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Autore: Belieber_Jasmine_98_94    07/02/2015    2 recensioni
Alesha, una ragazza di 17 anni, piomberà nella vita del grande e famoso Justin Bieber, suo padre.
Tratto dal primo capitolo:
-Wilson dove mi manderà?.- Chiese col tono di voce più preoccupato che potesse avere.
-Mi dispiace...so che hai sempre voluto evitarlo, ma dobbiamo, tuo padre deve prendere le sue responsabilità.-
-No, no, giuro che non mi drogherò più, non ruberò più nulla, me ne starò buona ma non mandarmi da Bieber, ti prego.-
**.
Tratto dal capitolo 24:
-Mmh..- Si alzò, facendo cadere lo sguardo sul polso rotto.-Sei bellissima, sono preoccupato, quanti ragazzi proveranno a portarti via da me?- L'attirò verso di sé, appoggiando la fronte contro la sua.
Sorrise.-Nessuno mi porterà via da te.-
-Davvero?-
-Sì.-
-Promettimelo.- Avvolse le braccia attorno al suo corpo, annusando il suo profumo.
-Te lo prometto, ti voglio bene.-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I'm the daughter of Justin Bieber.

'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

05/01/2014

Alesha rise per l'ennesima volta, prendendo un altro sorso della bottiglia di vodka che teneva in mano.

Come poteva dimenticare se non in quel modo?

-Sei bellissima.- Le sussurrò un ragazzo sconosciuto, avvicinandola di più a lui. -Fottutamente sexy.- Continuò strizzandole la natica destra. Lei ormai non sapeva più cosa fare, ne cosa pensare, ma era proprio a quello che voleva arrivare. Justin non era più la sua priorità, anzi, lo aveva pure dimenticato.

-Ti va di andare a casa mia?- Liam, questo era il nome del ragazzo, posò le labbra sul suo collo, succhiandolo con avidità. Non era intenzionato a lasciarla andare, sopratutto dopo essere riuscito a conquistare una bellissima ragazza.

-Qualsiasi cosa.- Rispose sorridendo ingenuamente. Sapeva che si sarebbero dati da fare a letto, e anche che il giorno dopo se ne sarebbe pentita, perchè non era ciò che voleva fare per davvero. Avrebbe tanto voluto essere amata, non sfruttata solo per il sesso, ma sembrava far soltanto quell'effetto. A tutti.

-Alesha?- Tuonò la voce di un altro ragazzo dietro di lei. Erano dietro la discoteca, dove la ragazza si era rifugiata, sapendo che nessuno l'avrebbe riconosciuta, visto tutto quel casino. O almeno era ciò che lei pensava, non era abituata alla fama, e pensava di non essere tanto importante. Invece, tutto il mondo parlava di lei, del suo caso non risolto e del suo ritorno inaspettato.

Doveva far più caso ai telegiornali.

-Uhm?- Si girò appena, per inquadrare nel buio lo sguardo azzurro e indecifrabile di Jaxon.

-Cosa ci fai qui? Almeno tuo padre lo sa?- Chiese preoccupato, avvicinandosi.

-Mio padre?- Alesha aggrottò la fronte, prima di tornare con lo sguardo su Liam. -Allora? Andiamo?- Lo pregò, baciandogli la mascella ricoperta da una leggera peluria di barba. Voleva sentirsi amata, subito.

-Alesha, non andrai da nessuna parte, ti riaccompagno a casa.- L'afferrò per il braccio, ma lei non era intenzionata ad andarsene.-Non voglio tornare a casa, lasciami stare.- Si lamentò facendo un ultimo e lungo sorso, per poi lanciare via la bottiglia di vetro vuota.

-A...- Stavolta Jaxon su interrotto da Liam, era di fretta, e non voleva perdere altro tempo.-Ha detto che non vuole venire, ora vattene e lasciaci soli.-

Una forte scarica di adrenalina scorse per tutto il corpo del ragazzo, che non perse tempo a prendere Alesha, portandola dietro di lui, per poi scagliarsi contro Liam, stendendolo soltanto con un pugno.

-Iii, due principi litigano per me. Ma dov'è Justin? Aveva detto di essere lui il mio principe.- Esclamò la ragazza coprendosi la bocca con le mani.-Jaxon! Jaxon! Jaxon!- Urlò, saltellando e facendo il tifo per lui, il ragazzo che l'aveva conquistata con un solo sguardo.

