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Autore: roxrox    01/12/2008    6 recensioni
[Anime Sanjushi - D'Artagnan e i moschettieri del re] Un personaggio uscito dal passato arriva a Parigi, e sconvolge le vite dei moschettieri. Ma porterà anche molta gioia, e farà emergere verità troppo a lungo nascoste.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Non fu facile trovare il modo di raggiungere Francois. Athos, Porthos e D’Artagnan passarono quasi tutta la notte curvi insieme a Fourier su quel tavolo, su cui giaceva una mappa sommaria delle prigioni del cardinale che Fourier aveva disegnato in gran fretta quel giorno. Con Renée era rimasta Costance, utilizzando la scusa di voler far dormire i tre tutti per una notte intera; i moschettieri speravano che non ci fossero problemi, ma non avevano altra scelta, dovevano essere presenti tutti e tre alla stesura del piano per far evadere Francois.
Sarebbe stato rischioso, e tutti e cinque avrebbero rischiato la vita se fossero stati scoperti, ma era l’unica cosa da fare.
Bisognava aspettare ancora un giorno, perché Fourier doveva avere il turno di notte, che era certamente il più lungo e lasciava loro più tempo per agire, ed inoltre di notte le prigioni erano molto meno frequentate.
Avrebbero voluto avvisare Renée, ma preferirono non farlo: avrebbe certamente voluto venire anche lei, e non era ancora nelle condizioni di potersi muovere, ed inoltre non volevano darle false speranze, nel caso in cui la missione non fosse riuscita.
- Ce la faremo? – sospirò D’Artagnan all’alba, dopo la partenza di Fourier, allungandosi sulla sedia e stiracchiandosi.
- Dobbiamo farcela – rispose Athos – o Renée non ce lo perdonerà mai –
- Oh andiamo – esclamò Porthos, ottimista come sempre – abbiamo un piano perfetto, un infiltrato nel palazzo del cardinale, e una amica che ci ucciderà se non lo tiriamo fuori di lì. Quindi lo libereremo, perché ci teniamo alla pelle – risero – E’ mattina. Che ne dite di mangiare qualcosa? –

