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Autore: StellaDelMattino    07/02/2015    3 recensioni
"Un ballo con il nemico?!" disse la ragione.
"Sì, dai, un ballo non ha mai ucciso nessuno!" ribattè l'istinto.
"Ma un nemico sì!!"
Il mondo in cui vive Gemma è un mondo strano. È un mondo in cui i draghi parlano alla luna, i gatti sono parrucchieri e ci sono sfarzosi balli in cui i reali di ogni regno si incontrano.
È proprio durante uno di questi balli che la Guerriera di Tigerheart accetta di ballare con William, abitante di Secreteyes. Il problema è che tra i due regni sta per scoppiare la guerra e Gemma non ha nessun intenzione di rivelare dettagli sul suo regno. Quell'improbabile ballo fatto di bugie cambierà per sempre il destino dei due giovani, ma anche quello dei loro regni.
Oh, di certo non fu un colpo di fulmine, ma si sa, l'amore per i Guerrieri non è mai stato semplice.
Dal capitolo 1:
-E avete ragione. Eppure sono comunque intrappolato nei vostri occhi coraggiosi come quelli di una tigre.
-In effetti, io lo sono dai vostri profondi come i segreti.
William sorrise, non per niente era il Principe Guerriero di Secreteyes.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 36:

Salvarsi o salvare:
Il coraggio della tigre

 

Il Jade Jailbird guardava Gemma come se si aspettasse che da un momento all'altro scappasse via. Non c'era nessun sorriso sul suo viso, ma nei suoi occhi ora la Tigre vedeva chiaramente la pazzia. Un insano desiderio di far del male, di uccidere.
Gemma si chiese perché fosse così. Eppure più lo osservava, più si coinvinceva che a una tale follia non fosse possibile attruibuire la causa. Ora lo vedeva per ciò che davvero era: un mostro.
Lentamente, sfilò la spada dalla custodia che aveva su un fianco e la impugnò, guardandolo con aria di sfida.
"Allora, pronta a morire?" chiese l'assassino. Poi sorrise lievemente, quasi dolcemente. E si scagliò su di lei.
Gemma parò il primo colpo e balzò indietro quando JJ fece un affondo puntando dritto al suo cuore.
Il ragazzo ghignava, avanzando mentre la Guerriera arretrava. Lei provò ad attaccare, quasi timidamente, con un timore che pareva reverenziale.
Era un assassino. Non poteva prenderlo per un avversario debole, nè al suo stesso livello.
Il Jade Jailbird parava i suoi colpi come se dovesse difendersi dal goffo tentativo di un bambino. Aveva un'espressione vagamente annoiata e non attaccava. Gemma capì cosa stava facendo: voleva farla stancare. Nei suoi attacchi, lei metteva forza, ma l'assassino si difendeva comunque facilmente.
Si fermò, decisa a non stare più al suo gioco e aspettò che fosse lui a fare la sua mossa.
Non era pronta, però, a un impeto così forte e sebbene avesse provato a scansare l'affondo, sentì il dolore irradiarsi dalla spalla destra. Urlò, ottenendo solamente la risata soddisfatta del nemico, poi scambiò mano impugnando la spada con la sinistra e scagliò una serie di colpi veloci e forti: la ferita sarebbe stato un punto debole facilmente sfruttabile e doveva agire il prima possibile.
Il Jale Jailbird la guardò ammirato e non esitò a ricambiare gli attacchi, che ora Gemma evitava con maggior difficoltà.
L'assassino fece l'ennesimo affondo, ma la Tigre con un colpo di spada riuscì a disarmarlo: senza perdere un solo secondo, JJ le prese il polso della mano che teneva la spada, tanto velocemente che lei se ne accorse solamente quando sentì la forza esercitata sulla sua pelle.
Le torse il braccio, portandolo dietro alla sua schiena e facendole perdere la presa sulla spada. Come se non bastasse, con l'altra mano le afferrò la spalla destra, gravando sulla ferita.
A ogni urlo della ragazza, il Jade Jailbird era più felice. Ed era sul punto di raccogliere la spada e finirla del tutto, quando fu colpito in testa da una pietra.
Si girò di scatto, allentando la presa su di lei.
Trevor lanciò un'altra pietra, mancandolo questa volta.
La distrazione del Jade Jailbird, però, bastò a Gemma per liberarsi dalla sua presa, recuperare la spada e trafiggerlo con tutta la forza che le rimaneva in corpo.
L'assassino spalancò gli occhi, con un'espressione di puro terrore sul viso e, per un attimo, tutta la follia che era stata il suo segno indistinguibile svanì, rimpiazzata da stupore e quasi ammirazione.
Le ginocchia gli cedettero e crollò al suolo, con la spada ancora conficcata nel petto. I suoi occhi erano ancora aperti quando la vita abbandonò il suo corpo.
Il volto del mostro era stato rimpiazzato da quello umano solo nel momento della morte.

