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Autore: Rebbecoc    07/02/2015    0 recensioni
Nivis ha la mamma australiana, il papà francese e un nome di merda, che solo lo scorso anno ha capito cosa significa.
May, un paio di cuffiette sempre sbattute nelle orecchie, che se ci sente ancora è solo un miracolo.
Ian parla poco, però ride, ride sempre, che basta ridere e nessuno fa domande.
Dylan è la gemella di Ian, c'ha il nome da maschio e un paio di tette che i ragazzini della sue età ci si segano sopra.
Jackson ormai è solo Jay, che se non smette con le canne, arriva giusto al prossimo anno.
Sarà che a sedici anni ti fa schifo tutto.
Sarà che, anche se qualcosa che ancora non odi ci sta, te lo fai stare sulle palle per forza.
E sarà pure che effettivamente Denver è una città di merda.
Ma questi qua volevano andarsene via, col primo aereo, pure quello delle tre di notte, che tanto, là, per loro, non ci stava niente.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Zio Mitch
 
Ad Arianna,
che il personaggio di May 
è dedicato a lei.
Sei la persona migliore 
che abbia mai conosciuto.
Sei fantastica,
non vergognarti mai 
di chi sei,
o di cosa ti piace,
che noi ti vogliamo così come sei.
Sono orgogliosa di te.
Ti voglio tanto, tanto bene❤️
 
 
 
 
 
