PART. 2
Le lacrime della luna, che gli uomini comunemente chiamano
stelle, brillavano insieme alla loro madre, donando un fascio di luce eterea
alla terra, cosi che chi la guardasse pensava di ritrovarsi in una terra
incantata…
Ma affatto, la terra non ha nulla di incantevole o
fiabesco…
Su di essa gravano oscurità, morte e oblio…
Eppure, qualcuno sembra voler sfidare quell’oblio,
avventurandosi nell’oscura coltre creata dalle tenebre.
Quel qualcuno si muoveva guardingo, attento nei movimenti
e a ciò che accadeva intorno a lui.
Sembrava quasi attento a qualcosa, nel cercare qualcosa…
Lento, il suo incidere per la larga via di ciottoli non
faceva rumore.
E mentre calmo percorreva il suo cammino, pezzi della
conversazione avvenuta qualche giorno prima tornarono alla sua mente
La tua prima vampira? Complimenti…ora sei un
cacciatore a tutti gli effetti… -
- Ma se nemmeno l’ho ferita…mi ha tenuto in pugno tutto il
tempo e non mi ha ammazzato, chissà per quale motivo… -
- Ma sei sopravvissuto…-
- Pura fortuna –
- Eddai non sottovalutarti così…-
- Ti sbagli, sei tu che mi soprvvaluti… -
La conversazione è interrotta dall’oste della locanda, che
porta al loro tavole due pinte di birra. Subito dopo, dall'entrata della
locanda spunta un uomo.
- Ehi...vieni qui Eric! Siediti e racconta...è molto che
non ci vediamo -
Si avvicina lentamente al tavolo, misurando ogni passo. È
piuttosto diverso dai suoi compagni: tiene il cappuccio ben calato sul capo e
non accenna a volerlo togliere, la cintura con le armi tintinna ad ogni suo
movimento, segno che è davvero bene armato. Misura ogni singolo movimento del
corpo con un controllo quasi sovrumano.
Si siede vicino al giovane cacciatore
- Allora che novità ci sono? –
Sussurra tenendo il capo basso. Sembra intenzionato a
nascondere il suo volto, a celare a chiunque si avvicini, la propria identità.
- Novità nessuna...è tutto tranquillo da qualche
tempo...forse fin troppo –
- Appunto...chissà cosa staranno preparando i vampiri alle
nostre spalle…-
- Non credo abbiamo qualcosa in mente...l’ultima volta li
abbiamo decimati. Possono solo leccarsi le ferite stando nascosti il più
possibile –
Il giovane stava ad ascoltare, ammirando quell’uomo che
sembrava così esperto e così forte...
- Non mi hai ancora detto il nome della vampira che ti ha
attaccato –
Il ragazzino rimase qualche secondo in silenzio, stordito
dai pensieri che gli passavano per la testa
- Cosa? Oh, non so...non me l’ha detto... –
Il vecchio rise
- Ragazzo, sopravvaluti quelle creature se pensi che ti
dicano il loro nome –
Ma l’altro era estremamente serio, o almeno pareva esserlo
sotto l’ombra del mantello.
- Non sai il suo nome? –
- No –
Ripeté il giovane
- Sai descriverla? –
Il ragazzo alzò le spalle
- Bè era non molto alta...forse come me. Poi aveva degli
occhi strani, più azzurri del ghiaccio. Non so se la sete le procuri un diverso
colore agli occhi, io personalmente non ho notato cambiamenti. Mi sembrano
strani, degli occhi così chiari addosso ad una creatura del genere, ti raggelano
il sangue nelle vene...I capelli erano molto lunghi, scuri, ma alla luce
notturna non sono riuscito a distinguerne il colore... –
Si interruppe un attimo, per rievocare tutti i particolari
- Aveva un viso da ragazzina, dimostrava al massimo vent’anni...era
molto bella, ma la sua bellezza era inquietante. Pareva
troppo...troppo...troppo bella per essere una qualsiasi creatura mortale.
Emanava un’aria assolutamente strana...-
Si interruppe, conscio del fatto che non era la miglior
descrizione del mondo, anzi molti particolari non li ricordava e li aveva
quindi tralasciati
- Che armi aveva? –
Chiese Eric, con tono grave, la voce incrinata dalla
rabbia che nasceva in lui alimentata dal sospetto.