Gemma si appoggiò con la schiena a un tronco e poi scivolò, finendo seduta per terra. Aveva una mano sulla ferita e a stento tratteneva le lacrime. L'aria non sembrava poter soddisfare il suo impellente bisogno di respirare.
Guardò Trevor, che le corse incontro preoccupato.
"Mi hai appena salvato la vita, lo sai?" disse la Tigre.
"Non avrai mica pensato che me la sarei semplicemente data a gambe?" chiese il bambino con un sorriso.
"Grazie"
Il bambino annuì per nulla sollevato e guardò la spalla mal messa. Sbiancò al vedere il sangue e le strappò la manica. Strappò anche una parte della sua maglia logora, la stessa che teneva quando era prigioniero, e le avvolse la ferita con essa, operando così come gli era stato insegnato. Quello era il meglio che potesse fare.
Gemma però aveva la testa da tutt'altra parte. Se ciò che aveva detto il re era vero -e non lo dubitava- erano tutti in pericolo.
Doveva agire subito: le Volpi non potevano entrare nel territorio di Tigerheart, o la guerra avrebbe avuto un risvolto tutt'altro che positivo.
Con la spalla che doleva, la testa che le girava e le forze sempre minori, Gemma sapeva di dover fare qualcosa. E anche velocemente.
"Trevor" iniziò "devo chiederti un ultimo favore, forse quello più importante. Probabilmente l'intera guerra dipende da quello che ti sto per chiedere."