 
Se sei di Denver, lo sai che l'unico modo per avere un vita decente è andarsene, che tanto lì non si combinerà mai nulla. Se sei di Denver, hai tutte le ragioni per farti stare tutto sulle palle. Se sei di Denver e hai sedici anni poi è la fine, che se arrivi la sera a casa ancora tutt'intero è già tanto. Se sei di Denver e hai sedici anni, non ti aspetti un granchè dalla vita, neanche te la sogni più una vita diversa, perdi le speranze, che se c'hai una famiglia come quella di May è un miracolo riuscire ancora a respirare. May è seduta a tavola, che glielo aveva detto alla donna a cui è seduta di fronte che sarebbe tornata in tempo per pranzo. È seduta e mangia in silenzio ciò che ha nel piatto, mentre sua madre e suo padre si urlano di odiarsi, di farsi schifo, di non farcela più, tutto davanti a lei, come se non ci fosse, come se per loro fosse cosa da tutti i giorni, ed effettivamente è così. E May proprio non se lo spiega perché sua madre gli ha rotto tanto le palle quella mattina per farla tornare per l'ora di pranzo, se ora deve assistere a scene così, non che non ci sia abituata, però preferirebbe evitarle. Ormai non sa più da che parte stare, non gli frega più nulla se il padre beve troppo e sta via per giorni, come non gli frega più nulla se sua madre vuole il divorzio e si scopa un altro, che tanto gli insulti da sputarsi in malo modo son finiti, come i piatti da lanciarsi e i pianti in piena notte. Ormai c'ha perso le speranza, o forse manco cell'ha mai avuto, che per un padre che non ti considera se non per rimproverarti e una madre che ti parla solo per rompere le palle, non ne vale la pena di dannarsi l'anima. May guarda quelli che ormai sono due sconosciuti per lei e le parole gli fuoriescono dalla bocca che manco se ne accorge 'Mi piacciono le ragazze, penso.. beh in realtà so di essere lesbica'. Panico. Non pensava che l'avrebbero sentita e lei, di togliersi questo peso, ne aveva proprio bisogno, ma ora i piatti non volano più, le lacrime si asciugano a metà guancia e le parole muoiono in gola. Silenzio. Solo un maledettissimo silenzio, che avrebbe preferito sentirsi urlare contro a quel silenzio là. Gli occhi di sua madre sono spalancati e la fissano con un accenno di terrore.
'Stai scherzando?' è il padre a rompere finalmente quel silenzio di merda, che se lo sentiva entrare nelle vene. L'uomo si avvicina, le si para davanti e con viso serio 'STAI SCHERZANDO?' ripete, questa volta a voce più alta. May non riesce a muoversi e le parole non ne vogliono sapere di uscirle dalla bocca. Accenna un no con il capo. La donna, ormai dietro il marito, riprende a piangere, istericamente, peggio di prima, che una figlia così proprio non la vuole.
'MA CHE CAZZO DICI MAY?' continua l'altro, che la moglie che piange non lo tocca minimamente. A May invece, le si spezza il cuore, perché che quelli per lei ormai sono estranei è vero, ma vederli reagire così male, le fa sentire un dolore al petto, si sente proprio il cuore sbriciolarsi, trema tutta e l'unica cosa che vorrebbe in questo momento è vomitare.
'CAZZO RISPONDIMI!' la scuote dalla spalle mentre gli urla ancora contro.
Il pianto della madre ancora in sottofondo, potrebbe svenire, se lo sente. Si sforza di fare un bel respiro, che i polmoni di prendere aria non ne vogliono sapere 'Mi piacciono le ragazze' ripete e la voce è quasi impercettibile, flebile, tremante.