- Be...aveva una spada, sembrava molto antica e lunga. E
un pugnale di medie dimensioni, dalla lama affilata e tagliente, il manico
intarsiato...sembrava fatto d’argento, da quanto brillava alla pallida luce
della luna –
L’uomo rimase per un attimo immobile, sembrava trattenersi
dal fare qualcosa. Infilò la mano in tasca e lasciò due monete sul tavolo
- Pagate voi...io ho un impegno –
- Ma non puoi andare ora...-
Gli urlò dietro il vecchio cacciatore
- Ho un conto in sospeso...e tu lo sai...-
Così, come era venuto, se ne andò, senza lasciare traccia
del suo cammino, come le ombre a cui con persistenza dava la caccia da tutta
una vita...
Ed era da allora, che aveva intrapreso la sua caccia…
Notte o giorno che fosse, per lui non era differenza…
In fondo, non c’era nessuno da qualche parte che lo
aspettasse…
E così per quattro giorni aveva vagato per le strade in
cerca della sua preda
“Perché ti troverò…e tu lo sai”
E forse, quella era la notte giusta?
Continuava a muoversi, ora per le fredde e buie viuzze
secondarie. Era sicuro di se, nessun vampiro gli era mai sfuggito.
All’improvviso, sentì un tonfo dietro di se, un tonfo
lontano.
Qualcuno, apparentemente, lo seguiva…perché una figura si
ergeva all’inizio della viuzza, che lui aveva superato pochi secondi prima.
Non si nascondeva, anzi camminava proprio in mezzo alla
via, senza preoccuparsi, alla pallida luce della luna.
- Mi hanno riferito che mi cercavate –
Una voce giovane, di donna, si propagò nell’aria,
cristallina e fredda.
- Non ho mai smesso di darvi la caccia –
Rispose l’uomo, fermo in mezzo alla strada, con le mani
sotto il mantello, strette alle sue armi
- Non ne dubito…ma per un periodo siete sparito. Quasi mi
chiedevo se foste morto… -
- Cosa credete che sia, un novellino come quello che avete
affrontato poche sere or sono? –
La giovane sogghignò, avvicinandosi sempre più. Il corpo
ricoperto dai raggi della luna, le davano una luce strana, un’aurea sovrumana,
i canini scoperti dal sorriso.
- No…noi tutti sappiamo bene come voi siate uno dei
migliori. L’abbiamo imparato a nostre spese –
Disse, fermandosi a pochi metri dall’uomo.
Ricordò di quella notte di fuoco, di tante grida, di corpi
in cenere e di quei pochi che si erano salvati.
- A cosa devo l’onore di essere così costantemente nei
vostri pensieri, in questi giorni? –
Il cacciatore la guardò. Il mantello ondeggiava al ritmo
del leggero alito di vento.
- Mi hanno riferito che eravate in città… -
- Paris…la città dell’amore, la città degli innamorati… -
Fece scivolare la mano lungo un fianco, senza nemmeno
nascondere il gesto.
- Ma noi non siamo qui per parlare, vero? –
La vampira estraette la spada dal fodero.
Il cacciatore la guardò, l’odio represso che montava
dentro di lui, e fissava quella figura che, davanti a lui, aspettava.
Sapeva cosa voleva fare, eppure qualcosa aveva preso la
sua capacità di pensare. E continuava a rimanere lì, immobile.
- Sapete, se vi rifiutate di prendere le armi mi renderete
la vita troppo facile… -
- State tranquilla, non è mia intenzione facilitarvi l’esistenza
–
Lei rise, una risata cristallina, quasi da bambina.
- Certo, voi cercate di complicarmela…più che altro,
riuscite solo a rivelarvi un fastidio… -
Anche l’uomo estrasse una spada dal fodero della cintura
che teneva alla vita, una spada più corta, più agile e maneggevole di quella
della vampira.
- Si comincia –
Sussurrò lei, visibilmente eccitata.
I suoi occhi color ghiaccio avevano rapidamente cambiato
sfumatura, prendendone una più verdina, al pensiero della lotta e del sangue.
Si avventarono l’uno contro l’altra, con furia e odio.
I colpi delle due lame si dispersero nella notte, la loro
eco vagava per le strade silenziose.
Il cacciatore seguitava ad affondare la lama o, perlomeno,
ci provava. La vampira era svelta ed agile anche con quella lunga spada antica,
e parava ogni
colpo.
Non si sa per quanto andarono avanti, forse qualche
minuto, forse qualche ora…
Per un vampiro quel tempo non voleva dire nulla, e per un
cacciatore la notte non era tempo di dormire.
