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Autore: A Midsummer Night_s Dream    07/02/2015    5 recensioni
Mar dei Caraibi, 1657
Da anni, un pirata freddo e senza scrupoli solca le acque dei sette mari animato dall’odio e della vendetta verso colui che tempo addietro sterminò la sua famiglia.
William Alexander Spencer.
Una donna nobile dalla rara bellezza, incantatrice per l’aspetto angelico, ma astuta come una volpe e per nulla innocente, ignara si dirige tra le fauci di un destino che cambierà per sempre la sua vita.
Lady Helena Elisabeth Hughes.
Cosa fareste se la donna che più desiderate fosse la stessa che più odiate?
Cosa fareste se l’unico uomo in grado di salvarvi la vita fosse lo stesso che potrebbe uccidervi?
Odio. Amore. Tormento. Passione. Chi vincerà?
«Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.»
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Con un po' di ritardo, ma ecco il nuovo capitolo!
Ho impiegato più tempo rispetto al solito perchè troverete alcune scene che parleranno di violenza, in un certo modo, quindi ho voluto scriverle con quanto più tatto possibile. Spero di esserci riuscita... Ringrazio di cuore i nuovi lettori che hanno inserito la storia tra le seguite e chi ha commentato il capitolo precedente. Adesso, convinta di avervi rubato fin troppo tempo, vi lascio al capitolo.
Buona lettura!

P.s.: in fondo alla pagina troverete il volto di colui che si avvicina più alla mia idea dell'ufficiale in seconda, Gabriel!







 U
na lunga giornata





Come un animale in gabbia, Helena si aggirava inquieta e circospetta per l'ambiente a lei circostante.

Mentre era ancora priva di sensi solo il capitano poteva averla condotta in quella nuova cabina, molto più grande e lussuosa rispetto a quella precedente.

Dunque adesso si trovava nei suoi alloggi personali, questo le era chiaro, ma perchè aveva deciso di sistemarla proprio lì?

Sentì le guance scottare al pensiero di essersi trovata tra le braccia dell'uomo, completamente inerme e abbandonata... ancora una volta. Uno strano e inspiegabile calore le invase le membra quando pensó al petto caldo e forte del capitano sotto le proprie dita.

Scosse la testa, sconvolta e irritata dai suoi stessi pensieri.

Da quell'ultimo incontro, avvenuto ore prima, non lo aveva più rivisto...

Sobbalzó presa alla sprovvista quando vide un uomo entrare nella cabina senza alcun preavviso. Per l'ennesima volta.

"A quanto pare, su questa nave, le buone maniere non sono contemplate!" sbottó sarcastica, lanciando uno sguardo di fuoco al nuovo arrivato.

Gabriel guardó la donna di fronte a sè con espressione sbigottita e incredula, ma la sua sorpresa dovuta a quell'inaspettata accoglienza  duró un battito di ciglia prima che una sonora risata esplodesse dalle sue labbra e lo facesse piegare su se stesso divertito.

"Adesso capisco il cattivo umore del capitano ogni volta che viene a farti visita!" disse l'uomo non appena riuscì a riprendersi dall'ilarità del momento, guardandola sornione.

Helena corrugó la fronte indispettita. "Come avete detto?"

Gabriel non rispose, ma scosse la testa ancora divertito mentre, sotto lo sguardo inquisitore della donna, faceva trasportare da altri due pirati all'interno della cabina una tinozza piena d'acqua per poi liquidare i due velocemente con un cenno della mano.

"Questa è da parte del capitano" disse poi, spezzando così il silenzio imbarazzante sceso tra di loro. "Io sono Gabriel, comunque... Benvenuta a bordo della Golden Lady!" continuó rivolgendole impacciato un sorriso amichevole, nessuna malvagità nello sguardo.
Helena si stupì dell'atteggiamento gentile del pirata e non potè non ricambiare con un timido sorriso. Da quando non veniva trattata con un po' di gentilezza?

"Non so se ringraziarti o mandarti al diavolo per il tuo... benvenuto!"

Gabriel vide i lineamenti del suo volto addolcirsi e le labbra aprirsi in un sorriso sarcastico mentre pronunciava quelle parole che strapparono a lui l'ennesima risata divertita.