'Te non ci puoi fare questo, May' sta volta è la donna a parlare, la guarda con gli occhi lucidi e May la vede invecchiata di minimo cinque anni solo in due minuti, 'Ma tutte a me me le devi mandare, non ti bastava darmi il marito coglione, anche la figlia lesbica eh!' la voce più dura, quasi arrabbiata, guarda in alto, che non cell'ha con la figlia ma col dio che va tutte le domeniche a pregare, 'Io non c'è la faccio così' e si lascia cadere sulla sedia, che di forze non gliene restano più.
'TUA FIGLIA È UNA CAZZO DI LESBICA E TE TI METTI A PARLARE DA SOLA? MA CHE CAZZO C'HAI IN TESTA LIVIA?' se la prende pure con la moglie adesso, che la colpa è pure di chi l'ha cresciuta se ora sua figlia è così.
'MA CHE TI URLI CRETINO, CI SENTONO I VICINI!' urla pure lei però, e May non capisce che male c'è se sentono i vicini, che per lei potrebbero anche urlarlo fuori nel giardino.
'Smettetela.' la voce le esce ancora molto lieve, anche se pensava si sarebbe sentita di più, 'SMETTETELA!' grida anche lei, che sta volta non c'è la fa a far finta di nulla, ad incassare e basta, che le parole di quei due le rimbombano ancora un testa provocandolo un'altra fitta al cuore. 'ORA PARLO IO!' e si alza sbattendo la mano sul tavolo 'Parlo io perché mi son rotta le palle di stare sempre in silenzio! Si, sono lesbica. LE SBI CA! E allora?' sente che sta volta ce la fa 'Mi piace la figa, ma son sempre io! Non cambia nulla! Non è che ora sono una persona diversa!' sente le lacrime pizzicarle gli occhi, ma non vuole piangere, che è forte e glielo vuole far vedere.
'QUELLE COME TE SON DIVERSE, MAY! È INUTILE CHE FAI TANTE STORIE! È CONTRO NATURA, È SBAGLIATO!' e parole del genere se le sarebbe aspettate da suo padre, non dalla mamma, si blocca, che tanto più sicura non si sente. Guarda la donna con tutto il disprezzo che prova, volta lo sguardo anche verso il padre, che non ci può credere che l'unica cosa su cui son d'accordo è di avere una figlia 'sbagliata'. Dopo anni vede una cosa che li accomuna, gliela vede negli occhi, quella punta di delusione, di disgusto. La terza fitta al cuore, che se va avanti così ci resta secca.
'Una figlia così non la voglio, mi fa schifo' quelle parole del padre la fanno crollare, non voleva piangere, ma sente un nodo in gola, gli riesce difficile respirare e le lacrime le scendono sulle guancia a litri.
'VI ODIO! VI ODIO VI ODIO VI ODIO!' sente che le sta per prendere un attacca isterico 'ME NE VADO, DA OGGI IN POI, PER VOI, SONO MORTA!' corre su per le scale ma quel 'Meglio morta che lesbica' non le sfugge e quasi cade. Svuota l'armadio e ficca tutti in vestiti dentro il borsone della palestra, ci mette pure i cd le foto e tutta, tutta la sua roba. Ricompare in cucina e la scena non è cambiata nemmeno di una virgola, manco avesse messo il ferma-immagine. Attraversa la stanza sicura di sè, che non hanno ragione, lei non deve vergognarsi di nulla, ed esce sbattendo la porta, con forza, come a dire che quella è l'ultima volta. Cammina mantenendo l'andatura, però ora le tremano le gambe e si accascia per terra, vicino ad un albero, le lacrime escono senza sosta e vede tutto sfocato, che quasi quasi preferiva il silenzio, pensa.
 