Nessuno dei due aveva fretta, quindi.
La luna splendeva ancora alta nel cielo quando lei gettò
lontano la spada ed estrasse il pugnale, che prese subito a sfavillare e a
brillare come non mai, alla luce argentea della notte.
I suoi movimenti si fecero più rapidi, quasi invisibili
persino agli occhi allenati del cacciatore, che dovette stare il più attento
possibile per evitare di ritrovarsela sulle spalle che gli mordeva il collo.
Lo scontro si era fatto notevolmente più violento,
entrambe le parti si erano soltanto riscaldate, sino a quel momento.
Entrambi avrebbero potuto sfoderare armi migliori.
Ora era lui a parare con la spada gli affondi che lei gli
infliggeva col pugnale
- Sai, se solo volessi potrei ucciderti ora… -
Sghignazzò lei.
- E allora perché non lo fai? –
- Perché mi diverte vedere come voi umani lottate…siete
cosi ingenui. Così convinti di poter anche solo avvicinarvi alla vittoria –
- Io e alcuni miei compagni abbiamo avuto la vittoria…devo
ricordarvela? –
Il volto della vampira si fece serio, ogni traccia di
ilarità scomparve dal suo viso.
Si era fermata, a circa due metri da lui, e ora lo fissava
con i suoi occhi di ghiaccio.
Lui la ignorò e andò avanti.
- Rammenterete…Londra, un teatro in fiamme…i pochi di voi
che sono scappati e non sono stati uccisi si contano sulle dita d’una mano. E
voi…voi, invece, siete sulla mia lista da molto di più… -
- Non m’importa del destino degli altri vampiri. –
Disse lei, la voce grave come quella di una tomba, la
mascella contratta.
Un ghignò passò sul volto del cacciatore.
- Forse non di quelli che erano nel teatro…ma di qualcuno
sì…forse l’unico vampiro di cui vi sia mai importato qualcosa… -
Non poteva piangere, la giovane.
I vampiri non piangono, o almeno, non lo fanno spesso.
Eppure, lei sentì un’unica goccia salata scivolarle sulla
guancia, e poi sul collo.
Non riusciva a dire niente, il dolore di quella ferita
ancora aperta e che non si sarebbe mai chiusa, la sopraffaceva.
Forse un istante, vacillò.
E poi, silenziosa, si lanciò verso la sua preda.
Più forte di prima, forte di quel dolore che le riempiva
una parte del petto dove, quando era ancora umana, si trovava un cuore.
Affondò il suo pugnale nella spalla del cacciatore, quel
tanto che bastava per fargli esalare un grido di dolore.
Estrasse la lama, silenziosamente appagata, e leccò
lentamente il liquido rosso e caldo che colava.
- Anche voi avete qualcuno da ricordare –
Sibilò, mentre l’uomo si appoggiava al muro, tenendosi la
ferita con la mano.
- E’ per questo che è una vita che vi sto cercando… -
- La vendetta… - sospirò lei – Ha un sapore sublime –
Chiuse gli occhi, esalando l’odore inebriante del sangue.
L’uomo estrasse un paletto dalla cintura.
Lei ridacchiò.
- Avanti, Èric, hai delle armi più potenti per
contrastarmi…il paletto di frassino non è scontato? –
Il suo nome, il suo nome pronunciato in quel modo…
Quell’accento alla francese…
Urlò.
Un urlo agghiacciante, disumano, di dolore…
La vampira accennò un sorriso e una frase sussurrata,
qualcosa sulla debolezza degli esseri umani…
Ricominciarono lo scontro, questa volta entrambi alimentati
dal dolore.
La vampira fece in modo da riuscire a prenderlo alle
spalle.
- La furia e il dolore ti hanno annebbiato le capacità… -
Disse, premendo leggermente la lama sul collo dell’uomo.
Lui cercò di liberarsi, inutilmente.
Ogni mossa che faceva dava origine ad una contromossa più
astuta e forte.
E alla fine, fece una cosa che non aveva mia fatto in vita
sua: né quando era rimasto orfano, quando aveva perso la persona che più amava
al mondo,
quando era stato trovato da un cacciatore ed era stato
egli stesso cresciuto come un cacciatore, quando aveva combattuto le prime
volte e quando si era trovato in pericolo tutte le altre volte.