"Hai ragione, di certo dal tuo arrivo su questa nave non sei stata trattata nel migliore dei modi..." rispose pentendosi all'istante delle ultime parole, vedendo il suo volto rabbuiarsi  e provando tenerezza per quella fanciulla ancora bambina, vista la giovane età, che in poche ore aveva visto la sua vita stravolta da una ciurma di uomini senza scrupoli.

Silenziosamente si avvicinó allo scrittoio posizionato in fondo alla stanza, poggiando quelli che Helena suppose essere indumenti maschili insieme ad un grande telo bianco che aveva preso poco prima da una grande baule poco lontano da lei.

"Non sarà il massimo, ma è il meglio che una nave come questa possa offrirti" disse il cosaro prima di congedarsi da lei con tanto d'occhiolino.

Helena scosse la testa e il primo vero e sincero sorriso divertito si distese sulle sue labbra in quella lunga giornata, mentre velocemente si spogliava contenta di potersi concedere quel piccolo momento di intimità solo per sè.



 



Era ormai sera inoltrata quando Alexander decise di dirigersi verso i propri alloggi. Aveva bisogno di riposare e... dannazione! La donna si sarebbe abituata ad averlo attorno, che lo volesse o no! La sua opinione non aveva importanza, dopotutto.

Fece un breve cenno del capo verso Gabriel che iniziava adesso il suo turno, sostituendolo, mentre si allontanava dal ponte per poi fermarsi un breve istante davanti la porta della cabina di poppa.

Una lunga boccata d'aria prima di abbassare la maniglia ed entrare.

I suoi occhi si abituarono presto al buio ed altrettanto in fretta si focalizzarono sulla piccola figura illuminata dalla lieve fiammella di una candela sullo scrittoio.

Eccolo lì, il tormento delle sue ultime ore.
La sua era una bellezza eterea che neanche gli indumenti maschili erano riusciti ad oscurare. Si appoggió alla parete alle sue spalle, incrociando le braccia e scrutando avido ogni particolare in silenzio.

I pantaloni scuri, per lei troppo grandi, le cadevano larghi sui fianchi magri scivolando poi morbidi sulle sue dolci curve. Stessa cosa valeva per la camicia che non nascondeva peró il suo seno generoso e la mancanza di biancheria intima.

Gli piacque il contrasto che il nero degli abiti creava con la sua pelle diafana e i lunghi capelli biondi che la avvolgevano come un mantello, cadendo in morbide onde lungo la schiena.

Sentì una fitta di desiderio attraversargli il ventre mentre osservava il suo splendido volto, gli occhi cristallini attenti e vispi lo osservavano senza una particolare emozione.

Lo sguardo di Alexander si posó sul vassoio pieno di cibo ancora intatto.

"Non hai mangiato nulla."

"Non avevo fame" rispose lei con tono incolore, scrollando le spalle.

Il suo atteggiamento noncurante gli fece corrugare la fronte infastidito, ma furono i suoi tentativi di ignorarlo a far lampeggiare i suoi occhi di rabbia.

"Come vuoi."

L'aria tra di loro si fece tesa.

"Suppongo che questa sia la vostra cabina" disse d'un tratto Helena, rompendo il silenzio e cogliendolo di sorpresa. "Mi chiedevo il perchè della mia presenza qui."

Si osservarono intensamente per un lungo istante, poi Alexander si allontanó lentamante dalla parete, avvicinandosi a lei. "Perchè questo è il mio volere."

Gli occhi di lei sembrarono farsi di ghiaccio mentre tremante di rabbia si alzava dalla sedia per fronteggiarlo. "E da oggi in poi, ogni vostro desiderio sarà per me un ordine, vero capitano?"

Lo sguardo spavaldo, il tono di voce sprezzante. Era stupenda.

"Esatto."

La sua voce roca e sensuale arrivó come una freccia infuocata in pieno petto di Helena, facendola rabbrividire da capo a piedi.

Quell'uomo era quanto di più sbagliato potesse esistere al mondo...

Col cuore in fibrillazione per le troppe emozioni contrastati, Helena fece per ribattare ma  improvvisamente il silenzio fu spezzato da un urlo agghiacciante. Seguito subito dopo da un altro e poi un altro ancora.

In poco tempo l'aria si riempì di gemiti, singhiozzi e preghiere d'aiuto di voci femminili che furono presto sovrastate dalle risate di scherno degli uomini e dai loro apprezzamenti volgari.