 
 
 
Sono le sette di sera e Dylan è a casa della sua migliore amica, che ormai è più quella casa sua che la sua vera casa. È sul letto di Nivis mentre questa si sta facendo la doccia, si guarda intorno, che questa stanza le è sempre piaciuta, in realtà adora tutta la casa della famiglia Dumont, l'avrebbe voluti pure lei il padre chirurgo e la mamma giornalista, ma alla fine non le è andata poi tanto male, le poteva capitare la famiglia di May, pensa.
Decide di sentire Ian, gli scrive un messaggio.
A: Ian💙
Stasera zio Mitch?
Lo visualizza subito, era online, e infatti non tarda a rispondere.
Da: Ian💙
Ma non ci siete stati stamattina?
Comunque per me va bene, senti gli altri.
Non glielo aveva detto che alla fine erano rimasti a casa a vedere un film e erano usciti solo per i pancakes di Danny's?
A: Ian💙
No, non ci andava di uscire.
Ci passi a prendere per le otto? Fa freddo.
Dylan ringrazia ancora il giorno in cui suo padre ha finalmente comprato la macchina al fratello, da allora non fa altro che farsi scarrozzare da un posto all'altro.
Da: Ian💙
Ci? Dove sei?
Certo che ha un fratello proprio coglione, se non è a casa con lui dove può stare?
A: Ian💙
Da Nix, ti aspettiamo, niente storie.
Sta per scrivere agli altri che le rivibra il telefono.
Da: Ian💙
Non c'è di che, anche io ti voglio bene sorellina -.-
Ride, quando fa così è peggio delle ragazze, gli risponderà dopo, ora scrive agli altri due e mette il telefono in carica. Si alza e bussa alla porta del bagno.
'Entra'
'Allora, alle otto passa Ian e andiamo con gli altri da zio Mitch' inizia, poi si siede sul ripiano del lavandino e 'Quindi muovi quel bel culetto e vestiti' continua alludendo al fatto che sia ancora in mutande e reggiseno. Nix la fulmina. Si lega alla svelta i capelli in una crocchia precaria e torna nella sua stanza.
'Perchè non andiamo a piedi?' dice poi, mentre apre l'armadio.
Dylan si ributta sul letto 'Non ho voglia, gli ho chiesto io di passare'
'Non ce n'era bisogno'
'Si invece'
'Ma potevamo andare a piedi'
'Oh ma che c'hai?'
'Niente'
'Niente?'
'Si niente.' la bionda continua a guardare nel suo armadio, sta lì impalata a fissarlo, che non sa che mettere. Dylan pensa che abbia problemi seri.
'Che mi devo mettere?' si decide a chiederle, continuando a spostare una stampella dopo l'altra. Dylan se la guarda e le viene quasi da ridere, che non la capisce a volte, c'è qualcosa che non le quadra.
'Ma che ti vuoi mette? Dobbiamo andare da zio Mitch, mica all'Eliz' che alla fine è la verità.
L'amica ci pensa un attimo poi 'Ma si, c'hai ragione' e prende un paio di stampelle buttandole sul letto, 'Te ti cambi?' le chiede dopo, Dylan si limita a scuotere la testa, che i skinny blu e la felpa di TopShop le vanno più che bene insieme al paio di vans che porta ai piedi.
Mancano cinque minuti alle otto, ma Dylan lo sa che suo fratello non verrà in orario, perché che ad Ian piaccia farsi aspettare è un dato di fatto. Ora è seduta sullo sgabello della cucina, con un gomito poggiato sul ripiano dell'isola in mezzo alla stanza. Guarda Nivis che sta prendendo le sigarette e deve ammettere che è proprio una bella ragazza. I capelli biondo platino, chiarissimi le arrivano ormai al sedere, rigorosamente lisci, gli occhi grandi, che ancora non l'ha capito di che colore sono, secondo lei sono verdi, ma May s'impunta sempre che 'Son grigi, cazzo, ma che sei daltonica?' però Jay, che deve dire sempre la sua, pensa siano tendenti all'azzurro, dovrebbe chiedere a Ian, lui sicuramente lo sa di che colore sono, che poi potrebbe saperlo pure lei, ma non sta tutto il tempo a fissare la sua migliore amica come il gemello. La cosa che ha sempre preferito di Nix, però, è il sorriso, bianchissimo e perfetto, contornato dalle labbra non troppo formose, non se n'era mai accorta di avere la migliore amica così gnocca, pensa.
'Oh, sto parlando con te' la bionda le passa una mano di fronte al viso, 'Una volta che ti offro una sigaretta e manco mi caghi' e a Dylan viene da ridere perché Nivis ha quasi messo il broncio.
'Scusa, stavo pensando che sei gnocca e che i pantaloncini a vita alta e le calze nere ti sfidano le gambe'
'Vorresti dire che ho le gambe grosse!?!' chiede a bocca spalancata, che se non la conoscesse potrebbe pensare sul serio che si sia offesa.
'Scema, io ti faccio i complimenti e te mi prendi per il culo' ora gli sorride e se non fosse per il campanello che suona l'avrebbe anche abbracciata, che Dylan le fa venire il sorriso.
 