La notte si era stesa nuovamente su Parigi, quando Porthos uscì dalla casa di Renée, lasciandola addormentata alle cure di Costance, e si diresse verso il palazzo di Richelieu. Poco distante incontrò Fourier, che già indossava la divisa delle guardia del cardinale; non ci fu nemmeno bisogno di parole, entrambi sapevano già cosa fare.
Porthos rimase dov’era, mentre Fourier voltò l’angolo e si trovò esattamente di fronte ad un ingresso secondario del palazzo, quello che portava proprio alle prigioni. La porta era piantonata da due guardie. Porthos, spiando restando nascosto nell’ombra della notte, aguzzò gli occhi e intravide Athos e D’Artagnan che spuntavano dai folti cespugli delle aiuole che decoravano la parete esterna del palazzo, uno a destra e uno a sinistra dell’ingresso; ci si erano nascosti nel tardo pomeriggio, durante l’ultimo cambio della guardia, quando gli uomini di Richelieu erano distratti e per strada c’era abbastanza via vai da non prestare attenzione a singole persone. Porthos sorrise: erano ormai nascosti da qualche ora, e probabilmente le loro gambe erano martoriate da crampi; tra poco la loro tortura sarebbe finita. Fourier si avvicinò alle guardie all’ingresso, e le salutò a voce un po’ troppo alta:
- Ehilà! Tutto bene? –
- Ah, una notte fin troppo tranquilla – rispose una delle due.
- Meglio, molto meglio. Sono appena tornato dal mio paese, e non ho alcuna voglia di attaccar briga. Spero solo che mi aspetti un’altra noiossissima nottata a sonnecchiare seduto davanti alla cella del prigioniero, con le mani sulla pancia e i piedi sul tavolo –
D’Artagnan e Athos uscirono il più silenziosamente possibile dai loro nascondigli e si avvicinarono alle guardie, ma loro non li notarono, presi com’erano dalla chiassosa conversazione di Fourier. Si accorsero degli intrusi quando ormai era tropo tardi, e vennero colpiti contemporaneamente con grossi bastoni. Trascinatili sotto un vicinissimo ponte, vennero velocemente spogliati e lasciati alle cure di Porthos, che li legò mani e piedi, restando lì a controllarli. Athos e D’Artagnan infilarono le loro divise, nascondendo i capelli sotto i cappelli piumati, in modo da non essere riconosciuti alla fioca luce notturna, e si misero al posto delle due guardie, immobili, in attesa. Fourier li oltrepassò ed entrò nel palazzo.
Si aggirò nei cunicoli finché non arrivò alla cella del prigioniero da controllare, dove un altro uomo stava evidentemente addormentandosi su una sedia. Si riscosse sentendolo arrivare:
- Finalmente! Ti sembra l’ora? Il mio turno è finito un quarto d’ora fa! –
- Oh, andiamo, non rompere! - Fourier salutò toccandosi la tesa del cappello mantenendo il viso in ombra e parlando con voce contraffatta, perché non fosse facilmente riconoscibile.
- Ehi, ma che hai alla voce? –
- Oh, nulla di particolare, sono andato dai miei parenti qualche giorno e mi sono beccato un bel raffreddore. Tutto bene qui? –
- Oggi è particolarmente tranquillo, da quando sono arrivato non si è ancora mosso. Se non lo avessi sentito tossire due volte avrei controllato che non fosse morto. Oh beh, è tutto tuo. Buonanotte – si riaddentrò nell’ombra dei cunicoli, diretto all’uscita.
Fourier agitò la mano e si lasciò cadere sulla sedia, mettendosi evidentemente comodo. La guardia uscì dal palazzo passando davanti ad Athos e D’Artagnan senza notare nulla e se ne andò. I due moschettieri si scambiarono un’occhiata e parvero riprendere a respirare.
Fourier aspettò un quarto d’ora prima di muoversi, per essere sicuro che non ci fosse nessuno in giro. Si alzò, prese le chiavi della cella e aprì la pesante porta di ferro. Il prigioniero si girò alla luce delle torce che entrava dalla porta aperta; lo guardò con occhi ostili, ma non disse nulla. Fourier gli si avvicinò e cominciò ad aprirgli i ceppi:
- Voi siete Francois? Mi mandano Athos e Porthos –
- Conoscete Athos e Porthos? – chiese stupito il prigioniero con voce fievole.
- Non temete. Sono una guardia del cardinale, ma sono amico di Athos e Porthos, e sono qui per portarvi fuori – nel frattempo aveva finito di liberarlo delle catene – Sentite dolore? Riuscite a camminare? –
Si alzò a fatica e mosse qualche passo:
- Mi fa male un po’ dappertutto, ma posso camminare –
- Perfetto. Non dite e non fate nulla, qualunque cosa accada, soprattutto se incontriamo qualcuno, e venite con me –
Uscirono dalla cella, richiusero la porta e si incamminarono in silenzio. Guadagnarono l’uscita senza incontrare nessuno, e si allontanarono dando appena un’occhiata alle guardie all’ingresso, che a Francois parve di riconoscere, ma come aveva promesso si limitò a camminare seguendo il suo salvatore. Respirava profondamente, godendosi l’aria fresca della notte e la libertà. Durante la prigionia non aveva fatto altro che pensare alla sua Renée, ed ora non poteva non guardarsi intorno, sperando ed allo stesso tempo temendo di vederla uscire dall’ombra.
Camminarono per poco, arrivando alla Senna e si infilarono sotto un ponte. Francois intravide una sagoma imponente, ed avvicinandosi riconobbe Porthos. Comprese di essere al sicuro, e sorrise.
- Allora – chiese Porthos avvicinandosi – come è andata? –
- Molto bene – rispose Fourier sorridendo – gli altri stanno arrivando –
- Eccoci – esclamò una voce alle loro spalle. Francois si allarmò riconoscendo le divise delle guardie del cardinale, ma si rasserenò quando si avvide che erano Athos e D’Artagnan, e comprese:
- Le guardie all’ingresso… - mormorò.
- Esatto – rispose D’Artagnan levandosi la divisa – Uff, finalmente! Non ne potevo più di indossare questo schifo! –
- Non dirlo a me! – disse Athos che, appoggiato alla muratura del ponte, piegava e distendeva alternativamente prima una gamba e poi l’altra – Restare in quei cespugli tutte quelle ore mi ha fatto credere di non poter più riuscire a stare in piedi! E ora – si rivolse a Portos – ridammi i miei abiti, per favore –
Porthos si voltò e raccolse gli abiti degli altri due moschettieri, che si rivestirono. Francois notò che nel frattempo Fourier si era spogliato e girato di spalle offriva i polsi a Porthos, che glieli legò. Si sedette poi accanto ai corpi di altri due uomini ancora svenuti, che Francois non aveva ancora notato, e lasciò che il moschettiere gli legasse anche le caviglie, come agli altri due.
- Ma… - mormorò Francois – perché lo legate? –
- Dobbiamo proteggerlo – rispose Porthos, mentre finiva di legare il nodo.
- Già – disse Athos – lui è una guardia del cardinale Richelieu, ma se si scoprisse che ci ha aiutato per lui potrebbero essere guai seri, ma se si fa trovare qui assieme ai compagni sembrerà che sia stato aggredito con loro, e nessuno avrà sospetti su di lui –
- E’ meglio muoverci – si intromise D’Artagnan – prima che qualcuno ci scopra o uno di questi due si svegli –
- Monsieur D’Artagnan ha ragione – disse Fourier – Andate, prima che qualcuno vi veda –
Francois si chinò e lo guardò negli occhi:
- Vi ringrazio di avermi liberato, non so per quanto ancora avrei resistito –
Athos si inginocchiò accanto a Francois, e posò una mano sulla spalla di Fourier:
- Grazie per il vostro aiuto. Stanotte avete salvato più di una vita innocente –
Fourier sorrise:
- Sapete che ho un debito con voi, avete salvato mia sorella, e non farò mai abbastanza per ripagarvi. Andate ora, e che Dio vi assista –
Athos e Francois si alzarono e seguendo gli altri due si addentrarono nella notte, sparendo in fretta dalla vista di Fourier. Egli attese finché non sentì suonare le campane di Notre Dame, dopo di che iniziò ad agitarsi, cercando di liberarsi, chiamando i compagni svenuti a gran voce e prendendoli a calci, per quanto poteva:
- Brissac! Brissac! Maledizione, Brissac! Mortmart! Svegliatevi, idioti! Mortmart! Coppia di imbecilli! –
Il più vicino iniziò a muoversi, risvegliato probabilmente più dai calci che dalle imprecazioni del compagno:
- Fourier! Ma che diavolo… Cos’è successo? –
- E’ successo che tu e quel beota del tuo amico siete due incapaci! Aspetta solo che riesca a parlare con il capitano Rochefort! Siete messi lì apposta per controllare la strada e lasciate che dei delinquenti si avvicinino e mi prendano alle spalle, e prendano anche voi! Imbecilli! Ma dove guardavate, invece di fare il vostro lavoro? –