***

Gemma respirava a fatica.
Il cuore le batteva forte per la paura, tanto che il suo suono sembrava sovrastare il resto dei rumori.
Certo, non sarebbe stato brutto morire in quel luogo che aveva segnato la sua infanzia. Ne aveva passate di avventure, in quell'ambiente colorato di un rosa cristallino. Le piante, i cespugli, persino le piccole pozze d'acqua erano rosate, lì dentro.
Il Covo dei Fenicotteri era un posto davvero magico.
Lì, al centro del passaggio che divideva Tigerheart da Foxiness, Gemma stava aspettando che la Volpe e il suo esercito arrivassero.
La sua era una mossa disperata, ma era l'unica cosa che le era venuta in mente.
Dal luogo dello scontro con JJ non sarebbe mai riuscita ad arrivare lì: non solo non avrebbe avuto il tempo di arrivare per prima, ma probabilmente non avrebbe avuto neanche forze sufficienti.
Ed era una grande fortuna che fosse amica dei Fenicotteri da sempre, così da poter chiamare con un solo fischio uno di essi. Questi era arrivato, dispiegando le sue ampie ali, e dopo aver ascoltato ciò che stava per succedere l'aveva portata lì.
Erano animali molto grandi, i Fenicotteri, tanto che a Gemma sembrava affondare nelle piume mentre veniva trasportata in volo. Quello che la trasportava, però, aveva subito messo in chiaro una cosa: loro non avrebbero spezzato quel giuramento di pace mai e poi mai. Non sarebbero intervenuti in alcuno scontro.
Era certa di essere arrivata per prima.
Un suono attirò la sua attenzione. Erano voci e passi.
Le Volpi erano arrivate, non c'era dubbio.
Gemma impugnava la spada debolmente, la mano che le tremava. Era giunto il momento.
Il re non riuscì a trattenere tutto il suo stupore quando la vide lì. Spalancò la bocca, poi si mise a ridere. Non erano nascoste a nessuno le pessime condizioni in cui si trovava la Tigre.
"Pensi davvero che riuscirai a fermare un esercito?" chiese con tono di scherno la Volpe.
Gemma deglutì e sperò con tutto il cuore che il suo piano funzionasse.
"Penso di poter fermare colui che si fa chiamare Guerriero delle Volpi senza mai combattere" disse acida.
Il re sembrò alterarsi. Chiuse la mano a pugno, poi scoppiò a ridere ancora.
"Propongo una sfida" continuò lei imperterrita "Se mi riuscirai a sconfiggere, potrai continuare nel tuo intento e tutti sapranno quanto vali. Se vinco io, i tuoi uomini se ne torneranno a casa e firmeremo la tregua."
La Volpe la scrutava incuriosita e pensierosa. Si chiedeva che trucco ci fosse sotto.
"E perché nelle tue condizioni vorresti tentare una sfida?" chiese con tono canzonatorio "Cosa mi nascondi?"
Gemma abbassò lo sguardo ed esitò prima di rispondere. "Perché non c'è nient'altro che io possa fare. È l'unico modo in cui ti posso fermare."
"Accetto, allora" rispose il re. Sembrava soddisfatto, come se quel duello gli rendesse la vittoria della guerra sempre più vicina.
Con disinvoltura, la Volpe si avvicinò a Gemma. La osservava con il suo solito sguardo famelico, in attesa della prima mossa della Tigre.
Gemma si scagliò sul nemico con forza, tanto da rendergli difficile parare. Il re arretrò, evitando per pochi centimentri la lama affilata che di nuovo cercava di colpirlo. Contrattaccò, avanzando in una serie di colpi decisi e potenti.
La Guerriera inciampò, cadendo rovinosamente a terra e rotolando su un fianco. Urlò per il dolore alla spalla, ma quando si alzò vide che il re stava aspettando, quasi volesse prolungare quel duello per farla soffrire. La guardava con un sopracciglio alzato, che sembrava dirle: "È tutto qui quello che sai fare?"
Si rialzò, con il respiro affannato e riprese con la sua serie di colpi. Il re parò ognuno di essi, contrattaccando con un'altra serie di attacchi.
Gemma sollevò la spada per ferirlo, ma la Volpe scansò il colpo. Con la spada le ferì una gamba, poco sopra al ginocchio, e la Tigre non riuscì a sostenere il suo peso, cadendo in ginocchio.
Il re appoggiò la lama contro il suo collo e fece pressione, tanto che un rivolo di sangue le scivolò sulla pelle candida.
"Ultime parole?" chiese la Volpe con un ghigno soddisfatto.
Le lacrime facevano pressione per uscire dagli occhi di Gemma.
Il suo piano non avrebbe mai potuto funzionare, lo sapeva. E lei di sicuro non sarebbe mai potuta sopravvivere. Ed ora era tutto perso.
È stata una cosa stupida,si disse, mentre cercava di accettare la sua sorte.
"È stata una cosa coraggiosa"
Gemma sentì chiaramente quella voce, come se fosse davvero lì. Ma quella era la voce di William, che di certo era in un luogo tanto lontano.
Ma per loro due la distanza non era mai davvero tale.
E William era lì con lei, in quel momento. Forse non materialmente, ma la ragazza sentiva che era lì.
Gemma fu travolta da una forza sconvolgente, prorompente. Una forza inimmaginabile che nella sua testa assunse subito un nome. Coraggio.
Allora le parole le uscirono dalla bocca quasi non fosse lei a pronunciarle.
"Abbiamo vinto" disse.