 
 
Quando Ian ha suonato al campanello di casa Dumont non era preparato psicologicamente alla scena che gli si para ora davanti, è troppo per il suo povero cuore. Una Nix in pantaloncini a vita alta neri e maglione bordeaux gli sorride, che più bella di così non poteva essere. La sta fissando senza dire nulla e la cosa sta diventando alquanto imbarazzante. Vorrebbe prendersi a schiaffi, che lui con le donne ci ha sempre saputo fare, ma Nivis lo fa andare nel panico.
'Smettila! Me la consumi così' la ragazza che ha difronte scoppia a ridere e Ian fulmina la sorella con uno sguardo, che battute così se le potrebbe risparmiare.
'Mica è tua!' cerca di scherzare che alla fine è tutto come sempre 'Cell'hai sempre te, stasera me la prendo io' dice poi, iniziando con un broncio e finendo con un occhiolino verso la bionda e una linguaccia per la mora.
'Certo che è mia! Diglielo Nix!' incita l'amica che si limita a ridere e scuotere la testa, perchè con i gemelli Hale è una lotta persa.
'No D, mi dispiace, ma Ian ha ragione' e al suono del suo nome pronunciato da quella labbra, il ragazzo sussulta appena, sta per dire qualcosa ma 'Sono di Jay infatti' e sta volta è lei a mostrare la lingua ai due mentre, con la giacca e la borsa già in mano, sfiora Ian e si avvia verso la macchina. Quest'ultimo rimane un attimo interdetto ma subito le corre dietro, che 'Questa me la paghi stronzetta' dice trattenendo una risata, l'afferra per i fianchi da dietro, 'Vorresti dire che preferisci J a me eh?' la sbatte delicatamente contro la portiera dell'auto, girandola, le mani sempre sui fianchi di lei. Nix lo guarda dritto negli occhi e Ian coglie subito quella luce di divertimento che li illumina ancora di più.
'Mah, sai ha quel fascino dei ragazzi più grandi' lo sfida, mordendosi il labbro per non ridere.
'Ma sono più grande anch'io, piccola Nix' risponde soffermandosi di proposito sulla penultima parola, 'Quindi risposta sbagliata. Dammi una risposta che potrebbe piacermi o sarò costretto a torturarti' la bocca piegata da un lato a formare un mezzo sorriso, e Nivis non può evitare di pensare a quanto, insieme a quello sguardo intenso, sia davvero sexy. Le mani di Ian le solleticano appena i fianchi 'Allora?'
'Em.. Lui è'
'È? Su bimba, veloce. Uno..' e quel "bimba" non poteva pronunciarlo in maniera più seducente.
'È..'
'Due'
'È che lui..'
'Tre! Tempo scaduto!' quasi grida Ian iniziandole a solleticare i fianchi, la pancia, il collo, che lui lo sa quanto l'amica soffra il solletico.
'No no no! Aaaaa ti prego basta!' la più piccola sta urlando e ridendo come una pazza e lui ride alla scena che, pure con la bocca spalancata e i capelli tutti in disordine mentre si dimena fra le sue braccia, la trova bellissima.
'Ti prego! Scherzavo!' ma non la ascolta che continuare a farle il solletico è una scusa per tenerla ancora un po' fra le braccia.
'Basta! Sono tua! Hai vinto' sono tua!' ed Ian pensa di non aver mai sentito una frase più bella. È sua, e pure se intende per una sera, a lui batte forte il cuore. Le sorride mostrando la dentatura perfetta e le schiocca un bacio sulla guancia, 'Fatto! Ve lo metterò nel filmino di nozze!' Dylan, che fino ad ora è stata in disparte, adesso ride rimettendo in borsa il telefono 'Siete così teneri' continua con voce da bambina, mentre si avvicina alla macchina, il fratello e la bionda si guardano incerti, che non è da Dylan parlare così 'Ora muovete il culo però, ho bisogno di bere' ah ecco, ora si che ci siamo.
 