-Cazzo, la polizia. Alesha sta zitta.- Jaxon la prese per le ginocchia, la caricò sulla spalla e iniziò a correre. Provando ogni tanto a non farla cadere.

-Basta! Ti prego, mi viene da vomitare.- Mugolò dibattendosi per scendere.

-Dio..come sei conciata. Ti porto a casa.-

-No! Non voglio andare a casa, c'è Justin. Lasciami qui, a terra.- Lui la fece scivolare lentamente su tutto il suo corpo, facendole, poi, poggiare i piedi a terra. Possibile che anche in quello stato fosse bellissima?

-Il tuo naso è adorabile.- Mormorò toccandoglielo.-Justin sarà preoccupato, è meglio che....-

-Non ci torno lì, vai tu, ma io non ti accompagno.- Gli puntò un dito contro, staccandosi completamente da lui.-Ci vediamo.- Agitò le mani in aria barcollando via.

-No, no...- La prese per il braccio, facendola tornare contro il suo petto.-...ok, ti porterò a casa mia,solo, è meglio che mia madre non ti veda, Quindi fai silenzio ok?-

Alesha rise e annuì, portandosi il dito indice sulle labbra.-Shh.-

-Idiota, andiamo.-

-Vuoi fare un bagno?- Jaxon aiutò Alesha a stendersi trattenendosi dal saltarle addosso. La gonna che portava le si era alzata tanto, fino a poter mostrare le mutandine che portava. La camicia, invece, si era aperta, lasciando vedere il top in pizzo.

-Vuoi fare il bagno con me?- Propose lei ridacchiando stupidamente.-Con tanta, tanta, acqua!-

Jaxon rise, contagiato da tutto quell'entusiasmo.-Con tanta, tanta acqua?- La prese in giro, salendo sul letto e sistemandosi di fronte a lei.-Si! E ci voglio anche il sapone.- Il ragazzo ricambiò il sorriso, prima di incominciare a farle il solletico.

-No,no, basta!- Si dimenò tentando di liberarsi. Jaxon si rialzò, reggendosi sugli avambracci.-Non approfitterei mai di te in queste condizioni.- Disse passandole una mano tra i capelli.-Anche se non so quanto resisterò...-

Alesha sorrise, scaturendo in Jason un esplosione di emozioni.-Non mi interessa, voglio dormire e fare il bagno.- Si strusciò sotto di lui, facendo scontrare le loro intimità.

L'autocontrollo di Jaxon in quel momento andò completamente a farsi fottere, e fece scontrare violentemente le loro labbra.

Per sua sfortuna però,non accadde ciò che sperava, anzi, venne praticamente lanciato via.-Fai schifo, hai le labbra tutte bagnate.- Bisbigliò lei tirando su le coperte. -Buonanotte.- Aggiunse chiudendo una volta per tutto gli occhi.

-Alesha- Jaxon scosse la ragazza per il braccio, provando a svegliarla.-Alesha svegliati, tuo padre è preoccupato per te.- Disse accarezzandole la guancia destra. Una smorfia comparì sul viso della ragazza, che cercò di coprirsi come più poteva.

-Justin ti ha chiamato più di dieci volte, e sono le quattro del mattino, se lo fa di nuovo rispondo e gli dico che sei qui.- Provò a minacciarla, scuotendola di nuovo. -Hai capito?-

-Mmh.-

-E va bene, io ti ho avvisato. Justin è completamente fuori di sé.- Disse prendendole il cellulare che squillava per l'undicesima volta e rispondendo con una smorfia in viso.

-Si. Sta bene. No, no. Non si è fatta niente. Si. Te l'ho già detto, sta bene. Come posso passartela se sta dormendo? No, non si vuole svegliare. Ok! . Ci riprovo, ma non ti assicuro niente.- Avvicinò il telefono ad Alesha, chiamandola un altra volta, ma senza ottenere alcun risultato.

''Prova dicendole che è pronta la colazione, quando era piccola funzionava sempre'' Suggerì Justin dall'altro lato del telefono.

-Va bene.- Jaxon scese di sotto, prese un cornetto, e tornò da sua cugina.-Hey, Alesha, è ti ho preparato la colazione.-

Lei si alzò di scatto, sbattendo la fronte su quella di Jaxon.-Grazie!- Esclamò prendendogli la brioche di mano e addentandola subito.

-Oh... ha funzionato.- Disse Jaxon stupito, a Justin.