Helena sentì stavolta il proprio cuore perdere un battito, il gelo invaderle le vene e bloccarla sul posto mentre la consapevolezza di quello che stava accadendo a pochi passi da lei si faceva strada nel proprio animo. La vista le si annebbió.

Quante lacrime ancora avrebbe versato su quella maledetta nave?

Con occhi spalancati, pieni d'orrore, e il respiro ansante guardó il volto dell'uomo di fronte a lei, in una tacita richiesta di aiuto che sapeva già non avrebbe ottenuto.

Dall'altra parte, Alexander la fronteggiava ancora con occhi lucidi d'eccitazione eppure un lampo di preoccupazione gli attraversó lo sguardo quando vide il suo piccolo corpo tremare. Osservó le sue braccia, che fino a pochi istanti prima teneva incrociate al petto in una posa spavalda, cadere inermi lungo i fianchi.
Il volto mortalmente pallido, lo sguardo vacuo.

Come un cristallo che si frantumava al suolo, vide l'animo battagliero e ribelle della donna spezzarsi dinanzi a lui. La caparbietà e spavalderia sgretolarsi rivelando il volto di una donna disperata e che per la prima volta, alla fine di quella lunga giornata, si rendeva conto della gravità della situazione in cui si trovava.

Helena sussultó tremante quando le grida rispresero più forti e si sentì estremamente vulnerabile.

Era troppo fragile, impaurita, impotente per poter affrontare una simile situazione... 

Per quale motivo continuare a lottare? Lui aveva già vinto...

"Smettila di dimenarti come una selvaggia! Vedrai che piacerà anche a te, in fondo sappiamo entrambi che dietro questo volto da verginella si nasconde una sgualdrina..."

"Animale, lasciatemi!" una voce femminile, come un fulmine a ciel sereno e fin troppo familiare giunse alle orecchie di Helena, insieme al sinistro suono di abiti che venivano lacerati. "Aiuto! Mia signora aiutateci, vi prego!"

Era la voce di Eleonor, sua fidata cameriere nonchè cara e unica confidente.

Quegli animali volevano mettere in atto l'ennesima violenza, abusare della donna e delle altre prigioniere... No... Non poteva permetterlo!

Come rianimato da un nuovo fuoco, il suo corpo reagì prima della mente. Le sue gambe scattarono veloci e con un urlo di rabbia si gettó verso la porta della cabina, arrivando ad essa e riuscendo ad agguantare la maniglia ma la sensazione di trionfo per essere ad un passo da Eleonor ebbe vita breve.

T
roppo presto sentì due forti braccia avvolgerla da dietro e tirarla contro un corpo caldo, le labbra dell'uomo accostarsi al suo orecchio sinistro in un ringhio rabbioso.

"Dove diavolo credi di andare?!"

Come una guerriera, cercó di liberarsi in tutti i modi mentre le urla delle donne che fino a poco prima erano al suo servizio giungevano alle sue orecchie ancora più forti. "Lasciatemi, demonio! Devo aiutarle!"

In risposta alle sue parole, Eleonor urló disperata il suo nome da dietro la porta, abbandonando ogni formalità. "Helena! Vi preg-" ma la sua preghiera fu interrotta immediatamente. Lo schiocco d'uno schiaffo e il tonfo di un corpo che miseramente cadeva a terra risuanarono nell'aria.

"NO!" un urlo pieno d'angoscia prorruppe dalle labbra di Helena mentre riprendeva a dibattersi più forte, cercando di sfuggire alla presa di Alexander che sembrava farsi sempre più salda in risposta ai suoi tentativi di ribellione.

All'esterno, sentì la voce rauca e impastata dall'alcol di un corsaro prendersi beffa della donna e trascinarla di peso fino agli scalini che conducevano alla stiva della nave, dove con ogni probabilità erano già state condotte le altre donne.

"Davvero saresti così stupida da gettarti nella tana del lupo per salvare delle stupide pezzenti?"

Quell'insulto fu l'ultima goccia che fece traboccare il vaso. Helena si giró di scatto furente, gli occhi animati da una furia cieca mentre avvicinava il proprio volto a quello dell'uomo incurante di ogni buona etichetta dell'alta società.

