mio letto con il telefono in mano e con un sorriso osceno stampato sulla faccia.

Avvolte non riesco a capire se è stupida o no.

La guardai storta.

-Quant'è che sei qui mamma?- le chiesi

-Una decina di minuti.- rispose ancora con quel sorriso da ebete

-E...- dissi -Che ci fai qui?-

Rise.

Mi stava spaventando.

-Devi chiamare la zia amore.-

Sbuffai.

-Ma cavolo non mi sono ancora alzata mamma!-

Rise ancora, stavolta molto più rumorosamente.

Mi alzai dal letto ignorandola completamente mentre Lei continuava a venirmi dietro con quel cavolo di telefono.

Andai in cucina e mi preparari la colazione.

Mi sedetti alla tavola aspettando che il mio caffè fosse pronto e mamma si sedette di fronte a me nuovamente con quel sorriso sulla faccia.

L'avrei presa a schiaffi.

-Mamma.- dissi -Finisco di prepararmi e la chiamo ok?-

Lei abbassò quel sorriso stupido.

-Ok tesoro.- disse

Gli feci io un bel sorriso a ebete e finii di fare colazione.

Misi tutto nella lavastoviglie e tornai in camera mia.

Mi affacciai alla finestra come faccio tutte le mattine.

Mi piaceva quella brezza leggera e quel sole delicato che ti sfioravano il viso.

Quei momenti di silenzio in tutta la giornata, così rilassanti e dolci.

In quel momento si affacciò un ragazzo alla finestra di fronte.

Lo vidi con la coda nell'occhi ma feci finta di nulla.

Lui fece lo stesso.

Non mi disse nulla e continuava a guardare ovunque dalla sua finestra.

Accennai un sorriso.

-Ciao.- sentii

Mi voltai verso di Lui.

-Ciao.- risposi anche io

Mi sorrise e rientrò dopo che sua madre gridò il suo nome. Joseph.

Così si chiamava, lo avevo sentito bene.

Sorrisi tra me e me e rientrai anche io.

Mi vestii e mi sistemai e poi scesi di nuovo giù.

-Mamma, mi dai il telefono?-

Mamma venne verso di me porgendomi il telefono.

Composi il numero della zia e chiamai.

-Pronto?- disse Lei

-Zia Lucy, sono Jamie!-

-Oh...- disse -Cara! Come stai?-

-Bene, grazie!- risposi -E tu?-

-Bene bene!- disse

Risi.

-Zia, devo chiederti una cosa.-

-Dimmi tutto.-

Sospirai.

-Posso venire a lavorare con te al bar quest'estate?- chiesi tutto d'un fiato

La sentii accennare una risata.

-Mamma e papà ti hanno detto che devi lavorare?- chiese

Risi di nuovo.

-Già...- risposi

-Beh, per me non c'è nessun problema!-

-Davvero?-

-Certo!- continuò -Puoi iniziare subito da domani mattina se vuoi!-

-Perfetto!- dissi -Alle 8 sono lì!-

-Va bene!-

Ci salutammo e riattaccammo.

Guardai mamma.

-Domani mattina inizio.- le dissi

Lei mi sorrise e mi abbracciò.