''Lo sapevo, ed ora passamela.''

-Alesha Justin vuole parlarti, tieni.- Gli porse il telefono, che non esitò a prendere. -Sto mangiando.- Disse lasciandosi cadere sdraiata a letto.-Che vuoi?-

''Sei praticamente sparita da 7 ore! E mi chiedi cosa voglio?''

-Tu sei stato uno stronzo con me, e io non ti voglio più parlare, ne vedere.- Disse riagganciando e lasciando cadere il telefono sopra il letto.-Oggi dovrei andare a scuola, ma non posso visto che mi hai svegliato così presto.- Si lamentò Jaxon stendendosi accanto a lei.

Alesha sospirò.-Mi fa male la testa. Comunque puoi anche rimetterti a dormire adesso.- Gli consigliò rotolando fuori dal letto.-Io farò una doccia veloce e poi tornerò da te, altrimenti potresti essere triste senza di me.-

-Infatti, quindi vedi di muoverti, potrei morire.- Rispose stiracchiandosi. La vibrazione del cellulare di Alesha, però, fece sbuffare entrambi.

-Justin, ho detto che non ti voglio parlare.- Rispose scocciata, mentre si spogliava dei vestiti tutt'altro che scomodi.

''Alesha, ti prego. Ti chiedo scusa ok? Ora però torna a casa, ti prego.'' La supplicò, sentendosi nel bisogno di farlo. Si era preoccupato moltissimo, credeva di averla persa di nuovo quando era fuggita, ed aveva anche avuto un attacco di panico, per quel motivo aveva chiamato soltanto a quell'ora della notte.

''Perchè non ci possiamo vedere domani? Adesso sono stanca. Voglio fare il bagno, mi fa male la testa e ho sonno.'' Si lamentò rimanendo in intimo.

''Uhg. S.sei sicura di stare bene? Posso venire a prenderti, potrai dormire nella tua stanza.''

''Hai un bel coraggio a chiamarla stanza. Non voglio darti più fastidio di quanto te ne stia già dando adesso, quindi ci vediamo domani ok?''

''Ok, va bene. Stai attenta e non dormire nello stesso letto di Jaxon. Ti voglio bene.''

Alesha aggrottò la fronte, che fosse ubriaco? ''Sì, te ne voglio anche io Justin, e ora dormi, a domani.''

''Buonanotte'' E agganciò, senza lasciarle tempo di rispondere.

-Belle le tue mutandine.- La prese in giro Jaxon osservando i disegni con le palline colorate.-E anche il reggiseno fa la sua parte.-

-Idiota, è un regalo.- Disse tirandogli il cuscino in pieno viso.-Ora vado e non rompere!-

Jaxon fischiettava il ritmo di una canzone, mentre Alesha faceva la sua parte canticchiando a tono di voce normale.

-Lesha, sai già la classe in qui sarai?- Chiese Jaxon osservandola in ogni suo movimento. Adorava il modo naturale in cui si muoveva in cucina per preparare la colazione a entrambi. Amava vedere i suoi capelli lisci svolazzare qua e là, legati in una coda alta.

-No, so solo che è una scuola privata. La Harstel's School .Tu ci sarai?- Riempì il piatto di uova alla benedict, con accanto la salsa olandese, prima di sorridergli dolcemente.-Mi sono uscite bene?-

-Si, anche io devo andarci perchè se ne frequento una... normale vengo assillato fin troppo dalle persone che vogliono conoscere mio fratello e dai paparazzi.- Prese la forchetta, addentando un pezzo di uova.-Si, sono perfette. Gli hash brown?- Alesha gli indicò col mento il piatto pieno dei suoi manicaretti di patate preferiti.

-Non ho idea di come facciano a piacerti.- Commentò la ragazzina guardando il modo famelico con cui Jaxon mangiava le polpette di patate.

-Sono buonissime. Vogliamo parlare di te e dei tuoi pancake dove immergi metà bottiglia di succo d'acero, assieme a tutte quelle fragole?- Disse abbastanza disgustato.

-Intanto io non mischio le cose come fai tu, non puoi mischiare uova, bacon e pancake assieme!-

-Sì, sì, certo...- Jaxon fu interrotto dal suono del campanello. Sua madre era già andata al lavoro, poteva soltanto essere Justin.