Ma forse era talmente stufo di quella vita alla ricerca di
una vendetta che, nonostante si avvicinasse a volte a meno di un passo, ma che
non riusciva mai ad afferrare…
Lasciò andare la presa della mano destra e il paletto di
legno cadde per terra, con un piccolo tonfo.
- Uccidimi –
Sussurrò.
Un sussurro disperato, di colui che ormai non ha più
niente per cui vivere.
Di chi si aggrappa a qualcosa disperatamente per soffocare
il proprio dolore, anche se sa che niente potrà mai guarirlo.
La vampira premette ancora un po’ la lama sul collo dell’uomo,
che non vacillò nemmeno un istante.
- Oh, no…perché dovrei ucciderti? Vederti soffrire mi
diverte… -
Premette la mano destra sulla ferita alla spalla, ed egli
ebbe un sussulto, ma non diede segno di provare dolore.
- Allora, se non vuoi uccidermi, cosa vuoi fare con me? –
- Te l’ho detto…divertirmi…Se ti uccidessi, non avrei più
un mio degno rivale e la vita diverrebbe più noiosa di quello che già non è –
- Quindi per te sono un giocattolo? –
- Tutti voi umani siete giocattoli nelle mie mani…posso
piegare la maggior parte di voi con un unico sguardo…perché siete deboli… -
- Sei soltanto una schifosa sanguisuga –
- Calma, non è il caso di offendere… -
Sbottò lei, un po’ punta sul vivo.
Ma poi sorrise.
Un altro dei suoi sorrisi maligni e terribilmente belli.
Aveva ancora il cacciatore stretto fra le braccia.
Si chinò leggermente con la testa, quel tanto che bastava
per arrivare a sfiorare il suo collo con le labbra.
Passò la lingua su quel collo marmoreo, sentì l’uomo
deglutire.
Non era spaventato, no.
Era…perplesso…sorpreso…
Lei ignorò quegli stati d’animo, e affondò i denti nel
collo.
Un morso lento, quasi delicato.
Qualcosa di niente affatto doloroso.
Anzi, qualcosa di piacevole.
Lui deglutì.
Sentì il rivolo di sangue caldo scivolargli dal collo, le
labbra della vampira poco più giù che bevevano avidamente il liquido vermiglio.
Ad un certo punto si fermò, nonostante la sete bruciante
che le premeva dentro.
Avere del sangue lì davanti agli occhi, saperlo, e non
bere erano quasi un tormento per un vampiro.
- Non vai avanti? –
- Non voglio ucciderti –
Disse, cercando di ignorare la gola in fiamme dal
desiderio.
- Sappiamo entrambi che vuoi il mio sangue –
- Io voglio del sangue…di chi sia non mi importa –
- E allora bevi… -
Lei scosse la testa, allontanandosi da lui e rimettendo
nel fodero il pugnale.
Poi si voltò, e andò a raccogliere la spada, che giaceva
ancora per terra.
L’uomo la guardò compiere quei gesti con quella velocità
ed eleganza naturalmente tipica di un vampiro.
E ne fu, forse solo per un momento, affascinato.
Si scosse quei pensieri dalla testa e alzò lo sguardo.
La luna non c’era più.
- Perché non mi uccidi? –
La voce cristallina lo interruppe dai suoi pensieri.
- Tu non mi hai ucciso –
- Quindi, per gratitudine? –
- No…solo per una piccola tregua –
Lei rise, sempre con quella risata da bimba.
Si allontanò lentamente, senza mai voltare le spalle
al cacciatore, e poi spiccò un balzo fin su di un tetto, diventando una figura
nera e scura, confusa con il resto della notte ancora color inchiostro.
Era passato così poco tempo?
L’uomo si allontanò da quella via, assorto.
Non aveva ottenuto quello che voleva.
Non aveva raggiunto il suo obiettivo.
Era stato debole.
Si era arreso, e si era ripromesso di non farlo mai.
“Non deve accadere mai più” pensò, frustrato.
Sospirò, posando le dita della mano con la spalla buona
sul proprio collo.
I due buchi dei denti erano ancora lì, e il sangue vi
colava ancora, sebbene meno copiosamente.
Lontano, una figura lo osservava, dall’alto. Confusa col
buio della notte, silenziosa e immobile.
Sorrise, compiaciuta.
“Non preoccuparti, cacciatore…ci rivedremo…ora il tuo
sangue scorre dentro di me, non posso starti lontana…”