 
 
 
Se sei di Denver non puoi non conoscere il 'The Crowd', il pub all'angolo tra il parco di E. Colfax Ave e il cinema di Logan st. Se sei di Denver, e sai come divertirti ti ci piazzi tutte le sere libere che hai, come fanno Jackson e i suoi amici. C'hanno preso la residenza ormai, quei cinque, che andare da zio Mitch è d'obbligo. Non ci sono solo loro là, ci si incontra gente un po' più grande però, che i ragazzi della loro età non l'hanno ancora perse le speranze, non si sbattono in un locale di sera, massimo vanno all'Eliz, quelli là. Non appena Jay entra, il proprietario, un uomo sulla cinquantina di un metro e novanta, gli va incontro 'Jack' gli sorride 'Sei solo sta sera, figliolo?' una pacca sulla spalla a mo' di saluto. 
'No Mitch, ora arrivano anche gli altri' gli sorride anche Jay, e si incammina al bancone con lui, che quell'uomo gli ha fatto da padre. 
'Te la faccio una birretta intanto o li aspetti?' chiede Mitch mentre traffica con qualcosa sotto al bancone. Jay da uno sguardo all'orologio sulla parete difronte, son le otto, ma tanto è sempre lui l'unico ad arrivare in orario 'E fammi sta birra dai' dice poi e l'uomo gli sorride, che lo conosce troppo bene.
'Oggi serata fiacca?' prende un sorso direttamente dalla bottiglia, che vuole fare conversazione mentre aspetta quei stronzi dei suoi amici.
'Nah, sono solo le otto' risponde il proprietario girandosi a guardare anche lui l'orologio e 'Sai che Travis e tutti gli altri arrivano verso le undici, minimo undici meno un quarto' continua e se la sta facendo pure lui una birra, che tanto ci son solo due ragazzi nel bar. Travis, se sei di Denver, lo conosci per forza. Lo conoscono tutti, e se c'hai pure la fortuna di essergli simpatico te la cavi un po' meglio in quel posto di merda. Jay questa fortuna all'inizio non cell'aveva ma, poi, alla piccola Dylan era spuntato un bel paio di tette e Travis aveva iniziato ad invitarli tutti al suo tavolo, pure se lì c'erano quelli di ventun anni, pure se non ci aveva mai parlato. Da allora Travis è un amico, che a Jay poi stia un po' sul culo è un'altra storia, se lo fa stare simpatico a forza, che deve andare così.
Si riprende dai suoi pensieri solo quando 'J ti stanno chiamando' lo informa Mitch indicandogli il telefono poggiato sul bancone 'È... Mayquellabella?' dice alzando un sopracciglio, 'Pensavo le piacesse l'amica di Trav, ma se ha cambiato gusti, buon per te amico' continua un po' titubante, ma rivolgendo un sorriso al suo giovane cliente che appena sente la frase inizia a ridere esageratamente.
'Ma che dici Mitch!' dice tra un respiro e l'altro 'È quella cogliona che si è messa quel nome' prende fiato, che lo zio l''ha sparata grossa sta volta.
'Dimmi' risponde alla chiamata che sta ancora ridendo.
Si sentono rumori strani, e la prima cosa che Jay pensa è che le sarà caduto il telefono, è già successo.
'Ciao, senti, io stasera non vengo' inizia la voce metallica dall'altra parte. Sente il clacson di una macchina e il tipico rumore delle strade di Denver.
'Mia- mia madre' fa un respiro profondo, che chiamare quella donna così le fa venire una stretta al cuore 'mia madre mi ha chiesto di rimanere a casa, l'assecondo sennò non la smette più di rompere le palle' aggiunge riprendendo il tono della May di sempre. Jackson l'ha notata la titubanza all'inizio della frase, li sente i rumori della strada, e i respiri leggermente più pesanti di una che di sicuro non sta seduta a casa sua a rompersi le palle, ma non gliele fa notare tutte quelle cose alla sua amica, semplicemente 'Sicura? Quella tanto ti rompe il cazzo lo stesso M' dice 'Ma fai come ti pare, tanto noi stiamo qua, se cambi idea vieni' che se May rinuncia al The Crowd un motivo buono cell'ha.
'Non la cambio' e la chiamata finisce.
Probabilmente il proprietario nota la faccia scettica del nipote perché 'Sarà pure vero che non ci stai, ma c'hai la faccia da uno che è stato appena preso per il culo dalla sua donna' gli dice e Jay sta per ribattere se non fosse che 'Cell'avete fatta canaglie' urla l'uomo, uscendo dal bancone. Jackson si gira, ma tanto lo sa che quel soprannome può essere solo per quel gruppo di disgraziati che sono i suoi amici.
'Mitch!' Dylan si fionda addosso ad un metro e novanta di uomo che la prende al volo e 'Vacci piano scimmietta' la rimprovera ridendo 'Non hai più nove anni' le dice mettendola giù per salutare gli altri due.
'Ian, come stai? Tienimela d'occhio te quella matta' una pacca sulla spalla e un sorriso al ragazzo che ricambia subito increspando le labbra e annuendo in risposta.
'Zio' Nix lo precede abbracciandolo, Mitch la stringe e 'Piccina, ormai sei l'unica che mi chiama ancora così' le dice con un po' di malinconia nella voce.
'È perché lei è ancora piccina' si aggiunge Jay, marcando di proposito l'ultima parola è mostrando un sorriso divertito al quale Nivis risponde con una linguaccia.
Ridono tutti, che quando fa così sembra davvero avere due anni.
'Non mi toccare la mia bambina, ti taglio le mani' e ora è Jay l'unico a non ridere 'Ehy ma sono io tuo nipote non lei!' si lamenta, ma l'uomo gli risponde muovendo la mano facendogli capire che quello è un dettaglio.
Sono al loro solito tavolo, nell'angolo, infondo al locale. Le birre in mano, parlano del più e del meno, scherzano, fanno battute cretine, e Jackson si ritrova a pensare che quelli là con cui è seduto li conosce da così tanto tempo che, pure se si sforza, non ce la fa a farsi venire in mente un ricordo in un cui non ci sia il moro con quei suoi occhioni celesti che lo fa giocare con le sue macchinine, o la sorella sempre con le treccine che non la smette mai di rompergli per giocare anche lei, o Nix, quella che è arrivata dopo, la più piccola, che quando l'ha conosciuta aveva ancora l'accento francese. Un po' gli mancano quei giorni in cui venivano dallo zio nel pomeriggio per far i compiti, quando non c'era ancora nessuno. Si mettevano a questo stesso tavolo e iniziavano con mille seghe mentali su come avrebbero lasciato Denver per trasferirsi tutti insieme a Los Angeles, per vivere la vita da copertina che tutti sognano. Gli si stringe il cuore a pensare che, a soli otto anni di distanza, sia cambiato tutto, abbiano smesso di credere in tutti i loro sogni, che si siano lasciati andare così. È che Denver non lascia scampo a nessuno, ti porta affondo con sé, pensa.
 