-Jay! Vai a rispondere?- Lo sgridò Alesha, incitandolo a darsi una mossa. Lui alzò gli occhi al cielo, finendo di mangiare in fretta.-Arrivo, arrivo.-

-Ciao, fratellone.- Jaxon e Justin si scambiarono un veloce abbraccio, prima di andare entrambi in cucina.-Vuoi qualcosa da mangiare? Abbiamo a disposizione una cuoca fantastica.- Scherzò tirandole una pacca non molto notabile sul sedere.

-No...ho già fatto colazione. Alesha torniamo a casa?- Posò lo sguardo stanco e assonnato su di lei, regalandolo un sorriso non molto convincente.

-Uhm, hai dormito? Hai un aspetto a dir poco orribile.- Disse Alesha avvicinandosi per scrutargli il viso contornato da brutte occhiaie. Lui fece spallucce, spostando lo sguardo sulle pentole sporche. Non aveva dormito perchè era troppo preoccupato, ma di sicuro non ci sarebbe riuscito comunque, visto che era da tempo che faceva uso di sonniferi. Dalla sparizione di Selena e la figlia non era più riuscito a dormire tranquillamente. O faceva un incubo oppure non dormiva proprio.

-S.si, ho dormito, torniamo a casa?- Sospirò, chiudendo per un attimo gli occhi. -Ora.-

-Vengo se prima mi dici cos'hai.- Incrociò le braccia al petto, puntando un piede a terra.-Ora.-

-Senti Alesha...- Ma, prima che potesse continuare, cadde in ginocchio, senza forze a terra.

-Hai visto!? Lo sapevo che non stavi bene, non hai dormito e sicuramente nemmeno fatto colazione. Jay, aiutami a caricarlo in macchina, è meglio portarlo a casa.- Jaxon fece ciò che gli era stato detto, e diede al fratello una mano per salire in macchina, dove l'aspettava l'autista.

-Devi mangiare, non puoi saltare il pasto più importante della giornata.....- Justin si limitò a sdraiarsi, appoggiando la testa dolorante sulle gambe della figlia, che continuava a fargli la predica.

-....dammi il tuo telefono, chiamo casa per dire di prepararti qualcosa di nutriente ed energetico.- La sua risposta fu soltanto una smorfia.

-Prima voglio dormire, mangio soltanto dopo.- Sussurrò con voce roca.-Grazie.-

-Va bene. Ma non devi farlo più capito?-

-Si, si, capito, ora fa silenzio però.-

-Se vuoi ti canto la canzoncina della buonanotte.- Propose passandogli la mano tra i capelli. Dal tragitto auto-casa Alesha non aveva lasciato il padre da solo un attimo, seguendolo pure in camera da letto.

-Non so se funzionerà, ma se vuoi provaci.- La ragazza tirò su le coperte, prima di intonare una vecchia canzone della ninna nanna che la vera mamma le cantava sempre.

-When you wish upon a star
Makes no difference who you are
Anything your heart desires
Will come to you -

Dopo dieci minuti Justin chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dal pesante sonno, seguito dalle continue carezze di Alesha.

-Selena, dove cazzo è Alesha!?- Sbraitò Justin guardandosi attorno. La stanza completamente dipinta di rosa era vuota, vuota come mai lo era stata prima.

-I.io non lo so, lei era qui...-Tentò di giustificarsi con le lacrime agli occhi. Non aveva molta paura per sua figlia, ma più per l'ira di Justin, che si sarebbe scagliata contro di lui. Non capiva nemmeno il perchè della scelta di farla stare da lei per due giorni. Forse per far innervosire Justin, che la voleva tuta per sé.

-Cazzate! Dimmi dove cazzo è Selena.- Diede un ultima occhiata attorno a sé, notando che nemmeno Buggy Bear era lì.

-E' scappata...- Sussurrò avanzando e cercando ciò che Alesha si era potuta portare via.

-Non è scappata, insomma, chi se ne andrebbe quando ha tutto?-

-La conosco benissimo, se non ci sono i suoi vestiti preferiti...- Justin ignorò la frase di Selena ed aprì l'armadio, controllando che non ci fossero la maglietta corta nera con l'orso, e la salopette in jeans. Dopo, aprì il cassetto dei calzini, come si aspettava non c'erano le calze pesanti.

-Devo chiamare la polizia, e fare subito la denuncia!- Si passò la mano tra i capelli, disperato, all'idea di Alesha da sola in giro.