"Quello che voi non capite è che quelle pezzenti, come le definite voi, prima di essere considerate tali sono delle persone, essere umani, delle donne!" sibiló sprezzante, lo sguardo fiammeggiante e il tono rabbioso. "E sì, sono disposta io stessa a finire nei guai e magari non riusciró ad aiutarle, ma almeno sapró di averci provato! Il rimorso non mi tormenterebbe per il resto della mia vita!"

Dopo le sue parole, un inquietante silenzio caló nella cabina. I due si fissarono, entrambi fieri ed orgogliosi, in una tacita battaglia.

Helena sentiva le tempie battere furiosamente, le mani fremere per la rabbia, ma la sua ira si affievolì di colpo quando vide una luce pericolosa illuminare lo sguardo dell'uomo.

Desiderio. Puro, primitivo, selvaggio.

Si allontanó di scatto allarmata e turbata, inciampando quasi nei suoi stessi piedi.

Alexander sentì un fuoco ormai familiare invadergli il ventre, mentre famelico osseravava Helena indietreggiare guardigna e impaurita.

"Non osate avvicinarvi!"

A discapito delle sue parole, con un sorriso maligno superó con poche falcate la distanza che li divideva agguantandola appena in tempo per la vita sottile prima che riuscisse ad uscire dalla cabina.

Helena inizió a dimenarsi furiosamente, urlando terrorizzata ma lui trovó presto il modo di metterla a tacere. 

Come un assetato, la sua bocca caló su quella di lei senza alcuna delicatezza. Assaporó il dolce sapore delle sue labbra carnose con crescente eccitazione, un misto di innocenza e sensualità che gli mandó in fiamme il corpo.

Nessuna donna era mai riuscita a destare i suoi sensi come lei...

Fu deliziato dal contatto del suo corpo, caldo e tremante, stretto a sè, dei suoi seni moridi appoggiati al proprio petto e della sua momentanea docilità.

Con un rauco sospiro si staccó a fatica da lei, guardandola con occhi resi scuri dalla passione. Osservó le sue labbra rosse e gonfie rese tali da un bacio purtoppo non ricambiato.

Il respiro di entrambi ancora corto e veloce, a causa delle emozioni diverse che avevano sopraffatto ognuno dei due in modo diverso, il battito dei loro cuori furioso.

L
o sguardo di Helena era sgomentato, le pupille dilatate e le guance prive di colore. Alexander vide le sue labbra aprirsi e si preparó ad una nuova sfilza di insulti eppure nessun suono uscì da esse. Sorrise divertito pensando d'aver trovato l'unico modo di zittire la donna tra le sue braccia, ma il divertimento fu presto sostituito dall'apprensione quando la vide ancora immobile e con lo sguardo perso nel vuoto.

"Helena..."

Nello stesso istante, sotto di loro si levarono i gemiti disperati delle donne e gli ululati eccitati dei pirati.

Quello fu troppo per Helena. L'assalto alla sua nave, il sangue versato dei suoi uomini, il rapimento, tutta quella violenza nei suoi confronti e delle altre prigioniere... erano troppe emozioni e tutte insieme per poterle gestire in una sola giornata.

Scoppió in un pianto disperato e straziante che le tolse ogni forza e, senza alcuna logica, si gettó tremante tra le braccia di Alexander, affondando il volto rigato nuovamente di lacrime sul suo petto. Il piccolo corpo scosso dai singhiozzi, la mente piena di pensieri contrastanti.

Quell'uomo era il suo carnefice, l'aveva ferita e umiliata dal primo momento eppure era anche il suo salvatore perchè la teneva lontana dalla violenza degli altri uomini presenti su quella nave.

Alexander, stupito e incredulo di fronte a quella reazione, sentì le proprie braccia come di vita propria avvolgersi attorno alla sua vita e stringerla forte.

"Vi prego, mettete a tacere tutto questo... non riesco a sopportarlo..." lo pregó con voce sommessa la donna, stringendosi ancora più forte a lui. "Vi prego... basta..."

Una strana e sconosciuta emozione invase il petto di Alexander mentre la cingeva a sè con più forza, una mano all'altezza della vita sottile e  l'altra ad accarezzarle i capelli con dolcezza, in un gesto rassicurante.

"Ti prometto che presto finirà..." mormoró piano, il mento appoggiato tra i capelli biondi di Helena mentre la cullava delicatamente tra le proprie braccia in una stretta salda e possessiva.


Quella donna sarebbe stata la sua rovina.








Gabriel Harvey:
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