***

William aveva combattuto strenuamente.
Dopo la morte di Ding, la battaglia non era continuata ancora molto.
Ma avevano vinto, finalmente. Forse definitivamente.
Il Guerriero di Secreteyes aveva fatto tutto ciò che poteva per proteggere Jackson, ma sono alla fine della battaglia aveva potuto trasportarlo fuori dal campo. Aveva cercato disperatamente un medico, qualcuno che lo potesse aiutare, e aveva sperato che tutto andasse bene.
Jackson era semicosciente, a tratti sembrava lucido, a tratti sembrava che la vita lo avesse abbandonato. Eppure il battito, flebile, ancora c'era.
Ma chiunque lo vedesse capiva che il suo destino era già deciso. Sul suo volto c'era già la morte.
William lasciò l'amico in mani esperte e uscì dall'accampamento, in cerca del silenzio.
Non avrebbe mai sopportato che Jackson fosse morto per colpa sua.
Iniziò a girovagare, non allontanandosi mai troppo dalle tende, cercando di scappare dal duro presente
Ad un certo punto si fermò, sentendosi trasportato da qualche altra parte. Il suo cuore batteva velocemente, mentre si ritrovò a sussurrare impercettibilmente: "È stata una cosa coraggiosa."

***

"Ti sto uccidendo, Guerriera, voi non avete vinto. Ho vinto io" replicò il re, ma nella sua voce c'era incertezza.
Una finta risata, roca, nacque dalla gola di Gemma. Quella risata subito si trasformò in una leggera tosse che sapeva di sangue.
La Volpe, però, la osservava attentamente. L'avrebbe già uccisa, ma aveva paura che quel suo delirio stesse per anticipare un asso nella manica dei nemici, quindi attese che parlasse.
"Tu non vincerai mai. Non sarai mai felice." continuò la Tigre "E sai perché? Perché non proverai mai nulla. Io ho vissuto mille volte più di te. Ora che sono davanti alla morte ho paura, ma non cadrò mai. Mentre tu hai strisciato per tutta la vita, io sono in piedi ad aspettare ciò che il destino mi riserva."
Gemma si alzò in piedi, incurante del dolore che la affliggeva e della lama ancora appoggiata alla sua gola.
Guardò il re negli occhi, sfidandolo. Disgusto e amarezza, nel suo sguardo, ma anche un coraggio quasi sfrontato che faceva rabbrividire la Volpe tanto da impedirgli di muoversi.
"Io ho tutto ciò di cui ho bisogno e ne sono soddisfatta, tu non avrai mai nulla perché mai nulla ti basterà. Non potrei desiderare altro e non lo farò. Ho provato rabbia, odio, tristezza e disperazione, ma anche sentimenti che tu non potrai sognare neanche lontanamente. Sollievo, gioia, allegria. Amore. Una vita che ha provato amore anche solo per un secondo è una vita vissuta davvero. E la tua non lo è e non lo sarà mai. Mi fai quasi pena! Cerchi così tanto la vittoria che non ti rendi conto che hai già perso in partenza. Qual è il tuo scopo nella vita?!"
La mano del re iniziò a tremare e mentre lo sguardo di Gemma sembrava ardere di una forza inspiegabile, la Volpe si sentì bruciare. Una sensazione che derivava dal suo stesso cuore e che lo avvolgeva togliendogli il respiro. Ma era anche una forza emanata dalla Tigre stessa, la cui essenza si espandeva in un alone di fuoco.
Le passioni, le emozioni che in Gemma ardevano così potenti stavano incenerendo l'animo del re, che ne era privo.
"Il coraggio è forza e l'amore che lo spinge dà vita. L'amore è vita in tutte le sue forme! E posso chiaramente vedere il tuo cuore marcio morente, nero e viscido che si contorce perché l'odio porta solo alla distruzione. Sei come polvere e vali quanto essa."
Le parole della Tigre, come una condanna a morte irreversibile, avevano stabilito il destino del re.
La Volpe prese fuoco.
Bruciava e urlava.
E in breve tempo non fu altro che polvere.