Francois seguiva i tre moschettieri che camminavano in silenzio per le vie della città. Appena usciti dal ponte aveva cercato di parlare con loro per ringraziarli, ma un cenno del capo di Athos gli aveva fatto capire di tacere.
Giunti ad un incrocio si fermarono:
- A mezzogiorno – mormorò solo Athos. Gli altri annuirono, e finalmente si sorrisero. Si salutarono con un cenno del capo e si separarono: Porthos si tirò dietro Francois e si diresse verso casa, mentre Athos e D’Artagnan svoltarono verso la casa di Renée.
Quando entrarono in casa, Porthos si lasciò cadere pesantemente su una sedia:
- Ah – sospirò infine – è fatta, fantastico! –
Francois si sedette di fronte a lui e lo guardò negli occhi:
- Grazie –
- Ah, lasciate stare i ringraziamenti, chi lo spiegava a Renée che vi avevamo lasciato sparire un’altra volta? E poi ci siamo affezionati a voi –
- Lei come sta? –
Porthos sorrise vedendo la luce di preoccupazione nei suoi occhi:
- Sta bene. Si sta riprendendo con la velocità del fulmine, ma è ancora molto debole, e soprattutto si agita troppo, cerca sempre di alzarsi, non si riposa come dovrebbe. Vedete, il fatto è che sa di voi… -
- Sa di me? E come è possibile? Il dottore si era tanto raccomandato… -
- Sì ma… beh ecco… il giorno che ho scoperto che eravate scomparso… - e gli raccontò tutta la storia, dall’inizio alla fine – ecco perché è così agitata, vorrebbe alzarsi e venire a cercarvi, non vede l’ora di vedervi ma sotto sotto teme che voi siate un impostore, che tutto questo non sia vero, e questo dubbio la sta lacerando… Non vi dico la fatica a tenerla tranquilla, non capisce che così facendo rallenta solo la sua guarigione… Ma domani vi porteremo da lei, e forse si calmerà – sorrise – Beh, adesso è meglio se entrambi andiamo a dormire, io sono distrutto e credo che voi non riposiate adeguatamente da parecchi giorni. Coraggio, domani sarà tutto finito e potrete finalmente riabbracciarvi – Si alzò, battè una mano sulla spalla dell’altro e con un sonoro sbadiglio lo trascinò nella sua camera, poi entrò nella propria, si buttò sul letto e si addormentò immediatamente.
Anche Francois si buttò subito sul letto, ma non riusciva a prendere sonno. Continuava a pensare alla sua Renée, e al momento in cui avrebbe potuto abbracciarla, ai suoi splendidi occhi, che finalmente lo avrebbero guardato e riconosciuto, lucidi e consapevoli di chi lui fosse… Non vedeva l’ora di essere lì con lei. L’aveva persa già sette anni prima, aveva temuto di perderla una seconda volta quando era stata ferita, ma aveva lottato come una leonessa, e ne era uscita, e presto sarebbe guarita. Era fiero di lei, e aveva bisogno di dirglielo. Non si rese nemmeno conto che stava scivolando nel sonno, e si addormentò come un sasso.





Ciao a tutti!
Sono molto lenta con gli aggiornamenti, ma fidatevi, prima o poi arrivano...

genesis: Grazie! Se è un lieto fine non te lo posso dire, altrimenti mi brucio il finale (e forse anche perchè non l'ho ancora deciso...)... ;-) Fammi sapere se ti piacciono le evoluzioni... Alla prossima, ciao!!!

Grazie a quelli che leggono in silenzio, siete pochi ma buoni!!! ;-)
Ciao ciao!
roxrox
  
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