-Se vuoi chiamo i...-

-No! Non fare niente, me ne occupo io.- Disse scansandola per correre dai carabinieri, che, per sua fortuna non erano molto lontani dalla nuova abitazione di Selena.

-Justin! Hanno detto che devi rimanere a casa. Se ne occuperanno loro.- Scooter, lo afferrò per il braccio, riportandolo dentro casa.-Fuori si è sparsa la notizia. Tutti la stanno cercando, la troveranno.-

-Non tutti la stanno cercando, io non la sto cercando e se le succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai.- Detto questo si avviò di nuovo verso la porta, ma il suono del telefono di casa lo bloccò. Nessuno chiamava mai casa. Che fosse la polizia con nuove notizie?

-Rispondo io.-Disse prendendo la cornetta, e avvicinandola all'orecchio.-Pronto?-

-Papà! Perchè hai chiamato la polizia?-

Quasi ebbe un colpo al cuore, al sentire il suono di quella dolce voce.-Alesha, per l'amor del cielo, dove diamine sei!?-

-L'ho fatta prima io la domanda.- Si lamentò a bassa voce.-Sono in una cabina telefonica.- Aggiunse, giocherellando con il filo della cornetta.-Ho bisogno di te.-

-Alesha, non ti è successo niente vero? Dimmi che stai bene, e anche dove ti trovi.-

-Si, per ora sì. Perchè c'è il mio buggy bear! Allora vieni qui?-

-Certo che vengo a prenderti, dimmi solo dove sei.-

-Non voglio che mi vieni a prendere. Devi venire e basta. Ok?-

-Devo venirti a prendere, poi ti porto a casa nostra. Non ti lascerò più da sola con Selena. Ogni volta che succede accade qualcosa!-

-Papà, non voglio tornare a casa. Devo andare da una parte, e ho bisogno di te. Quindi vieni alla stazione. Prenderò il treno turistico, come quello che abbiamo preso per andare in montagna. Arriva tra un ora e io e Buggy Bear ci saliremo. Devi sbrigati, se no lo perdi.-

-Piccola, non fare niente. Sto arrivando.- Durante il tragitto, Justin si chiese dove volesse andare con il treno turistico, ma la sua priorità era raggiungerla,prima che facesse qualche casino.

-Alesha!- La avvistò, ancora dentro la cabina telefonica. Aveva guidato come un pazzo, ed era riuscito ad arrivare in soli 15 minuti.

-Papà!- Uscì dal suo piccolo rifugio e corse ad abbracciarlo, stringendo le braccia attorno al suo collo.

-Mio dio, Alesha, mi hai fatto prendere un colpo. Non farlo mai più ok?- Mormorò passandole la mano tra i capelli. Aveva gli occhi lucidi e si intratteneva dal piangere di fronte a lei.

-Papà, dobbiamo andare, il tre...-

-No, Alesha, dobbiamo tornare a casa, sono tutti preoccupati per te.-

-Mandagli un messaggino e digli che sto bene. Adesso dobbiamo andare, tieni.- Gli porse il biglietto del treno, sorridendogli dolcemente.-Me l'ha preso una signora e io gli ho dato quasi tutti i soldini che avevo!- Esclamò baciandogli il naso.

-Perchè dobbiamo andare a Sawel street? Sai che ci vorranno quattro ore di viaggio almeno?-

-Si, è da due settimane che sto organizzando tutto, adiamo.- Saltò giù dalle braccia protettive del padre, prendendolo per mano.-E' il binario 1.-

-Alesha sei incredibile. Non ci sto capendo più niente. Dimmi perchè stiamo andando a Sawel street, e perchè non mi hai avvisato prima e sei scappata?- Mentre le poneva queste domande prese il cellulare, per chiamare il 911 e ritirare la denuncia.

-Papà te lo dico dopo, adesso entriamo, la nostra cabina è la 55.- Justin aggrottò la fronte, non capendo quello strano comportamento. Normalmente glielo avrebbe detto e insieme avrebbero pianificato tutto, come facevano sempre d'altronde. Doveva scoprire il motivo per cui aveva fatto tutto quello, e non ci avrebbe messo molto.


 

Pov Autrice:


 

Da questo capitolo in poi la storia sarà divisa in due parti. Quella del passato, e quella del presente. Così che sappiate di più sul passato della protagonista. Al prossimo capitolo <3.


 


 


 


 


 


 


 


 


 

  
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