 
 
Quando Travis James entra nel The Crowd con la sua comitiva sono le undici o due minuti. Dylan ha aspettato questo momento tutta la sera, che lo nega sempre, ma le attenzioni di Trav le fanno piacere, molto piacere. Il ragazzo in questione le fa un occhiolino, prima di avviarsi al bancone. Mentre parla con zio Mitch, Dylan lo osserva: stasera i suoi capelli sembrano più arancioni del solito, o forse è una sua impressione, le lentiggini che gli ornano il naso riesce a vederle pure da qua, le ha sempre trovate molto dolci. Ma il punto forte di Trav non è niente di tutto ciò,nemmeno il fisico da atleta messo in risalto dalla maglia aderente, sono gli occhi. Il sinistro è il suo preferito, quello tendente al verde, che in contrasto al marrone dell'altro sembra molto più brillante. Nix non è d'accordo con lei che 'Ma pare un cazzo di aski, ti prego D!' ma tanto lo ha sempre pensato che la sua migliore amica c'ha gusti di merda in fatto di ragazzi, che sennò ora starebbe già con suo fratello.
'Cos'è hanno inventato una nuova tecnica per abbordare nei bar?' Ian la risveglia dai suoi pensieri.
'Che? Em..' lo sguardo ancora rivolto al rosso al bancone.
'Puntare uno e fissarlo finchè non ti legge nel pensiero e si avvicina' tutti ridono e Dylan non sta capendo un cazzo, che è troppo presa a mangiarsi Trav con gli occhi.
'Che?' chiede confusa.
'Che?' Le fa eco il fratello.
'Cosa c'è?' chiede ancora.
'Cosa c'è cosa?' si, suo fratello é un coglione.
'C'hai diciassette anni Ian, cresci' dice stizzita, si alza e 'Vado in bagno' annuncia.
Nivis fa per seguirla ma Ian la blocca prendendola per un polso 'Ei dove vai bimba? Sei mia stasera ricordi?' le dice poi con un sorrisone a trentadue denti sul viso, che non può esserci una frase a renderlo più felice di quella che ha appena pronunciato.
'Accompagnami fuori per una paglia allora' risponde lei tirandolo per il braccio per invogliarlo ad alzarsi, cosa che non sembra stia riuscendo.
'Ma Jay rimane da solo poi' e non ci crede nemmeno lui a quello che ha detto, ma che cazzo c'ha in testa? Nix lo agita, non può andare fuori con lei, da soli per di più. Jay se lo squadra per fargli capire che l'ha detta grossa la stronzata.
'Vorresti dire che preferisci Jay a me eh?' lo istiga lei, usando le parole che le ha detto Ian nel pomeriggio, e deve mordersi il labbro per non ridere, mentre Ian cerca di respirare a fondo per non svenire a quella visione divina che è Nix con i capelli che le ricadono leggermente sul viso, gli occhi furbi che lo fissano e il labbro inferiore stretto fra i denti perfetti. Non può essere reale una cosa del genere, non sulla Terra, non in posto di merda come Denver, pensa. E poi ride mentre 'Mah, sai lui ha il fascino dei ragazzi grandi..' dice ma scoppia a ridere che la faccia sconvolta di Jay mentre sta assistendo a tutto questo è qualcosa di epico.
'Dai vieni scemo!' Nix lo tira ancora e lui finalmente si alza e la segue nel vicolo dietro al locale, quello dove passa solo il camion del carico merci.
Sono seduti sulle scale anti incendio quando Nivis tira fuori dal pacchetto due sigarette e se le infila tra le labbra entrambe, e Ian si ritrova ad essere geloso di un paio di paglie, che pure lui vorrebbe essere sfiorato da quelle labbra. Gli porge l'accendino dal momento che lei sembra non trovare il suo, ma la ragazza non lo prende, sporge solo la testa verso la mano del moro aspettando che faccia lui. Accende le sigarette e mentre la più piccola se ne sfila una dalle labbra e gliela passa dice 'Sei una tipa strana te, comunque' e lei gli sorride che per lei è un complimento ma è 'Parla quello che quando va nel panico scoppia a ridere' quello che dice facendo poi una pausa per soffiare fuori il fumo, 'Pensi che non lo sappia?' gli chiede ridendo e il ragazzo si irrigidisce e non dice nulla, la fissa e basta, 'Jay c'ha il cervello fottuto dalle canne, May è troppo presa dal suo mondo e Dylan a mostrare le tette, scusa la franchezza' aspira, 'Ma non son mica cogliona. Lo so che lo fai quando vai nel panico, quando hai paura.' espira uno sbuffo di fumo bianco proprio sulla faccia di Ian che è pietrificato dalle parole della sua amica, ma anche un po' colpito, deve ammetterlo. Si porta la sigaretta fra le labbra, aspira un bel tiro, poi soffia via il fumo in una lunga linea bianca davanti al suo viso, che piano piano va disperdendosi nell'aria, che dalla bionda doveva aspettarselo. Tiene lo sguardo difronte a sé 'Rimani comunque una tipa strana' lentamente si gira verso Nix che gli sorride perchè non se la aspettava dall'amico così tanta nonchalance. Sorride anche lui, come spesso fa, in modo un po' impacciato alzando solo un lato della bocca, e Nivis vorrebbe schiaffeggiarsi perché in otto anni non ha mai pensato che fosse una cosa dannatamente sexy, quel sorriso, ma ora non può fare a meno di farlo e 'porca puttana' è l'unica cosa che riesce a pensare.
 
 
 
 
SALVEEE! Non sono il tipo che scrive spazi autrice infiniti, non fa per me... Spero che la storia vi piaccia, e che stiate iniziando a conoscere meglio i personaggi.. A proposito, qual è il vostro preferito? C'è invece qualcuno che proprio non vi piace? Al prossimo capitolo! Baci, Rebexxx
   
 
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