***

Jackson guardava il cielo.
Era così azzurro, così intenso. Così bello e maledettamente lontano.
Sentiva voci che lo chiamavano, ma allo stesso tempo erano suoni distanti e incomprensibili.
Il suo corpo era in balia del caso. Ma ancora un poco e la vita lo avrebbe abbandonato.
Eppure stava morendo troppo lentamente. Il dolore lo stordiva e gli impediva di muoversi, sentiva il sangue abbandonarlo e la vista offuscarsi.
Non avrebbe mai più visto quel cielo azzurro. Ma ora non importava.
Non importava più nulla.
Si fece tutto nero, solo due occhi spiccavano in quell'oscurità, vividi e gioiosi come l'ultima volta che li aveva visti.
Se avesse avuto ancora la forza di sorridere, Jackson l'avrebbe fatto.
"Vieni con me" diceva una voce melodiosa, che apparteneva alla stessa persona a cui appartenevano quegli occhi. "È passato così tanto tempo... Ci rincontreremo. Abbandona la vita e raggiungimi!"
Jackson esitò. Solo un momento, un singolo attimo.
Poi fu pronto. Fu pronto a rinunciare a tutto.
E lo avrebbe fatto, se una voce non avesse fatto irruzione nella sua mente con una forza che sapeva di fuoco, accompagnata da una violenta luce arancione che lo acciecò.
"Il coraggio è forza e l'amore che lo spinge dà vita"
Gli occhi di Jackson si chiusero.

***

Sui volti dei soldati c'era stupore. Si guardavano intorno, come se non avessero capito cosa fosse appena successo. E neanche Gemma lo capiva davvero.
Aveva vinto il duello, ma forse non era bastato. Perché sapeva che le Volpi non avrebbero rinunciato alla vittoria così.
E infatti i soldati, superato lo stupore, iniziarono a correre verso di lei, le spade sguainate.
Un brivido percorse la Tigre, ma nell'aria sibilò una freccia che colpì uno dei soldati nemici.
Ce l'avevano fatta.
Gemma si girò e vide Christine con l'arco in mano, seguita dalle tre truppe. Vicino a lei c'era Trevor.

***

All'inizio, Christine non voleva fidarsi di quel bambino che era arrivato al suo accampamento non appena era finita la battaglia.
Lei era sospettosa per natura, diffidava di chiunque.
Eppure qualcosa nell'espressione di quel bambino e nelle sue parole allarmanti, l'aveva convinta a seguirlo.
Erano arrivati a quel posto, il Covo dei Fenicotteri, e Christine aveva capito subito che stava succedendo qualcosa.
Aveva zittito i soldati e si era avvicinata, nascondendosi fra i cespugli.
Appena in tempo per vedere Gemma che parlava con il re, atterrito, che poi aveva preso fuoco.
Lei capiva cosa era appena successo. Capiva cosa aveva fatto la Tigre.
Aveva emanato l'Essenza del Coraggio.
Così come lei poteva vedere il futuro, Gemma aveva utilizzato la magia che così rara era in loro.
Christine sorrise. Era ora di mettere fine alla guerra.

***

Il duello aveva svolto il suo lavoro. Aveva dato a Trevor il tempo di arrivare da Christine e condurla lì, nella battaglia decisiva.
Certo il re non si aspettava nulla, aveva visto il bambino scappare non appena il Jade Jailbird aveva rivelato la sua identità.
E alla fine, la Tigre aveva ingannato la Volpe.
Gemma lasciò che fossero gli altri soldati a combattere, mentre le forze venivano meno. Trevor le andò vicino e la aiutò ad allontanarsi, Christine comandava le truppe come se fosse nata per quello.
E alla fine avevano vinto.
Alla fine, nell'impossibile e nell'inimmaginabile, il coraggio e l'amore avevano vinto.

   
 
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